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venerdì 17 maggio 2024

Poesia / Eteronimo KS - Follia.

 
Kassandra scopre la Luna.

P_Irene Navarra, Utero lunare, AIArt e GraphicArt, 17 Maggio 2024.

Se scruto il volto della Luna
impazzirò.

Impazzirò per Lei.
Sono convinta. 

(Allora mi aprirà il suo ventre di bambagia
scuotendo i fianchi glabri
e il resto della storia non sarà più storia.
Un tuffo nell'utero lunare,
un taglio secco sul cordone ombelicale
inviluppato al cuore della Terra,
stesa sul fianco, le ginocchia al seno,
fluttuante in madreperla liquida
di gestazione-antigravitazione,
sempre più esanime, sempre più sparente,
ignara delle cabale, in barba agli artifizi,
riprenderò un ordine qualsiasi.

Così mi eclisserò.)

 


lunedì 13 maggio 2024

Poesia / Cronaca: Simbiosi.



Irene Navarra, Simbiosi 1, AIArt e GraphicArt, 13 Maggio 2024.



Avevo mani come foglie di sambuco
lieviondeggianti sui pendii,
ai piedi calzari d'edera tenace
allacciati alle caviglie
per ancorarmi alle salite verso il cielo
superando le colline azzurre
che paiono conteste di materia astrale.
Edera anche lungo tutto il corpo
come se fosse una seconda pelle.


In questo giorno di respiro corto
ho gli occhi volti a terra
e non mi accorgo
del fulgido splendore delle rose
lungo il muro di cinta della casa
da cui inizia il viaggio.
Mattoni antichi e piante coltivate
da mani amabilmente ruvide.
Le mani di mia madre.
So far fiorire la Bellezza
e farla profumare
dell'aroma sincrono del tempo,
so danzare con lei fino a sfinirmi.
Accolta nel riflesso di cannella e oro
degli occhi del mio cane
o di una stilla di rugiada limpida
sui ginepri del pietroso Carso,
riesco a rendermi invisibile
girando la mia pagina
sulla carta di novelle trame
ancora da inventare.
Immacolata.
Senza segno alcuno.
Sì.
Ma non ora.


Irene Navarra, Simbiosi 2, AIArt e GraphicArt, 13 Maggio 2024.


martedì 7 maggio 2024

Poesia / Notturno: Ladra di Luna (Confessione).


 Ho cercato di rubare Luna a mani nude.
Nella visione, che ogni notte mi accompagna,
la tocco e brucio.
Lei, apparentemente così algida, divampa.
E mi attira.

Lo so bene.
Il distacco non è assenza di passione.
Dico per Lei.
E la passione non preclude la ragione.
Intendo a me.
Questa duplicità è la mia pena.

P_Irene Navarra, Compagna Luna, AIArt e GraphicArt, 8 Maggio 2024.




Luna mi abita.
Profondamente.
In me ritrovo
gli occhi e la sua bocca.
Come se mi guardasse dall'interno.
Io la interpello
 coi suoni di chimera
della sua stessa Luce.
Che vibra in me
- plettro d'argento di concerti astrali -
mentre si specchia dentro il fiume.
In rapida corrente che Lei doma.
Ma il volto è il mio.
Di donna nata sulla Terra.
Così non so l'origine
di questo pianto che m'inonda
quando la notte è chiara e senza vento.
Quando del suo volto regale trabocca il cielo
e io riscopro la mia essenza
tanto lontana dal mondo degli umani.

P_Irene Navarra, Riflessioni, AIArt e GraphicArt, 7 Maggio 2024


domenica 5 maggio 2024

Poesia / Cronaca: Destino.


 
Irene Navarra, La nascita del papavero, AIArt, 5 Maggio 2024.

Si slaccia i veli. Lentamente.
Rossi veli delicati
nascenti dal bocciolo in mare d'erba.
Umile in tanta rigogliosa gloria.
Come se abbandonasse
un sonno indotto per catartica illusione.
Il mondo accoglie il suo spiegarsi
vibrante al vento della luce.
Avere l'espansione alle infinite cose
e poi morire sul suo stelo solitario
raccolto ai lati di un tratturo,
falciato assieme al fieno impallidito,
oppure calpestato con indifferenza,
questo è il destino.
Ma intanto per un po' trionfa
e libera i suoi petali,
il papavero.


Irene Navarra, Fiori di velo, AIArt e GraphicArt, 5 Maggio 2024.


sabato 23 marzo 2024

Poesia / Cronaca: Il buon riposo di un'ape dissociata.


Se anche mi trasformo in ape,
sempre Hikikomori rimango.
Con piacere immenso.


P_Irene Navarra, Vado a casa, AIArt e GraphicArt, 23 Marzo 2024.



Tra i fiori di mimosa adagio il mio pensiero.
Nel loro giallo velluto vegetale
voglio riposare e poi rinascere.
Là, solleticata da corolle come spuma,
percorro il prodigio della rigenerazione.
La catarsi è voluttuosa.
In procedura ipnotica:
chiudo le ali,
mi rotolo nel polline dorato
che sparge fiaba attorno,
inalo quel profumo celestiale.
Così, mimetizzandomi di Luce,
vivo giorno per giorno
la mia precaria vicenda personale.
Sono un'ape dissociata
che non si dispera.
Perciò mi beo di nettare divino
nei fiori di mimosa.
Un'arpa culla il mio sognare.
Sono le foglie della mia casa
vibranti di armonie crepuscolari.
Dormo serena.
So che al risveglio mi berrò
la dose salutare di rugiada
e volerò nell'aria trasparente
verso la gemma dell'Isonzo.
Le sponde viola di viole
e le colline azzurre
incresperanno le curve in un sorriso.
Allora, armonizzando Ola a Ola,
risponderò sinuosa:
La vita è qui.
La vita è adesso.

sabato 17 febbraio 2024

Prosa / Racconto breve: Riccardo e il papavero.

 
P_Irene Navarra, Riccardo e il papavero, AIArt e GraphicArt, 18 Maggio 2023.




    Riccardo fermò di colpo la macchina sul ciglio del viottolo quasi sommerso da campi con erba alta e minuscoli fiori bianchi e gialli. Appoggiò le braccia sul volante, la testa sulle braccia e pianse. Singhiozzando convulsamente.
    Poi si riprese.
    Raddrizzò il busto, abbandonò le mani in grembo e, piano piano, si ritrovò a respirare a fondo. Trattenendo l'aria a lungo. Il suo Maestro di meditazione gliel'aveva insegnata bene, quella forma di rilassamento.
    Riccardo inalava boccate d'aria con voracità. Come se fossero garanzia di salvezza.
    Inspirare ed espirare erano le uniche azioni che riuscisse a sostenere in quel momento.
    Lo fece finché sentì che il cuore si calmava e capì che doveva muoversi, dare ossigeno verde al corpo, camminare.
    Così scese dalla macchina e iniziò ad avanzare nel mare d'erbe di un campo in leggera discesa verso le sponde del fiume la cui voce s'insinuava nel frusciare del vento sulla rustica natura di quel luogo.
    Riccardo alzò gli occhi al cielo privo di nubi, li rivolse poi all'orizzonte di cespugli d'acacia e riuscì a non avere pensieri. Lina e la loro storia di anni non c'erano più. Il dolore provato all'annuncio che lei aveva un altro amore, che la sua vita era finalmente diventata elettrica (così aveva detto: elettrica), la ferita che gli si era aperta nel cuore alle sue parole, tutto, proprio tutto dileguava nel fascino 
semplice del paesaggio che lo accoglieva rassicurante.
    Lo conosceva bene quel posto.
    Ci veniva fin da cucciolo. Era l'angolo di mondo adatto a lui. Solitario di carattere, alquanto schivo, amava leggere al riparo dei salici che là, sulle rive impervie del fiume, crescevano rigogliosi. Ce n'era uno, in particolare, che lui chiamava Furio per i rami flessibili, sibilanti a ogni brezza come fruste, tra le cui forti braccia stava sempre da re. Ci passava le ore inseguendo sogni d'artista. Di pittura e poesia. Probabilmente in un'ansa del tronco tormentato c'era ancora la scatolina di latta con dentro il disegno su carta pergamena di una ragazza in bicicletta, capelli bruni al vento e vestito leggero rosso a fiori azzurri.
    Ragazza che lui credeva sarebbe arrivata magicamente per farlo innamorare.
    Doveva recuperarlo, quel disegno.
    Il tempo poteva averlo sbiadito ma non distrutto.
    Gli appariva chiaro nel ricordo. Rappresentava la sua anima e le sue speranze.
    Si avviò. Deciso a riconquistare quei sogni che Lina gli aveva negato, preda com'era del desiderio di vivere una vita concreta, ricca di cose, cose, cose. Ritenute irrinunciabili emblemi di successo sociale.
    Con quel disegno si sarebbe riappropriato della sua vera essenza.
    A passi rapidi, dunque, Riccardo iniziò a scendere verso il fiume. Finito il campo d'erbe, si avventurò tra pietre e rovi fino ai salici. E Furio lo riaccolse come se non si fossero mai lasciati. I rami a mimare un saluto mentre lui accarezzava il tronco solido e incominciava a sondarne le pieghe.
    La trovò, la scatolina. Era ancora là, rabbrunita dalle intemperie, tuttavia ben chiusa sul prezioso contenuto. La aprì, forzando deciso, e ne estrasse il disegno che ripulì, spianò, lisciò. E guardò sospeso.
    Lei era bellissima.
    E con lei ritornò il tempo dei sogni.
    La ammirò ancora e ancora. Rapito da tanta grazia.
    La portò alle labbra per riappropriarsene, e se la mise nel taschino dei jeans, mentre il cuore gli batteva impazzito.
    Un ultimo sguardo a Furio, e prese la via del ritorno, arrampicandosi veloce sulla sponda.
    Fu nel campo d'erbe, tra i minuscoli fiori bianchi e gialli che sfiorava con le mani aperte, procedendo lentamente. Finché non vide una macchia rossa, unica e speciale, alta sulle altre piante.
    Era un papavero che doveva essersi aperto da poco, pensò quasi incredulo.
    Era sbocciato alle sue spalle.
    Sfacciato, allegro, solitario papavero. Anche arrogante in quel suo svettare da re sulla platea di umili sudditi bianchi e gialli.
    Un segno, decise Riccardo.
    E cercò con gli occhi, d'istinto, la strada dove, in quel preciso attimo, stava passando una ragazza in bicicletta. Capelli bruni al vento e vestito leggero azzurro a fiori rossi.

18 Maggio 2023

Irene Navarra 

venerdì 9 febbraio 2024

Poesia / Tanka: Aspettando Aurora.

 
Irene Navarra, Isonzo incontra Aurora, AIArt, 9 Febbraio 2024.


Gli si rivela.
Si sveste della Notte
lasciando nudo
il corpo fresco Aurora ~
Ride l'Isonzo ~ In Luce.
#Tanka 98


sabato 13 gennaio 2024

Poesia / Cronaca: Cammino tra le rose.

 
Poesie dell'addio.

P_Irene Navarra, Era il Maggio odoroso, AIArt e GraphicArt, 13 Gennaio 2024.



Dalle persiane solo accostate entra Maggio.
Mi si presenta con il profumo delle rose
stagliate contro i mattoni del muretto
e il ferro a griglia della recinzione.
Spontaneo nella mente.

Fuori Gennaio si stende col suo gelo.
Ma Loro, le rose rosa chiaro, sono là.
Sontuose.
Cammino adesso lungo il viale del giardino.
Svettano ai bordi
come ragazze linde di rugiada.
Le sfioro.
Ora le mani sanno della Terra
che ci ha viste nascere.
I polpastrelli di velluto fulgido
- i loro, i miei -
scavano il cielo.
Sprazzi d'azzurro in tasca.
Posso andare.


P_Irene Navarra, Tra le mie rose, AIArt e GraPhicArt, 13 Gennaio 2024.


giovedì 11 gennaio 2024

Poesia / Cronaca: Abiti di neve nella mia Terra benedetta.

 
Un addio senza dolore.


P_Irene Navarra, Abiti di neve, AIArt e GraPhicArt, 11 Gennaio 2024


E lascerò questa mia terra
che mi ha donato abiti di neve
- nuvola bianca i miei capelli ormai -

Ho salutato i cari amici della vita:
alberi e zolle,
colline e il fiume di turchese.
La Bora me la porto dentro
perché non ha confini
e strappa ogni legame
pur di stare con chi l'ama.
Poi gli animali.
Il cuore è un'arca affollata di richiami.
Echi che sono essenza del respiro.
Dove c'è un po' di spazio
là sono con me.
Di luce o d'ombra non ha importanza.
Sono con me.
Sciogliendosi la neve,
traspare la mia storia con la loro.
Ci adatteremo a imbrillantarci di rugiada.

Irene, Vanni, Emma, Pablo, Orazio, Olly, Paco e Pippo.


lunedì 8 gennaio 2024

Poesia / Cronaca: Sollievo.



P_Irene Navarra, Ambigua-Mente, AIArt e GraPhicArt, 8 Genneio 2024.



Piangere in uno specchio.
Vedere lacrime che brillano su palpebre
che non mi sento mie.
Soffrire alla lontana,
con la distanza minima
di un fiato in volo.
Mentre allo specchio
vibra l’assurdo verticale di un riflesso
come disappreso.
Illimpidito
nel vetro delle lacrime.

Io: a occhi asciutti e cuore sgombro.
L’Altra da me: opportuno punto coniugato.
Indipendente.


Poesia / Haibun: Viaggio intimo (16 - Seefeld - Sorella Neve).

 

P_Irene Navarra, Sorella neve, AIArt e GraPhicArt, 7 Gennaio 2024.


    Sono capace di perdermi in un fiocco di neve.
    Lo tengo sulla punta dell'indice e mi ci sciolgo dentro in sedute protratte di meditazione cromatica, osservando - immobile come una statua di ghiaccio - il lento svanire della forma angelica.
    Attimi.
    Di eternità sconvolgente.
    Che mi lasciano triste quando svaniscono.
    E che, poi, cerco di recuperare.
    Così appunto gli occhi al cielo sfarfallante in gelo e mi insinuo tra i fiori speciali che ci dona.
    Nulla di più rasserenante del meditare cromaticamente sul Bianco di un fiocco di neve, immersa in fiocchi di neve.

    Amo la montagna solo se candida, solitaria e musicale dell'armonia specialissima della natura che accoglie gioielli inimitabili.
    I piccoli tonfi delle piccole frane di neve dai rami degli alberi mi induce a una profonda trance che disserra passaggi misteriosi e inusitati. Fino alla scoperta di una sorta di Brigadoon fantastico di cui sono unica abitatrice.

    Seefeld mi parve Brigadoon quando lasciai le piste, il consorzio umano, i suoni dissonanti dei meccanismi di violenza alle falde percorse e inutilmente massacrate da sci, monosci, slitte, urla barbare dei turisti.
    Nei boschi intonsi di Seefeld mi dissimulai nel Bianco, sottraendomi per ore alla vista di tutti.
    Respiravo il profumo puro di una sostanza appena liberata che danzava, ridendo di un riso dell'Universo. 
   Sorella Neve mi aveva affrancato da ogni pena, mi ammantava di corolle soffici e anch'io ridevo felice.

Inalo fiori
che pungono la gola ~
Dentro il mattino
radico in solitaria
Pace di Neve.
#Tanka93



sabato 6 gennaio 2024

Poesia / Monte Calvo (da "Il giardino di pietra" in "Margini").

 

    Una visione.
    O un sogno lucido.
    Oppure una realtà talmente affascinante da trasformarsi in visione.
    Premonizione di eventi futuri tramite storie oniriche articolate.
    Ancore di salvezza nelle parole di poesia che mi si avvicinarono in dono, quando, ormai adulta, ricercavo in me chiavi perdute, che aprissero porte di coscienza.
    Parlo della silloge di Margini (B & V Editori) dal titolo Il giardino di pietra.
    L'ambientazione è al Sud.
    Nella campagna campana, in un paese di poche case.
    Ai piedi di un monte che chiamai Calvo per la conformazione arida del terreno e la sua cima estesa e todeggiante.
    Assolato e deserto.
    Sull'erta scoscesa: fichi d'India, qualche ulivo, erbe secche e dure, cardi.
    Un profumo intenso di timo sembrava serpeggiare tra i rami scarni dei pochi alberi.
    Immaginai che al di là ci fosse il mare.
    Il solo pensiero dell'azzurro luccicante che sarebbe apparso una volta arrivata lassù, mi convinse ad affrontare la salita. 
    Ricordo che lo scalai calzando sandali leggeri.
    Non mi protessero dalle spine.
    Così li impiastricciai di sangue.
    Che fa, pensavo.
    L'importante è salire per conquistare quanto sta al di là.

    E di là c'era la distesa infinita dell'acqua più azzurra che avessi mai visto.


P_Irene Navarra, Sull'erta del Monte Calvo, AIArt e GraPhicArt, 6 Gennaio 2024


L'erta affocata dal meriggio,
nei sandali erba dura e cardi
verde-argento sulle cosce nude.
Graffi luminescenti sotto
le palpebre socchiuse.
Fichi d'India d'intorno:
un fiume convergente
verso l'alto con spine
trasparenti e polpa rossa.

E poi la cima. Una spianata
calva e ruggine con la cintura
vitrea dei fichi d'India. Come
la corona per un Dio che
ha scelto di morire.

Lontano la marina di cristallo
immobile.

Nella distanza il mare
getta sempre il suo mantello
di squame intermittenti.

Sul Monte Calvo un
Silenzio atroce.

venerdì 5 gennaio 2024

Poesia / L'ametista si disperde (da "Il giardino di pietra" in "Margini").


    I giorni dell'ametista sono quelli in cui tutto è gioia pura.
    Oggi la pioggia l'ha dilavata anche dalle pietre.
    Non c'è luce che brilli suadente.
    In nulla.

Irene Navarra,  L'ametista si disperde, AIArt, 5 Gennaio 2024.



L'ametista si disperde
nella nebbia
trasalendo un poco.

Le mani come foglie
gocciolanti latte
denso di ferite.

Oggi il giardino rode
anche le sue pietre.


Irene Navarra,  Pietre e pioggia, AIArt, 5 Gennaio 2024.



martedì 26 dicembre 2023

Poesia / Percezioni: Io sono vento.



Irene Navarra, Io sono vento, AIArt, 26 Dicembre 2023.



Io la conosco intimamente.
Lei, la Bora, mi abita
come se fossi sua.
La sento prima dello scoppio
nel fremito dei rami
pronti alla battaglia.
E mi preparo.
A danzare resa polvere lucente.
Nell'arido respiro
che invade la mia gola
stacco il legame con la terra.
E volo.
Non ho più peso
tra i refoli impetuosi.
Avvolta da nubi sfilacciate
ritrovo l'urlo che scioglie la materia.
Io sono vento.

Irene Navarra, Sorella Bora, AIArt, 26 Dicembre  2023.






martedì 19 dicembre 2023

Poesia / Cronaca: Respiro nel vento.

 
Quando soffia la Bora, la campagna diventa il mio teatro di trasformazione.
Chiudo gli occhi e mi abbandono a Lei.
Così mi riconosco.
E mi placo.
Sono un respiro nel vento.


P_Irene Navarra, Respiro nel vento, AIArt e GraphicArt, 19 Dicembre 2023


Come un respiro nel vento
questa vita.
La Bora mi accompagna
e fiata suoni duri
contro chi mi assale.
Inalo polvere lucente
mentre festuche pallide
in vortice violento
ghirlandano i capelli.
Scuoto la testa.
Non reggo il peso di corone.
Nemmeno naturali.


lunedì 18 dicembre 2023

Poesia / Cronaca: Notte di Luna sul Carso.

 

P_Irene Navarra, Notte di Luna sul Carso, AIArt e GraPhicArt, 18 Dicembre 2023.


Sì. Credo d'intuire:
l'albero guarda la sua Luna
e si compiace dell'argento
che gli piove addosso.
Le foglie rosseggiano l'assenso.
Brillano i sassi,
il cielo accoglie mistici fervori
di creature trasparenti
- falene nate nel tramonto d’oro -,
il viola s’incupisce.
La notte posa tra i cespugli
e sogna.
Allungo le mani verso l’orizzonte,
attingo un po’ di pace scabra,
la porto al cuore,
brillo.
Come una pietra aguzza del mio Carso
mi accendo anch’io della chiarezza
che diffonde Luna.

sabato 16 dicembre 2023

Poesia / Frammento: La tana.


 In una mattina d'Inverno, nel mio giardino.

P_Irene Navarra, Il Grande Faggio in una mattina d'Inverno, AIArt, 16 Dicembre 2023.



E sotto questi rami spogli
che non danno protezione
io sto bene.
Tra le radici c’è la tana adatta a me.
Qua la Luce filtra libera.

A occhi chiusi, respirando
Grazia immensa,
scomparire d’improvviso.

Nella caduta al Mondo Rovesciato
di Alice dalle Meraviglie utili
trascorrono visioni della vita.
E cancellare.


giovedì 14 dicembre 2023

Poesia / Tracce: Frammento lirico di Guglielmo Jug.


    Con molto piacere condivido questo bellissimo e ardito Frammento poetico dell'amico Guglielmo Jug, in risposta al mio Tanka dal titolo Neve nel cuore.
    Bellissimo
perché dimostra un sentire capace di travalicare piani temporali ed esperienze di vita nella folgorazione improvvisa che tutto travolge.
    L'entusiasmo lirico è, infatti, scorrere impetuoso d'Acqua ribelle.
    Ardito perché dal punto di vista formale si connota di raffinata semplicità iconica e slancio temerario nell'uso delle parole. Esse, sapienti ma talvolta aspre, introducono alla sospensione esistenziale dell'autore, in malinconica solitudine davanti allo spettacolo naturale della neve fresca sui campi.
    Ritorna per un attimo fanciullo.
    Per un attimo lascia il presente e uniforma i suoi passi agli anni della gioia.


P_Irene Navarra, La prima neve, AIArt e GraPhicArt - Acquarello, 14 Dicembre 2023.


Impronte di passeri riemergono
sulla neve appena caduta.
Attraverso il vetro sottile
- crudele confine -
tra innocenti visioni
e contaminate realtà
sopravvivo.


    Il vetro sottile tra lui e il flash di memoria spontanea è, però, crudele confine che impedisce un integro recupero.
    Scenografia della mente, quindi. Pura solo nel ricordo.
    Il passato si fa Impronte di passeri, destinate a svanire in uno sbuffo di vento o ai timidi raggi del sole invernale.
    L'essere attuale dell'autore diventa di necessità un sopravvivere Attraverso, conscio della Vanità del Tutto.

    L'uomo ha distrutto la Bellezza di un tempo. A chi ha occhi per vedere e cuore per sentire non sfugge il tocco brutale della crescita pazza, positivo solo nel pensiero di quanti la fomentano, distruttivo invece nell'evidente concretezza.
    Che resta? L'adattamento, certo.
    Lo dice la scienza.
    Non si può altro.
    Ma triste.
    Oh, se triste!

Irene Navarra

Qui il link della poesia di Guglielmo Jug Presso il gorgo.