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mercoledì 3 maggio 2023

Poesia / Frammento 51: Nel deserto in fiore (Storia di un'ape).

 Sembra una fiaba il mondo dell'immagine.
Un'invenzione da Giorgia O'Keeffe.
Ma non lo è.
È solo una mia visione.
Un sogno ricorrente in cui sono diversa.
E sto a meraviglia.
Perché mi trovo in una dimensione parallela a quella in cui vivo abitualmente.

(Irene Navarra), All'ombra di un fiore, AI e Grafica, 3 Maggio 2023.


Piante aliene gigantesche
e un orizzonte morbido di nubi
e di colline blu cobalto sotto un cielo ciano
in questo luogo creato dalla mente.
Sembra un deserto.
Bene.
Nessuno in giro.
Posso godermi il panorama
che nitido risplende.

All'ombra di un sontuoso fiore,
sosto
inalando il polline succoso
che mi ricopre col suo velo.

Qui sono un'ape.
E qui,
nel sogno compiacente,
vivrò cent'anni e più.
Beatamente.

IQ48



Già allora (correva l'anno 2020) rappresentavo me e la natura in modo particolare.

(
(IQ48), Irene delle api - Verso casa, AI, 3 Maggio 2023.


martedì 2 maggio 2023

Poesia / Cronaca: Sull'essenza degli oggetti.

 

Riccardo Bortolami, Oggetti, Disegno a lapis e matita colorata, 2023.


Gli oggetti sono:
storie d'uomini.
Le immagini di oggetti
sul foglio da disegno sono:
proiezioni di segni e tinte.
Talvolta anche distorcimenti.
Ma non dicono un bel niente
dei loro occhi che guardano.
Lo so.
E poi si negano
e nascondono
e spariscono
per disamore indifferente.
Gli oggetti sono nella mente
con la letizia di giornate generose
o agre come il succo del limone acerbo.
Gli oggetti sono parte di ricordi
che si riformano perfetti ai nostri sensi.
Così la tazza di sakè
bevuto a lume di candela
dentro l'ovatta di un'Aurora giapponese,
o la bottiglia blu d'assenzio
aperta per provare le farfalle
in una Sera uggiosa di Parigi,
oppure il cubo che lanciavi da bambino
ridendo irriverente.

Gli oggetti sono scie luminescenti
d'impronte digitali
impresse sulla loro pelle.


Qui Margini, B&V Editori.

E Qui la poesia La rete (con Costantino Kavafis) da Margini.


lunedì 1 maggio 2023

Poesia / Frammento 50: Campo di grano, cielo viola.



Recuperando una visione.
Sotto il cielo viola il mare giallo del grano.
E io, creatura della Terra, tutt'uno con il ritmo profondo del Creato.

(Irene Navarra), Campo di grano, AI painting.


Campo di grano, cielo viola.
Il crepuscolo si espande col suo velo.
Nella finzione a occhi chiusi
del momento che si rinnova
insinuo la mano tra le spighe
e faccio scorrere le dita
sopra i pungenti carpì.
Ritrovo i sensi dell'estate.
E quel colore...
So perché van Gogh se lo mangiava.
Poi alzo le braccia
a conquistarmi il cielo
tanto viola nella sera di broccato.
Respiro piano la sua gloria.
Gli occhi sono fiori di lavanda
e il corpo è lieve nube
nel profumo che dilaga
e sale in me così speciale
da farmi incanto duraturo.

Irene Navarra, Metamorphoseon liber, II, 50. 
[© Tutti i diritti sono riservati]

giovedì 27 aprile 2023

Poesia / Tanka 39: Ortensie in vaso con ape (Meditazione in Rosa Magenta e Viola Chiaro).


Le api lo fanno. Intendo l'esercizio di stile (molto elegante) del trasvolare il loro territorio floreale per saggiare il banchetto in offerta. È quanto di più suggestivo si possa immaginare. Basta un vaso con dentro delle ortensie raccolte dal giardino, e la magia ha inizio.
Dalla finestra, spalancata sul cielo libero, entra un'ape.
Un'ape sola basta a donarci il miracolo dell'Ascolto profondo, della Visione spirituale. Un mare di Rosa Magenta-Viola chiaro, la corposità quasi cartacea dei petali, il numero spropositato di piccolissimi pistilli generano nell'insetto curioso precisi desideri da appagare.
Ronzio - silenzio - ronzio: il gioco è fatto.
Di corolla in corolla la navigazione aerea porta danza e musica, alzando polline.
Intuisco i villi dell'ape brillare di puntini dorati.
Ronzio - silenzio - ronzio. La missione è compiuta.
Il corpo appesantito dal pulviscolo prezioso, dal nettare succhiato, Lei riprende la sua ricerca.
Che è una quest vera e propria. Galahad l'accompagna perché Lei porta al Sacro Graal: la coppa della Vita che contiene il Nutrimento dell'infinita abbondanza.

Nel vaso sfere
d'ortensie Rosa-Viola.
Un'ape ronza
compiacimento estremo -
Esercizio di Vita.


(Irene Navarra), Ortensie in vaso con ape, AI e Grafica, 27 Aprile 2023.

In danza e musica mi preaparo, quindi, ad affrontare il viaggio dell'immersione cromatica.
Tutti i sensi allerta - nel salire della musica naturale di minime ali di velo, di infinitesimi spostamenti di foglie e fiori al tocco di un corpicino tanto leggero, del sussurro suadente di Galahad tutt'uno con la brezza che gonfia le tende di pizzo - leggo il mio odierno spartito.

Inspiro Rosa Magenta. Profondamente. Per un lavacro rituale.
Espiro sedimenti agri. Li sento staccarsi dalle cellule. Evaporare.
Inspiro note Viola Chiaro che sondano le mie vene, purificando il sangue.
Espiro gromma appiccicosa.
Ossigeno per me il Viola.
Un tonico per l'anima e per la mente dai pensieri finalmente solo puri.
Inspiro - Espiro. Più e più volte.
Mentre attorno si espandono i suoni della Natura a formare una Sinfonia da origine dell'Universo.
Inspiro - Espiro ancora.
Piano. Molto piano.
Apro gli occhi e guardo serena le cose.
Ritorno al qui e ora.
Rinata.

martedì 25 aprile 2023

Poesia / Percezioni: Respiro breve il mio, il nostro (da Ambigua-Mente Poesie).


Eccomi qua, tra la Rosa delle antenate e gli Astri che sono i miei fiori di nascita.
Astri settembrini di tinta Magenta, colore che amavo moltissimo quand'ero bambina.
I disegni delle mie principesse avevano sempre i vestiti sontuosamente dipinti di Magenta.
Vaporosi, fluttuanti nelle gonne, a giustacuore nei corsetti. Il manto, invece, si connotava di tutte le sfumature del cielo: dal Bianco, all'Azzurro, al Celeste. Blu intenso in genere ai bordi, rifiniti anche di qualche tocco d'Argento. Metallo di cui immaginavo fatta la tiara che portavano sui capelli, molto lunghi e ribelli e neri ala di corvo. Un po' spettinati dalla Bora.
Più streghe che principesse, forse.

Irene Navarra, La Rosa antica, gli Astri settembrini, la Rete, Fotografia, 2014.


Ed eccomi ancora, sull'onda del ricordo, in una lirica che mi rappresenta come la Rosa antica e gli Astri settembrini e la Rete di ferro battuto da cui, simbolicamente,
sono trattenuta al di qua del pieno circuito esistenziale.
La casa e il giardino sono per me rifugi inalienabili.
Benedetta sia la Rete.

Di Astri settembrini
è fatta la vicenda
che si evolve e muore
nell’arco di un respiro.

Respiro breve il mio, il nostro.
In aspro contrappunto
a quello della patina di crespo
– un flusso eternamente –
dove s’incaglia
questo vivere di gelo.

(Da Percezioni, 2005 - 2023. In editing come: Irene Navarra, Ambigua-Mente Poesie - [© Tutti i diritti sono riservati].

Per saperne di più sul mio stretto rapporto con gli Astri settembrini, clicca Qui. Accederai così alla pagina loro dedicata in correlazione, peraltro, con la mia nascita.


domenica 23 aprile 2023

Poesia / Tanka 37: Ritornano le rose (Meditazione cromatica in Rosa pallido, Giallo-Crema, Verde e Ocra).

Sono fiorite
le mie rose antiche.
Portano in cuore
impronte d'antenate.
Come di raso. E storie.

IQ48 romantica

Irene Navarra, Sono fiorite le rose del mio giardino, Fotografia e Grafica, 22 Aprile 2023.


Favola infinita quella delle rose del mio giardino. Favola che si tramanda da generazioni di madre in figlia.
Sono fiori speciali di colore Rosa pallido. La base di ogni singolo petalo è Giallo-Crema. Se ancora in boccio esibiscono un colore più intenso - forse Magenta delicato - che perdono completamente all'apertura.
Profumano moltissimo.
Ed è proprio attraverso il loro profumo che entro in prodigiosa sintonia.
Inizia la mia metamorfosi floreale.
Il Tutto da una corolla.

Il sentore si accende prima lievemente.
Lo percepisco come un sottile richiamo odoroso: una scia da seguire, mentre a poco a poco si espande e permea l'aria.
Mi lascio andare al suo trionfo.
Capitolando inerme.
Così
entra
in me.
Io sono il profumo.
Lo sento nel naso, in bocca, sulla punta delle dita.
I polpastrelli sono petali.
I petali sono la mia pelle.
Come Guerrieri della Luce preservano la teca limpida del mio farmi creatura vegetale.

Inspiro Rosa tenero,
Espiro cenere di rabbia.
Inspiro Giallo-Crema sapido,
Espiro noia.
Inspiro Verde novello,
Espiro greve fumo grigio.
E d'improvviso mi sento.
In me e fuori di me. 
Sapiente di ogni sfumatura Ocra della Terra. 
Inspiro / Espiro. 
Finché sono di stelo, spine, foglie, fiori. E della Terra che li nutre.
Senza sensi umani.
Natura esultante non soggetta a remore, rimorsi, brame. 
Natura priva di coscienza. A meno che non sia il valore del Verde, del Rosa, del Giallo-Crema, delle forme dell'Ocra, delle sezioni auree dei calici perfetti, delle esistenze fragili. Dell'essere sboccianti e declinanti.
Nella gamma pura delle piante, in quella celestiale della fragranza.
Effimeritudine.
Se la intendi, la domini.
Riconoscerla porta al Consistere. Che è farsi in un punto eterni. 
Ecco: l'Effimero come unica certezza deve bastare.
E a noi  - le rose e io - paghe di questo vivere unico e caduco - basta godere dell'aria di vetro della Primavera, e respirare.
Sì. Finalmente respirare.  
 

sabato 15 aprile 2023

Poesia / Barcellona nel cuore (da "Il tempo delle parole", 1992).


Correva l'anno 1992.
Si era in Giugno.
A Barcellona.
Non so raccontarvi la gioia di quel mio ritorno alle origini.
Ero talmente esaltata dal ritrovarmi nella terra degli avi per parte di padre,
che non riuscivano a mettermi a letto.
Ogni minuto si faceva sempre più prezioso.
Dovevo respirare quell'aria strana e tanto familiare,
dovevo correre, vedere, vedere, vedere.
E le palpebre non volevano saperne di chiudersi.

Del viaggio mi restano tanti ricordi meravigliosi, che ritornano nella memoria
senza che io li rievochi volontariamente.
Il Monastero di Sant'Anna e la Calle omonima, in particolare,
mi riappaiono davanti in tutta la loro calda materialità.
Come se non me ne fossi mai allontanata.

Là ho ascoltato un celestiale assolo di chitarra di cui resta testimonianza nella Silloge
Il tempo delle parole, peraltro mai pubblicata perché troppo intima.
Ora è arrivato il momento.

Immagine di freestocks-photos da Pixabay.


Note di chitarra ripetute
mi portano a te,
ragazzo catalano,
intento a un'intima misura.
Quasi di sacro rito.
Mi ricompongono quel suono
che tu evocavi da corde
accarezzate come trecce di fanciulla
.

Sedevi tra la gente fitta
e lo scalino di pietra
era per te il palco di un teatro.
Danzavi lento con le dita
- un cerchio di preghiera il movimento -
e narravi di un amore sconfinato.

In quelle case,
in quella Chiesa antica,
nel tuo dolcissimo sorriso
si è dilatata la quiete
dell'approdo nell'Accordo
tra voci di gente affaccendata.

Barcellona, Spagna: Calle di Sant'Anna, 2 Giugno 1992.
Valun di Cherso, Croazia, 16 Giugno 1992.

Poesia / Frammento 49: Dentro la Sera d'oro antico.

Talvolta una Foto ti riporta indietro nel tempo.
Nel tuo tempo e in quello della scena che non sembra contemporanea.
Per alchimie segrete mi ritrovo in Puglia.
Correva l'anno 2014.

Irene Navarra, Dentro la Sera, Fotografia, 2014.

Indugiando un poco sulla soglia,
a passo di timida cerbiatta,
entra la Sera d'oro antico.
(Sbatto le palpebre
e sono negli occhi della Sera.
Il suo sguardo nel mio.
Ambra preziosa attorno.)
Sulla piazzetta velature d'altri tempi.
Dentro il silenzio
a tratti una musica sottile
mi parla da lontano.
Un taranta triste, forse.
Sembra una supplica d'amore
che si trasforma in nenia dolorosa.
Qualche parola arriva
storpiata dal Grecale.
Giungo le mani.
Sale alle labbra una preghiera
al dio di tanta Grazia.

venerdì 14 aprile 2023

Poesia: Frammento 48: Il sorgere del sole (da "Minimondi").

 

Irene Navarra, Rose - spine -sole, Fotografia.


Il sorgere del sole
In controluce porcellana gialla. Rose.
Il bordo madido di guazza evanescente.
Strette sui raggi, le mie mani.
E sulle spine. Sangue.
Intimità fatta di niente.

lunedì 27 marzo 2023

Poesia / La bellezza collaterale (da Minimondi: Radici).

Con Francesco Petrarca, Emily Dickinson e Lewis Carroll.

Come se fossi all’apice del verde
e tutto il verde, le radici. Dentro
il suo grembo generoso. Gene
maturo e sangue vegetale.
Sentirsi arco e freccia.
Favilla primordiale.

Dal mio Minimondi, pag. 85, Luglio Editore.
Illustrazioni di Silvia Valenti.

Irene Navarra, Verso la Tana del Bianconiglio, Fotografia.

Nella campagna, mia fin da prima della nascita, trovo sempre un cantuccio adatto a me. Può essere una zona d'ombra sotto un albero, un anfratto tra radici affioranti, una zolla rigogliosa... Insomma: la fantasmagorica gamma di eventi in cui la natura è specialista - elemento per elemento, nell'istante opportuno a suo giudizio - mi si fa congeniale.
Il miracolo è che io sia capace di coglierlo d'istinto, l'attimo prezioso. Che in baluginio improvviso si rivela al mio passaggio, aprendosi leggero come fosse una porta su tesori mai nemmeno immaginati.
E lo stupore diventa puro cristallo quando, nel varcare la soglia di quel mondo parallelo in creazione, inizio a sentire il Tutto come Unità profonda.
Quindi canto con i versi di Emily Dickinson. E intessiamo insieme dialoghi che non hanno bisogno di parole. Erbe e Asfodeli, aleggiano intorno in cieli blu profondo. Arrivano anche le Sirene e si materializza "una stilla di rugiada sull'orlo di un dente di leone", (Emily Dickinson, Poems - Poesie / I started Early - Mi avviai di buon'ora, pp. 54 -55, Newton 1992).
Sono Personaggi ineludibili nel mio immaginare involontario.
Abitatrice di una dimensione senza più limiti, vagabondo più lieve di Zephiro che è eterno ed eternamente porta al seguito "i fiori et l’erbe, sua dolce famiglia, / et garrir Progne et pianger Philomena, / et primavera candida et vermiglia." (Francesco Petrarca, Canzoniere - Zephiro torna, CCCX, vv. 2 - 4).
Mentre "Ridono i prati, e ’l ciel si rasserena; / Giove s’allegra di mirar sua figlia; / l’aria et l’acqua et la terra è d’amor piena; / ogni animal d’amar si riconsiglia." (ibidem, vv. 5 - 8).


Ecco. Io vivo così.
Come Alice nel Paese delle Meraviglie.
Un'Alice matura, comunque. Già.
Che non chiede più, perché sa le risposte.
Almeno alcune.
E fa di un secondo il sempre.

("Alice: «Per quanto tempo è per sempre?
Bianconiglio: «A volte, solo un secondo.")

Qui un altro richiamo a Minimondi.
E Qui un altro ancora.

sabato 25 marzo 2023

Poesia / Diario e Tanka 32: La bellezza collaterale (Una scoperta).

Durante la mia ultima passeggiata a Capriva del Friuli mi sono imbattuta in un'inusitata creatura arborea. O meglio: nell'orecchio ligneo di un essere speciale. Il dialogo è stato inevitabile. Sommesso, semplice e illuminante. Non vi sto a raccontare tutta la sua storia, vi lascio invece quei pochi versi che mi ha ispirato e un proposito: la liberazione di quante più anime possibile.

Irene Navarra, Affioramento, Fotografia.

Dal tronco emerge
la creatura lignea
che parla secca -
Denuncia la sua vita
imprigionata.
#Tanka 32

U-May
 
 
Sibila da crepe centenarie.
Narra con voce roca per il gran silenzio della sua esistenza quasi pietrificata.
Mi faccio più vicina e ascolto.
Scorrono i secoli come il miele dentro il latte.
La collina non ha più le viti e non ci sono case.
Qualche sentiero di terra fulva appare nel verde selvaggio.
Fiori mai visti prima. Pomposi. Quasi spumeggianti, alcuni.
Lei, la creatura lignea, mi avvolge dentro il suo pensiero.
Essenza che si libera.
Droga olfattiva che stordisce.
Adesso so: c'è un cipresso in sofferenza un po' più in là, sul declivo digradante verso il Castello. La sua corteccia è incisa da un legaccio di ferro conficcato ormai fin nella polpa che si è gonfiata attorno. Un salvataggio sarà gradito all'Entità del tronco antico.
Sibila ancora.
Prometto. Con in mente le cesoie da metallo nella cassetta degli attrezzi in macchina.
Vado.
Spedita e allegra.
Il Sole occhieggia di squincio dalle nubi e mi si posa sulle spalle.
Una carezza, penso.
Oppure un premere turgido di risata.
Da bonaria presa in giro, sospetto.
Il Sole, quando ride, ha brividi di calore.
Lui burlone, di sicuro.
Io chiara-mente sorniona.
Vado, comunque.
Sgamando il tempo e la ragione.

IQ48

venerdì 24 marzo 2023

Poesia / Derive: Rimedi (Autocontrollo - Sesta lezione: sul reale e il suo doppio).


Non si finisce mai di essere apprendisti.
Anche davanti a un albero si impara.
Gli occhi allargati nel folto della chioma,
ascolto ciò che l’albero mi dice
abbandonando un po’ di più le fronde al vento.
Oggi ho legato attorno al tronco del susino
un nastro variegato che porta primavera.
Credo che l’albero mi guardi.
Giro le spalle,
gli offro il mio commiato.
Le mani come tramatura fitta di una foglia.

Irene Navarra, Il Gigante (Nel Parco delle Orsoline in Gorizia),  FotoInstagram, 2015.


Dalla Prefazione a Derive di Silvia Valenti.

"E poi, in una sorta di incubo a occhi aperti, la realtà traspare netta. Col cadere di ogni maschera, il nemico alieno esibisce i suoi piani.
Ma lei, che ormai guarda da distanze-luce, sa capire la cancrena.
La lotta quindi a chi la vuole in un cantuccio con le labbra cucite, gli occhi trafitti, le mani legate, è ormai aperta. Una lotta fatta di parole, di graffi di artigli sulla carta, di “Controlli & Autocontrolli”. I controlli imposti dagli altri, come sottile e più moderna inquisizione, obbligano a un ulteriore ripiegamento. Sembra quasi che il corpo dell’autrice si scivoli dentro auscultandosi, per percepire il proprio, seppur lieve, palpito vitale. E su quel ritmo, conforme all'armonia dell’amato Hagakure, è in grado di autocontrollarsi, di inviare gli impulsi che preparano l’ultima trasfigurazione. Disposta tappa dopo tappa e percepita nella sua evidenza abbagliante quando le si annuncia il momento di richiamare a sé l’esercito di poeti, di letterati, di filosofi che le sono cari. Allora, sgomenta per la perdita ineluttabile, si aggrappa al proprio mondo perché non dilegui nell’oblio e prega di poter restare ancora un poco al Sole, nel nido dei suoi raggi come monoliti d’oro. Quelli da cui “impararono gli Achei: / solide architetture / astuzia / sicumera / e l’inflessibile costanza / di fingersi (coscienti) / provetti abitatori dell’Olimpo” [da “Autocontrollo (Seconda lezione: sul presente e sul passato)”].
La strategia vincente quindi non è l’attacco.
Non può esserlo.
Trionfa la dissimulazione. Perché “(La vita è come un Golem / dal sorriso di melassa)” [da “Rimedi”]. Il Golem vendicatore a sua volta si trasforma, si traveste, indossa un sorriso sempre uguale, per tutti.
L’acme dello smarrimento è incarnato. Così Irene Navarra accoglie “nella mente il Dopo. / Che sia quello che sia” [da “Il salto”] Greve sicuramente, ma meno di quanto lo sarebbe, se il suo corpo si cambiasse in scatola, recludendole l’anima. L’ossessione ormai è talmente radicata che l’unica soluzione appare quella di fermare il tempo, di gelarlo nell’immobilità."

venerdì 10 marzo 2023

Poesia / Frammento 42: Oro nelle dita (Meditazione cromatica).



Irene Navarra, Nel cielo, oro, Fotografia e Grafica, 2023.

Sentire ancora l'oro nelle dita
con cui tentavo di rapire il Sole
prima che si adagiasse
nella Notte.
Farne disegni, con quell'oro, sulla volta.
Per inventare nuovi tipi di costellazioni.
Anche dei pini, una casa, una panchina,
strade che portano in collina.
Tutto di polvere fulgente
con penellate verdi e viola.
Nel cielo un sogno in cui sparire
quando la pena dell'Assenza
ti si fa più amara.

giovedì 10 novembre 2022

Poesia / Percezioni: La mia musica.



Irene Navarra, Il gelso pregava, Fotografia e Grafica, 2015.


Leggo serena la mia musica
mentre cammino sul sentiero
che mi porta a casa -
Le nubi sono il flauto duttile del vento
e i rami spogli del gelso in supplica
flessibili archi elastici
sferzanti una scenografia
di fili d'erba e cielo giallo-rosa.
Rugosi e nocchiuti gli strumenti
radicati nella terra.
Chioma svettante verso l'alto l'uno
e candelabro l'altro
con le torture della storia sopra i fusti.
Le riconosco nelle metriche delle cortecce
a strati, ghirigori, fibre sfilacciate.
E mi ci adagio.
Come fossero culle vegetali.
Un solco a ogni me
smarrita confidente in quegli anfratti.
Finché si ricompone un corpo altro:
contenitore senza dissonanze
con l'arpa sottile dei vitigni
a far da sfondo e coro di metallo.
Così divento ballerina all'improvviso.
Volo librando sulle punte dentro un teatro
creato dal mio Autunno personale
con luci quasi spente e qualche umano.
Ah, quanta Arte in me.


E adesso una clip di VideoPoesia. Nel testo, nelle immagini e nella musica esprime bene la gioia della Consapevolezza piena, che travalica ogni difficoltà e consola l'Anima innocente. Per la precisione si riferisce a un momento molto difficile della mia vita, superato con la meditazione e l'esperienza della Metamorfosi panica. Diventare Natura viva è un Rimedio potente. "Così si comincia" scrivo nella lirica. Il resto viene da sé

Nel video:
Testo lirico, Video, Voce: Irene Navarra /
Clip: Pixabay /
Fotografie: Silvia Valenti, Ballet, 2014 /
Musica: Albis, Nemesis, YouTube Audio Library /
Software: Photodex / 

giovedì 28 ottobre 2021

Poesia / Percezioni: Una sera (Meditazione in Chiarissimo Blu).

Avviene per caso.
Che tutta la tua essenza, intendo,
torni a pulsare di vita.
Avviene.
E tu, grata, senti di star fendendo il cielo Chiarissimo Blu.
Il cielo non più sopra di te, ma in te e attorno a te, dentro la rinata energia spirituale,
fatta di nuovo eccellente nuotatrice
pronta a solcare il mare dell'Infinito.

Irene Navarra, Il cielo Chiarissimo Blu mi chiama, Fotografia, 28 ottobre 2021.

Stasera il cielo Chiarissimo Blu sembra riversarmisi addosso.
Inspiro il suo colore prezioso.
Zaffiri orientali scendono blandi.
Tutto è calmo.
Inspiro ancora e il corpo si dissolve.
Sono una fibra Chiarissimo Blu dell'aria che scolora.
In pace finalmente.
Dopo tanto girovagare ritorno alla mia casa di Luce.
Sto bene.
 

lunedì 28 giugno 2021

Poesia / Frammento 34: L'anima clandestina (Seconda maschera).


Talvolta d'estate
mi nascondo nel rosso
dei gerani.

Travesto
la mia indifferenza.

Irene Navarra, Margini / L'anima clandestina / Seconda maschera, pag. 113, B&V Editori, 2002.

Irene Navarra, Innamorata della Luna, Screenshot dal mio Canale YT (https://www.youtube.com/watch?v=5DEIZiBLekw).

Travesto la mia indifferenza nel colore.
Sì.
E amo la Luna.
Soprattutto se la guardo dalla mia postazione privilegiata di geranio rosso.
Mentre storno i richiami della Terra, ormai tutt'uno con il cobalto della notte.

Ora il video.
Che è fonte della mia attuale ispirazione.



sabato 10 aprile 2021

Poesia / Percezioni: Transiente.


Foto di Stefan Keller da Pixabay .


Nel sogno di illusione arborea,
che mi si apre ogni mattino
quando le palpebre fibrillano
su occhi impazienti di vedere
ma la mente rifiuta di assentire,
resto serena e immobile:
aspetto la mia Beatitudine
che arriva metamorfica e puntuale.

Senza più il peso greve della carne
ho rami e foglie tra i capelli
fibre setose al posto della pelle
e radico impetuosa.
Come pianta sana.
Sono - nel sogno almeno -
un organismo transiente
frutto di trasformazione.

Mi chiamo sempre Irene
so che ho una casa, un cane,
una famiglia: un vivere normale.
So però pure che,
nel dormiveglia, mi addentro
in una vita altra
scandita da fruscii, lusinghe lievi,
suoni di coccole armoniose
che ritmano tra loro.

Se sento un tocco sulla spalla
- sempre nel sogno di illusione arborea -
scorgo racemi e bacche attorno a me
che slacciano linguaggi di movenze
in schiocchi brevi e rapide sferzate.
Si snoda allora il Sovrumano:
il mio Legato inizia a raccontare
nel codice privato
ch’è la sua favella.
Io sto bene.