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giovedì 14 luglio 2022

Critica sociale / La nuova vita di Pippo Setter Inglese.



Irene Navarra, La nuova vita di Pippo, Fotografia.

Eccomi qua. Sono Pippo Magnifico Setter Inglese nel giorno del mio compleanno. Oggi, 14 Luglio 2022, ne conto ben undici. Di questi, nove li ho passati in un allevamento di proprietà di un veterinario. Come animale da riproduzione. Quell'essere senza cuore mi ha rubato la giovinezza e la gioia. Tutto era cupo, monotono, doloroso nel suo mondo tristissimo.
La fame e la sete mi devastavano.
I pochi peli che avevo sul petto me li strappavo a bocconi. Per noia, credevo. Per stress, mi ha confidato poi un comportamentalista.
Gli occhi mi bruciavano come il fuoco. Ed erano rossi. Rossi come l'inferno.
Ormai allo stremo della sopportazione, mi stavo lasciando andare.

Finché lui, il mio padrone, decide che ero troppo vecchio per ciò a cui mi aveva destinato e mi "regala" a un canile. Un buon canile dove pensavo di finire i miei giorni.
Mi ci ero rassegnato.

E invece proprio là arriva lei, la mia Irene capelli d'argento, la mia fata di speranza e amore.
Arriva tutta vestita di chiaro, con un sorriso buono e le mani colme di carezze.
Arriva e mi porta via.
Correva l'anno 2020. Si era a novembre. Il giorno 20.
Così comincia la mia storia di dormite sul divano della stube (la mia testa sotto la sua ascella destra); di uscite in giardino per pipì anche cinque volte la notte (con una sciarpa di lana sulla pancia perché non prendessi freddo); di corse dai vari veterinari specialisti in questo o in quello; di fotografie della pupù, che era sempre piena di sangue, da mandare alla dolce doc. Michela; di ricerche al pc sulle mie patologie fisiche e psicologiche; e... di lunghe passeggiate in campagna; di escursioni olfattive sul campo da golf del Castello di Spessa; di giochi; di pappa deliziosa con tanta verdura d'orto.
Di Vita insomma.
Di Vita vera da cane vero, veramente amato. 
Ancora non ci credo. Ogni tanto sbatto gli occhi, che adesso non fanno più male e mi dico: Quando li riapro, tutto questo svanirà. E invece no! Le mie ciotole sono in cucina, la mia poltrona davanti al caminetto, il mio divanetto Frau in salone, il mio letto, i miei tappeti... Tutto riappare fulgido e pulito al solito posto.
Che sollievo!
Di conseguenza, adesso che sono abbastanza tranquillo sul mio futuro, posso occuparmi dei miei simili, ricordando agli umani che non siamo più oggetti d'uso quotidiano!
Siamo finalmente esseri senzienti tutelati dalla Costituzione. Me l'ha spiegato la mia Irene capelli d'argento. Ora nel Codice Penale entriamo anche noi come creature con sentimenti. Creature che soffrono.

Il reato di maltrattamento di animali (cito dai sacri testi su indicazione di Irene) è inserito nell’ambito del nuovo Titolo IX Bis “Dei delitti contro il sentimento per gli animali” ed è disciplinato dall’art. 544-ter del Codice penale, che punisce "Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro.
La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi.
La pena è aumentata della metà se dai fatti di cui al primo comma deriva la morte dell'animale".
E altro ancora che non sto qui a dirvi. Basta questo per il momento. Nella fiducia che le forze dell'ordine, allorché allertate, facciano il loro dovere.
Essendo un cane ottimista, mi auguro che NESSUNO SI GIRI DALL'ALTRA PARTE.
Capito? Nessuno deve girarsi dall'atra parte davanti a un animale che patisce per mano o mente umana. Sì. Quanto affermo ha una motivazione: non esistono solo le torture fisiche, anche le psicologiche ci distruggono. Forse maggiormente. Io ne so qualcosina.
Mi auguro inoltre che non sia chi segnala situazioni di dolore e disagio per i miei simili a essere tormentato dalla legge, mentre chi tormenta si salva, facendosi vittima innocente.
BauAmen.
Parola di Pippo, alla buon'ora Magnifico Setter Inglese.
P.S.: Nella fotografia del post sono naturalmente io che, dalla mia macchina decappottabile, gioisco del meraviglioso paesaggio attorno.


Vi richiamo anche qualche post del mio predecessore Pablo Golden Retriever, caporedattore per parecchi anni di questo Blog:
E vi lascio il ricordo del mio primo intervento. A quell'epoca mi stavo illudendo, ma non ero ancora sicuro di niente:


venerdì 20 marzo 2020

Pablo golden retriever ammonisce gli umani.


Non abbandonate i miei simili.
Non diffondono il coronavirus. Lo dice la scienza, non lo dico io.
Io dico: tenetevi strette le vostre creature a quattro zampe.
Potrebbero salvarvi dall'impazzire per isolamento.
Credetemi. Sono un cane anziano che ha molto sofferto e imparato sulla sua pelle.

Parola di Pablo golden retriever e della sua compagna Irene. 

Irene Navarra, Pablo severo critico, FotoInstagram, 2016.



domenica 10 dicembre 2017

Critica sociale / I cani: cose o esseri senzienti? Pablo golden retriever dice la sua.


Irene Navarra, Pablo e Thundog, Fotografia, 2017.

Ciao, gente. Sono sempre Pablo, il golden retriever ormai parte integrante della Redazione del blog di Irene. Passeggiando insieme nel fuoco acceso del tramonto dell'altro ieri, oltre a descrivermi la scena cromatica che noi cani possiamo solo immaginare, Lei mi ha narrato la storia di un fuoco vero scoppiato fra il 5 e il 6 dicembre 2007 nella fabbrica Thyssen di Torino. Era un fuoco che uccideva. Orribile. Il solo pensarci mi incenerisce il pelo. Di tutta l’atroce vicenda assolutamente indimenticabile mi ha emozionato in positivo scoprire il nome di chi procurò giustizia alle sette vittime del rogo e alle loro famiglie: il pm Raffaele Guariniello. Lo stesso che ha vegliato sul Codice di diritto animale pubblicato nel luglio scorso.
Raffaele Guariniello: uno straordinario conoscitore delle leggi e, per di più, animalista. Che meraviglia! Dovremmo essere in una cuccia di ferro, dunque, se capiti e protetti da un uomo di tanta coscienza. Con un simile guardiano, siamo a posto.
E invece no!
Nessuno lo ascolta, mi dice Irene. I politici che si riempiono la bocca di promesse, evitano di citarlo per non rovinarsi le spiritose invenzioni elettorali. Vogliono fare propri i traguardi da lui raggiunti? E ciò mentre gli specialisti, che dovrebbero occuparsi del nostro benessere, sanno poco o niente delle normative vigenti. Per loro basta che un cane abbia un po’ d’ombra d’estate ed è tutto ok.
Pfui! sbavo io.
Non ci guardano nemmeno negli occhi, quando vengono a verificare se siamo trattati bene o male, se abbiamo acqua e cibo, la sacrosanta passeggiata, la compagnia dei nostri fratelli umani e non, l’affetto carezzevole di cui abbiamo bisogno.
Per loro siamo cose.
Cose che si muovono, ma cose.
Mi chiedo: sono nati così stupidi?
Qualche anno fa, durante una crociera con i miei, nella Marina di Cherso in Croazia ho conosciuto il gatto Saro. Beveva solo acqua freschissima e con un rametto di rosmarino che ci pescava dentro. Altrimenti nisba! Il suo compagno bipede era perennemente in ansia. A ogni scalo, sbarcava precipitosamente e iniziava la cerca necessaria della pianta aromatica gradita al suo quattro zampe. Lo faccio con gioia e dedizione, ci dichiarò.
Saro era una cosa un po’ particolare. Già! Una cosa pretenziosa. Esprimeva una sua volontà.
Beh, amici lettori, il mio guinzaglio non si è mai sottratto al mio collo, il tappeto della sala di casa non si è mai ritirato dalle mie chiappe, i lampioni in giardino non hanno mai rifiutato il getto poderoso del mio pisello!
Considerata, quindi, l’evidenza, chiara anche a un bambino, mi pare davvero arrivato il tempo di smetterla con le scemenze su di noi.
Abbiamo occhi di pietra, zampe di legno, mantello di plastica riciclata, per caso? Ci trascinate su un carretto con le ruote? Ci prendete per chincaglieria? Addobbi come i nani da giardino? Esemplari del bestiario Thun?
Quanto ci vuole per farsene una ragione del fatto che siamo esseri senzienti?
Raffaele Guariniello l’ha scritto nell’Introduzione al Codice. Io continuo a sbandierarlo.
Chissà, a forza di dai e dai anche le capocce cocciute degli umani che ci pensano schiavi destinati a essere comprati / venduti, affidati / adottati si apriranno per comprendere questi buoni semi di verità.
Parola di Pablo golden retriever, grande esperto di maltrattamento psico-fisico, visto che ho cambiato quattro famiglie in quattro anni di vita. Abbandonato senza aver fatto nulla di male! E dire che ero proprio un bravo cane: tenevo la pipì anche per sedici ore di fila e ripulivo la cucina mangiando dal secchio dell’umido perché nessuno si ricordava di darmi la pappa. Quasi trasparente dalla magrezza, forse non mi vedevano.
Sì, ero proprio un bravo cane. Eppure…

Adesso ancora una volta le parole di Raffaele Guariniello tratte dall'Introduzione al Codice di diritto animaleRepetita iuvant! esclama sempre Irene con piglio da professoressa. Io le do fiducia e ve le ripropongo prendendole dal post Esistere malgrado del 29 novembre scorso.
«Nel nostro Paese, le norme a tutela dei diritti degli animali possono e debbono essere ulteriormente rafforzate ma già oggi impongono interventi potenzialmente efficaci. Oggi, a differenza di ieri, fare giustizia non vuol più dire occuparsi soltanto di criminalità in danno dell'uomo. Oggi vuol anche dire proteggere la vita, l'integrità, il benessere, la dignità degli animali. Sorprende, da questo angolo visuale, ed è deleteria, la scarsa diffusione tra gli operatori dei principi che governano la protezione degli animali sul piano internazionale e nazionale. Il fatto è che non basta avere buone leggi di facciata scritte sulla carta. Ed è purtroppo la larga disapplicazione delle norme vigenti uno dei fenomeni che più caratterizzano l'Italia e non solo l'Italia. In alcune zone del nostro Paese, i processi penali per reati lesivi degli animali proprio non si fanno, mentre in altre zone si fanno, ma spesso con una tale lentezza che prima di arrivare al verdetto finale si concludono con la prescrizione del reato. La conseguenza è devastante. Si diffonde nella sostanziale indifferenza di pur autorevoli istituzioni un senso d'impunità, l'idea che le regole ci sono, ma che si possono violare senza incorrere in effettive responsabilità. E si diffonde un altrettanto devastante senso di giustizia negata.»

lunedì 4 dicembre 2017

Critica sociale / Considerazioni di Pablo golden retriever sulla mala detenzione dei suoi simili.


Irene Navarra, Pablo severo critico, FotoInstagram, 2016.

Eccomi qua. Sono ancora Pablo, il golden di Irene, la fondatrice di questo blog. Mi preme di fare un annuncio a voi umani pseudo salvatori di cuccioli indifesi che non chiedono nulla tranne un po’ di rispetto (ve lo abbaio forte e chiaro): volete amarli o no questi i cani che adottate, magari facendoli arrivare dal Centro e dal Sud del nostro Paese, sicuri di render loro un favore? Malsani soggetti che non siete altro! Ma vi rendete conto che segregarli in un giardino considerandoli rifiuti degni solo di diventare concime per la terra non è propriamente ben detenerli? E che pensare, poi, di chi – volontario o meno – (e sui volontari avrei la mia da raccontare) ci consegna con poca accortezza, non indaga, non conosce le leggi giuste, non le applica, non intende ammettere che siamo esseri senzienti, crede che ci bastino un po’ d’acqua e ombra, fa finta di non capire gli errori commessi e, nel momento in cui realizza di averci affidati a dei disgraziati insensibili, si rifiuta di rimediare?
Io parlo a buon diritto.
Così infatti ero stato trattato dai precedenti miei tre padroni. Mi avevano dimenticato: chi in un cortile sporco, chi in un garage, chi in un buco di locale dove me ne stavo chiuso anche per sedici ore di fila e se mi scappava la pipì e la facevo contro una pianta o un angolino... Non oso ricordare quanto succedeva.
Mai una carezza.
Mai una passeggiata.
Solo clausura, clausura, clausura. E brutti modi a brutto muso. Concerti per voce urlata e swisc di cinghia.
Finché è arrivata Lei.
Ha teso la mano con le lacrime agli occhi, ha preso la misera corda che era il mio guinzaglio e mi ha portato via. Nella sua casa profumata di pappa buona e amore. Tanto amore.
Allora, degenere possessore di cani che non capisci niente della nostra natura socievole e gioiosa, del bisogno di compagnia, di quanto soffriamo il freddo intenso dell’inverno e il caldo torrido dell’estate nelle "comode cucce di plastica" comperate per accoglierci in crudele solitudine, ti venga pure "la pivida in tel cul e un paneriz per dedo che no te possi gratartela"! Scusate la volgarità del detto triestino imparato nei vagabondaggi di famiglia in famiglia prima dell'incontro con la mia Irene ma, quando penso alla bassezza di certe condotte contro di noi, creature a quattro zampe e coda allegra, è l'unica maledizione che mi venga in mente.
Neppure molto cattiva, mi pare.
Io avevo quattro anni e mezzo e nemmeno quindici chili quando Irene mi ha preso con sé.
Sembravo appena uscito da un lager nazista.
Mangiavo immondizie rovesciando il secchio dell'umido.
E non aggiungo particolari.
Non vorrei nausearvi.
Sono troppo buono.
Quindi: in bocca al lupo per essere divorati, ai cattivi. Per essere protetti, ai buoni.
E adesso leggetevi questo post con la meravigliosa Ode al cane del mio omonimo Pablo Neruda. Lui sarebbe felice delle mie parole. Lo so. Era un animalista vero.

Un'ultima, importante nota: esiste il Codice di diritto animale che può aiutare gli operatori del settore. Consultatelo, per favore. E riguardatevi anche Poesia / Le solitudini delle case 5 (Esistere malgrado), ovvero l'articolo della mia Irene che ne tratta.

domenica 3 dicembre 2017

Poesia / Pablo Neruda, Ode al cane - Oda al perro.


Ogni sacrosanto giorno della mia vita provo le intense emozioni espresse da Pablo Neruda nell'Ode al Cane. Chi ama gli animali, comprende. Chi ancora non capisce la gioia della condivisione tra esseri senzienti, legga questa magnifica poesia. E migliorerà, forse, avvicinandosi almeno di un passettino al mistero della creazione.

Silvia Valenti, Quattro piedi e otto zampe, Fotografia, Cherso 2008.

Ode al cane

Il cane mi domanda
e io non rispondo.
Salta, corre pei campi e mi domanda
senza parlare
e i suoi occhi
son due domande umide, due fiamme
liquide interroganti
e io non rispondo,
non rispondo perché
non so e nulla posso dire.

In mezzo ai campi andiamo
uomo e cane.

Luccicano le foglie come
se qualcuno
le avesse baciate
a una a una,
salgono dal suolo
tutte le arance
a collocare
piccoli planetari
in alberi rotondi
come la notte e verdi,
e uomo e cane andiamo
fiutando il mondo, scuotendo il trifoglio,
pei campi del Cile,
fra le limpide dita di settembre.
Il cane si arresta,
corre dietro api,
salta l’acqua inquieta,
ascolta lontanissimi
latrati,
orina su una pietra
e porta la punta del suo muso
a me, come un regalo.
Tenera impertinenza
per palesare affetto!
E fu a quel punto che mi chiese,
con gli occhi,
perché ora è giorno,
perché verrà la notte,
perché la primavera
non portò nel suo cesto
nulla
per cani vagabondi,
ma inutili fiori,
fiori e ancora fiori.
Questo mi chiede
il cane
e io non rispondo.

Andiamo avanti,
uomo e cane, appaiati
dal mattino verde,
dall’eccitante vuota solitudine
in cui solo noi
esistiamo,
questa coppia di un cane rugiadoso
e io poeta del bosco,
perché non esistono
uccelli o fiori nascosti,
ma profumi e gorgheggi
per due compagni,
per due cacciatori compagni:
un mondo inumidito
dalle distillazioni della notte,
un tunnel verde e poi
una prateria,
una raffica di vento aranciato,
il sussurro delle radici,
la vita che cammina,
respira, cresce,
e l’antica amicizia,
la gioia
d’esser cane e d’esser uomo
tramutata
in un solo animale
che cammina muovendo
sei zampe
e una coda
con rugiada.


Oda al perro

El perro me pregunta
y no respondo.
Salta, corre en el campo y me pregunta
sin hablar
y sus ojos
son dos preguntas húmedas, dos llamas
liquidas que interrogan
y no respondo,
no respondo porque,
no sé, no puedo nada.

A campo pleno vamos
hombre y perro

Brillan las hojas como
si alguien
las hubiera besado
una por una,
suben del suelo
todas las naranjas
a establecer
pequeños planetarios
en árboles redondos
como la noche y verdes,
y perro y hombre vamos
oliendo el mundo, sacudiendo el trébol,
por el campo del Chile,
entre los dedos claros de septiembre.
El perro se detiene,
persigue las abejas,
salta el agua intranquila,
escucha lejanísimos
ladridos,
orina en una piedra
y me trae la punta de su hocico,
a mí, como un regalo.
Es su frescura tierna,
la comunicación de su ternura,
y allí me preguntó
con sus dos ojos,
por qué es de día, por qué vendrá la noche,
por qué la primavera
no trajo en su canasta
nada
para perros errantes,
sino flores inútiles,
flores, flores y flores.
Y así pregunta
el perro
y no respondo

Vamos
hombre y perro reunidos
por la mañana verde,
por la incitante soledad vacía
en que sólo nosotros
existimos,
esta unidad de perro con rocí
y el poeta del bosque,
porque no existe el pájaro escondido,
ni la secreta flor,
sino trino y aroma
para dos compañeros,
para dos cazadores compañeros:
un mundo humedecido
por las destilaciones de la noche,
un túnel verde y luego
una pradera,
una ráfaga de aire arananjado,
el susurro de las raíces,
la vida caminando,
respirando, creciendo,
y la antigua amistad,
la dicha
de ser perro y ser hombre
convertida
en un solo animal
que camina moviendo
seis patas
y una cola
con rocío.

Ricardo Eliezer Neftalí Reyes Basoalto "Pablo Neruda", Ode al cane - Oda al perro, da Odas elementales in Obras Completas, Editorial Losada, Buenos Aires 1973. Traduzione di Roberto Paoli.