In un momento della mia esistenza, mi ritrovai a brancolare nel buio.
Ero cieca.
Cieca e
sofferente.
Come se mi
avessero cavato gli occhi con un uncino arroventato.
Mi salvarono la riflessione e Galileo Galilei.
Uno
spirito-guida per me.
Sapiente pur senza la luce dello sguardo.
Così ripresi
il viaggio.
Cecità e Controcecità
Un
poco prima dell’impatto
gusti la sferza carneviva
del cadere libero.
gusti la sferza carneviva
del cadere libero.
Esaltazione
empia nel tuo attimo risibile.
Potresti
essere Dio?
Solo intensive.
Come dice il Galilei
dalla radice dei suoi occhi spenti
giustificato alfine da una fede indotta.
Come dice il Galilei
dalla radice dei suoi occhi spenti
giustificato alfine da una fede indotta.
E
questo invero
ironica /
approfondita /
mente.
approfondita /
mente.
20
dicembre 2007 (Sottraendomi all'Inquisizione.)
Da
Irene Navarra, Derive / Il Mondo Fuori, GA, 2009.
La mente umana
è opera di Dio. Perciò l’uomo può compiere cose stupefacenti nella conoscenza raggiungendo,
settore per settore, una profondità sicura che “agguaglia quella divina nella
certezza obiettiva”. La differenza tra l’uomo e Dio sta nel fatto che il primo
ha capacità solo intensive, Dio invece le possiede sia intensive
che estensive.
[…]
Salviati. Molto acutamente opponete; e
per rispondere all’obbiezione, convien ricorrere a una distinzione filosofica,
dicendo che l’intendere si può pigliare in due modi, cioè intensive o vero extensive:
e che extensive, cioè quanto alla moltitudine degli intelligibili, che sono
infiniti, l’intender umano è come nullo, quando bene egli intendesse mille
proposizioni, perché mille rispetto all’infinità è come uno zero; ma pigliando
l’intendere intensive, in quanto cotal termine importa intensivamente, cioè
perfettamente, alcuna proposizione, dico che l’intelletto umano ne intende
alcune cosí perfettamente, e ne ha cosí assoluta certezza, quanto se n’abbia
l’istessa natura; e tali sono le scienze matematiche pure, cioè la geometria e
l’aritmetica, delle quali l’intelletto divino ne sa bene infinite proposizioni
di piú, perché le sa tutte, ma di quelle poche intese dall’intelletto umano
credo che la cognizione agguagli la divina nella certezza obiettiva, poiché
arriva a comprenderne la necessità, sopra la quale non par che possa esser
sicurezza maggiore.
[…]
Concludo per tanto, l’intender nostro, e
quanto al modo e quanto alla moltitudine delle cose intese, esser d’infinito
intervallo superato dal divino; ma non però l’avvilisco tanto, ch’io lo reputi
assolutamente nullo; anzi, quando io vo considerando quante e quanto
maravigliose cose hanno intese investigate ed operate gli uomini, pur troppo
chiaramente conosco io ed intendo, esser la mente umana opera di Dio, e delle
piú eccellenti.
Da G. Galilei, I due massimi sistemi del mondo,
in La prosa, Sansoni,
Firenze, 1978, pagg. 361-362.
Cieca
cadevo. Mi salvò Galileo.