Questa Cronaca è frutto di una Meditazione.
Nata come forma di alleggerimento del clima avvelenato che sto subendo perché non vaccinata (non per ottuso no vaxismo ma per necessità), si è evoluta in modi inusitati. La rabbia determinata dall'assurda situazione attuale, mi ha squassata.Di rabbia in rabbia, però, mi sono ritrovata a riflettere sul concetto di discriminazione.
O separazione imposta che dir si voglia.
O apartheid, vera e propria, per usare una parola che rappresenti al meglio il mio stato. E quello di quanti devono tollerare ora lo stesso travaglio.
Me la rigiro in bocca, la parola, temendo di farla uscire.
Per non darle più concretezza e forza.
Ho scelto di vivere in assoluta solitudine. Perché solo così posso salvarmi. E non sto a raccontare la mia storia clinica che non è affare di nessuno né, tantomeno, interessante.
Trascorro un'esistenza in disparte.
Ho scelto di vivere in assoluta solitudine. Perché solo così posso salvarmi. E non sto a raccontare la mia storia clinica che non è affare di nessuno né, tantomeno, interessante.
Trascorro un'esistenza in disparte.
Senza chiedere nulla.
Tuttavia vengo criminalizzata e schernita da norme lesive della mia dignità.
Ho seguito la legge.
Ogni richiesta è stata prodotta. Ogni documento preparato e descritto. Però... tutto viene collocato con me in un Purgatorio da cui sembra che nessuno possa trarmi per restituirmi a una dimensione sociale accettabile.
Sono prigioniera di decreti generalisti e determinazioni senza senso.
Pertanto, rimuginando sulla varia congerie di regole limitanti il libero arbitrio, risalgo in spontanea associazione immaginativa alla radice di ogni male per il mio Essere così come sono, e riscopro la Genesi con il mito della creazione di Eva. Che, si badi bene, non c'entra nulla con le imposizioni sanitarie che mi si addebitano, sofferte peraltro come pesi ingiusti. Arretro nel tempo in modo, se vogliamo, un po' folle e astruso, tuttavia utile a farmi traghettare, seppur sempre immersa in fumi di dantesca rabbia, verso territori speculativi diversi.
Tuttavia vengo criminalizzata e schernita da norme lesive della mia dignità.
Ho seguito la legge.
Ogni richiesta è stata prodotta. Ogni documento preparato e descritto. Però... tutto viene collocato con me in un Purgatorio da cui sembra che nessuno possa trarmi per restituirmi a una dimensione sociale accettabile.
Sono prigioniera di decreti generalisti e determinazioni senza senso.
Pertanto, rimuginando sulla varia congerie di regole limitanti il libero arbitrio, risalgo in spontanea associazione immaginativa alla radice di ogni male per il mio Essere così come sono, e riscopro la Genesi con il mito della creazione di Eva. Che, si badi bene, non c'entra nulla con le imposizioni sanitarie che mi si addebitano, sofferte peraltro come pesi ingiusti. Arretro nel tempo in modo, se vogliamo, un po' folle e astruso, tuttavia utile a farmi traghettare, seppur sempre immersa in fumi di dantesca rabbia, verso territori speculativi diversi.
Di discrimine in discrimine, comunque, recupero situazioni di emarginazione. Da quella sociale e sanitaria odierna a quella di genere dei primordi mitici della storia umana protratta ancora fino ai giorni nostri, e alla culturale patita troppe volte perché donna.
Sono isolata.
Sono reclusa.
Sono esclusa.
Sono Eva salva da colpe ma ancora condannata a scaturire da una costola dell’uomo, a piegarmi a ordini dal netto sapore penalizzante, ad ascoltare apocalittiche profezie di danni connessi al sottrarmi ai veti istituzionali comminati -udite, udite! - in protezione mia e altrui.
Sono isolata.
Sono reclusa.
Sono esclusa.
Sono Eva salva da colpe ma ancora condannata a scaturire da una costola dell’uomo, a piegarmi a ordini dal netto sapore penalizzante, ad ascoltare apocalittiche profezie di danni connessi al sottrarmi ai veti istituzionali comminati -udite, udite! - in protezione mia e altrui.
Delusa, demoralizzata, disgustata aspetto.
Un qualsiasi cambiamento.
La mia sostanza è mista dall'origine.
Fui impastata prima con la creta,
ed ebbi corpo di creatura archetipa
tutt'una col suo sesso maschio.
Data la linfa generosaforiera di generazioni floridemi estrassero dal suo costato.Con me emersero dei rari doniserbati nella teca di quel gremboche mi ha resa donna.E poi mi comandarono parole.Mai riconosciute.Una condanna.Rami spinosi attorno.Dell'esistenza solo sprazzicome tessere di pietreappese al nulla.
Non ebbi il diritto di spiegareche accettavo pur di ritrovarmi a respirare.Che avrei camminato scalza sopra i vetripur di tenere tra le maniquella mia vita nata da una costola,quella mia carne-terra desolatain cui, se scavo fino alle radiciper rintracciare la Ragione,potrò solo morire.
Inevitabile la scelta:
autoridursi per sgusciare tra le spine,
silenzio per apprendere una lingua da mutante,bruciare vita già impostataper vivere davvero.Sorgendo e risorgendodalle ceneri del rogo.