Irene Navarra, Piccoli segni, Disegno grafico, 2016. |
Premio di Prosa lirica promosso dal Centro Studi Campaniani di Marradi (Firenze) in occasione del Centenario dell’incontro di Dino Campana con Sibilla Aleramo (3 agosto 1916).
Il mio scritto si è qualificato nei primi dieci (su 138 partecipanti).
L’ho presentato con lo pseudonimo de L’Alchimista perché così amava definirsi Dino Campana.
Nel testo ci sono richiami al suo lessico ed evocazioni oniriche del luogo in cui avvenne l’incontro (il Barco, una località sui monti dell’Appennino toscano).
Io ti veglio, tu mi culli nel cuore.
In questo meriggio d’Agosto la stanza è un nido d’ombra inciso d’oro bizantino. Da fuori mi arriva la cantilena azzurra di campane sopra lo scroscio del fiume tra le forre e un lamentarsi estatico di tortore. Il cedro bisbiglia alle persiane socchiuse in fruscianti carezze. Voci. Io le respingo come echi di un mondo ormai lontano.
Sto bene qui, assorto nel riverbero prezioso della luce sul tuo corpo nudo.
Tu dormi serena, io ti veglio.
Se stendessi la mano, ti potrei toccare.
Sì, ti potrei toccare.
Ma non oso.
Ammiro l’avorio delle braccia alzate a incorniciare il capo, le curve dolci delle ascelle, la grazia sciolta della chioma.
Ho il nostro amore tatuato addosso. La pelle è pesta per le strette, i graffi, i colpi furibondi. Quando ci possediamo, sei un’ardua, selvaggia creatura. Ora, nel sonno, sorridi intimamente per una tua vaga chimera. Ti esploro con occhi di gorgo vorace. Voglio morderti la bocca di prugna. Inondarti della passione che mi sfianca. E invece, inerte, ti contemplo. Avvinto all’ambra delle tue fattezze.
T’amo d’amore più abbagliato dopo ogni incontro.
Non ti svegliare. Io sono il tuo respiro. E ti respiro e percorro le tue rose: le guance, le labbra, il seno, il morbido del ventre, delle cosce, l’arcano in cui sublimo ogni orizzonte. Non ti svegliare.
Io vivo in te la mia compiuta forma vera.
Non mi svegliare, amore.
Lo so: mi sfiori con lo sguardo e ti fai mio respiro.
Poi mi scendi nel cuore e ti riposi.
Così ti cullo, divino amante.
Per te coltivo le mie rose. Ne spargo i petali sul nostro cammino.
Non mi svegliare, amore.
Lasciami nell’incanto.