Ho cercato di rubare Luna a mani nude.
Nella visione, che ogni notte mi accompagna,
la tocco e brucio.
Lei, apparentemente così algida, divampa.
E mi attira.
Lo so bene.
Il distacco non è assenza di passione.
Dico per Lei.
E la passione non preclude la ragione.
Intendo a me.
Questa duplicità è la mia pena.
Luna mi abita.
Profondamente.
In me ritrovo
gli occhi e la sua bocca.
Come se mi guardasse dall'interno.
Io la interpello
coi suoni di chimera
della sua stessa Luce.
Che vibra in me
- plettro d'argento di concerti astrali -
mentre si specchia dentro il fiume.
In rapida corrente che Lei doma.
Ma il volto è il mio.
Di donna nata sulla Terra.
Così non so l'origine
di questo pianto che m'inonda
quando la notte è chiara e senza vento.
Quando del suo volto regale trabocca il cielo
e io riscopro la mia essenza
tanto lontana dal mondo degli umani.