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mercoledì 23 novembre 2022

Poesia / Le mie schegge poetiche - My poetry slivers: Condanna - Doom.

Destino come condanna.
O viceversa.
Per noi non cambia.

Avviene un incessante avvicendarsi di stati
con sovrapposizioni e crolli di artefatti umani.
Le trasformazioni della materia di cui sono costruite le nostre gabbie
non portano al rinnovarsi della civiltà.
Anzi.
Un ritorno alla Natura varrebbe la pena.
La guerra attuale ce lo sta insegnando.
Ancora una volta.
Ma sembra che non lo si capisca..
Le nostre cellule hanno incapsulato il male.
Di qualsiasi tipo.
Ci viene inoculato dalle battenti parole che ascoltiamo e leggiamo;
dalle visioni imposte a ciclo infinito;
dai liquidi che beviamo e dai 
cibi che mangiamo nei riti del giorno dopo giorno.
Non c'è salvezza.
 
Irene Navarra, Instabili orizzonti, Disegno grafico, 23 Novembre 2022.


Instabili orizzonti
dentro un destino fluido
nessuna sosta

Unsteady horizons
perpetually restless
inside a fluid fate

mercoledì 12 luglio 2017

Poesia / Dentro - Microconflagrazioni per reimpostare (Con Tito Lucrezio Caro).


Microconflagrazioni per reimpostare
il nostro tutto. Piccoli spostamenti di materia
che ci proiettino al di là del grumo epigrafato
quando ci fu l'arrivo, la caduta gravitazionale
da dove ci confezionammo come accumuli.

Ricordo lo scoppio della nascita.
Lo scoppio e poi più nulla.
Era iniziato il Vuoto mio particolare.

Da: Irene Navarra, Dentro, Luglio Editore, 2013, pag. 35.

Irene Navarra, Indizi / Microconflagrazioni, Disegno grafico, 2013.

Ipsa modum porro sibi rerum summa parare
ne possit, natura tenet, quae corpus inani
et quod inane autem est finiri corpore cogit,
ut sic alternis infinita omnia reddat,
aut etiam alterutrum, nisi terminet alterum eorum,
simplice natura patet tamen immoderatum.

Tito Lucrezio Caro, De rerum natura, Liber primus, 1008 - 1013.

Che poi tutto l'insieme delle cose possa porre a se stesso
un limite, lo impedisce la natura; la quale costringe la materia
a essere limitata dal vuoto, e il vuoto a essere limitato
dalla materia, per rendere così con la loro alternanza privo di limite
il tutto, oppure l'uno dei due, se l'altro non vi ponga un confine,
con la semplice sua natura potrebbe estendersi senza misura.

Libero adattamento dal latino di Irene Navarra.

Ovvero: se il vuoto non limita il pieno, e viceversa, ciascuna delle due grandi componenti dell'Universo potrebbe conquistarsi l'intero essere con la propria essenza, non alternata quindi a quella assente che, com'è ovvio, scomparirebbe.


giovedì 1 giugno 2017

Poesia / Vetro (12). Con Giacomo Leopardi.


Siamo agli ultimi versi della silloge Vetro del mio Dettagli (Edizioni della Laguna). La maledizione del vedere tutto, sentire tutto, comprendere tutto è ormai insopportabile. Non esistono vie di salvezza al vivere feroce dei nostri tempi. I Rimedi sono solo escamotage effimeri.
L'universo parallelo costruito di metamorfosi progressive va perdendo ogni Vaghissimo sentore della Luce (in Vetro 7). Ogni possibile sopravvivenza in stati alieni cade miseramente.

Irene Navarra, De profundis, Disegno grafico, 2017.

Ho creduto di vedere Santuari svettanti dall'Oceano.
Sì, l'ho creduto.

Irene Navarra, Dal fondo dell'Oceano / Santuari, Disegno grafico, 2017.

12

Un passo di esercito incalzante
invade qualche volta
la pace solenne dell'Oceano.

(Luci abbaglianti infinitesime immediate.
Luci infinite come spilli perforanti
al punto da lasciare il Vuoto
nel cristallino della Fluidità.
S'infrangono di colpo
tutti i veli.
Si staccano gli specchi
dalle vette a picco.
Specchi spezzati nel grigio-blu
del vasto corpo irrigidito.
Il mare è squalo livido. 
Per settemila anni d'incantesimo.)


Allora, quando l'illusione manca e il Vero accampa i suoi vessilli, non mi resta altro che salmodiare sottovoce la sofferta resa di Giacomo Leopardi alla logica della mente. In A se stesso il conflitto cuore-ragione ha un epilogo fatale: chi sa guardare con trasparenza attorno a se intuisce spento persino il desiderio dei "cari inganni". Il male è nell'ordine della Natura. E non vi può essere alcun riparo ultra terram nell'amore per Dio.
Con lucido disincanto so oramai che le uniche certezze al nostro vivere fragile sono la morte e l'infinita vanità del tutto.

Or poserai per sempre,
stanco mio cor. Perì l’inganno estremo,
ch’eterno io mi credei. Perì. Ben sento,
in noi di cari inganni,

non che la speme, il desiderio è spento.
Posa per sempre. Assai
palpitasti. Non val cosa nessuna
i moti tuoi, né di sospiri è degna
la terra. Amaro e noia
la vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.
T’acqueta omai. Dispera
l’ultima volta. Al gener nostro il fato
non donò che il morire. Omai disprezza
te, la natura, il brutto
poter che, ascoso, a comun danno impera,
e l’infinita vanità del tutto.



Giacomo Leopardi, A se stesso, in  Canti - Donati / XXVIII, 1917. Fonte: Wikipedia.

domenica 16 aprile 2017

Poesia / Credere o non credere (nella Resurrezione).


Questo è il mio augurio di Buona Pasqua.


Atto di Fede.
Irene Navarra, Dal nucleo di Cristo, Disegno grafico, 2013.
Dal nucleo di Cristo

Dal nucleo di Cristo ai poli
opposti della croce con la santità
sfuggente in schegge dai suoi bordi.

È cipria impalpabile l’eco della luce.
Copre di calce ogni sepolcro.
Disinfetta anime pulsanti
dentro sudari candidi.

Così si svela la metafora:
il cielo è veste estrema
di un morto molto illustre
che camminò a passo fermo
sul lago di Tiberiade.

Dal mio Dentro, pag. 60, Luglio Editore, 2013.


Eccoci nel cuore di Dentro, la seconda (e omonima) silloge del libro. Ho le mani come scavini, pronte a sondare ciò che mi macera. La mente accorda e disunisce mentre percorro le soglie di astrazione delle mie mistiche quotidiane. La vista si volge alla pura attesa di un portento.
Che avviene.
Là so allargare lembi di Cielo e rivoltarli e guardarne i segni. Tra credulità eccitata e fulminea disillusione. Perché è la figura di Cristo a diventare, a questo punto, una mappa di domande e risposte. Contrappuntate dalle contraddizioni intrinseche al nostro essere creature pensanti sì, ma anche reliquie di qualcosa che è avvenuto troppo tempo fa e ci ha trasformati inducendoci all’Amore. Per affidarci, poi, a solitudini desolate. Trafitti sempre dal dubbio. Fonte di ogni conoscenza, si dice. Che non può, tuttavia, raccontarci nulla della sostanza sacra. La cui Verità è oltre qualsiasi comprendere. Sta – lo sento - nella scintilla che ci accende l’anima soffocando la ragione. A capirla non contano miti né nudità innocenti mirabili di immediato splendore.
Togliere veli è il mio destino.