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Irene Navarra, Verso il San Valentin, Disegno grafico, 2014. - Nuovi Indizi - |
Lo scintillio del Sole nell'angolo dell'occhio
e le mie braccia sono canne giovani
vibranti per il vento.
Stivali delle sette leghe ai piedi,
in irridente me ne faccio un baffo
del vivere consueto,
a passi da gigante oltre l’Isonzo,
sopra San Mauro perenne di campane,
nel ventre verde del San Valentin
col lupo che azzannò Carlo alla gola
accovacciato fuori dalla grotta,
purificata dal sudore della corsa,
lo zucchero dell’ultimo tramonto
caramellato sulla pelle,
rifletto.
La notte non mi attira.
Ho fiaba e vita vera accanto.
Due daímones eccentrici mi cingono le spalle,
la mia lucerna scarna d’olio
non fa danzare luci sulla volta.
Riverbera però incessanti dita flebili
su scabri anfratti e nudo pavimento.
(Far di me stessa fiamma?
Adesso mi spaventa.)
Da Irene Navarra, Dentro, Luglio Editore, 2013.
Questa lirica l'ho sentita in me, completa, mentre andavo verso il San Valentin sulle tracce di Carlo Michelstaedter, il Giovane Divino che vive in un angolo della mia anima da sempre. Porla come clausola di Dentro è stato necessario e assolutamente sentimentale. Devo aggiungere che nell'occasione dell'itinerario verso la meta a cui lui si recava per meditare e scrivere, portavo con me le sue Poesie. Il piccolo libro dalla copertina rosa leggermente ruvida al tatto (un'edizione Adelphi del 1987) aveva nel cuore un quadrifoglio a segnare la pagina del Risveglio. Un momento di grande solennità sancito dal riconoscimento del sé profondo e dal conseguente inizio del Distacco filosofico.
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Carlo Michelstaedter, Autoritratto, Disegno a matita, 1907.
- Biblioteca Statale Isontina - |
Risveglio
Giaccio
fra l’erbe
sulla
schiena del monte, e beve il sole
il
mio corpo che il vento m’accarezza,
e
sfiorano il mio capo i fiori e l’erbe
ch’agita
il vento
e
lo sciame rombante degl’insetti. –
Delle
rondini il volo affaccendato
segna
di curve rotte il cielo azzurro,
e
trae nell’alto vasti cerchi il largo
volo
de’ falchi...
Vita?!
Vita?! Qui l’erbe, qui la terra,
qui
il vento, qui gli uccelli, qui gl’insetti,
e
pur fra questi sente vede gode,
sta
sotto il vento a farsi vellicare,
sta
sotto il sole a suggere il calore,
sta
sotto il cielo sulla buona terra
questo
ch’io chiamo io, ma ch’io non sono.
No,
non son questo corpo, queste membra
prostrate
qui fra l’erbe sulla terra,
piu
ch’io non sia gl’insetti o l’erbe o i fiori,
o
i falchi su nell’aria o il vento o il sole.
Io
son solo, lontano, io son diverso –
altro
sole, altro vento, e più superbo
volo
per altri cieli, è la mia vita...
Ma
ora qui che aspetto? e la mia vita
perché
non vive, perché non avviene?
Che
è questa luce, che è questo calore,
questo
ronzar confuso, questa terra,
questo
cielo che incombe? M’è straniero
l’aspetto
d’ogni cosa, m’è nemica
questa
natura! Basta! voglio uscire
da
questa trama d’incubi! la vita!
la mia vita! il mio sole!
Ma pel cielo
montan
le nubi su dall’orizzonte,
già
lambiscono il sole, già alla terra
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La tomba di Carlo Michelstaedter nel Cimitero ebraico di Valdirose.
- Fotografia di Irene Navarra, 2010 - |
invidiano
la luce ed il calore.
Un
brivido percorre la natura,
e
rigido mi corre per le membra
al
soffiare del vento... Ma che faccio
schiacciato
sulla terra qui fra l’erbe?
Ora
mi levo, chè ora ho un fine certo,
ora
ho freddo, ora ho fame, ora m’affretto,
ora
so la mia vita,
chè la stessa ignoranza m’è sapere –
La
natura inimica ora m’è cara
che
mi darà riparo e nutrimento,
ora vado a ronzar come gl’insetti. –
Sul San Valentin,
Giugno 1910.
Da: Carlo Michelstaedter, Dialogo della
salute - Poesie, Genova, A.F. Formiggini, 1912.
(Fonte:
Wikisource)