Irene Navarra, Rose e nubi, AIArt, 24 Febbraio 2023.
Oggi è una giornata che si dovrebbe cancellare dal calendario.
Oggi, 24 Febbraio 2023, ricorre l'anniversario dell'invasione dell'Ucraina.
Ho scritto e pianto per quel popolo fiero costretto a subire l'inenarrabile. Bisognerebbe provare per capire. Avere i propri cari uccisi, torturati, deportati, le case distrutte, la cultura soffocata con fredda determinazione e crudeltà. Bisognerebbe vivere sotto la costante minaccia di un feroce attacco dal cielo.
Essere obbligati a emigrare, lasciando la propria terra benedetta.
Bisognerebbe.
Io immagino, soffro e scrivo piccole cose senza importanza.
I miei "sensi residui" non hanno punti. Vanno. Quasi con movimento proprio. Procedono ad agganci di significato, talvolta tanto minimi da autodistruggersi per poi riformarsi in impressioni eteree e richiami subliminali. Uniche regole (spontanee peraltro): il ripetersi di parole-chiave dall'uno all'altro frammento e l'evitare orrorose visioni.
La meta? Un po' di Leggerezza.
*
di tante parole che avevo sorelle mi restano solo sognare sereno fluire
La guerra gentile Breve racconto lirico della lotta tra il Bene e il Male come Nota a Margine delle Leggende di Antonín Leopold Dvořák Personaggi: Armònia Mostro
Irene Navarra, La guerra tra Bene e Male - Armònia e Mostro si incontrano a Mariupol, Disegno grafico, 25 Aprile 2022.
La prima volta che, su suggerimento dell'amica pianista Michela Cuschie, ho ascoltato le Leggende di Dvořák, mi sono sentita invadere da uno sconfinato senso di gratitudine per il musicista e per chi mi aveva portata a conoscerle. Poi, mentre mi compiacevo con una sorta di sensualità innocente di quell'esperienza, mi si formavano nella mente strutture mutevoli conteste di chiarore e tenebra e risaltanti sul sfondi quasi apocalittici. Non erano personaggi veri e propri quelli che lottavano nel mio mondo temporaneo fatto di suoni, sfumature, bagliori accesi e subito spenti. Erano aspetti di quel vasto affresco primordiale che noi supponiamo alla base della civile consistenza. Era il mito d'origine. La lotta tra il Bene e il Male in cui il mio Bene aveva un fluire armonico, il Male invece si reggeva sull'orrido e sul deforme: caratteri, questi, che intuivo inevitabili per chi non aveva mai conosciuto una carezza. Il fulcro, quindi, delle mie fantasie era una guerra. Mi imperversava dentro in colori a contrasto e sembianze ora dense, ora tenui e - lo percepivo con chiarezza - doveva riuscire gentile. L'Armonia avrebbe vinto qualsiasi rabbia. Sbaragliando con cauta determinazione ogni spunto d’odio.
Iniziai quindi il mio personale percorso lirico con Assetto di guerra, la cui sostanza di canto si correlava alla Prima invenzione dell’opera. Ne seguirono altre quattro, cesellate attorno ai Movimenti che suscitavano in me un'eco vasta e duratura. Le chiamai Onde. Perché questa era la movenza di fondo dei vari testi. Sinusoidi spumose e trasparenti che si dilatavano, avanzando e ritirandosi in vortici di tempesta siderale, fino alla calma assoluta dell'universo finalmente rasserenato. Lo sconfinato Mare dell'Essere era, allora, la quinta scenica adatta e imprescindibile.
Se così doveva accadere, dunque, così sarebbe accaduto.
Con buona pace del mio pensiero razionale.
Amen.
N.B.: le Leggende op. 59, B. 117, originariamente scritte per duo di pianoforte e poi riviste per un'orchestra ridotta, sono dieci invenzioni poetiche in cui l'autore, ispirato dal fermento dello spirito nazionale boemo, esprime con fervida immaginazione la sua calda interiorità. La loro composizione risale all'inizio del 1881. Qui di seguito - in calce ai testi - vi propongo la versione integrale orchestrata, per esecuzione della Scottish Chamber Orchestra e con la direzione di José Serebrier. Buon ascolto. Su You Tube potrete trovare anche delle valide interpretazioni per pianoforte a quattro mani (Antonin Dvořák -Legends op.59 Ani & Nia Sulkhanishvili).
Onda 1: Assetto di guerra Primo movimento - Allegretto non troppo, quasi andantino, D moll
Di spuma il corpo e il cuore affronto una battaglia strana. Combatto un Essere deforme ornata di un fervore etereo che dona solo cenni di carezze mute. Il vento mi darà una voce cristallina per penetrare in ogni poro della sua sostanza. Così l’annienterò. Vibrando fiduciosa. E divenuta cerchio d’onda, lo circuirò di pura leggiadria.
Onda 2: Strategie Secondo movimento - Molto moderato, G dur
Intanto percepiamo i nostri umori. Fangoso, il suo, sul mio corpo leggero. Si muove in lente scie. Vorrebbe possedermi mentre mi avvolgo in spire e filtro nel suo fiato piegando la violenza bruta al mio sgorgare sciolto.
Onda 3: La battaglia Terzo movimento – Allegro giusto, G moll
Uno stillare tenue coi fiori blandi dell’Aurora attorno alla materia orribile sorpresa della mia bellezza. E il sole che trionfa sui pensieri serrati in scatole di Tenebra. E l’Allegria che si fa strada e sale lungo i canaloni stretti di una vita opaca. Verso la cima. E oltre. Mirando al punto luminoso dove la terra scopre il cielo.
Onda 4: La vittoria Sesto movimento – Allegro con moto, Cis dur
La tregua abnorme prima della fine porta un pulsare eccentrico. Follia di sensi inquieti. Lo vedo chiaramente, ora. Lui che si allenta a un dilagare azzurro. Azzurra nube espansa nel mio sguardo. Insisto dentro un ritornello che si armonizza all’aria fervida. E sta. Bimbe di porcellana in vesti bianche, il mio esercito gentile. Armate ad arabeschi come i pizzi rugiadosi delle ragne in caccia tessono trame lusinghiere. Ta da, Ta da, Ta da, Ta da, Ta daaaa. Ta da, Ta da, Ta da, Ta da, Ta daaaa. Io filo stami di una nuova essenza. Lui si adagia.
Onda 5: Rinascita Decimo movimento – Allegro con moto, Cis moll
Uno rapido sussulto nella mente. Bagliori in velature lievi. Sento che Lui mi accetta e si conforma. Comunica visioni astrali. Quelle d’Inizio. Immagini si snodano: la nascita in cristalli cosmici, i voli iridescenti, la caduta. E poi anelli che si legano ad anelli sempre più radiosi. Siamo due fiamme vive in libero fluire. Fremiti puri e consenzienti. dello stesso cuore.
Una notizia terribile, quella del suicidio di Kostantin Olmezov. La Morte l'ha preso per mano nell'attimo stesso in cui Lui ha capito di non poter vivere da non libero.
Un suicidio eroico, quindi, il suo.
Pace a te, Fratello.
Irene Navarra, Fiori per Kostantin, Grafica, 2022.
A quale settore di studio rivolgermi in questo frangente così terribile e controverso?
Recupero Bisanzio e la sua storia, riflettendo sullo scorrere del tempo con Anna Comnena¹.
Icona su tavola di larice (Collezione privata).
Come salvarci dall’affanno convulso del giorno dopo giorno divenuto ormai una gabbia per coatti consenzienti? Medito una via di fuga attraverso un sano esercizio della mente al recupero di sé. E per riadattarmi devo: comprimere il consueto regime comunicativo in un larvato brusio di fondo, ritarare la curiositas ridimensionando l’attualità al galoppo sfrenato, la politica girotondesca, la società stravolta di eccitazione o sgomenta di noia, il costume e le sue maschere, il quotidiano deformato e deformante. Ora come ora anche la guerra alle frontiere. I barbari in agguato. Inoltre devo – e la prova diventa più complicata anche se non impossibile – devo agganciare un motivo incuneato alle mie spalle, nelle sinapsi di generazioni all’apparenza spente perché trascorse, ma non rigettate dalla nostra galassia. Quindi vive e palpitanti, come l’universo fuori dal punto da cui derivò espandendosi dopo il Big Bang. Abbandonarsi al flusso di attimi e attimi che risalgono le epoche trascorse in trafila infinita, sarebbe una soluzione magnifica. Per legare ad anello il presente e il passato, senza sofisticazioni, senza voragini di trascuratezza. Al di là della pletora di notizie in cui ci invischiamo sempre più, glassati dal miele stantio dell’informazione usa e getta, in mutamento continuo, per logiche di sensazionalismo a tutti i costi. Al di là di ogni banale entusiasmo modaiolo, di qualsiasi eccesso, oltre le stravaganze minimaliste o barocche del nostro vivere hic et nunc, resta una zona franca di pensiero dai battenti spalancati a studiosi e dilettanti di buona volontà. Dove addentrarsi guardando l’orizzonte, con disposizione alla ricerca, all’approfondimento, allo scavo archetipico in quanto mezzo di un’ipotetica scienza ultramoderna quale solo l’Archeologia delle idee potrebbe essere. In quella sorta di Paradiso Terrestre speculativo all’origine della contingenza cosmica si avrà la ventura di incontrare parole familiari e segni criptici, se ne godrà come se fossero opere di artisti sublimi. Saranno le icone intrise di porpora e oro di chi elegge l’otium a sua filosofia esistenziale. Mentre la televisione strepita, la radio bercia, le locandine di eventi meravigliosi si accumulano le une sulle altre con lo stesso gioco dei foglietti di un calendario.
Tutto viene e anche va. Sta in noi trovare le formule cangianti per irretirne la scomparsa. Non servono cabale e numeri babilonesi. Basta affidarsi alla Tradizione, recuperando il filo della Memoria. Magari con un rinfrescante tuffo nel Mito. Quello che nel mondo antico stava alla base di ogni tratto importante dell’evoluzione. Una forza operosa propria all’atto stesso del nascere e del creare. Tradizione, Memoria, Mito: sfere perfette di interazione svarianti a comporre la Storia dell’uomo che lo riporta nel racconto di progressi, cadute e illusioni fantastiche. Con le forze policrome delle facoltà logiche e intuitive insite in lui per natura. Sempre alla ricerca di ciò che l’aveva preceduto: un’atmosfera unica, singolare di per se stessa. Tracce. Così labili da parere pulviscolo di ali di tarma. Nutrirci dei frutti succosi sortiti da semi di ere lontanissime, quindi. Consci del nostro appartenere alla medesima pianta spesso vittima d’incuria e disprezzata perché specie tanto nell’oblio da risultare quasi aliena. Le opportunità di scelta sono abbondanti. Molto è stato sviscerato, frugato, sezionato. Le testimonianze le abbiamo in tomi e tomi provvisti di note e supernote così copiose da travalicare il testo vero e proprio nella misura della pagina. Molto però aspetta di essere scoperto e riferito: per amore di verità, per etica del rapporto con quanto siamo, con il nostro prodotto derivato da una somma di fattori che non dovrebbero rimanerci oscuri. Tra i vari fulcri d’indagine - pur rigogliosi di saggi, di critiche vaste e dotte - esistono tuttora delle zone più vergini, e, pertanto, più allettanti. In quelle lande seducenti e misteriose, gravita il pianeta Bisanzio la cui patina d’oro caldo sta sotto strati di polvere, di rado e troppo distrattamente dispersa. Talvolta con fare da romanzo, lodevole di sicuro ma non ottimale per ovvi motivi di forzature opinabili. Eppure, se solo ci si avvicina alla sacralità del vivere dei Bizantini, se si intuisce la sicurezza metafisica sottesa al loro agire, la ritualità che lo scandiva, l’ottica spirituale che lo illuminava di luce fulgidissima, la valenza educativa e la funzione pragmatica di ogni dettato, la capacità di rendere visibile l’invisibile nell’arte, allora si potrà stabilire un dialogo con personaggi straordinari come il patriarca Fozio, Alessio I Comneno, la figlia Anna, Michele Attaliate, Michele Cerulario. Ermeneutica costruttiva, questa, utile a ristabilire un ordine severo di gesti calibrati e riflessioni attente. Perché, come dice proprio Anna Comnena nel Proemio dell’Alessiade:
‹‹Il Tempo, nel suo scorrere perpetuo e irresistibile, trascina via con sé tutte le cose create, e le sprofonda negli abissi dell'oscurità, siano esse azioni di nessun conto o, al contrario, azioni grandi e degne di essere celebrate, e pertanto, come dice il grande poeta tragico [Sofocle], “porta alla luce ciò che era nascosto e avvolge nell'oscurità ciò che è manifesto”. Ma la Storia è un valido argine contro il fluire del Tempo, e in certo modo costituisce un ostacolo al suo flusso irresistibile e, afferrando con una salda presa quante più cose galleggiano sulla sua superficie, impedisce che scivolino via e si perdano nell'abisso dell'Oblio.››
Icona su lastra d'argento (Collezione privata).
Che è quanto succede e succederà di sicuro ai personaggi e ai fatti di questa inutile guerra scatenata contro l'Ucraina.
Ci ricorderemo del Presidente russo Putin come ci ricordiamo di altri "attori" del nostro vissuto abbastanza recente. Molti eventi saranno enfatizzati ed altri cancellati. Resterà lo sconcerto per una sovranità nazionale pesantemente violata, per l'impotenza dell'Europa e del Mondo a fermare un'aggressione assassina, risalterà il dolore per le perdite umane e culturali che si sarebbero potute evitare con la "prudenza", virtù antica a lungo cancellata dai nostri vocabolari istituzionali. La esercitiamo adesso, fragilmente paurosi, mentre un popolo sta morendo e una civiltà viene spazzata via dalla furia iconoclasta, apparentemente inarrestabile. di chi pone il diritto del più forte al di sopra di tutto.
¹Anna Comnena: Principessa bizantina (n. 1083-m. 1148 ca.). Primogenita dell’imperatore Alessio I, contestò il diritto di successione al trono del fratello Giovanni Comneno (1088-1143) e cospirò contro di lui per far salire al trono il marito, Niceforo Briennio (1062-1137). Di vasta cultura, scrisse un’opera storica, l’Alessiade, in onore del padre. (Fonte: Enciclopedia Treccani).