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lunedì 10 aprile 2023

Poesia / Frammento 46: A che tante facelle? (con Giacomo Leopardi).

Stamattina molto, molto presto, dopo aver scritto di getto la lirica qui in calce, che sulle prime titolai Il silenzio umano, pensando a un'eventuale immagine da avvicinarle per creare il giusto tramite visionario, ho ricordato il Canto notturno di un pastore errante dell'Asia di Giacomo Leopardi. Canto che, immediatamente, ho riletto, più volte, amandolo sempre di amore immenso. A che tante facelle?, dunque. La sua domanda alla Luna è anche la mia C'è per me, però, una sorta di risposta. Il Pessimismo cosmico ritorna. Sì. Tuttavia un po' sbiadito. Posso dire come un buon allievo di scuola filosofica medievale: Requievi. Ovvero: Sono soddisfatta. Almeno in parte perché il setimento di empatia, così spontaneo in me di fronte alla natura, mi rende aperta alla trasformazione panica.
Che Giacomo Leopardi non conobbe.
Il passo per entrare nel mistero attorno a noi è subliminale.
E conseguente.
Causa ed effetto, direi.
Avviene.
E sono, pertanto, intimamente farfalla, fiume, erba, mare, lucciola, stella...
Ma non Luna.
Con Lei ci parlo. Sì, ma da lontano.
Non da dentro.

E quando miro in ciel arder le stelle;
dico fra me pensando:
a che tante facelle?
che fa l'aria infinita, e quel profondo
infinito seren? che vuol dir questa
solitudine immensa? ed io che sono?

Giacomo leopardi, Canto notturno di un pastore errante dell'Asia, vv. 84 - 89. 

Irene Navarra, A che tante facelle?, Fotografia e Grafica, 10 Aprile 2023.


Il silenzio umano
è musica per me.
In quel silenzio
so ascoltare il ritmo delle cose
e definire un'isola di tempo
dove spaziare con ali di farfalla.
Senza far rumore.
Vivendo un giorno
da dea sapiente d'infinito.
Me lo dice anche il fiume,
che guardo scivolare
tra filamenti d'erbe trascinate al mare.
E lo ripetono le lucciole specchiate in lui
che interrogo la notte
quando faccio manto del mio volo
dentro il fremito chiaro delle stelle.
Mentre la Luna segue indifferente.

Adesso un video che narra del mio rapporto con la Luna. In linguaggio lirico, naturalmente. Il testo, tratto dalla raccolta "Dentro" (Luglio Editore / Premio "Città di Mesagne" 2013), introduce un mio dialogo con l'astro, che pende sopra i mortali come un'ineffabile, divina perla luminescente 

venerdì 28 ottobre 2022

Poesia / Haiku: Guardando il cielo.

Due haiku astrali.

Irene Navarra, Vagabondando, Disegno grafico, 2022.

Di luce in luce
mi muovo dentro il cielo -
Sono una nube.

Nube che spegne
gli occhi delle stelle
col suo velluto.


mercoledì 13 luglio 2022

Poesia / sensi residui: farsi.

 

Irene Navarra, Tramonto con civetta e luna, Fotografia, Grafica e Collage, 13 Luglio 2022.


farsi stelo baciato dalla sera
non è poca cosa

prelude al farsi luna e stelle
e nube e volo di civetta

farsi di tutto e tutto
l’universo intero

13 Luglio 2022

venerdì 22 ottobre 2021

Poesia / Frammento 35: Autunno recita.


Irene Navarra. Lagerstroemie in fiamme, Fotografia, 22 ottobre 2021.


Autunno recita preghiere
per la vita che si sfa.
Preghiere rosse e così squillanti!
 
Come vegetali fuochi d'artificio
invadono le nubi
e intonano richiami dalla buona voce.
(Sorrisi dentro il grigio.
Una scintilla in me.)


venerdì 25 giugno 2021

Poesia / Frammento 33: Quando all'Aurora cade il velo (Meditazione cromatica in Rosa).


Alla fine della notte talvolta avviene che l'Aurora sembri perduta.
 Non è una bella sensazione.
Il Buio incombe protraendosi in modo innaturale.
Le cose sono flebili fantasmi spenti dai contorni vacui.
Il cuore batte impazzito.
Un mondo tanto cupo non lo voglio.
Il fremito di luce, che si accende repentino per poi morire, non mi basta.
Lei, l'Aurora dita di rose, ha paura di noi
e si riaccoccola nel suo nido confortante colmo di lucciole siderali?
Non la meritiamo la sua veste di raso morbido.
Siamo assassini di Bellezza.
Il male striscia negli umani come serpe tossica.

Allora prego.
E tutto si riassesta in un chiarore pastello che avanza
e mi travolge,
trascinandomi nel vento.
Vento io stessa.

Ora parlo la lingua segreta dei cipressi.
Fruscio leggera
solleticando il cielo con le parole sonanti del mattino.


Irene Navarra, La morte dell'Aurora?, Fotografia e Grafica, 21 Giugno 2021.


Quando all'aurora
cade il velo
(me ne accorgo per
un fremito di luce),
arretro dalla vita.
 
Poi, se un'ombra rosa
tocca i queruli cipressi,
prego, vibrando grata
al vento del mattino.

Irene Navarra, Margini / L'anima clandestina: Quarta maschera, B&V Editori, 2002. 

giovedì 11 marzo 2021

Poesia / Percezioni: Ho camminato dentro il Sole (parabolando con Lui).



Irene Navarra, Tramonto verde, Fotografia, 10 marzo 2021.

Ho camminato dentro il Sole.
Assimilata al Sole.
Fino a sfinirmi.
Con occhi di topazio sopra gli alberi, nei fiumi.
I miei regali? Brandelli sfolgoranti attorno ai rami, faville ogni sospiro d’acqua.
Ho reso i tetti rame intenso e pallide le pietre di calura.
Adesso devo riposare.
Acciambellata come un cane stanco so trastullarmi ancora un poco con scie dorate di capelli astrali.
I miei stessi capelli che sfuggono alla cuffia della notte.
Ritornerò potente alla ribalta dell’Aurora.
Dipingerò di croco le sue vesti porporine.
E salirò la volta rassegnata
accarezzando piano le robinie giù nel canalone
dove io dormo tra le spine.
Una corona che mi adorna.
Solo la sera.
Soavemente accetto le ferite.
Da loro sortiranno i nuovi raggi.
Sarà di velo paglierino e malva l’inizio della Luce.
Poi sorgerà la rutilante Gorgone spietata
che ottunde i sensi per l’ardore
e fiacca ogni slancio genuino.

Ora l’indaco avanza.
Nella maledizione del meriggio,
nel suo protrarsi logorato
s'inerpica una bruma dal profumo d’erba.
Un fiato finalmente verde,
un desiderio di rugiada su grovigli e fiori.
Come una predizione di quiete ormai vicina.

 

Poesia / Percezioni: Mi si versava il Sole addosso.



Irene Navarra, In una giornata qualsiasi, Fotografia e Grafica, 5 marzo 2021.

Mi si versava il Sole addosso.
Le mani a coppa io lo raccoglievo
e ne bevevo il succo.
Senza bruciarmi.

Fatta di raggi ormai volavo in alto
librandomi con ali d’oro ardente.
Ero nel Sole.
Sua cellula infinita.
Sua memoria.
Nel cuore il magma dell’inizio.

Oltre le nebbie della Terra
vibravo di sorrisi a scrosci e cascatelle.
Fluido metallo fino.
Puro colore - mille occhi in me -
guardavo dentro il corpo della Stella
che mi aveva accolta nel suo seno.
Scintille e scoppi accesi il mio destino.

martedì 7 febbraio 2017

Poesia / Percezioni (Ipotesi. In "Élévation" con Charles Baudelaire).

Capelli come seta di una ragna
o scialle rugiadoso per Andromeda,
lontane nebulose gli occhi,
la vastità incommensurabile
nel cerchio delle sopracciglia,
pastoso il cadmio della bocca.

Se avessi l'iride di gelo attingerei la Luna.
Le mani a coppa dentro la sua luce
l'attingerei pregando un giglio.
E poi sorriderei.
Serafica e protetta
dall'organza della Luna.

Da Percezioni, 2012.

Visione astrale.
Irene Navarra, Attingere la luna, Disegno grafico, 2012.

Come un buon nuotatore (comme un bon nageur qui se pâme dans l’onde) voglio solcare l'infinito mare dell'essere.
Per raggiungere la Luna.
E in lei riposare, cullata dalla sua diafane luce.

Élévation

Au-dessus des étangs, au-dessus des vallées,
Des montagnes, des bois, des nuages, des mers,
Par-delà le soleil, par-delà les éthers,
Par-delà les confins des sphères étoilées,

Mon esprit, tu te meus avec agilité,
Et, comme un bon nageur qui se pâme dans l’onde,
Tu sillonnes gaîment l’immensité profonde
Avec une indicible et mâle volupté.

Envole-toi bien loin de ces miasmes morbides;
Va te purifier dans l’air supérieur,
Et bois, comme une pure et divine liqueur,
Le feu clair qui remplit les espaces limpides.

Derrière les ennuis et les sombres chagrins
Qui chargent de leur poids l’existence brumeuse,
Heureux celui qui peut d’une aile vigoureuse
S’élancer vers les champs lumineux et sereins;

Celui dont les pensers, comme des alouettes,
Vers les cieux le matin prennent un libre essor,
─ Qui plane sur la vie, et comprend sans effort
Le langage des fleurs et des choses muettes!

Da: Charles Baudelaire, Les Fleurs du mal (1857), Poulet-Malassis et de Broise, 1857 (pp. 17-18).
Fonte: Wikisource.