Irene Navarra, La strada di malva, Acquerello e Grafica, 14 luglio 2020. |
Dovremmo amare la vastità del cielo, inazzurrarci nella sua anima immortale. E invece ci deturpiamo in distruttive lotte e deturpiamo il mondo di veleni senza antidoti possibili.
In bilico tra terra e cielo seguo una strada di malva e mi adorno di mistici residui: resti di un tempo buono e creature amabili. Se libero ricordi antichi, avrò la mia personale mappa di salvezza in una geografia di primigenie ali angeliche.
Così sia.
La strada di malva come il cielo
e tracce nel colore appena percettibili.
La casa là (forse una chiesa
con croci svanenti dal camino)
s’irradia in fiamma quasi spenta.
Ma non di focolare o di candele.
Di sangue ormai rappreso.
Una’aria rugginosa ha tolto fiato al Sole.
Incombe luce fosca sulle pene
di chi procede avulso dalla vita.
È solo specchio d’ali angeliche
stremate da un oltraggio estremo.
(Raschiare il sacro da ogni cosa
è imperativo categorico
di chi ha soffocato cuore e mente
in cieche formule blasfeme.)
Esigo una natura intatta
che renda agio al volo, al sogno.
Al rosso sfavillante dell’amore puro.
Al mio respiro.
(Da: Irene Navarra, Percezioni, 14 luglio 2020.)
In Irene c'è sempre il divino che regna. Ella è più impregnata di Dio di un sacerdote.
RispondiEliminaGrazie. Sento il Sacro in me con molta forza. E mi commuove sempre.
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