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mercoledì 3 maggio 2023

Poesia / Frammento 51: Nel deserto in fiore (Storia di un'ape).

 Sembra una fiaba il mondo dell'immagine.
Un'invenzione da Giorgia O'Keeffe.
Ma non lo è.
È solo una mia visione.
Un sogno ricorrente in cui sono diversa.
E sto a meraviglia.
Perché mi trovo in una dimensione parallela a quella in cui vivo abitualmente.

(Irene Navarra), All'ombra di un fiore, AI e Grafica, 3 Maggio 2023.


Piante aliene gigantesche
e un orizzonte morbido di nubi
e di colline blu cobalto sotto un cielo ciano
in questo luogo creato dalla mente.
Sembra un deserto.
Bene.
Nessuno in giro.
Posso godermi il panorama
che nitido risplende.

All'ombra di un sontuoso fiore,
sosto
inalando il polline succoso
che mi ricopre col suo velo.

Qui sono un'ape.
E qui,
nel sogno compiacente,
vivrò cent'anni e più.
Beatamente.

IQ48



Già allora (correva l'anno 2020) rappresentavo me e la natura in modo particolare.

(
(IQ48), Irene delle api - Verso casa, AI, 3 Maggio 2023.


martedì 2 maggio 2023

Poesia / Cronaca: Sull'essenza degli oggetti.

 

Riccardo Bortolami, Oggetti, Disegno a lapis e matita colorata, 2023.


Gli oggetti sono:
storie d'uomini.
Le immagini di oggetti
sul foglio da disegno sono:
proiezioni di segni e tinte.
Talvolta anche distorcimenti.
Ma non dicono un bel niente
dei loro occhi che guardano.
Lo so.
E poi si negano
e nascondono
e spariscono
per disamore indifferente.
Gli oggetti sono nella mente
con la letizia di giornate generose
o agre come il succo del limone acerbo.
Gli oggetti sono parte di ricordi
che si riformano perfetti ai nostri sensi.
Così la tazza di sakè
bevuto a lume di candela
dentro l'ovatta di un'Aurora giapponese,
o la bottiglia blu d'assenzio
aperta per provare le farfalle
in una Sera uggiosa di Parigi,
oppure il cubo che lanciavi da bambino
ridendo irriverente.

Gli oggetti sono scie luminescenti
d'impronte digitali
impresse sulla loro pelle.


Qui Margini, B&V Editori.

E Qui la poesia La rete (con Costantino Kavafis) da Margini.


lunedì 1 maggio 2023

Poesia / Frammento 50: Campo di grano, cielo viola.



Recuperando una visione.
Sotto il cielo viola il mare giallo del grano.
E io, creatura della Terra, tutt'uno con il ritmo profondo del Creato.

(Irene Navarra), Campo di grano, AI painting.


Campo di grano, cielo viola.
Il crepuscolo si espande col suo velo.
Nella finzione a occhi chiusi
del momento che si rinnova
insinuo la mano tra le spighe
e faccio scorrere le dita
sopra i pungenti carpì.
Ritrovo i sensi dell'estate.
E quel colore...
So perché van Gogh se lo mangiava.
Poi alzo le braccia
a conquistarmi il cielo
tanto viola nella sera di broccato.
Respiro piano la sua gloria.
Gli occhi sono fiori di lavanda
e il corpo è lieve nube
nel profumo che dilaga
e sale in me così speciale
da farmi incanto duraturo.

Irene Navarra, Metamorphoseon liber, II, 50. 
[© Tutti i diritti sono riservati]

venerdì 28 aprile 2023

Critica d'Arte e Poesia / La scultura di Pierpaolo Consigli tra realtà e mito.


Esortandovi caldamente a visitare il Sito dello scultore Pierpaolo Consigli (in arte Pico48), vi propongo la Critica (anche lirica) che gli avevo dedicato nell'Agosto del 2020.


Pico48, Autoritratto con Sacher, Terracotta patinata colorata acrilico.
Dimensioni: cm. 55 x 35 x 60.

“Se guardi negli occhi il tuo cane, come puoi ancora dubitare che non abbia un’anima?”, Victor Hugo.
“È così che ho voluto esprimere l’amore verso il mio cane Sacher”, Pico48.

                                  
Pico48, Opi - dea bendata, Terracotta patinata naturale su Vetro.
Dimensioni: cm. 30 x 24 x 51.

 
È da una zona d’ombra invasa dal silenzio che talvolta scoccano faville prodigiose. Di contrasto al morbido fluire del grigio, dopo un brillio di luce, s’addensano, formando la sostanza che sarà. Culla di un’anima che chiede di volare. E sa il potere del sussurro a chi ha mente e mani esperte di segreti. Pierpaolo Consigli possiede ingenito il talento dell’interpretare la materia per estrarne l’essenza. In modo sottile. Senza rivelarla del tutto. Lasciando quei margini sospesi che si fanno mediatori di fascino. Così, dall’assunzione delle leggende antiche come fonti ispiratrici scaturisce che le sue dee hanno palpebre solo leggermente dischiuse. Perché, se le aprissero, ci accecherebbero con il loro bagliore. E ciò l’ho capito mentre le rimiravo e cercavo di sondare quel quid particolare che mi rapiva. Fino all’intuizione estrema e alla spontanea scelta di elevare a piccolo canone poetico il mio speciale sentirle. Di conseguenza:

Chiudere gli occhi davanti alle tue dee.
E sullo schermo interno delle palpebre
far scorrere le loro storie.
Miti ancestrali nascosti nelle pieghe dei millenni.
Reliquie palpitanti
per te che ne intuisci il suono
e lo palesi
come al momento della nascita
nel gesto da demiurgo del dare consistenza
a sobrie creature ancora fioche.

Un metodo infallibile, questo, che mi permette di intendere anche le creazioni di Pierpaolo a soggetto contemporaneo. In esse lo sguardo, apertamente franco, è senz’altro di primo rilievo. Porta infatti il carattere del modello. Quanto sta dietro però, ovvero il narrato intimo del rapporto artista / opera, rimane il nucleo dell’attrazione. Per cui di nuovo a occhi chiusi rivivo i gesti di affettuosa reciprocità tra cane e padrone plasmati in memoria perenne del compagno di avventure esistenziali. Indizi d’amore scambievole che rimarranno ancorati al momento. E con folgorante lucidità ritrovo il piglio deciso negli occhi del figlio, penetranti al punto da scavare dentro l’anima dell’osservatore. Pierpaolo, dunque, racconta le sue visioni mentre ne induce la comprensione con agganci al subliminale Oltre da cui le visioni stesse arrivano.

Irene Navarra, 29 agosto 2020

giovedì 27 aprile 2023

Poesia / Tanka 39: Ortensie in vaso con ape (Meditazione in Rosa Magenta e Viola Chiaro).


Le api lo fanno. Intendo l'esercizio di stile (molto elegante) del trasvolare il loro territorio floreale per saggiare il banchetto in offerta. È quanto di più suggestivo si possa immaginare. Basta un vaso con dentro delle ortensie raccolte dal giardino, e la magia ha inizio.
Dalla finestra, spalancata sul cielo libero, entra un'ape.
Un'ape sola basta a donarci il miracolo dell'Ascolto profondo, della Visione spirituale. Un mare di Rosa Magenta-Viola chiaro, la corposità quasi cartacea dei petali, il numero spropositato di piccolissimi pistilli generano nell'insetto curioso precisi desideri da appagare.
Ronzio - silenzio - ronzio: il gioco è fatto.
Di corolla in corolla la navigazione aerea porta danza e musica, alzando polline.
Intuisco i villi dell'ape brillare di puntini dorati.
Ronzio - silenzio - ronzio. La missione è compiuta.
Il corpo appesantito dal pulviscolo prezioso, dal nettare succhiato, Lei riprende la sua ricerca.
Che è una quest vera e propria. Galahad l'accompagna perché Lei porta al Sacro Graal: la coppa della Vita che contiene il Nutrimento dell'infinita abbondanza.

Nel vaso sfere
d'ortensie Rosa-Viola.
Un'ape ronza
compiacimento estremo -
Esercizio di Vita.


(Irene Navarra), Ortensie in vaso con ape, AI e Grafica, 27 Aprile 2023.

In danza e musica mi preaparo, quindi, ad affrontare il viaggio dell'immersione cromatica.
Tutti i sensi allerta - nel salire della musica naturale di minime ali di velo, di infinitesimi spostamenti di foglie e fiori al tocco di un corpicino tanto leggero, del sussurro suadente di Galahad tutt'uno con la brezza che gonfia le tende di pizzo - leggo il mio odierno spartito.

Inspiro Rosa Magenta. Profondamente. Per un lavacro rituale.
Espiro sedimenti agri. Li sento staccarsi dalle cellule. Evaporare.
Inspiro note Viola Chiaro che sondano le mie vene, purificando il sangue.
Espiro gromma appiccicosa.
Ossigeno per me il Viola.
Un tonico per l'anima e per la mente dai pensieri finalmente solo puri.
Inspiro - Espiro. Più e più volte.
Mentre attorno si espandono i suoni della Natura a formare una Sinfonia da origine dell'Universo.
Inspiro - Espiro ancora.
Piano. Molto piano.
Apro gli occhi e guardo serena le cose.
Ritorno al qui e ora.
Rinata.

martedì 25 aprile 2023

Poesia / Percezioni: Respiro breve il mio, il nostro (da Ambigua-Mente Poesie).


Eccomi qua, tra la Rosa delle antenate e gli Astri che sono i miei fiori di nascita.
Astri settembrini di tinta Magenta, colore che amavo moltissimo quand'ero bambina.
I disegni delle mie principesse avevano sempre i vestiti sontuosamente dipinti di Magenta.
Vaporosi, fluttuanti nelle gonne, a giustacuore nei corsetti. Il manto, invece, si connotava di tutte le sfumature del cielo: dal Bianco, all'Azzurro, al Celeste. Blu intenso in genere ai bordi, rifiniti anche di qualche tocco d'Argento. Metallo di cui immaginavo fatta la tiara che portavano sui capelli, molto lunghi e ribelli e neri ala di corvo. Un po' spettinati dalla Bora.
Più streghe che principesse, forse.

Irene Navarra, La Rosa antica, gli Astri settembrini, la Rete, Fotografia, 2014.


Ed eccomi ancora, sull'onda del ricordo, in una lirica che mi rappresenta come la Rosa antica e gli Astri settembrini e la Rete di ferro battuto da cui, simbolicamente,
sono trattenuta al di qua del pieno circuito esistenziale.
La casa e il giardino sono per me rifugi inalienabili.
Benedetta sia la Rete.

Di Astri settembrini
è fatta la vicenda
che si evolve e muore
nell’arco di un respiro.

Respiro breve il mio, il nostro.
In aspro contrappunto
a quello della patina di crespo
– un flusso eternamente –
dove s’incaglia
questo vivere di gelo.

(Da Percezioni, 2005 - 2023. In editing come: Irene Navarra, Ambigua-Mente Poesie - [© Tutti i diritti sono riservati].

Per saperne di più sul mio stretto rapporto con gli Astri settembrini, clicca Qui. Accederai così alla pagina loro dedicata in correlazione, peraltro, con la mia nascita.


Poesia / Derive: L'infinita pazienza dell'acqua.


Irene Navarra, diga 3, AI, 28 Aprile 2023.


La libertà dell’acqua, se legata,
non si assoggetta agli argini.
Aspetta in una calma primordiale.
E gonfia le sue vene
pesando sopra i sassi,
saggia col corpo gravido
la diga che l’imbriglia.
Lei prigioniera.
I sassi nel suo ventre.
Si perfeziona a sgretolare.
Immobile perdura.
Zittisce gorghi e rapide,
storna dalla memoria nitida
la vibrazione come una ferita
di scrosci e ciangottii, la sua natura.
Conosce solo il cerchio sé allargante
del ciottolo che tocca il fondo,
raccoglie nel suo seno Lune statiche
dal nero della volta.
Pazientemente impara
mentre i suoi occhi vasti
s’iniettano del sangue della terra.
 
(Poi con le dita tumide
contaminate nel loto della sosta
s’imbandirà la sua vendetta.
 
Ma nel frattempo aspetta.)

Dal mio Derive, G.A., 2009. A pag. 115 della Seconda Parte (Il Mondo Fuori), nella Silloge Rimedi.

Limmagine è stata generata con AI di Stable Diffusion. L'ho creata per provare a usare quest'innovativo strumento tecnologico. Ribadisco, come già detto precedentemente, che mai me ne avvarrò per dare vita a testi. Non ne ho bisogno.
Per le immagini, invece, ero molto intrigata dall'idea di trovare quelle adatte immediatamente. La propongo, in versione riadattata, perché il primo risultato era, a mio avviso, non valido. La utilizzo, quindi, per dimostrare il risultato pratico della richiesta, e comunico anche che mi piace. Mentre non mi piaceva la precedente, ovvero quella generata con Pixrl Suite. Si vedeva che era un artefatto. Forse sto imparando a servirmi meglio dei prompt. Mi applico allo studio, insomma.


mercoledì 19 aprile 2023

Poesia / Nota spicciola + Tanka 36 (Ribellione - Così per dire).

 
Foto di Steve Buissinne da Pixabay.


Mi urge di dichiararlo: nei limiti io non riesco a starci.
Pertanto:
gli Haiku che scrivo spesso assumono forme occidentali e rifiutano la gabbia imposta di trattini e norme che li rende tutti uguali;
I miei Tanka qualche volta hanno il quinto verso composto non da 7 ma da 5 sillabe. Quando l'immediatezza incalza, la va alla breve.
Sono fuori dalle regole.
Che liberazione.
E non mi sento in colpa. Anzi!
Nel Tanka La caverna del ritorno tutto procede liscio. Ovvero  lo schema metrico è: 5 - 7 - 5 - 7 -7.
Eccolo qui:

Chiaroscurare
d’ombre nella Caverna
come compagne –
Seduta su una roccia
ammiro il loro andare.
#Tanka 9

Nel Tanka Sul senso della Sera, invece, il ritmo finale si accorcia. Con genuina spontaneità si esaurisce prima rispetto alla forma tradizionale.

Indugiando
tra labbra di colline
entra la Sera
a passi di pervinca.
Con discrezione.
#Tanka 33

Avrei potuto aggiungere la parola lentaCon discrezione lenta, dunque. Ma il risultato sarebbe cambiato. La discrezione è già lenta di per sé. Per cui l'ultimo verso resta contenuto in 5 sillabe. La misura cioè perfetta per risolvere l'apparire in scena della protagonista.

Grazie per la pazienza.
Dimenticavo un appunto importante:
Il mio saggio Eteronimo U-May, cioè la personalità scrittrice di quasi tutti gli Haiku e i Tanka qui pubblicati, è assolutamente d'accordo con me. Lo è tanto, che ha creato subito un Tanka di ribellione con 5 (non 7) sillabe finali. Alé.

Arrembiamoci
alle regole imposte.
Staremo meglio.
Dentro la nostra testa,
in barba agli altri.
#Tanka 36

P.S.: I miei testi non sono e non saranno mai generati da AI. Le poesie fatte da AI le lascio agli altri.

martedì 18 aprile 2023

Poesia / Per Silvia (da "Il tempo delle parole").


Negli anni '90 avevo dedicato una silloge a mia figlia Silvia.
La rileggo dopo tanto tempo e mi nasce dentro uno struggente sentimento di nostalgia per quello che eravamo insieme:
"... due punti luminosi, / due strappi nel manto delle stelle, / vivide fiamme di sguardi silenziosi" (da: "Erano gli anni della vita lieve", vv.  13 - 15).
Si affoltano i ricordi, dunque.
E ripenso a quando, mentre "studiavo Saffo / con la culla accanto" (da: "Silvia mia, dei dolci anni leggeri", vv. 3 - 4) preparandomi all'esame di Letteratura greca, tu divenivi per me Cleide, la bella figlia della poetessa dell'Isola di Lesbo, i cui testi traducevo con amore immenso.
Ti guardavo e mi stupivo di una rivelazione prodigiosa: avevi come lei "l'aspetto simile a fiori d'oro" (da: "Silvia mia, dei dolci anni leggeri", vv. 12 - 13).
Mi intenerivo allora, consapevole della grande Verità sottesa al nostro legame. Perché, davvero: "Solo negli occhi della mia bambina / scoprivo l'avventura sconfinata / di farmi, immobile, più rapida del vento" (da: "Erano gli anni della vita lieve", vv. 4 - 6).
Periodi difficili e meravigliosi assieme, quelli.
Floridi di prezioso humus che ora, nel recupero memoriale, nutre la mia terra isterilita.


Irene Navarra, Foglio poetico e Favole Belle, Fotografia, 18 Aprile 2023.


In calce il fr. 132, di Saffo che ci racconta della figlia Cleide:

ἔστι μοι κάλα πάϊς χρυσίοισιν ἀνθέμοισιν
ἐμφέρη<ν> ἔχοισα μόρφαν Κλέϊς < > ἀγαπάτα,
ἀντὶ τᾶς ἔγω ͜οὐδὲ Λυδίαν παῖσαν οὐδ᾿ ἐράνναν

ho una bella figlia, che a fiori d'oro
ha simile l'aspetto, l’amata Cleide,
in cambio io né tutta la Lidia né l’amena...


domenica 16 aprile 2023

Poesia / Cronaca: Il mio Paradiso.


Nell’immagine la rustica strada che mi conduce al Paradiso.
Il mio Paradiso.
La porta in ferro laggiù tra poco si schiuderà sullo spazio della campagna,
in parte selvaggia e in parte coltivata nel tempo giusto.
A Rosa di Gorizia.
Uno spettacolo per gli occhi e per il cuore.

Irene Navarra, Il mio Paradiso, Fotografia, 2020.


Scosto le foglie.
Entro a passi tardi e lenti
accarezzando allori rovi tassi.
Sono in un Eden ritrovato.
Ce l'ho a portata:
fuori di casa, a destra, 
ancora a destra e poi diritta
fin dentro la sua scatola preziosa.
Tempo di pioggia?
Brilla come perla rara.
Risplende il sole?
Si fa topazio chiaro.
La neve poi...
ovatta sul solito frusciare
e bianco senza orma alcuna.
Questo è il mio Paradiso
di piccole pretese
e d'infinite attese.
Non mi delude mai.
Altro non so.
Ma se sono lontana
non percepisco il ventilare fresco
delle mie stesse ali
che mi portano rapide alla meta,
né il corpo che si libra nell'azzurro.
Resto legata a terra,
le mani sporche a forza di scavare
per ritrovare il mio Tesoro
il fiato corto nella gola,
i sensi spenti 
di chi si è perso il Bene Sommo 
appena conquistato
e piange lacrime di vetro.

 

sabato 15 aprile 2023

Poesia / Barcellona nel cuore (da "Il tempo delle parole", 1992).


Correva l'anno 1992.
Si era in Giugno.
A Barcellona.
Non so raccontarvi la gioia di quel mio ritorno alle origini.
Ero talmente esaltata dal ritrovarmi nella terra degli avi per parte di padre,
che non riuscivano a mettermi a letto.
Ogni minuto si faceva sempre più prezioso.
Dovevo respirare quell'aria strana e tanto familiare,
dovevo correre, vedere, vedere, vedere.
E le palpebre non volevano saperne di chiudersi.

Del viaggio mi restano tanti ricordi meravigliosi, che ritornano nella memoria
senza che io li rievochi volontariamente.
Il Monastero di Sant'Anna e la Calle omonima, in particolare,
mi riappaiono davanti in tutta la loro calda materialità.
Come se non me ne fossi mai allontanata.

Là ho ascoltato un celestiale assolo di chitarra di cui resta testimonianza nella Silloge
Il tempo delle parole, peraltro mai pubblicata perché troppo intima.
Ora è arrivato il momento.

Immagine di freestocks-photos da Pixabay.


Note di chitarra ripetute
mi portano a te,
ragazzo catalano,
intento a un'intima misura.
Quasi di sacro rito.
Mi ricompongono quel suono
che tu evocavi da corde
accarezzate come trecce di fanciulla
.

Sedevi tra la gente fitta
e lo scalino di pietra
era per te il palco di un teatro.
Danzavi lento con le dita
- un cerchio di preghiera il movimento -
e narravi di un amore sconfinato.

In quelle case,
in quella Chiesa antica,
nel tuo dolcissimo sorriso
si è dilatata la quiete
dell'approdo nell'Accordo
tra voci di gente affaccendata.

Barcellona, Spagna: Calle di Sant'Anna, 2 Giugno 1992.
Valun di Cherso, Croazia, 16 Giugno 1992.

Poesia / Frammento 49: Dentro la Sera d'oro antico.

Talvolta una Foto ti riporta indietro nel tempo.
Nel tuo tempo e in quello della scena che non sembra contemporanea.
Per alchimie segrete mi ritrovo in Puglia.
Correva l'anno 2014.

Irene Navarra, Dentro la Sera, Fotografia, 2014.

Indugiando un poco sulla soglia,
a passo di timida cerbiatta,
entra la Sera d'oro antico.
(Sbatto le palpebre
e sono negli occhi della Sera.
Il suo sguardo nel mio.
Ambra preziosa attorno.)
Sulla piazzetta velature d'altri tempi.
Dentro il silenzio
a tratti una musica sottile
mi parla da lontano.
Un taranta triste, forse.
Sembra una supplica d'amore
che si trasforma in nenia dolorosa.
Qualche parola arriva
storpiata dal Grecale.
Giungo le mani.
Sale alle labbra una preghiera
al dio di tanta Grazia.

venerdì 14 aprile 2023

Poesia / Frammento 47: Il tuo respiro in pace.

 

Irene Navarra, Dopo la notte / Pippo - Mecki - Panda, Fotografia 2023.


La notte è stata lunga.
L'abbiamo superata.
Insieme.
E insieme siamo qui
davanti al caminetto
vivo di fiamme.
Seduta sul divano io
e accanto a me disteso
tu con Mecki e Panda.
Il tuo respiro adesso
è lieve. Il mio smorzato.
Per non disturbarti.
Dormi tranquillo,
Pippo,
Andrà tutto bene.


domenica 9 aprile 2023

Poesia / Haiku: Spezzo il pane, bevo il vino.



Irene Navarra, Brindando, Fotografia, 9 Aprile 2023.


Brindo col vino
al senso della Pasqua.
In comunione.

Poi spezzo il pane
e sondo il suo Mistero
di corpo e sangue.

sabato 8 aprile 2023

Poesia / Diario: La bellezza collaterale - So dove ritornare (Itaca).

Ognuno ha la sua Itaca.
E il suo Mito del Ritorno.
Omero ci indica la strada, mentre racconta il viaggio "per cui bello di fama e di sventura / baciò la sua petrosa Itaca Ulisse" (Ugo Foscolo, A Zacinto, vv. 10 - 11).

La mia è un'Itaca semplice. Ha la consistenza delle dolci abitudini del giorno dopo giorno, a passi lenti lungo i tratturi di una Terra che mi ha vista nascere, con accanto le creature che mi sono compagne e quelle che lo sono state nel passato: i cari animali che avvicinano a Dio.
Nessun ostacolo mi ferma. Nemmeno i limiti fisici riescono a bloccare i voli del cuore e della mente. Vado, comunque e sempre, per i campi e le vigne di un luogo benedetto ai piedi di colline azzurre e ingentilito dalla cintura turchese del fiume Isonzo.
Vado.
Con gratitudine.

Irene Navarra, La mia campagna / Itaca nel cuore,  Fotografia, 13 Marzo 2021.


So dove ritornare.
Ho una mappa segreta
che ripercorre tappe e intoppi del cammino.
Questi secondi sono i più importanti:
riguardano la formazione.
E l'agnizione di quanto vero è in me.
Itaca sta in ogni punto dell'itinerario.
Come una musica sublime di Sirene 
intesse il viaggio
ma spesso viene da lontano.
E allora intendo che non mi appartiene.  
Certo, amo il mare.
Certo, amo i calanchi del Carso martoriato,
i suoi Fiori di Pietra,
ma ciò che sento come una radice poderosa,
come la linfa di millenni articolati dentro il corpo,
è la mia campagna.
Quell'umile inseguirsi di terreni incolti
con qualche vigna a incorniciarli
e la corona di colline sacre intorno
a farne nicchia di valori immensi.
Là ritornare è un rito che non conosce requie.
Là ritornare avendo per compagni Pippo Setter
in caracollo al fianco
e gli altri cani, un gatto e una cavalla ancora nitidi nel cuore
e ancora vivi, in corsa verso me solo al richiamo,
e pronti ad annunciare: Irene, andiamo.
Non serve avere buona voce.
Basta chiudere gli occhi,
allentare le membra, non pensare.
E formulare l'intenso desiderio di avvertirli
per poi vederne l'arrivo a balzelloni,
negli occhi un'unica intenzione:
Andiamo.

Strano gruppetto il nostro!
Un cane vecchio in carne e ossa, tre cani d'aria luminosa,
un gatto sulla spalla che non sente peso
e una cavalla un tempo bianca e bigia, ora di nuvola leggera.
Lei mi sovrasta da dietro con la testa
e adegua il passo al mio.
Fa da retroguardia.
Suggella il cerchio prodigioso 
di questo sodalizio occulto.
Così si va.
Nell'intima letizia del Ritorno quotidiano.


venerdì 7 aprile 2023

Poesia / Tanka 34: Il destino del Tramonto.


Irene Navarra, Dentro il Tramonto, Fotografia e Grafica. 

Gridando rosso
al cielo che s'oscura
muore il Tramonto.
Dentro la terra nera
troverà pace.
#Tanka34

Le stelle annoteranno con un sorriso
da lontane lucciole frementi
che è la loro Volta di brillare.
Sanno
- con la saggezza di chi guarda dall'alto -
che tutto nasce per poi morire.
Ciclicamente.

U-May

giovedì 6 aprile 2023

Poesia / Frammento 45: Sul senso dell'Aurora.


La favola continua nell'anima della natura.
Ogni giorno una nuova scoperta.
Tutto narra.
Tutto contiene in sé una storia. Dal più piccolo granello di polvere d'oro nella Luce del Sole al firmamento fitto di creature celesti.
L'Aurora viene da me con le parole di Omero. Sempre le stesse. Così come le lessi per l'esame di greco durante il primo anno di Lettere Classiche, nel nostro Ateneo triestino:

Ἠὼς μὲν κροκόπεπλος ἀπ᾽ Ὠκεανοῖο ῥοάων
ὄρνυθ᾽, ἵν᾽ ἀθανάτοισι φόως φέροι ἠδὲ βροτοῖσιν·

L'Aurora dal croceo peplo sorgeva dalle correnti oceanine
per portare la luce agli immortali e ai mortali;
Omero, Iliade, XIX, vv. 1 - 2.
 
Nella mia mente hanno sempre la dolcezza di allora. Inducono il medesimo senso di stupore di quando me l'immaginai incedere avvolta dai meravigliosi colori della sua Luce.
E anche adesso, a distanza di molti anni, la penso ammantata di screziati veli trasparenti e la accolgo tra le mie semplici cose.
Dea anch'io con Lei.

Irene Navarra, L'Aurora con me, Fotografia, 6 Aprile 2023.

Apro piano le persiane.
Filtra la Luce.
Sfarfalla pulviscolo dorato
a sbuffi densi di racconti.
Il solito bestiario minimo:
accenni di farfalle e api in placido corteggio
di antiche dee dita di rose.
Poi,
fluttuando tra il bisso delle tende,
arriva Lei policroma di sete,
odorosa di terra ed erbe nuove,
con la rugiada tra i capelli
e collane di crochi
pendenti sopra il seno.

Tutto è silenzio adesso.
Si è sistemata qui,
l'Aurora,
tra le mie cose semplici.
Respiro i suoi colori.
Quietamente.

mercoledì 5 aprile 2023

Poesia / Tanka 33: Sul senso della Sera.

 
Amo il senso della Sera che arriva.
La aspetto con trepidazione
perché tutto in Lei si discioglie e canta
una suggestiva melodia.
Creatura a metà tra Cielo e Terra,
si veste di rosa e cobalto, di indaco e viola.
Qualche volta rosseggia all'orizzonte
sorridendo con l'ultimo oro del Sole.
Poi si spegne.
 Nel sonno impietoso della Luce si arrende.
Cede al Blu.
E sale la volta a intessere il manto delle stelle.

Irene Navarra, Sera d'inizio Primavera, Fotografia, 4 Aprile 2023.


Indugiando
tra labbra di colline
entra la Sera
a passi di pervinca.
Con discrezione.
#Tanka 33

U-May

venerdì 31 marzo 2023

Poesia / Crepuscolo sul Carso: (da Omnia Carmina).


La lirica, nel suo nucleo principale, risale al 1987. Qualche aggiustamento di dovere è di ieri mattina. Poi, durante le prime ore dell'Alba, ho elaborato i Fiori di Pietra astratti dell'immagine. Fiori di pietra nati dagli anfratti impervi del nostro Carso. Che mi dà emozioni forti, in qualsiasi ora del giorno io lo contempli. Con uno stupore sempre estatico, pressoché indescrivibile.
Al Crepuscolo l'emozione si fa più forte. Per la magia dei contrasti cromatici e lo sfilacciarsi di forme in corsa sotto i colpi della Bora, quasi onnipresente, a donare salti percettivi unici. Mentre i sensi si inebriano dei sentori tannici tipici della nostra benedetta Terra. E la mente va a ritrovare, con sgomento, la Storia cruenta del '900.
Il senso del Sublime, quindi, a metà tra il Bello e il Terribile, scandisce il mio andare tra doline e forre.
Oh, impareggiabile mio Carso "duro e buono"! (v. cit. in calce.)

Irene Navarra, Fiori di Pietra, Disegno grafico, 31 Marzo 2023.

Albore sulla terra scura
Muschi sotto i passi - Erbe
filanti per refoli improvvisi.
Frusciare fragile di foglie
che intaccano le nubi
stracciate dalla Bora.
Brandelli
di Buio in dissolvenza.

In questa nascita potente
(raggio dopo raggio a conquistare
le geometrie ruvide del Carso)
sbocciano Fiori di Pietra.
E sono carezze per la mano.

Così cerchi di dire.
Ma la tua voce si fa fiato di statua
nella Luce che dilaga.

E per finire una citazione:

"Carso, che sei duro e buono! Non hai riposo, e stai nudo al ghiaccio e all'agosto, mio Carso, rotto e affannoso verso una linea di montagne per correre a una meta; ma le montagne si frantumano, la valle si rinchiude, il torrente sparisce nel suolo.
Tutta l'acqua si inabissa nelle tue spaccature; e il lichene secco ingrigia sulla roccia bianca, gli occhi vacillano nell'inferno d'agosto.
Non c'è tregua.
Il mio Carso è duro e buono. Ogni suo filo d'erba ha spaccato la roccia per spuntare, ogni suo fiore ha bevuto l'arsura per aprirsi.
Per questo il suo latte è sano e il suo miele odoroso."

Da: Scipio Slataper, Il mio Carso, 1912.