Visualizzazione post con etichetta Irene Navarra "Dentro" Luglio Editore. Mostra tutti i post
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mercoledì 2 novembre 2016

Poesia e Arte / Irene Navarra (Il Ramo d’oro).




Irene Navarra, Il Ramo d'oro, Disegno grafico, 2013.
Primo tempo



Sono questo, sono quello, sono là e là
e ancora là, nel centro, da ogni lato ben
visibile. Tribune attorno all’ancheggiare
disumano da sirena nell’acquario.

Flash di fotografi, fiori malvazzurri,
frutta perlacea sul corallo e un trono
di cristallo fluido che allenta la sua forma,
si amalgama con me, ricopia il mio sorriso.

     Il ramo d’oro della mente mi ha procurato
     solo cannocchiali rovesciati, Re Pescatori
     languidi e tramagli stesi su ricci
     austeri dagli aculei aguzzi.
    
Da: Irene Navarra, Dentro, Il ramo d’oro, Luglio Editore, 2013, pag. 67.




Secondo tempo

Al fondo della queste
la religione della morte.
Oh, se non avessi mai reciso il Ramo d'oro!

Da: Eteronimo IH48, Frammento 4 (Il ramo D’oro).


Il perché delle liriche sta nell'inizio di un libro che amo molto:

"Chi non conosce Il Ramo d'oro del Turner? La scena del quadro, tutta soffusa da quella aurea luminescenza d'immaginazione con cui la divina mente del Turner impregnava e trasfigurava i più begli aspetti della natura, è una visione di sogno di quel piccolo lago di Nemi, circondato dai boschi, che gli antichi chiamavano «lo specchio di Diana». Chi ha veduto quell'acqua raccolta nel verde seno dei colli Albani, non potrà dimenticarla mai più. I due caratteristici villaggi italiani che dormono sulle sue rive e il palazzo egualmente italiano i cui giardini a terrazzo digradano rapidamente giù verso il lago, rompono appena l'immobilità e la solitudine della scena. Diana stessa potrebbe ancora indugiarsi sulle deserte sponde o errare per quei boschi selvaggi.
Nei tempi antichi questo paesaggio silvano era la scena di una strana e ricorrente tragedia. Sulla sponda settentrionale del lago, proprio sotto gli scoscesi dirupi su cui si annida il moderno villaggio di Nemi, si ergeva il sacro bosco e il santuario di Diana Nemorensis, la Diana del bosco. Il lago e il bosco erano spesso conosciuti come il lago e il bosco di Aricia. Ma la città di Alicia (l'attuale Ariccia) era situata più di tre miglia lontano, ai piedi del monte Albano, separata per mezzo di un'aspra pendice dal lago che giace in un piccolo cratere sul costone della montagna. In questo bosco sacro cresceva un albero intorno a cui, in ogni momento del giorno, e Il re del bosco probabilmente anche a notte inoltrata, si poteva vedere aggirarsi una truce figura. Nella destra teneva una spada sguainata e si guardava continuamente d'attorno come se temesse a ogni istante di essere assalito da qualche nemico. Quest'uomo era un sacerdote e un omicida; e quegli da cui si guardava doveva prima o poi trucidarlo e ottenere il sacerdozio in sua vece. Era questa la regola del santuario. Un candidato al sacerdozio poteva prenderne l'ufficio uccidendo il sacerdote, e avendolo ucciso, restava in carica finché non fosse stato ucciso a sua volta da uno più forte o più astuto di lui."

Da: James G. Frazer, Il ramo d'oro, Studio sulla magia e la religione, Capitolo I: Il re del bosco.

E ora il video.


Il Riccio del Disegno grafico e del Video è opera dell'artista Silvia Valenti.

giovedì 20 ottobre 2016

Poesia / Irene Navarra - Dentro (Quadrato nero).


Dal mio Dentro (Luglio Editori - Premio Città di Mesagne 2013).
La lirica dedicata a una creatura molto amata, che non c'è più,
è tratta dalla terza parte del libro, Cronaca di un'Assenza.
Nella Nota è inserito un breve testo di Margini (B&V,  Editori, 2002)
per suggerire un fragile ritorno alla Luce.

Di Margini fa parte la silloge Esclusioni che mi ha meritato
il Premio Cesare Pavese ritirato nella casa natale dello scrittore a Santo Stefano Belbo (Cuneo - Piemonte).

Qui trovate altre notizie sulla sezione Parole e Immagini del sito di Dentro.

Indizio in bianco e nero.
Irene Navarra, Quadrato nero, Disegno grafico e Nota a margine, 2014.


Ed ecco il video con cui ho aperto la serata di presentazione del volume al Teatro Incontro di Gorizia. È fatto di Contaminazioni liberamente ispirate all’opera La scatola nera della pittrice Vilma Canton Lautieri. Dal Buio dello sfondo emerge l’Oro delle immagini che scorrono o ruotano in moto discontinuo per altalenanti apparizioni e dissolvenze. A significare l’infinita ciclicità dell’Essere/Non-Essere e l’affacciarsi del Divino nelle vicende umane. Burattini spuntano dalle crepe della materia cromatica mentre la voce narrante evoca il suo personale Vuoto percorrendo le regioni astratte del pensiero. E dice: Ricordo lo scoppio della nascita. / Lo scoppio e poi più nulla. / Era iniziato il Vuoto mio particolare (da Microconflagrazioni per reimpostare in Dentro, pag. 35).



venerdì 18 luglio 2014

Poesia / "Dentro" le Dedalaritmie liriche di Irene Navarra: tra sentimento e ragione.


Di lacrime grondano le cose.
Il rimedio è nel canto, sembra suggerire la poetessa con rara ispirazione empatica.
In primis, però, c'è il dolore.

Presentazione di "Dentro" e "Il peccatore".
Silvia Valenti, Irene e Ale a Treviso, fotografia, 2014.

Dentro le Dedalaritmie liriche di Irene Navarra

    Nel percorso deterministico della prima sezione del nuovo libro di Irene Navarra, Dentro, risalta il connotato inconfutabile dell’impianto alchemico come base di qualsiasi originare esistenziale. Noi ci enucleiamo nel Vuoto primordiale / esoterico Athanor come accumuli, per una scintilla di vigore che ci fa conflagrare a vita nuova con strutture confezionate secondo modelli naturali e sequenze cicliche. Per incontri di materia. Atomi che fermentano nel bollitore astratto in cui tutto si forma e purifica per poi rotolare in caduta gravitazionale fino alla dimensione cui sono destinati. La poesia di conseguenza diventa per la poetessa goriziana un innato metodo di inchiesta e una mediatrice di Verità. Collegando infatti ignoto e noto nella folgorazione del fervore ispirativo, fissa i margini in cui argomentare è concesso. Essa procede sempre lungo la strada ardua del Dubbio, disbroglia matasse, si impiastriccia di sostanza, la assimila, si invola, tramutando il dato fisico in principio trascendente. In una metamorfosi simbolica che interpreta il fine ultimo della prescienza, tesa alla scoperta della pietra filosofale. Sì, perché questa recente raccolta composta da tre sillogi (La certezza del Mutamento, Dentro, Cronaca di un’Assenza) proprio là si volge, seguendo un sottile filo di Luce baluginante dalla concretezza più densa. Ed è l’illusione della continuità giocata sul Sentimento del contrario di schietto gusto pirandelliano a fare da contrappunto emotivo alla pena della perdita, negando la morte individuale con il semplice accendersi del ricordo. Il teorema è compiuto, dunque. Vince di sicuro la dissoluzione del corpo come norma ineludibile e necessaria, ma vale ancor di più il permanere nel pensiero di chi resta. Ciò rappresenta l’assoluto per eccellenza. Una somma di memorie crea l’energia adatta a traghettarci attraverso il mare del Nulla, verso porti di tranquilla consapevolezza. In intermittenze del cuore come spiragli sul mistero dell’Essere. Il Dio cristiano qua conta solo come emblema di spiritualità e tappa da toccare a conferma di suggestioni annidate in pieghe della mente. La ragione cede, in definitiva, abbandonando qualsiasi meccanicismo, sebbene autorevolmente filosofico e culturalmente seduttivo. Così, l’abusata parola Amore assume sfumature di durevolezza eterna nel suo stesso generare delle specie di nastri ideali che collegano elementi fenomenici - fragili per la loro caducità - e metafisici - imperituri proprio in quanto tali -. Un trionfo alchemico, in verità, da ascriversi alla ricerca lirica della scrittrice. Ricerca come frutto inequivocabile del suo procedere per visioni, cosmiche prima e intime poi, ma non per questo meno vaste. Quale l’approdo? Microcosmo (personale) e Macrocosmo (universale) collimano coincidenti. In questo caso quindi, e oltre ogni evidenza speculativa o scientifica (Shopenhauer non ce ne voglia!): duo idem non sunt sed idem faciunt.

Eugenio Bernes, musicista e CAGEcreativo

lunedì 31 marzo 2014

"Dentro" / Il valore vastodevastante della convinzione.


E la luna sta a guardare.
Irene Navarra, Nuovi Indizi / Il valore vastodevastante, Disegno grafico, 2014.
Negando Socrate

Nella gara per il sapere il dubbio non c’entra.
Socrate ha illuso interminabili categorie generazionali.
Se dubitiamo allora del valore del dubbio, riusciremo a capire
che la terra è un impasto putrido /
il cielo si tiene lontano /
dio anche di più /
gli occhi all'insù cercano solo la luna.
Inarrivabile però.

La luna…, diva arrogante vestita a perle.

Nella nuova Babele ricca di frastuono le lingue, ormai eunuche,
non possono raccontare nulla /
le preghiere sono riti senza senso /
la luna è sorda né purifica con i suoi raggi.
Là ci consumiamo in noi imbrattati di sangue e fango.
Estinti in tentativi millenari di catarsi.
Per convinzione di non sapere.
Amen.

Lei pende nella notte sui pomi del giardino
delle Esperidi incoronata di brillanti cosmici.
La diaccia di metà novembre le regala un manto.
Lontanissima, innocente, chiara, luminescente.

Per leggere altre liriche del mio Dentro, segui questo link.



E ora guarda il video d'animazione che ha per argomento l'ultima lirica del post.