domenica 27 luglio 2014

Arte / "Segni di...versi": una collettiva di pittura nel cenno della Distinzione.

Segni di...versi: una bellissima mostra che ho presentato nella Piazza d'armi del castello di Mesagne
il 27 luglio 2014.



Eccovi le mie Note critiche.

Nel cenno della Distinzione si apre questa collettiva, e il titolo ne rappresenta bene il significato con il richiamo ai Segni, iconici naturalmente, ma non solo, in quanto di…versi, ovvero insoliti, singolari, differenti, persino alieni o di spiritualità particolare. I sensi vi sono coinvolti in un percorso alla scoperta di molteplici dimensioni lungo il filo rosso della metafora, che è un varco attraverso cui comprendere. Comprendere l'arte con i suoi messaggi, in un viaggio talvolta itinerario mistico e incanto. Sì, incanto. Perché quando avviene il prodigio del capire, l’anima si acquieta in un ordine spazio-temporale avulso dai comuni criteri di misura e si abbandona a procedimenti più raffinati e complessi. Le seduzioni e i contrasti stilistici, la ricerca della complementarità segreta tra le cose sono le magie di chi crea; entrare empaticamente nel flusso di emozioni all’origine dell’opera è l’obiettivo naturale di chi vi si avvicina, da spettatore o da critico. Il tratto da recepire negli artisti di questa mostra è, pertanto, la necessità del rappresentare, liberando sui supporti preferiti le visioni che rampollano spontanee. Nei momenti in cui, cioè, l’essere consiste soltanto nel gesto che traduce l’idea. In un altalenare di sperimentazioni e ritorni a motivi rimeditati a tal punto da diventare nitidi altri da sé. Nel susseguirsi di nascite dalle plurime valenze, tra reticoli di linguaggi emblematici. La mostra, quindi, si fa messaggera di correlazioni nascoste nelle sfaccettature caleidoscopiche dell’universo. Il tutto all’insegna di un manifestare paradigmatico, come possibilità di avvertimento del reale in strutture metamorfiche aperte, per gamme svarianti da un’inquietudine astratta alla ripresa di figurativismi simbolici








Antonia Acri realizza opere che sono esito simbiotico di azioni razionali e spinte alogiche indotte da una tendenza alla trasfigurazione. Che è contenitore virtuale delle avventure storiche di chi ama violare soglie, non riconoscendo confini e limiti. Luogo elettivo dove lei sta a suo agio e accetta il canto delle sirene navigando, libera da legami, nelle proprie allegorie interiori, per affrancarle con limpido slancio.







I particolari di paesaggio di Laura di Vittorio esprimono la fisicità dei soggetti prescelti attraverso un gioco volumetrico di esaltazione dei valori plastici. Si attua qui una poetica di enucleazione del pieno, morbido peraltro e talvolta vagamente onirico, dalla superficie del cielo, da cui il pieno stesso sembra scaturire, con prospettiva quasi a zoom fotografico.













Francesca Fantasia propone ottiche dissimulanti e ambigue, travestimenti del quotidiano come matrici esemplari di continui sviluppi per il loro stesso sfuggente discrimine. Specchi di eventi amplificati a livello di coscienza. Dilatazioni. Al di là del limite. 













I dipinti di Vincenzo Gabellone assolutamente evocativi per giochi di sottile sfumato, e paradossalmente geometrizzanti talvolta a scomporre e comporre scenari in sovrapposizioni sapienti, lo dichiarano con chiarezza, questo procedere allusivo. Le nuance, poi, spesso fredde con lumeggiature speziate, sono la voce di una poesia interiore che canta in sordina, con armonia.











Anche Liliana Gatti, intuitiva nel coniugare accenni figurativi con masse nucleari essenziali, offre una lettura traslata del fenomenico, che l’ispirazione penetra per accostamenti sottili, decodificandone gli indizi. La sua ricerca si snoda lungo un cammino irto di bagliori che reinterpretano il reale in rimandi folgoranti e scoppi di colore. 







Un mondo dunque, quello rappresentato in Segni di…versi, ricco di plausibili tappe volte a mete sempre preziose. Per sottrarre al silenzio il miracolo di un personale istante di entusiasmo, e palesarlo grazie alle infinite gradazioni dell’immaginario artistico.
Sulla scorta di una sapiente Discrezione di cui riappropriarsi con stupore perenne.

 Irene Navarra, 27 luglio 2014

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