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venerdì 18 luglio 2014

Poesia / "Dentro" le Dedalaritmie liriche di Irene Navarra: tra sentimento e ragione.


Di lacrime grondano le cose.
Il rimedio è nel canto, sembra suggerire la poetessa con rara ispirazione empatica.
In primis, però, c'è il dolore.

Presentazione di "Dentro" e "Il peccatore".
Silvia Valenti, Irene e Ale a Treviso, fotografia, 2014.

Dentro le Dedalaritmie liriche di Irene Navarra

    Nel percorso deterministico della prima sezione del nuovo libro di Irene Navarra, Dentro, risalta il connotato inconfutabile dell’impianto alchemico come base di qualsiasi originare esistenziale. Noi ci enucleiamo nel Vuoto primordiale / esoterico Athanor come accumuli, per una scintilla di vigore che ci fa conflagrare a vita nuova con strutture confezionate secondo modelli naturali e sequenze cicliche. Per incontri di materia. Atomi che fermentano nel bollitore astratto in cui tutto si forma e purifica per poi rotolare in caduta gravitazionale fino alla dimensione cui sono destinati. La poesia di conseguenza diventa per la poetessa goriziana un innato metodo di inchiesta e una mediatrice di Verità. Collegando infatti ignoto e noto nella folgorazione del fervore ispirativo, fissa i margini in cui argomentare è concesso. Essa procede sempre lungo la strada ardua del Dubbio, disbroglia matasse, si impiastriccia di sostanza, la assimila, si invola, tramutando il dato fisico in principio trascendente. In una metamorfosi simbolica che interpreta il fine ultimo della prescienza, tesa alla scoperta della pietra filosofale. Sì, perché questa recente raccolta composta da tre sillogi (La certezza del Mutamento, Dentro, Cronaca di un’Assenza) proprio là si volge, seguendo un sottile filo di Luce baluginante dalla concretezza più densa. Ed è l’illusione della continuità giocata sul Sentimento del contrario di schietto gusto pirandelliano a fare da contrappunto emotivo alla pena della perdita, negando la morte individuale con il semplice accendersi del ricordo. Il teorema è compiuto, dunque. Vince di sicuro la dissoluzione del corpo come norma ineludibile e necessaria, ma vale ancor di più il permanere nel pensiero di chi resta. Ciò rappresenta l’assoluto per eccellenza. Una somma di memorie crea l’energia adatta a traghettarci attraverso il mare del Nulla, verso porti di tranquilla consapevolezza. In intermittenze del cuore come spiragli sul mistero dell’Essere. Il Dio cristiano qua conta solo come emblema di spiritualità e tappa da toccare a conferma di suggestioni annidate in pieghe della mente. La ragione cede, in definitiva, abbandonando qualsiasi meccanicismo, sebbene autorevolmente filosofico e culturalmente seduttivo. Così, l’abusata parola Amore assume sfumature di durevolezza eterna nel suo stesso generare delle specie di nastri ideali che collegano elementi fenomenici - fragili per la loro caducità - e metafisici - imperituri proprio in quanto tali -. Un trionfo alchemico, in verità, da ascriversi alla ricerca lirica della scrittrice. Ricerca come frutto inequivocabile del suo procedere per visioni, cosmiche prima e intime poi, ma non per questo meno vaste. Quale l’approdo? Microcosmo (personale) e Macrocosmo (universale) collimano coincidenti. In questo caso quindi, e oltre ogni evidenza speculativa o scientifica (Shopenhauer non ce ne voglia!): duo idem non sunt sed idem faciunt.

Eugenio Bernes, musicista e CAGEcreativo