Eccomi qua, tra la Rosa delle antenate e gli Astri che sono i miei fiori di nascita.
Astri settembrini di tinta Magenta, colore che amavo moltissimo quand'ero bambina.
I disegni delle mie principesse avevano sempre i vestiti sontuosamente dipinti di Magenta.
Vaporosi, fluttuanti nelle gonne, a giustacuore nei corsetti. Il manto, invece, si connotava di tutte le sfumature del cielo: dal Bianco, all'Azzurro, al Celeste. Blu intenso in genere ai bordi, rifiniti anche di qualche tocco d'Argento. Metallo di cui immaginavo fatta la tiara che portavano sui capelli, molto lunghi e ribelli e neri ala di corvo. Un po' spettinati dalla Bora.
Più streghe che principesse, forse.
Irene Navarra, La Rosa antica, gli Astri settembrini, la Rete, Fotografia, 2014.
Ed eccomi ancora, sull'onda del ricordo, in una lirica che mi rappresenta come la Rosa antica e gli Astri settembrini e la Rete di ferro battuto da cui, simbolicamente,
sono trattenuta al di qua del pieno circuito esistenziale.
La casa e il giardino sono per me rifugi inalienabili.
Benedetta sia la Rete.
Di Astri settembrini è fatta la vicenda che si evolve e muore nell’arco di un respiro.
Per saperne di più sul mio stretto rapporto con gli Astri settembrini, clicca Qui. Accederai così alla pagina loro dedicata in correlazione, peraltro, con la mia nascita.
Irene Navarra, Il mio palcoscenico 2, Disegno grafico, 14 Novembre 2022.
"Non fidatevi mai dell'artista. Fidatevi del racconto."Lo dice D. H. Lawrence.
Ovvero: la forza dell'arte ha poco a che fare con l'attendibilità. Se ti senti emotivamente coinvolto in quanto leggi o ammiri, non pensare nemmeno per un momento che in quelle parole o immagini tu stia trovando chi ne è l'artefice. Non lasciarti coinvolgere più di tanto. Potresti rimanere ingenuamente deluso oppure (cosa davvero grave) scottato e rovinato irrimediabilmente dalle sue verità / invenzioni.
Alla buon'ora. L'ho detto finalmente.
Pertanto dichiaro che l'artista è spettatore inattendibile di eventi spirituali e non.
Le Sfumature, le Sfocature che derivano dalla sovrapposizione di immagini (reali e mentali naturalmente, visionarie sempre), quelle contano.
E in quanto ho appena affermato mi riconosco proprio.
Sono dunque una produttrice di storie che nascono per un colpo di bacchetta magico-letteraria e, di conseguenza, ne sono anche spettatrice inattendibile perché le vedo srotolarsi, le faccio mie, ma, al contempo, so che non lo sono.
La creazione è tutta una burla.
Ne sono consapevole.
Da tale Premessa nasce un racconto lirico che mi vede coinvolta fin dalle mie origini (Prima parte: Rappresentazione sul Fiume, con Dante Alighieri, William Shakespeare e John Everett Millais.) e, assieme, lucidamente distaccata. In particolare nella Seconda parte, cioè questa in corso di stesura che s'intitola per pura provocazione La spettatrice inattendibile, ed è collegata nell'intimo nucleo alla precedente. Da cui, però, prende le distanze. Così. Di punto in bianco. Spontaneamente. Senza nemmeno interpellarmi. La Poesia vive di vita propria. E si nutre di giochi immaginari.
Devo, quindi trovare una sorta di rimedio alla duplicità assassina di Vero e Fantastico. Che, peraltro, spesso indossa la maschera del Vero.
Il grande Padre Dante Alighieri mi indica la strada del Dialogo con l'Anima in forma euristica. Io la percorro tutta. Fino all'assurdo del suo contrario. Nella sovrapposizione delle due istantanee, la visionaria e la razionale, sta la giusta interpretazione (Wittgenstein docet con i suoi Libri blu e marrone).
E adesso la lirica che è manifesta "burla letteraria".
Me la sussurro, ironicamente turbata nel pensiero razionale.
Con buona pace del mio cuore che scalpita alla definizione.
Irene Navarra, Il gelso pregava, Fotografia e Grafica, 2015.
Leggo serena la mia musica
mentre cammino sul sentiero
che mi porta a casa -
Le nubi sono il flauto duttile del vento
e i rami spogli del gelso in supplica
flessibili archi elastici
sferzanti una scenografia
di fili d'erba e cielo giallo-rosa.
Rugosi e nocchiuti gli strumenti
radicati nella terra.
Chioma svettante verso l'alto l'uno
e candelabro l'altro
con le torture della storia sopra i fusti.
Le riconosco nelle metriche delle cortecce
a strati, ghirigori, fibre sfilacciate.
E mi ci adagio.
Come fossero culle vegetali.
Un solco a ogni me
smarrita confidente in quegli anfratti.
Finché si ricompone un corpo altro:
contenitore senza dissonanze
con l'arpa sottile dei vitigni
a far da sfondo e coro di metallo.
Così divento ballerina all'improvviso.
Volo librando sulle punte dentro un teatro
creato dal mio Autunno personale
con luci quasi spente e qualche umano.
Ah, quanta Arte in me.
E adesso una clip di VideoPoesia. Nel testo, nelle immagini e nella musica esprime bene la gioia della Consapevolezza piena, che travalica ogni difficoltà e consola l'Anima innocente. Per la precisione si riferisce a un momento molto difficile della mia vita, superato con la meditazione e l'esperienza della Metamorfosi panica. Diventare Natura viva è un Rimedio potente. "Così si comincia" scrivo nella lirica. Il resto viene da sé
La guerra gentile Breve racconto lirico della lotta tra il Bene e il Male come Nota a Margine delle Leggende di Antonín Leopold Dvořák Personaggi: Armònia Mostro
Irene Navarra, La guerra tra Bene e Male - Armònia e Mostro si incontrano a Mariupol, Disegno grafico, 25 Aprile 2022.
La prima volta che, su suggerimento dell'amica pianista Michela Cuschie, ho ascoltato le Leggende di Dvořák, mi sono sentita invadere da uno sconfinato senso di gratitudine per il musicista e per chi mi aveva portata a conoscerle. Poi, mentre mi compiacevo con una sorta di sensualità innocente di quell'esperienza, mi si formavano nella mente strutture mutevoli conteste di chiarore e tenebra e risaltanti sul sfondi quasi apocalittici. Non erano personaggi veri e propri quelli che lottavano nel mio mondo temporaneo fatto di suoni, sfumature, bagliori accesi e subito spenti. Erano aspetti di quel vasto affresco primordiale che noi supponiamo alla base della civile consistenza. Era il mito d'origine. La lotta tra il Bene e il Male in cui il mio Bene aveva un fluire armonico, il Male invece si reggeva sull'orrido e sul deforme: caratteri, questi, che intuivo inevitabili per chi non aveva mai conosciuto una carezza. Il fulcro, quindi, delle mie fantasie era una guerra. Mi imperversava dentro in colori a contrasto e sembianze ora dense, ora tenui e - lo percepivo con chiarezza - doveva riuscire gentile. L'Armonia avrebbe vinto qualsiasi rabbia. Sbaragliando con cauta determinazione ogni spunto d’odio.
Iniziai quindi il mio personale percorso lirico con Assetto di guerra, la cui sostanza di canto si correlava alla Prima invenzione dell’opera. Ne seguirono altre quattro, cesellate attorno ai Movimenti che suscitavano in me un'eco vasta e duratura. Le chiamai Onde. Perché questa era la movenza di fondo dei vari testi. Sinusoidi spumose e trasparenti che si dilatavano, avanzando e ritirandosi in vortici di tempesta siderale, fino alla calma assoluta dell'universo finalmente rasserenato. Lo sconfinato Mare dell'Essere era, allora, la quinta scenica adatta e imprescindibile.
Se così doveva accadere, dunque, così sarebbe accaduto.
Con buona pace del mio pensiero razionale.
Amen.
N.B.: le Leggende op. 59, B. 117, originariamente scritte per duo di pianoforte e poi riviste per un'orchestra ridotta, sono dieci invenzioni poetiche in cui l'autore, ispirato dal fermento dello spirito nazionale boemo, esprime con fervida immaginazione la sua calda interiorità. La loro composizione risale all'inizio del 1881. Qui di seguito - in calce ai testi - vi propongo la versione integrale orchestrata, per esecuzione della Scottish Chamber Orchestra e con la direzione di José Serebrier. Buon ascolto. Su You Tube potrete trovare anche delle valide interpretazioni per pianoforte a quattro mani (Antonin Dvořák -Legends op.59 Ani & Nia Sulkhanishvili).
Onda 1: Assetto di guerra Primo movimento - Allegretto non troppo, quasi andantino, D moll
Di spuma il corpo e il cuore affronto una battaglia strana. Combatto un Essere deforme ornata di un fervore etereo che dona solo cenni di carezze mute. Il vento mi darà una voce cristallina per penetrare in ogni poro della sua sostanza. Così l’annienterò. Vibrando fiduciosa. E divenuta cerchio d’onda, lo circuirò di pura leggiadria.
Onda 2: Strategie Secondo movimento - Molto moderato, G dur
Intanto percepiamo i nostri umori. Fangoso, il suo, sul mio corpo leggero. Si muove in lente scie. Vorrebbe possedermi mentre mi avvolgo in spire e filtro nel suo fiato piegando la violenza bruta al mio sgorgare sciolto.
Onda 3: La battaglia Terzo movimento – Allegro giusto, G moll
Uno stillare tenue coi fiori blandi dell’Aurora attorno alla materia orribile sorpresa della mia bellezza. E il sole che trionfa sui pensieri serrati in scatole di Tenebra. E l’Allegria che si fa strada e sale lungo i canaloni stretti di una vita opaca. Verso la cima. E oltre. Mirando al punto luminoso dove la terra scopre il cielo.
Onda 4: La vittoria Sesto movimento – Allegro con moto, Cis dur
La tregua abnorme prima della fine porta un pulsare eccentrico. Follia di sensi inquieti. Lo vedo chiaramente, ora. Lui che si allenta a un dilagare azzurro. Azzurra nube espansa nel mio sguardo. Insisto dentro un ritornello che si armonizza all’aria fervida. E sta. Bimbe di porcellana in vesti bianche, il mio esercito gentile. Armate ad arabeschi come i pizzi rugiadosi delle ragne in caccia tessono trame lusinghiere. Ta da, Ta da, Ta da, Ta da, Ta daaaa. Ta da, Ta da, Ta da, Ta da, Ta daaaa. Io filo stami di una nuova essenza. Lui si adagia.
Onda 5: Rinascita Decimo movimento – Allegro con moto, Cis moll
Uno rapido sussulto nella mente. Bagliori in velature lievi. Sento che Lui mi accetta e si conforma. Comunica visioni astrali. Quelle d’Inizio. Immagini si snodano: la nascita in cristalli cosmici, i voli iridescenti, la caduta. E poi anelli che si legano ad anelli sempre più radiosi. Siamo due fiamme vive in libero fluire. Fremiti puri e consenzienti. dello stesso cuore.
Preservazione criogenica del fiore, l'ho chiamata così la tecnica usata per salvare dalle gelate in primavera le piante da frutto. Ignoro se la definizione possa essere giusta, ma mi piace. Credo che illustri bene il fenomeno fisico. In termini scientifici la procedura si definisce Irrigazione sopra chioma e spiega la modalità di esecuzione. Il sistema viene dall'Austria, si pratica in Trentino e anche nella mia regione, che è il Friuli Venezia Giulia.
Qualche giorno fa ho avuto la gioia di visitare il Regno del ghiaccio che tutela gli alberi da frutto. Mi sono addentrata nel mondo diafano dei meli, dei ciliegi e dei susini in protezione dal gelo assassino con il gelo buono. Tutto scricchiolava dolcemente mentre il sole illuminava i cuori rossi dei brillanti naturali sparsi sugli alberi ibernati in file ordinate. Morte e Vita assieme. Mi ci sono seduta, in quel giardino algido, accomodandomi con circospezione su una sedia lasciata là a godersi quella gloria. Pareva un trono regale da cui contemplare la meraviglia delle creature arboree - Sacerdotesse del Tempo sotto sospese spoglie - agghindate per un rituale arcano.
E mi ci sono persa in quelle creature, al punto da sperimentare l'identificazione nei Quarzi che le ornavano. Pietre preziose sparse a piene mani.
Ho inspirato materia traslucida ed espirato calore in eccesso. Più volte.
Niente più squilibri. Niente alterazioni da furori compressi. Il corpo manteneva l’opportuno tepore. La mente un'equa discrezione. Lo spirito si espandeva affrancato da ogni legame.
Irene Navarra, L'anima rossa del gelo, Fotografia, 8 Aprile 2021.
Didattica minimale per la Meditazione cromatica in Quarzo di gelo.
(Il Quarzo del gelo è la metafora adatta alla Meditazione cromatica avulsa da riferimenti materiali.)
Resa d'incanto fiore di melo
nella corazza di difesa ghiaccia
come canora scatola lucente,
sono scintilla e gelo.
L’anima rossa
blandita dal cristallo
che si scioglie al Sole
- piano cantando melodie -
tende a distendere i suoi lembi
per poi librarsi in volo.
Fatta vapore iridescente.
Le fotografie sono state scattate nell'Azienda agricola e vitivinicola di Alide Mancin e Maurizio Marega in Località Mainizza di Gorizia.
Quello dell'investitura cromatica. In questo assolato pomeriggio trascorso a girovagare tra le grasse zolle della mia campagna ho sentito la prepotenza del colore invadermi e conquistarmi. Le mie difese umane si sono dissolte. Arresa all'imponderabile attrazione che intrideva l'aria, ho respirato Viola, Verde e Ocra: i pigmenti prodigiosi della mia Terra in Aprile. Quando cioè:
Di tocchi lievi
ha il passo Primavera.
Vestendo viole.
La Meditazione conseguente è stata quanto di più spontaneo potesse accadermi. Ne porto ancora i segni cangianti sulla pelle. Probabilmente li vedo solo io. Ciò però mi basta.
Irene Navarra, Di viola e Ocra, Acquerello grafico, 5 Aprile 2021-