Il tempo della
Pietra
si apre quando
non sospetti
e passi
fiducioso da un Va' a un Vieni
un po' appannato
di Distanza.
Credi di aver
stornato tutti i mali
con la saggezza
della tua esperienza
molteplice varia
spesso dolorosa.
Dai per scontato
che la vita
è turbine di
foglie già appassite
con qualche
lucciola privata delle ali
ma pronta a
regalare
una parvenza
sconvolgente di speranza.
Credi. E non
vuoi sentire
lo sfrigolio del
Fuoco (che ti accendeva
e che ti accende
sempre più di rado)
sul bordo sempre
più tagliente
della tua anima
di selce.
Da Dettagli,
Edizioni della Laguna, 2005.
Irene Navarra, Il tempo della Pietra, Disegno grafico, 2016. |
E ora le parole
di Anna Achmàtova. Nel
poemetto Requiem (1935 - 1940) racconta il
suo dolore e la rabbia per la prigionia del figlio Lev, dando così voce alle molte madri che, in livido
silenzio, davanti al carcere di Leningrado continuavano ad aspettare qualche
notizia sulla sorte dei loro cari.
In luogo di prefazione
Negli anni
terribili della ežóvščina [terrore staliniano] ho passato
diciassette mesi in fila davanti alle carceri di Leningrado Una volta
qualcuno mi “riconobbe”. Allora una donna dalle labbra livide che stava dietro
di me e che, sicuramente, non aveva mai sentito il mio nome, si riscosse dal
torpore che era caratteristico di noi tutti e mi domandò in un orecchio (lì
tutti parlavano sussurrando):
- Ma questo lei
può descriverlo?
E io dissi:
- Posso.
Allora una sorta
di sorriso scivolò lungo quello che un tempo era stato il suo volto.
Leningrado, primo aprile 1957.
[...]
III.
No, non sono io, è qualcun altro che
soffre.
Io non potrei essere così, ma ciò che è
accaduto
neri drappi lo coprano,
e portino via le lanterne...
Notte.
[...]
VII.
La sentenza
E sul mio petto ancora vivo
piombò la parola di pietra.
Non fa nulla, vi ero pronta,
in qualche modo ne verrò a capo.
Oggi ho da fare molte cose:
occorre sino in fondo uccidere la
memoria,
occorre che l’anima impietrisca,
occorre imparare di nuovo a vivere.
Se no... Oltre la finestra
l’ardente fremito dell’estate, come una
festa.
Da tempo lo presentivo:
un giorno radioso e la casa deserta.
Estate 1939. Casa della Fontanka.
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