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venerdì 17 marzo 2017

Haiku / Noterelle un po' critiche (5). Parola di IQ48.


Rosso e violetto
nel campo estivo-mare
di erbe e spighe.

La mia poetica del Frammento.
Irene Navarra, Non-Haiku-Front / Cuspidi elettriche, Disegno grafico, 2016.


Studiando i grandi maestri (Andrea Zanzotto).

"Gli haiku saettano come smussate freccioline che ci vengono da un mondo simile a quello di Alice, ma dotato di una sottile, intricata coerenza che non è soltanto il rovescio dello specchio delle nostre coerenze. Sono spiragli da cui filtra qualcosa di accecante e insieme di carezzevole, sono cuspidi elastiche di qualcosa che deve restare sommerso, per noi (e forse per tutti), ma che pure sentiamo necessariamente nostro."
Da Cento haiku, Guanda, 1987.

Sono d'accordo. Tutto ciò va bene come analisi del mondo-haiku giapponese. Io però voglio scrivere in modo scisso e intenso. Cerco una dimensione decontestualizzata. Uso (e non uso) i punti, le virgole, le analogie, le metamorfiche sentenze. Ho noia delle stanche evoluzioni strascicate per diciassette more. Se c'è il trattino non sempre è un kireji e non fa saltare nulla. Anzi talvolta accorda. Uso anche lo slash. A dire il vero anche l'hack and slash come sistema.
Unisco Disunisco Strappo Ironizzo Accendo Smorzo.
Formulo essenze visionarie.
Voglio che i miei frammenti siano cuspidi elettriche nate dall’indistinto per miracoli fulminei. Nessun elastico a trascinarmi indietro.
Parola di IQ48.

E ora il video. In italiano e in inglese.




sabato 29 ottobre 2016

Non-Haiku / Noterelle un po' critiche (2). Manifesto programmatico.


Irene Navarra, MondrianLight, Fotografia e Grafica, 2014.

Riprendendo il filo del post di sabato 23 Luglio 2016 in cui dichiaravo la mia impossibilità ad accettare supinamente in toto l'haiku giapponese, con questa seconda Noterella un po' critica comunico la mia volontà di non chiamare haiku i frammenti poetici di tre versi composti di cinque - sette - cinque o più sillabe. Gendai o tradizionali che siano. Ora come ora, sulla questione vige il caos, pretestuosamente però infarcito di verità da Ipse dixit. Maestri autoeletti di varia appartenenza etnica lo raccontano, raccogliendo consensi. Il Simplicio galileiano insegna. 
La mia sensibilità - slava per parte di madre, spagnola e francese per parte di padre (un mix incandescente di malinconico struggimento e folgoranti scoppi di gaiezza) - mi porta a negare dipendenze di qualsiasi tipo. 
Se desidererò aggiungere ai miei frammenti un titolo e un sottotitolo, lo farò. E parlerò di materia e forma, dando una visionaria identità al concreto e metaforizzando l'astratto.
Operazioni, queste, non certo da moderno (e patetico) haijin piegato a convenienze sabi-wabi di coloritura grigio informe. 
Lode all'Espressionismo.

Finalmente libera, sto per seguire Il Violinista pazzo di Fernando Pessoa che scrive: Egli apparve all'improvviso nel sentiero, / tutti uscirono ad ascoltarlo, / all'improvviso se ne andò, e invano / sperarono di rivederlo. // La sua strana musica infuse / in ogni cuore un desiderio di libertà. / Non era una melodia, e neppure una non melodia ( da Il violinista Pazzo, vv. 7 - 12, pag. 7, Arnoldo Mondadori Editore, 1998).

E creo. Solo Frammenti di non melodia.

(Eteronimo IH48)

1
Sapere la sua melodia come una ferita
che s’apre e sgrana amanti
della mente consapevoli.

2
Tiepide carni violentate dentro verità
che il suono induce con l’assolo
di un selvaggio ritmo.
L’ho visto danzare sopra i tetti, 
quel pensiero. E dileguare.
A cavalcioni dell’Aurora.

Mentre sai tutto del tuo tempo ormai 
librarsi per accompagnarlo?
Sì, farsi etere e andare.
Andare. 


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