lunedì 28 novembre 2016

Poesia / Frammento 6 (Il Mare Dentro con Noterelle un po' critiche 8, e anche liriche).


Appare
azzurro
sopra una lastra tersa
il Mare Dentro.

In prima battuta l'avevo considerata un haiku,
questa piccola lirica nata in un pomeriggio d'estate.
Adesso la dichiaro non-haiku.
Per diversi motivi, oltre a quello fondamentale che odio l'imitazione impossibile.
Non esibisce l'abusato trattino (supponente traduzione della cesura orientale)
perché non contempla alcun rovesciamento.
Non desidero imposizioni di kireji (parola che taglia)
nel mio modo tutto occidentale di pensare, sentire, scrivere.
Qua il fluire poetico si articola in quattro versicoli.
Quattro respiri
C'è il punto finale.
Amo il punto fermo.
È un discrimine forte tra l'Illuminazione e il Vuoto susseguente.
Nel senso vibra in sordina Il mare scritto della Duras
"sempre sorvegliato, verificato. Casomai non volesse più vivere".
Io, il mare, l'ho fermato come riflesso in una lastra tersa
e poi me lo sono inciso dentro.
Ché viva in me.
Di me.
Tingendomi d'azzurro
mentre "s'affolta / il tedio dell'inverno sulle case," e  "la luce si fa avara - amara l'anima"*.

(*Eugenio Montale, Ossi di seppia, I limoni, vv. 40 - 42).

Esorcismi di salvezza.
Irene Navarra, Il Mare Dentro, Disegno grafico, 2016.

E ora il video.



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