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domenica 16 aprile 2017

Poesia / Credere o non credere (nella Resurrezione).


Questo è il mio augurio di Buona Pasqua.


Atto di Fede.
Irene Navarra, Dal nucleo di Cristo, Disegno grafico, 2013.
Dal nucleo di Cristo

Dal nucleo di Cristo ai poli
opposti della croce con la santità
sfuggente in schegge dai suoi bordi.

È cipria impalpabile l’eco della luce.
Copre di calce ogni sepolcro.
Disinfetta anime pulsanti
dentro sudari candidi.

Così si svela la metafora:
il cielo è veste estrema
di un morto molto illustre
che camminò a passo fermo
sul lago di Tiberiade.

Dal mio Dentro, pag. 60, Luglio Editore, 2013.


Eccoci nel cuore di Dentro, la seconda (e omonima) silloge del libro. Ho le mani come scavini, pronte a sondare ciò che mi macera. La mente accorda e disunisce mentre percorro le soglie di astrazione delle mie mistiche quotidiane. La vista si volge alla pura attesa di un portento.
Che avviene.
Là so allargare lembi di Cielo e rivoltarli e guardarne i segni. Tra credulità eccitata e fulminea disillusione. Perché è la figura di Cristo a diventare, a questo punto, una mappa di domande e risposte. Contrappuntate dalle contraddizioni intrinseche al nostro essere creature pensanti sì, ma anche reliquie di qualcosa che è avvenuto troppo tempo fa e ci ha trasformati inducendoci all’Amore. Per affidarci, poi, a solitudini desolate. Trafitti sempre dal dubbio. Fonte di ogni conoscenza, si dice. Che non può, tuttavia, raccontarci nulla della sostanza sacra. La cui Verità è oltre qualsiasi comprendere. Sta – lo sento - nella scintilla che ci accende l’anima soffocando la ragione. A capirla non contano miti né nudità innocenti mirabili di immediato splendore.
Togliere veli è il mio destino.


sabato 4 marzo 2017

Poesia / Dentro - Di notte si vive.


Dal Vuoto blu della notte, il Ritorno.
Irene Navarra, Nuovi Indizi / Di notte si vive, Disegno grafico, 2014.
Di notte si vive la pienezza.
Fisicamente dense tutte le sensazioni
rincorrono la luce solo come ricordo.
Spontaneamente naturalmente guardi
senza contorni certi.

          (In quella scatola di opaco
          sé scurente l'oblio contagia
          il Vuoto
          e la sua smisurata
          immensità.)

Da Dentro, Luglio Editore, 2013, p. 30.

Sto ripercorrendo le mie notti.
Sto ripercorrendo le mie notti nella mia campagna.
Là dove tutto è cominciato in un sobbalzo di percezione.
Là dove tutto si crea e annulla mentre i fantasmi della mente sfumano amalgamandosi al blu del cielo e al nero della terra sprofondata in abissi imperscrutabili.
(Solo rari segni cobalto sotto passi sospesi.)
Se non ci fosse quell'accenno di luce all'orizzonte potrei perdermi.

Quando senti il Vuoto farsi paesaggio e sentimento e ragione forse bisogna ritornare.
C'è sempre un ultimo riverbero a guidarti.
Basta scalfire un poco il buio denso che ti avvolge, affacciarsi alla finestra di quel graffio e guardare.