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giovedì 27 aprile 2023

Poesia / Tanka 39: Ortensie in vaso con ape (Meditazione in Rosa Magenta e Viola Chiaro).


Le api lo fanno. Intendo l'esercizio di stile (molto elegante) del trasvolare il loro territorio floreale per saggiare il banchetto in offerta. È quanto di più suggestivo si possa immaginare. Basta un vaso con dentro delle ortensie raccolte dal giardino, e la magia ha inizio.
Dalla finestra, spalancata sul cielo libero, entra un'ape.
Un'ape sola basta a donarci il miracolo dell'Ascolto profondo, della Visione spirituale. Un mare di Rosa Magenta-Viola chiaro, la corposità quasi cartacea dei petali, il numero spropositato di piccolissimi pistilli generano nell'insetto curioso precisi desideri da appagare.
Ronzio - silenzio - ronzio: il gioco è fatto.
Di corolla in corolla la navigazione aerea porta danza e musica, alzando polline.
Intuisco i villi dell'ape brillare di puntini dorati.
Ronzio - silenzio - ronzio. La missione è compiuta.
Il corpo appesantito dal pulviscolo prezioso, dal nettare succhiato, Lei riprende la sua ricerca.
Che è una quest vera e propria. Galahad l'accompagna perché Lei porta al Sacro Graal: la coppa della Vita che contiene il Nutrimento dell'infinita abbondanza.

Nel vaso sfere
d'ortensie Rosa-Viola.
Un'ape ronza
compiacimento estremo -
Esercizio di Vita.


(Irene Navarra), Ortensie in vaso con ape, AI e Grafica, 27 Aprile 2023.

In danza e musica mi preaparo, quindi, ad affrontare il viaggio dell'immersione cromatica.
Tutti i sensi allerta - nel salire della musica naturale di minime ali di velo, di infinitesimi spostamenti di foglie e fiori al tocco di un corpicino tanto leggero, del sussurro suadente di Galahad tutt'uno con la brezza che gonfia le tende di pizzo - leggo il mio odierno spartito.

Inspiro Rosa Magenta. Profondamente. Per un lavacro rituale.
Espiro sedimenti agri. Li sento staccarsi dalle cellule. Evaporare.
Inspiro note Viola Chiaro che sondano le mie vene, purificando il sangue.
Espiro gromma appiccicosa.
Ossigeno per me il Viola.
Un tonico per l'anima e per la mente dai pensieri finalmente solo puri.
Inspiro - Espiro. Più e più volte.
Mentre attorno si espandono i suoni della Natura a formare una Sinfonia da origine dell'Universo.
Inspiro - Espiro ancora.
Piano. Molto piano.
Apro gli occhi e guardo serena le cose.
Ritorno al qui e ora.
Rinata.

domenica 2 aprile 2023

Poesia / Margini: Metamorfosi.

 
Oggi pomeriggio si fa prepotente in me il desiderio del mare. Quello di Ischia o di Vico Equense dove molte delle mie estati fanciulle si sono disciolte in gioia pura, senza preoccupazione alcuna. O quello di Cherso, di Curzola che mi ha vista coinvolta in avventure barcarole incredibili.
Il cielo coperto, la pioggia, la solitudine di giorni grigio perla dal sentore di pini, rosmarino, sangrego, salvia, menta, timo mi ricordano il piacere immenso dell'immergermi in quelle acque di vetro terso. Senza ombre fastidiose date dal sole e, magari, con schizzi di pioggia leggera, e per di più all'imbrunire. Adoravo fare il bagno in quei momenti di trasformazione. Mi sentivo parte di un mito mentre creavo la mia dimensione alternativa.

Poi, dopo il ritorno alla realtà quotidiana, con ancora nella pelle l'esperienza empatica appena vissuta, scrivevo.
Oh, se scrivevo!
Poesia, lo sapete.
Così, ora, nell'atmosfera simile di questo pomeriggio uggioso, rileggo le parole di allora mentre i sensi s'illudono in suoni d'onde rotolanti e scie di aroma salso. Il tutto racchiuso in una lirica di parecchi anni fa, Metamorfosi, felicemente accasata in Margini, l'amato libro che risale all'anno 2002 e porta anche testi di più antica data.
La trasformazione è ancora in me.
Una sorta di ritrovamento spontaneo. Una suite per il corpo.
Il profumo del mare riemerge dalla teca del cuore.

Irene Navarra, In mente mea / Mare, Disegno grafico, 4 aprile 2023.


Mi piace immergermi nel mare
quando non c'è il sole
o si fa buio
e l'acqua è ferma
e l'aria senza vento.

Allora, mentre illanguidisce
il cielo e la mano si vela
e quasi scompare, so 
rotolare in chiome
d'alga per risalire
da profondi silenzi
a chiare sponde.

Nell'immagine grafica il mio concetto di memoria. Al ricordo involontario del mare contemplazione intima estatica e leggerezza trionfano esprimendosi nei colori di base: dal bianco al grigio perla, dal celeste pallido al turchese e al verdeacqua. Poi il dolore per quanto non c'è più prevale. Così i graffi, le sporcature, il nerofumo dell'Assenza appesantiscono l'illusione di riuscire a recuperare l'ormai perduto, e manifestano il turbamento della coscienza che si enuclea nelle piccole luci viola. Forando Tempo e Spazio.

Però, come dice Marcel Proust: "La realtà si forma soltanto nella memoria".

martedì 25 maggio 2021

Poesia / Haiku (Calcio Parole).

Il mio ultimo Instagram Haiku:

Calcio parole
come palloni - Paro -
Hard illusioni.

Irene Navarra, Calcio parole, Disegno grafico, 2021.

Ora però i miei Haiku di Instagram diventano video.

L'Haiku qui pubblicato  è un testo sperimentale che si avvale di canoni della Lingua Nostra e dell'uso di una parola inglese unita all'italiana seguente senza apparente nesso. Il senso del tutto (contenuto e forma in diciassette sillabe - 5 + 7 + 5 - tradizionali) deve essere inteso secondo un pensiero visionariamente metaforico.
Nella descrizione del post originale di Instagram mi definisco un giocatore di rugby lirico.
Esteriormente lo sono davvero.
Intimamente (e nelle sequenze interne della clip) divento un'elegante ballerina che accenna solamente il gesto del calciare. e se ne va danzando.
Con il suo bagaglio di dubbi e parole.
Buona visione.




giovedì 20 maggio 2021

Poesia / Haiku: Nel senso del colore.


In una giornata di cielo nero e temporali scroscianti
può capitare di volersi liberare del tedio
che offusca l'anima,
spegnendo ogni slancio.
Trionfa allora il senso del colore.
Mentre il buio dilegua in cromatiche fantasie.

Irene Navarra, Trasparenze cromatiche, Grafica, 2021.

venerdì 26 luglio 2019

Poesia / Dettagli - Vetro (1).

Nel mio libro lirico Dettagli (Edizioni della Laguna) Vetro è una silloge della Seconda Parte. Vi racconto la maledizione del vedere tutto, sentire tutto, comprendere tutto.
Ambientata in un SottoMondo marino propone vie di salvezza al vivere feroce dei nostri tempi.
Rimedi. Ciclici come la risacca e la marea.
Creatura in metamorfosi, dunque, costretta a guardare attraverso palpebre cristalline, costruisco un universo parallelo in cui gli stati esistenziali diventano fluidi e si compenetrano in coerenza crescente. La Vita e la Morte si soffondono, così, di un Vaghissimo sentore della Luce che disarticola ogni senso comune favorendo percezioni profonde.

Irene Navarra, Vetro 1 / Liquidamente, Disegno grafico, 2017.

1

Determinata voglio non guardare.
Ma gli occhi hanno palpebre di vetro.
E sono tanti quanti i pori della pelle.

(Vedere sempre è una maledizione.)

giovedì 25 luglio 2019

Poesia / Dettagli - Vetro (2).


Nel mio libro lirico Dettagli (Edizioni della Laguna) Vetro è una silloge della Seconda Parte. Vi racconto la maledizione del vedere tutto, sentire tutto, comprendere tutto.
Ambientata in un SottoMondo marino propone vie di salvezza al vivere feroce dei nostri tempi.
Rimedi. Ciclici come la risacca e la marea.
Creatura in metamorfosi, dunque, costretta a guardare attraverso palpebre cristalline, costruisco un universo parallelo in cui gli stati esistenziali diventano fluidi e si compenetrano in coerenza crescente. La Vita e la Morte si soffondono, così, di un Vaghissimo sentore della Luce che disarticola ogni senso comune favorendo percezioni profonde.

Irene Navarra, Medusa, Disegno grafico, 2017.

2

Sui sassi bianchi di una spiaggia solitaria
sciogliersi come un corpo di medusa.
Unirsi pigra dondolante al mare
con l'alga che ti mangia il cuore.


(Se la marea montante
richiede il tuo colore.)

mercoledì 24 luglio 2019

Poesia / Dettagli - Vetro (3).


Nel mio libro lirico Dettagli (Edizioni della Laguna) Vetro è una silloge della Seconda Parte. Vi racconto la maledizione del vedere tutto, sentire tutto, comprendere tutto.
Ambientata in un SottoMondo marino propone vie di salvezza al vivere feroce dei nostri tempi.
Rimedi. Ciclici come la risacca e la marea.
Creatura in metamorfosi, dunque, costretta a guardare attraverso palpebre cristalline, costruisco un universo parallelo in cui gli stati esistenziali diventano fluidi e si compenetrano in coerenza crescente. La Vita e la Morte si soffondono, così, di un Vaghissimo sentore della Luce che disarticola ogni senso comune favorendo percezioni profonde.

Irene Navarra, Cimitero marino, Disegno grafico, 2017.

3

Addormentarsi lentamente
nel cimitero di creature
vive fino alla risacca.
Travolte poi come turaccioli.
Sommerse coi sonanti gusci
di conchiglie in cui c'è solo
sguardo d'acqua limpida. 

(Così confonderò fantasmi e onde.)

martedì 23 luglio 2019

Poesia / Dettagli - Vetro (4).


Nel mio libro lirico Dettagli (Edizioni della Laguna) Vetro è una silloge della Seconda Parte. Vi racconto la maledizione del vedere tutto, sentire tutto, comprendere tutto.
Ambientata in un SottoMondo marino propone vie di salvezza al vivere feroce dei nostri tempi.
Rimedi. Ciclici come la risacca e la marea.
Creatura in metamorfosi, dunque, costretta a guardare attraverso palpebre cristalline, costruisco un universo parallelo in cui gli stati esistenziali diventano fluidi e si compenetrano in coerenza crescente. La Vita e la Morte si soffondono, così, di un Vaghissimo sentore della Luce che disarticola ogni senso comune favorendo percezioni profonde.

Illusione.
Irene Navarra, Murena, Disegno grafico, 2017.

4

Languidamente abbandonata
tra tane di murene variegate
ho palpebre-bottiglia
su messaggi prigionieri.

(Il vetro suggerisce vasta libertà.)

mercoledì 16 agosto 2017

Critica letteraria / Le "Lezioni americane" di Italo Calvino per il nuovo millennio - Persistenze valoriali (4).



Irene Navarra, Italo Calvino, Pastello a olio e Grafica, 2011.
La Visibilità. “L’immaginazione come repertorio del potenziale, dell’ipotetico, di ciò che non è né è stato né forse sarà ma che avrebbe potuto essere” (ibidem, p. 102). È una delle definizioni della ricerca di Calvino. Quella in cui si riconosce pienamente. Ancora: lo spiritus phantasticus di Giordano Bruno, foriero di traslati in modificazione evolutiva. Possibile e impossibile che si riversano l’uno nell’altro, con spontaneità d’estro o con dipendenza culturale. Il risultato può essere interessante specie se sottratto alla civiltà delle immagini preconfezionate, veri e propri virus dell’autentica fantasia fatta di malie esperienziali, e di balzi al di là di esse. Dante che ci porta al Paradiso, ce lo spiega e dispiega con quanto la memoria ha potuto trattenere del suo viaggio. Folgorazioni di fuoco, gemme preziose. La metafisica della luce trionfa in ogni aspetto del regno di Dio e riverbera nel sorriso di Beatrice. L’Alighieri pensa tramite visioni, offre, da grande scenografo, vastissimi quadri che paradossalmente esprimono una verità inconfutabile: più astratto è il concetto da dimostrare più materico deve esserne lo specchio espositivo. Perché la facoltà immaginativa, nella condizione dell’excessus mentis, che trascende gli schemi della capacità sensibile, non è in grado di esercitare il suo compito di raccolta/elaborazione dei dati fenomenici. Si perde pertanto la vista fisica e si apre l’oltrefisica. Lo scrittore diventa veggente e ruba il fuoco prometeicoAllora, basterebbe rileggerlo con mente chiara, il sommo poeta fiorentino, per saperne di più sulla Visibilità. A metà tra la conoscenza mistica del cosmo e la ricognizione minuziosa dei fatti.
Formula calviniana risolutiva del problema: tendenza all’infinito dell’immaginazione + tendenza all’infinito della contingenza esperibile + tendenza all’infinito delle possibilità linguistiche della scrittura = prodotto letterario. Per dirla in termini di semplice operazione sommatoria integrata con l’aiuto beffardo della techne: lo scrittore prima si volge all’intensività e poi, inevitabilmente, all’estensività. Quasi un Dio dunque. Quasi, dato che per Dio questa e quella coincidono.
(continua)

Dallo Speciale Cultura di Voce Isontina dell'11 febbraio 2011

sabato 29 luglio 2017

Critica letteraria / Le "Lezioni americane" di Italo Calvino per il nuovo millennio - Persistenze valoriali (3).



Irene Navarra, Italo Calvino, Pastello a olio e Grafica, 2011
L’Esattezza. L’autore concentra il concetto in tre focus: “1) un disegno dell’opera ben definito e ben calcolato; 2) l’evocazione d’immagini visuali nitide, incisive, memorabili […]; 3) un linguaggio il più preciso possibile come lessico e come resa delle sfumature del pensiero e dell’immaginazione” (Lezioni americane, Oscar Mondadori, 2002, pp. 65 – 66). Poi, a giustificazione degli assunti, pone egli stesso un quesito che gli potrebbe essere mosso sul perché senta il bisogno di difendere dei valori che a molti potranno sembrare ovvi, quesito che immediatamente spiega ponendosi come epicentro di un fenomeno spontaneo di ripulsa per il generico spesso sconveniente. Continua infatti: “mi sembra che il linguaggio venga sempre usato in modo approssimativo o casuale, sbadato, e ne provo un fastidio intollerabile. Non si creda che questa mia reazione corrisponda a un’intolleranza per il prossimo: il fastidio peggiore lo provo sentendo parlare me stesso. Per questo cerco di parlare il meno possibile, e se preferisco scrivere è perché scrivendo posso correggere ogni frase tante volte quanto è necessario per arrivare non dico a essere soddisfatto delle mie parole, ma almeno a eliminare le ragioni d’insoddisfazione di cui posso rendermi conto. La letteratura – dico la letteratura che risponde a queste esigenze – è la Terra Promessa in cui il linguaggio diventa veramente quello che dovrebbe essere” (ibidem, p. 66). Che aggiungere d’altro se non l’esempio di noti maestri quali il già ricordato Leopardi che si dichiarava per l’indeterminato e il vago - apparentemente antitetico in ciò all’esattezza - con un’attenzione meticolosa per la composizione delle immagini, la cura dei dettagli, la scelta dei soggetti, l’uso luministico delle atmosfere. Un vago dunque, il suo, che si connotava di sensibilità dischiusa al fisico e al metafisico. O meglio: trascolorante dal fisico al metafisico e viceversa. La lettura attenta dello Zibaldone e dei Canti lo conferma al cento per cento e, soprattutto, ce ne determina la veste filosofica ben al di là del sensismo, in quel rapportare la relativa cognizione empirica del giorno dopo giorno all’immensità spazio-temporale assoluta. Come dire: la ricerca del determinato che si completa solo di indeterminato. La composizione degli opposti insomma. Il microcosmo circoscritto, in uno con il macrocosmo smisurato. Il centro perfetto per un arciere viziato d’infinito.
Ed è in questo amalgama sapiente che trova status l’ispirazione di scrittori come Dino Buzzati e Tommaso Landolfi. Lo dico con sincero dispiacere per altri. Un esempio? John Fante, che ha vissuto ultimamente qualche sussulto di notorietà, ed è, anche nel suo migliore romanzo Chiedi alla polvere, lontano da quella sfumata linea d’orizzonte tra la terra e il cielo che fonde dimensioni e dà l’altrove. Con sollievo degli amanti della sua “compressione” espressiva, suppongo. Volutamente piana in quanto l’unica adattabile alla vita comune, come dicono. La vita comune degli inconvenienti quotidiani, comprese le termiti che divorano la casa sotto i piedi al protagonista di Full of life. Senza alcunché di ironico. Gioverebbero loro: La Parte buia del giorno di Alison Smith, Nel paese delle ultime cose di Paul Auster, L’anguilla di Montale, l’Orlando furioso di Ludovico Ariosto, i tarocchi e la tartaruga di Achille ovvero il paradosso di Zenone (soltanto come spunti), le biblioteche di Babele e le lotterie babilonesi di Borges, il tutto corrispondente al punto in T con 0 proprio di Calvino.
In sostanza - e infine - mi ancoro sull’Esattezza  con un’immagine: la goccia scava la pietra dall’alto al basso e dall’esterno all’interno. Sonda strati primordiali arrivando a delle Colonne d’Ercole di continuo mobili. Microfrazione temporale dopo microfrazione temporale. Mentre plasma cattedrali fantasmagoriche.
(continua)

Dallo Speciale Cultura di Voce Isontina dell'8 febbraio 2011.

martedì 18 luglio 2017

Critica letteraria / Le "Lezioni americane" di Italo Calvino per il nuovo millennio - Persistenze valoriali (2).





Irene Navarra, Italo Calvino, Pastello a olio e Grafica, 2011.
    La Rapidità. Una concisa brevitas può nel ritmo narrativo generare suggestione? Un’istintiva stringatezza è fonte di piacere? Boccaccio ci insegna quanto sia preziosa questa dote. Con una novella del suo Decamerone, la prima della sesta giornata, icastica nel messaggio. La morale è: chi non sa raccontare e pur si ostina, rende la storia un cavallo bolso. Offende il ritmo che è velocità mentale, proprietà stilistica, agilità di espressione. Così le parole tralignano, perdono la strada e il destriero-racconto si impantana irrimediabilmente. Destinato a morire è il giudizio irrevocabile. Di Boccaccio e di Calvino. Concordo e mi lamento. Non tutto ciò che appare e si ode ai giorni nostri è oro colato. Gli educati al contegno desidererebbero spesso la sordità. Gli occhi stravolti dalle frequenti aggressioni all’arte sognano Borges e le sue Ficciones così sorprendentemente autogenerative di scorci inesauribili senza sovrapposizioni e congestione alcuna.
E non si tratta solo di short story o di folktale. Ovvero: con Rapidità non si intende indicare la lunghezza moderata di un testo. Anche un romanzo corposo può essere buon portatore di essa. Kafka sulla spiaggia di Murakami Haruki, che ho letto, amato, donato più volte perché sia divulgatore di movenze letterarie fulminee in concreto e in astratto, mi conforta sul destino della scrittura e sulle illimitate gamme delle analogie intellettive che collegano i cervelli illuminati del pianeta. D’altronde non è detto che per creare qualcosa come frutto di una salutare Rapidità bastino pochi secondi. L’ispirazione è un fatto, l’esecuzione un altro. Riporta Calvino: Chuang-Tzu, famosissimo pittore cinese, al suo imperatore che gli aveva commissionato il disegno di un granchio chiese cinque anni di tempo, una villa e dodici servitori, Dopo il primo lustro ne chiese un secondo con i medesimi agi, senza nemmeno aver iniziato il lavoro. Allo scadere del periodo prese il pennello e dipinse con un solo gesto il granchio più perfetto che si fosse mai visto. In un attimo.
Eccola la short story giusta per illustrare contenente e contenuto. Calvino e la saggezza orientale continuano a insegnare. Con buona pace di quanti si scoprono scrittori da un giorno all’altro.
(Continua)

Dallo Speciale Cultura di Voce Isontina dell'8 febbraio 2011.

Critica letteraria / Le "Lezioni americane" di Italo Calvino per il nuovo millennio - Persistenze valoriali (1).



    
  La Leggerezza. Il contrario del peso. Togliere. Nessuna fissazione da storiche vicende, collettive o individuali. La guerra? La lotta partigiana? Conosciamole attraverso gli occhi di un bambino, lo straordinario Pin de Il sentiero dei nidi di ragno. Volare con i sandali alati di Perseo e vincere così la terribile Gorgone. Trasformare. In leggende gentili anche l’orrore. Intrecciare fili: fisici, metafisici, evenemenziali, immaginifici. Capire l’insostenibile leggerezza dell’essere di kunderiana memoria, ridimensionare in essa l’affanno del vivere, vista la trascurabilità di qualsiasi scelta obbligatoriamente relativa all’unicum del nostro particolare. Se pertanto l’esistenza è opprimente, la scrittura deve riscattarne i limiti. Sconfinando magari nella scienza. Quella a esempio del De rerum natura di Lucrezio che, per raccontare la materia, parla degli atomi infinitesimi, le sottrae concretezza quindi per innalzare in cambio l’uomo allo stupore universale attraverso la riflessione. E regalare così “poesia” a piene mani. Con Guido Cavalcanti, William Shakespeare, Jonathan Swift, Henry James. E con Leopardi. Con Leopardi e i suoi Notturni in cui le parole sono tanto sottili da sembrare luce di luna. Uno sciamano dunque lo scrittore, che coniuga antropologia, etnologia, mitologia per liberare l’immaginazione da qualsiasi condizionamento. Questa è forse la “razionalità” speciale che può traghettare la letteratura nell’avvenire, dove tuttavia troveremo non più di ciò che porteremo.

Irene Navarra, Italo Calvino, Grafica, 2011.






Ben conscia, di fronte a tanta levità, anche del peso come ipotetico pregio, ma solo di contrasto, respiro con Charles Wright e i suoi Diari (del prato, della notte, del silenzio, dei tre quesiti, di maggio, dei fiumi del sud, ultimo), mi faccio d’aria e cammino “verso l’umida bocca del futuro / dove nuovi denti / ammiccano come stelle novelle attorno a noi, / e i venti che ci pizzicano e ci tormentano le orecchie, / suonano curiosamente come vecchie canzoni” (da Diario del prato in Diari di zona e Xionia).

(Continua)

Dallo Speciale Cultura di Voce Isontina dell'8 febbraio 2011.






Critica letteraria / Le "Lezioni americane" di Italo Calvino per il nuovo millennio - Persistenze valoriali.


Nel 1984 Italo Clavino si accinse a preparare un ciclo di sei conferenze (Charles Eliot Norton Poetry Lectures) che avrebbe tenuto all’Università di Harvard nell’anno accademico 1985 – 1986. Il lavoro di stesura fu intenso, divenne addirittura ossessivo. Nacquero così le Lezioni americane – Sei proposte per il prossimo millennio, in numero di cinque, però, perché la sesta l’avrebbe scritta ad Harvard riferendosi a Bartleby di Herman Melville. La morte lo colse nel settembre del 1985, mentre stava per partire. I testi, raccolti ordinatamente in una cartella grigia e pronti per essere messi tra gli effetti personali nel bagaglio, restarono così sulla sua scrivania e ci furono poi tramandati per cura della moglie Esther con la pubblicazione presso Garzanti nel 1988.

Irene Navarra, Italo Calvino, Pastello a olio e Grafica, 2011.

   Sono passati undici anni di quel nuovo millennio a cui Calvino dedicò profezie valoriali, individuando qualità della letteratura da inserire in prospettive future auspicabili. Ebbene, in questo mondo ormai globalizzato, così imbarazzante per la diffusa pochezza formativa dei molti che parlano, scrivono, agiscono in nome della cultura, in questo mondo che vede proliferare festival, reading, kermesse itineranti, celebrazioni di nuovi straordinari poeti nell’Olimpo di circuiti improbabili, premi letterari con nulla di letterario se non la dicitura stessa pompata e ripompata in siti, rassegne stampa, fasi progressive, selezioni in tempo reale, giurie popolari e rose di finalisti pronti all’Empireo della gloria autogestita, in questo quotidiano zeppo di associazioni create a protezione/ricordo di qualcuno o qualcosa e spesso sovvenzionate da Enti di vario calibro, in questa realtà commemorante le proprie icone festaiole colme di clientelismi utilitaristici, di “figli di”, di “amici di” un po’ qua e un po’ là, di sé dicenti direttori artistici, resta da vedere la fattibile efficacia e la persistenza di quanto indicato dal grande ligure. Leggerezza, Rapidità, Esattezza, Visibilità, Molteplicità sono i titoli delle cinque lezioni completate. Proveremo a ripercorrerle, possibilmente con la stessa fiducia che Calvino vi ripose.
(Continua)

Dallo Speciale Cultura di Voce Isontina dell'8 febbraio 2011.

mercoledì 12 luglio 2017

Poesia / Dentro - Microconflagrazioni per reimpostare (Con Tito Lucrezio Caro).


Microconflagrazioni per reimpostare
il nostro tutto. Piccoli spostamenti di materia
che ci proiettino al di là del grumo epigrafato
quando ci fu l'arrivo, la caduta gravitazionale
da dove ci confezionammo come accumuli.

Ricordo lo scoppio della nascita.
Lo scoppio e poi più nulla.
Era iniziato il Vuoto mio particolare.

Da: Irene Navarra, Dentro, Luglio Editore, 2013, pag. 35.

Irene Navarra, Indizi / Microconflagrazioni, Disegno grafico, 2013.

Ipsa modum porro sibi rerum summa parare
ne possit, natura tenet, quae corpus inani
et quod inane autem est finiri corpore cogit,
ut sic alternis infinita omnia reddat,
aut etiam alterutrum, nisi terminet alterum eorum,
simplice natura patet tamen immoderatum.

Tito Lucrezio Caro, De rerum natura, Liber primus, 1008 - 1013.

Che poi tutto l'insieme delle cose possa porre a se stesso
un limite, lo impedisce la natura; la quale costringe la materia
a essere limitata dal vuoto, e il vuoto a essere limitato
dalla materia, per rendere così con la loro alternanza privo di limite
il tutto, oppure l'uno dei due, se l'altro non vi ponga un confine,
con la semplice sua natura potrebbe estendersi senza misura.

Libero adattamento dal latino di Irene Navarra.

Ovvero: se il vuoto non limita il pieno, e viceversa, ciascuna delle due grandi componenti dell'Universo potrebbe conquistarsi l'intero essere con la propria essenza, non alternata quindi a quella assente che, com'è ovvio, scomparirebbe.


venerdì 2 giugno 2017

Poesia / Ascoltando il Requiem di Wolfgang Amadeus Mozart (Recordare Jesu pie).


Un pomeriggio passato a casa di due amiche musiciste.
L'interpretazione al pianoforte del Requiem di Mozart.
In me visioni ininterrotte.
Il culmine nella Sequentia, durante il Recordare.

Michela e Daniela Cuschie, grazie.

Irene Navarra, Dalla Terra al Cielo, Fotografia e Grafica, 2017.


Onda sonora che si snoda, indugia, sale
come convolvolo di velo.
Lontane le promesse.
Laggiù, oltre le cose della terra,
un albero scandito dentro il cielo
offre i suoi rami millenari.
Pallida seta, l’orizzonte.
Un punto è Luce fulgida di voci.
Rossa di sangue sacro.
Mi lascio andare.
E la corrente
s’increspa in brezza mite.
Sono alla cima ormai.
Vedo l’Eterno facendo schermo
agli occhi con la mano.

So quanto slancio serve ancora
per conquistarti il cuore,
amabile Gesù di festa e pianto.
Chiamami adesso.
Mi librerò leggera.
Sarò una piuma arcobaleno
che si trastulla nella manna del tuo sguardo.

Irene Navarra, Onda di Luce, Disegno grafico, 2017.

E ora il testo del Recordare attribuito a Tommaso da Celano (1190 ca. - 1260 ca.).
La traduzione dal latino (talvolta libera per necessità di senso musicale) è opera mia.

Recordare Jesu pie,
quod sum causa tuae viae,
ne me perdas illa die.
Quaerens me sedisti lassus,
redemisti crucem passus;
tantus labor non sit cassus.
Juste judex ultionis,
donum fac remissionis
ante diem rationis.
Ingemisco tamquam reus,
culpa rubet vultus meus:
supplicanti parce, Deus.
Qui Mariam absolvisti,
et latronem exaudisti,
mihi quoque spem dedisti.
Preces meae non sunt dignae,
tu, bonus, fac benigne,
ne perenni cremer igne.
Inter oves locum praesta,
et ab haedis me sequestra,
statuens in parte dextra.

Ricordati, Gesù pietoso,
che sono il motivo del tuo viaggio,
e di non perdermi nel giorno del distacco. 
Tu mi cercavi e ti sedesti stanco,
tu mi hai salvato con il tuo martirio; 
tanto travaglio non sia vano. 
O giusto giudice di punizione, 
dacci la remissione dei peccati 
prima del giorno del giudizio. 
Piango perché sono colpevole, 
il mio volto arrossisce per la colpa: 
risparmia chi ti supplica, o Signore. 
Tu che hai assolto Maria, la Maddalena, 
e accogliesti anche il ladrone, 
tu mi hai offerto la speranza. 
Le mie preghiere sono indegne, 
ma tu, per tua bontà, benignamente fa' 
che io non sia bruciato nell'eterno fuoco. 
Prepara un posto tra gli agnelli, 
e tienmi separato dai capretti, 
lasciandomi sedere alla tua destra.

Per chi volesse leggere il post con il sottofondo della musica di Mozart interpretata
dai Solisti Barocchi inglesi e dal Coro Monteverdi sotto la conduzione di John Eliot Gardiner,
ecco il link.

giovedì 1 giugno 2017

Poesia / Vetro (12). Con Giacomo Leopardi.


Siamo agli ultimi versi della silloge Vetro del mio Dettagli (Edizioni della Laguna). La maledizione del vedere tutto, sentire tutto, comprendere tutto è ormai insopportabile. Non esistono vie di salvezza al vivere feroce dei nostri tempi. I Rimedi sono solo escamotage effimeri.
L'universo parallelo costruito di metamorfosi progressive va perdendo ogni Vaghissimo sentore della Luce (in Vetro 7). Ogni possibile sopravvivenza in stati alieni cade miseramente.

Irene Navarra, De profundis, Disegno grafico, 2017.

Ho creduto di vedere Santuari svettanti dall'Oceano.
Sì, l'ho creduto.

Irene Navarra, Dal fondo dell'Oceano / Santuari, Disegno grafico, 2017.

12

Un passo di esercito incalzante
invade qualche volta
la pace solenne dell'Oceano.

(Luci abbaglianti infinitesime immediate.
Luci infinite come spilli perforanti
al punto da lasciare il Vuoto
nel cristallino della Fluidità.
S'infrangono di colpo
tutti i veli.
Si staccano gli specchi
dalle vette a picco.
Specchi spezzati nel grigio-blu
del vasto corpo irrigidito.
Il mare è squalo livido. 
Per settemila anni d'incantesimo.)


Allora, quando l'illusione manca e il Vero accampa i suoi vessilli, non mi resta altro che salmodiare sottovoce la sofferta resa di Giacomo Leopardi alla logica della mente. In A se stesso il conflitto cuore-ragione ha un epilogo fatale: chi sa guardare con trasparenza attorno a se intuisce spento persino il desiderio dei "cari inganni". Il male è nell'ordine della Natura. E non vi può essere alcun riparo ultra terram nell'amore per Dio.
Con lucido disincanto so oramai che le uniche certezze al nostro vivere fragile sono la morte e l'infinita vanità del tutto.

Or poserai per sempre,
stanco mio cor. Perì l’inganno estremo,
ch’eterno io mi credei. Perì. Ben sento,
in noi di cari inganni,

non che la speme, il desiderio è spento.
Posa per sempre. Assai
palpitasti. Non val cosa nessuna
i moti tuoi, né di sospiri è degna
la terra. Amaro e noia
la vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.
T’acqueta omai. Dispera
l’ultima volta. Al gener nostro il fato
non donò che il morire. Omai disprezza
te, la natura, il brutto
poter che, ascoso, a comun danno impera,
e l’infinita vanità del tutto.



Giacomo Leopardi, A se stesso, in  Canti - Donati / XXVIII, 1917. Fonte: Wikipedia.

Poesia / Vetro (11). Con Arthur Rimbaud.


Nel mio libro lirico Dettagli (Edizioni della Laguna) Vetro è una silloge della Seconda Parte. Vi racconto la maledizione del vedere tutto, sentire tutto, comprendere tutto.
Ambientata in un SottoMondo marino, propone vie di salvezza al vivere feroce dei nostri tempi. Rimedi. Ciclici come la risacca e la marea.
Creatura in metamorfosi, dunque, costretta a guardare attraverso palpebre cristalline, costruisco un universo parallelo in cui gli stati esistenziali diventano fluidi e si compenetrano in coerenza crescente. La Vita e la Morte si soffondono, così, di un Vaghissimo sentore della Luce (in Vetro 7) che disarticola ogni senso comune favorendo percezioni profonde.

11

La ciprea scagliata dai marosi
sulla spiaggia ciottolosa
rotola con rumore di ginepri
profanati e trascinati.
Lei scheggia le sue anse
dolci come segreti di bambina
ma dialoga imperterrita
parole proibite con il mare.

(Il patto l'ho giurato anch'io.
Negli occhi un guizzo di delfino.
L'ammirazione della bocca
intona canti irrefrenabili,
impetuosa corrente opale chiaro
la mano preme il letto del profondo.
Ho bisbigliato a lungo
la brama dell'incontro.)

Ho visto, quindi so?
Irene Navarra, L'ultima tappa, Disegno grafico, 2017.

Desiderare sempre è il mio destino.
Che io conflagri allora in schiumose particelle.
Perché: Di questo ricercare, / di tanto consenziente naufragare / resta solo un riflesso di lampione. / Di sera. Davanti alla mia casa. / Al fradicio bruire di un rovescio primaverile.

Nel viaggio straordinario fatto di abnorme realtà e totale stravolgimento dei sensi, ho avuto come maestro Arthur Rimbaud con il suo Bateau ivre. Ne rileggo i versi iniziali in rituale sacro. Sono il mantra che mi recito per travalicare i mediocri confini del vero. Sto ancora lottando contro ogni usuale nozione di tempo e di spazio. Per poco, lo so. Tra breve si compirà la retrotrasformazione ultima e io sarò di nuovo umana carne satura di rimpianto per l'infanzia primordiale e unica degli esseri di vetro.

Mentre discendevo lungo Fiumi impassibili,
Sentii di non essere più guidato dai bardotti;
Dei pellerossa urlanti li avevano presi a bersaglio,
Nudi li avevano inchiodati a pali variopinti.

Non mi curavo di avere un equipaggio
Pur carico di grano fiammingo, di cotone inglese.
Quando con i bardotti si spensero i clamori,
I Fiumi mi lasciarono andare a mio volere.

Dentro lo sciabordio furioso delle maree,
L'altro inverno, più sordo di una mente infante,
Io corsi! E le Penisole disincagliate
Mai subirono sconvolgimenti più superbi.

La tempesta ha benedetto i miei risvegli in mare.
Più leggero di un sughero ho danzato sui flutti
Che eternamente trascinano le vittime,
Dieci notti, senza rimpiangere l'occhio frivolo dei fari.

Più dolce che ai fanciulli la polpa d'aspri pomi,
L'acqua verde filtrò nel mio scafo di pino
E delle macchie bluastre di vino e di vomito
Mi lavò, disperdendo timone e ramponi.

Da allora, son immerso nel Poema
Del Mare, infuso d'astri, e lattescente,
Che divora verdi azzurrità, dove, relitto estasiato
E livido, a volte discende pensoso un annegato,

Dove tingendo all'improvviso l'azzurrità, deliri
E ritmi lenti sotto il giorno che s'accende,
Più inebriante dell'alcool, più vaste delle lire,
Fermentano i rossori amari dell'amore!


Libero adattamento dal francese di Irene Navarra.
Fonte per il testo originale: Wikisource (Poésies complètes, avec préface de Paul Verlaine et notes de l’éditeur, L. Vanier, 1895).

Poesia / Vetro (10). Storia di un non-ritorno.


Il mio itinerario di Essere di Vetro sta per concludersi.
Molteplici esperienze di illusioni/disillusioni mi hanno segnato l'anima fluida di graffi. Profondi ma destinati a guarire nello stesso momento in cui vengono inferti. Riemergerò, dunque, riconquistando la luce piena. Saprò, tuttavia, ancora respirare nell’aria salsa di superficie?
Temo che, di mutazione in mutazione, la mia forma primigenia sia andata perduta.

Limiti.
Irene Navarra, La Luna chiama, Disegno grafico, 2017.

10

Greve è la frenesia per gli esseri di vetro.
La Luna nuova chiama. Chiama la piena.

(E il seno i fianchi dilatano
la forma senza poter toccare
rene di madreperla o sponde frastagliate.
La smania allora si trasforma in pianto.
Così la Luna beve stille salse.)

Irene Navarra, Cielo rovesciato, Disegno grafico, 2017.


Poesia / Vetro (8 e 9). Con ironia.


Nel mio libro lirico Dettagli (Edizioni della Laguna) Vetro è una silloge della Seconda Parte. Vi racconto la maledizione del vedere tutto, sentire tutto, comprendere tutto.
Ambientata in un SottoMondo marino, propone vie di salvezza al vivere feroce dei nostri tempi.
Rimedi. Ciclici come la risacca e la marea.
Creatura in metamorfosi, dunque, costretta a guardare attraverso palpebre cristalline, costruisco un universo parallelo in cui gli stati esistenziali diventano fluidi e si compenetrano in coerenza crescente. La Vita e la Morte si soffondono, così, di un Vaghissimo sentore della Luce che disarticola ogni senso comune favorendo percezioni profonde.

8

I rami di gorgonie accettano ornamenti
impercettibili: il vetro
di discrete perle per le loro chiome.

(Il corpo quasi inesistente
è evanescenza parassita
generatrice di Bellezza.)

Irene Navarra, Corallo rosso e perle, Disegno grafico, 2017.

9

E' nel relitto abitato dai paguri
l'astuccio del diadema che incorona
chi lo trova Re dell'Universo.

(Un titolo ambitissimo davvero
per una fronte vetrofluido instabile.)

Irene Navarra, Relitto, Disegno grafico, 2017.

Ironicamente accetto il mio non essere. E ricorro a Eugenio Montale per trovare conferme. Mi immergo nei suoi Ossi di seppia. Prigioniera della mente scivolo ancora una volta nell'inevitabile teoria della negazione che limita ogni lungimiranza.
Il filtro dell'ironia mi salva, però, dal naufragio.

[...]
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti.
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

Fonte: Eugenio Montale, Tutte le poesie, Oscar Mondadori, 1991.