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lunedì 2 agosto 2021

Poesia / Futura-Mente: Eppure non dimentico.

 
Irene Navarra, Pippo e il quadrifoglio / Segni, FotoInstagram, 2021.



Vorrei che ogni ricordo
fosse chiuso nel momento
e basta.
Insomma, viverlo, sì,
quell'attimo fugace
ma non come un ricordo, poi.
Niente passato, dunque.

(Eppure non dimentico.)
 
Così mi vedo sul sentiero usato
tra erbe incolte e viti rigogliose
con Pippo Setter stretto al fianco.
Lui baldanzoso e codallegra,
io punta, tacco, punta e balzi
a un ritmo buffo da Charlot rinato.
Memoria in cui riaffiorano compagni:
Emma Petto di Luna e Orazio e Pablo,
i tre stupendi Golden della mia esistenza.
Insieme tutti.
In un durevole Futuro onnipresente.

 

sabato 24 ottobre 2020

Poesia / Diario: La bellezza collaterale (Astri).

Queste meraviglie sono i fiori che mi hanno accompagnata alla nascita. Con i loro colori, divenuti per destino i miei colori, parlano un linguaggio che capisco istintivamente. Adoro il magenta perché mi induce alla calma meditativa, amo il verde per la sua equilibrata freschezza. In unione complementare mi rendono migliore. Quasi serena.
Nel puro accordo naturale degli Astri mi ritrovo.

Oggi ho sentito l'esigenza di coglierne alcuni dalla rigogliosa bordura che orna il muro di cinta di casa. Volevo strapparli all'effimero del tempo autunnale e ritrovare frammenti di storie perdute.
Pablo ci giocava sempre. Vi si immergeva a cercare lucertole.
Io vi immergo le mani a cercare Lui.
La mia bellezza collaterale ora sta solo in questo.
Per il momento mi basta. 

Irene Navarra, Astri, Grafica, 24 ottobre 2020.

Astri splendenti
nel nido delle mani.
Così li penso, questi fiori
che mi hanno benedetta di colore
il giorno della nascita.
Li avevo a profusione nella culla.
Avrebbero stornato ogni malanno
e l'anatema più esecrabile:
non accostare mai le labbra
alla vena profonda dell’Amore.

lunedì 19 ottobre 2020

Diario / Pablo e il mare: Piccola storia di una scoperta.


Un'avventura meravigliosa del mio adorato Pablo.

Irene Navarra, Pablo e il mare di Cherso, Fotografia, 2012.

Ciao, amici. Sono Pablo, il golden di Irene e Umberto. Mi hanno accolto diciassette mesi fa. Avevo subito già tre abbandoni. Questa nuova famiglia mi pare buona. In cinque anni di vita ne ho viste di cose..., di tutti i colori! Ma azzurre come il mare di Cherso, proprio nessuna. Veramente il primo mare che ho visto è stato quello di Grado. Ho avuto una paura terribile, tremavo al pensiero di essere lasciato lì, in quella distesa di sabbia e acqua. Avrei trovato del cibo? Ero così magro che mi scricchiolavano le ossa. E invece è successo un miracolo: lei mi ha preso in braccio e mi ha messo tra le onde, tenendomi le mani sotto la pancia mentre mi parlava piano. Io la ascoltavo, però anche saltavo, prima terrorizzato poi divertito dagli spruzzi. Finché mi sono spinto, da solo, dove non c'era appoggio solido, ho allargato le dita, sventagliato la membrana che non sapevo proprio esistesse e ho capito: stavo galleggiando! Da allora le vacanze al mare si sono moltiplicate. Ormai sono un vero cane da divertimento acquatico. Non riporto ancora niente perché il lavoro è di là da venire. Devo riprendermi da un passato che non auguro a nessuno. Irene mi ripete sempre: "Mangia, riposa, gioca, amore pelosone! Hai già sofferto abbastanza". Il video vi presenta la mia "Grande Impresa della Lunga Nuotata" nel mare più limpido che conosco. Mamma e papà umani tifavano per me. Che gioia! Quanta libertà!
Finalmente qualcuno mi ama.
Parola di Pablo (detto spesso Re Pabu o Mr Shadow dato che sono l'ombra di Irene).

E adesso il video:



©Irene Navarra, Vita da cani (pensatori), Rinascita, 2012.


sabato 29 agosto 2020

Poesia / Diario: La bellezza collaterale (Ci sei. Ma non fai rumore).


Irene Navarra, La mia Camelot, FotoInstagram.
Gorizia, 19 aprile 2015.

(Piccoli poemi in prosa alla maniera di Charles Baudelaire)

Ci sei ma non fai rumore

Non ci sono parole adatte a descrivere la divina armonia dei momenti fissati nelle immagini a corredo del post. In quegli anni tutto era perfetto. I luoghi brillavano di storie positive. Erano incise nei sassolini dei sentieri, negli alberi centenari, nei fiori.
Allora vivevo in sintonia con l'universo e spesso, rapita da una letizia profonda, abbracciavo un tronco rugoso di quercia oppure passavo la mano aperta in carezze leggere tra le bordure colorate delle aiuole. Per il chiaro percepire di una dimensione altra, mi abbandonavo sensitivamente alla ricerca della felicità. Che mi si dischiudeva sempre. Pablo ne era umile e inconscio tramite. Trascinandomi infatti in avventure  minime e straordinarie, tutto eccitato di spontanea curiosità, favoriva il nascere di intuizioni prodigiose. Fino alla rivelazione del sacro aspetto intimo di ogni elemento naturale. La fantastica Camelot del Parco del Monastero delle Orsoline con la sua tavola rotonda e i suoi sedili di arenaria diventava così lo scenario magnifico di un'esplosione di gioia intensa che finiva in danza e corse al ritmo allegro di zampe e piedi battuti freneticamente sul terreno.

Quel tempo è stato inghiottito dal dolore del Distacco.
Tu, Pablo - compagno di molte avventure, mia amabile creatura - ci sei ancora. Ho nei palmi delle mani il tuo odore delicato, negli occhi l'eleganza dell'incedere. Sei radicato nei miei pensieri. Ogni lacrima è un riflesso dell'immenso splendore della nostra vita insieme.
Ci sei. Sereno e, finalmente, libero.
Ci sei. Ma non fai rumore.
Posso ricrearti in visioni precise. Vederti mentre rotoli da un pendio, insidi un gatto, fissi l'orizzonte e il cielo nell'attesa di un volo d'uccello. Posso rimodellarti, insomma, nella grazia del tuo essere con la forza dell'immaginazione. Mi riesce facilmente. 
Ma non posso modulare la tua voce, il fruscio dell'erba al tuo passaggio, il suono secco delle unghie sul pavimento di casa.
Ci sei. Ma non fai rumore.
E ciò mi strazia.
Così, per quanto io mi affanni a cercare il lato lucente della medaglia, non riesco proprio a trovare la bellezza collaterale dei miei giorni senza te.

Irene Navarra, Tutto il mio mondo, FotoInstagram,
Gorizia, 17 gennaio 2016.


lunedì 27 aprile 2020

Poesia / Diario: La bellezza collaterale (Destinazione Gioia).



Irene Navarra, Pablo↔Destinazione Gioia 2020, FotoInstagram 2018.


(Piccoli poemi in prosa alla maniera di Charles Baudelaire)

Destinazione Gioia

L’immagine lo racconta bene questo mio speciale senso di sintonia con il Creato. C’è Pablo golden retriever, il mio amatissimo spirito-guida strappato a una morte terribile per denutrizione quando aveva solo 4 anni e mezzo, c’è un sentiero sinuoso verso un punto lontano che poi è un cipresso solenne. Dietro naturalmente ci sono io che fisso il momento in uno scatto, conscia del sapore aoristico che l’avrebbe connotato.
La vita, la vivo come una scena piena di messaggi simbolici. 
Ora ho compreso appieno perché quell’istante bloccato per sempre ha rappresentato un punto di svolta del sentire. 
Da allora non ho pubblicato nulla sul mio profilo Instagram (me ne rendo conto adesso). Correva l’anno 2018. Si era in aprile. Il 17 per la precisione. 
Avevo Altro a cui pensare.
Parliamo quindi dell'Altro (in filosofia spicciola).
Conosco la parola yuj (योग). E’ un verbo sanscrito e significa unire, legare. Il fatto magnifico risulta però misteriosamente subliminale essendo anche la radice etimologica del termine gioia. La parola yuj con il suo concetto, la possiedo nell'intimo - ne sono certa -. Mi sale infatti spontanea alle labbra se entro in comunione con Lei, la Natura Grande Madre, che mi accoglie e innalza sino alle nubi e al cielo profondo, tingendomi i capelli d’azzurro mentre volo oltre le sfere in meditazione mistica. Mi capita talvolta nel mio paradiso destrutturato (qui il post) di provare questi intensi stati dell'essere. Negatori della materia perché originati in sostanze eteree di antica memoria.
Mi annichilisce quasi il pensiero che il mio più imperscrutabile residuo di coscienza assoluta, libero per genesi primigenia, lo pronunci spesso, in mantra sottile, il suono yuj. E lo dilati rendendolo come il vasto mare che accoglie tra le sue braccia liquide e culla chi vi si immerge.
Così mi abbandono fiduciosa e mi riconnetto e interconnetto finita / infinita, vitale pur senza sensazione fisica di me. 
Un itinerario già scritto, pertanto, questo indicato dal suono yui. Insito nella stessa energia che aleggia attorno a noi ed è nostra parte costitutiva.
E se questa inclinazione tatuata in me porta al cosmo tutto, consiste altresì nel cosmo tutto. Ogni minimo granello della mia essenza vibra all’unisono con le infinitesime particelle di quanto intensivamente ed estensivamente si fa nutrimento quotidiano. Lo so: vaporose masse di luce candida contengono noi creature contenenti.
Unione, dunque, come Gioia.
Ecco svelato l'arcano: Destinazione Gioia, l’esistenza.
Capirlo è intuire la nostra forma genuina e renderla esperienza di riconoscimento in una dimensione superiore. Sempre sacra. 

27 aprile 2020

sabato 25 aprile 2020

Poesia / Diario: La bellezza collaterale (Il paradiso destrutturato).




Irene Navarra, Resti / Il paradiso destrutturato. Fotografia, 2020.


(Piccoli poemi in prosa alla maniera di Charles Baudelaire)

Il paradiso destrutturato

Potrebbe sembrare una discarica di oggetti ormai defunti forse ancora servibili o forse no.
Potrebbe.
E invece è il nostro paradiso destrutturato. Nostro = mio e del mio cane.
Là stiamo bene. Pablo golden retriever - sciamanico spirito-guida d’elezione - sceglie ogni giorno di portarmi tra quelle reliquie di archeologia urbana, rese monumenti del vivere dall’abbandono intenzionale.
Non morte però.
Dimenticate all’aria (carezzevole a volte, a volte ingiuriosa), parlano un linguaggio in sordina commisto di ruggine e linfa. Molto espressivo.
Che rassicura.
Un po’ per i profumi ormai privi di riferimenti umani, un po’ per l’arte degli intrecci materiali tra rifiuti e natura selvaggia, a me e Pablo sembra di essere in paradiso.
Un paradiso destrutturato naturalmente.
Fuori da ogni ordine razionale e ligio a dettati superiori in cui il Caos primordiale ha la sua da dire. Nessun suono che non sia schiocchi di merli, frusci di serpi¹ intacca la nostra pace, dilagante a poco a poco fino al cielo.
Portentosamente non più muto.

24 aprile 2020

¹ Eugenio Montale, Ossi di seppia, Meriggiare pallido e assorto, v. 4, Gobetti Editore, Torino, 1925.

venerdì 20 marzo 2020

Pablo golden retriever ammonisce gli umani.


Non abbandonate i miei simili.
Non diffondono il coronavirus. Lo dice la scienza, non lo dico io.
Io dico: tenetevi strette le vostre creature a quattro zampe.
Potrebbero salvarvi dall'impazzire per isolamento.
Credetemi. Sono un cane anziano che ha molto sofferto e imparato sulla sua pelle.

Parola di Pablo golden retriever e della sua compagna Irene. 

Irene Navarra, Pablo severo critico, FotoInstagram, 2016.



lunedì 4 dicembre 2017

Critica sociale / Considerazioni di Pablo golden retriever sulla mala detenzione dei suoi simili.


Irene Navarra, Pablo severo critico, FotoInstagram, 2016.

Eccomi qua. Sono ancora Pablo, il golden di Irene, la fondatrice di questo blog. Mi preme di fare un annuncio a voi umani pseudo salvatori di cuccioli indifesi che non chiedono nulla tranne un po’ di rispetto (ve lo abbaio forte e chiaro): volete amarli o no questi i cani che adottate, magari facendoli arrivare dal Centro e dal Sud del nostro Paese, sicuri di render loro un favore? Malsani soggetti che non siete altro! Ma vi rendete conto che segregarli in un giardino considerandoli rifiuti degni solo di diventare concime per la terra non è propriamente ben detenerli? E che pensare, poi, di chi – volontario o meno – (e sui volontari avrei la mia da raccontare) ci consegna con poca accortezza, non indaga, non conosce le leggi giuste, non le applica, non intende ammettere che siamo esseri senzienti, crede che ci bastino un po’ d’acqua e ombra, fa finta di non capire gli errori commessi e, nel momento in cui realizza di averci affidati a dei disgraziati insensibili, si rifiuta di rimediare?
Io parlo a buon diritto.
Così infatti ero stato trattato dai precedenti miei tre padroni. Mi avevano dimenticato: chi in un cortile sporco, chi in un garage, chi in un buco di locale dove me ne stavo chiuso anche per sedici ore di fila e se mi scappava la pipì e la facevo contro una pianta o un angolino... Non oso ricordare quanto succedeva.
Mai una carezza.
Mai una passeggiata.
Solo clausura, clausura, clausura. E brutti modi a brutto muso. Concerti per voce urlata e swisc di cinghia.
Finché è arrivata Lei.
Ha teso la mano con le lacrime agli occhi, ha preso la misera corda che era il mio guinzaglio e mi ha portato via. Nella sua casa profumata di pappa buona e amore. Tanto amore.
Allora, degenere possessore di cani che non capisci niente della nostra natura socievole e gioiosa, del bisogno di compagnia, di quanto soffriamo il freddo intenso dell’inverno e il caldo torrido dell’estate nelle "comode cucce di plastica" comperate per accoglierci in crudele solitudine, ti venga pure "la pivida in tel cul e un paneriz per dedo che no te possi gratartela"! Scusate la volgarità del detto triestino imparato nei vagabondaggi di famiglia in famiglia prima dell'incontro con la mia Irene ma, quando penso alla bassezza di certe condotte contro di noi, creature a quattro zampe e coda allegra, è l'unica maledizione che mi venga in mente.
Neppure molto cattiva, mi pare.
Io avevo quattro anni e mezzo e nemmeno quindici chili quando Irene mi ha preso con sé.
Sembravo appena uscito da un lager nazista.
Mangiavo immondizie rovesciando il secchio dell'umido.
E non aggiungo particolari.
Non vorrei nausearvi.
Sono troppo buono.
Quindi: in bocca al lupo per essere divorati, ai cattivi. Per essere protetti, ai buoni.
E adesso leggetevi questo post con la meravigliosa Ode al cane del mio omonimo Pablo Neruda. Lui sarebbe felice delle mie parole. Lo so. Era un animalista vero.

Un'ultima, importante nota: esiste il Codice di diritto animale che può aiutare gli operatori del settore. Consultatelo, per favore. E riguardatevi anche Poesia / Le solitudini delle case 5 (Esistere malgrado), ovvero l'articolo della mia Irene che ne tratta.

lunedì 13 novembre 2017

Poesia / Vita da cani (pensatori) 2.


Sono ancora Pablo, il golden retriever di Irene, la fondatrice di questo blog. Vi sto per proporre la storia triste di Alan, un cane dalmata che non ho conosciuto perché è morto parecchio tempo fa. Mi racconta la mia compagna umana che era bellissimo e maltrattato. Ha lasciato la vita nella solitudine più totale, esaudito così nel suo ultimo desiderio consegnatole come estremo messaggio.
Un testamento tutto scritto nello sguardo. Da tramandare ai posteri per renderli più misericordiosi

Irene Navarra, La mia idea di un dalmata, Biro su post-it, 2017.


La preghiera
(Alan dalmata – vecchio e stanco, maltrattato da sempre – esprime un desiderio)

T'ho amato nonostante
mio padrone ingrato.

Oh Dio dei cani, concedimi soltanto
di morirgli lontano.


E adesso (ferocemente) alcune Riflessioni di Irene l'Animalista che vi riporto io, Pablo golden retriever, con molto orgoglio.

La prima lirica, quella di Emma che conta le stelle,  rappresenta il mondo felice di un cane e una compagna umana uniti da tenerezza e condivisione gioiosa. Non importa l’inizio più o meno tragico (come il mio per esempio). Importa il vincolo affettivo che si instaura nel momento dell’incontro, il patto che si stringe. Se c’è rispetto per la vita e il rapport o avviene tra esseri senzienti e sfere emozionali ben chiare e positive, tutto procede serenamente. Si può crescere insieme. 
In caso contrario, quando cioè si considera l’animale una cosa, da prendere e trattare a piacimento abbandonandolo in un giardino e facendo di quel giardino la sua tomba, chiudendolo in una cantina, in una baracca, in uno sgabuzzino, negandogli una carezza, il conforto e la protezione durante un temporale o la notte dell’ultimo dell’anno, lasciandolo completamente solo nel periodo delle ferie estive con temperature torride e poca o nulla acqua; quando non lo si porta mai a passeggio e lo si scansa entrando in casa ed evitando persino di toccarlo schifati dal suo odore, allora non esiste il rispetto dovuto e, di conseguenza, non c’è patto che tenga. 
Bisogna intervenire. Con decisione.
Questi cani condannati all’isolamento sociale, hanno spesso l’acqua, la cuccia magari, un po’ d’ombra. Sembrano stare bene. Anzi: “Stanno bene” – dicono gli esperti chiamati da cittadini pietosi a sanare situazioni di sofferenza che nella maggior parte dei casi perdurano per mesi, anni o, addirittura, per tutta la loro esistenza. Non hanno zampe, crani, costole rotte. Non ferite. È vero. Nondimeno chi usa gli occhi, la testa e il cuore, si chiede inevitabilmente: “Devono, forse, quasi morire per venire salvati? E il maltrattamento psicologico subdolo e vigliacco, che insiste con gravi conseguenze sulla loro sfera fisica, rendendoli paurosi e depressi, perché non viene mai preso in considerazione?”. 
Gli animali sono esseri senzienti. Lo sono per natura e per legge.
Quanti poi, in particolare, si occupano di affidi, è categorico che lo ricordino sempre, come un mantra, il principio del diritto soggettivo degli animali. Se li si dà in adozione, dunque, si indaghi anche sulla famiglia che li accoglie, interpellando la magistratura, i vicini. Qualora non si agisca in modo scrupoloso, ci capiterà di incorrere in errori devastanti per creature già molto fragili e provate. 
E se ciò dovesse avvenire, dal momento che – lo si sa – solo chi lavora sbaglia, è importante riconoscere l’errore commesso per correggerlo ed evitare così ogni complice connivenza con i maltrattatori di animali.

Poesia / Vita da cani (pensatori) 1: Emma.


Irene Navarra, Pablo cane filosofo, FotoInstagram,  2016.

Sono Pablo, il Golden Retriever di Irene capelli d'argento, fondatrice di questo blog con cui collaboro anch'io ufficialmente da oggi 13 novembre 2017. L'incarico me l'ha dato Lei, la mia compagna umana, che mi ha salvato da un'orribile stato di denutrizione e malattia. Diventato sette anni fa il suo Amore Grande, ora mi incita a suggerire qualche lettura lirica per voce di cane. La prima ve la dedica Emma Golden Retriever che non c'è più dal 5 maggio 2009. Emma è quella meravigliosa cagnona che aveva scritto con Irene il libro La terra, la visione (Gorizia e dintorni tra realtà e sogno).

Le stelle nel giardino

(Emma Golden Retriever si gode beata la sera estiva, giocando in giardino con le stelle; Irene – la sua compagna umana – sfaccenda serena in cucina sotto il suo sguardo amorevole)

Estate piena.
Inizio della sera.
È appena finito un temporale.
Le stelle sono scese giù dal cielo
per giocare a rimpiattino.
Sorridono gentili e poi dileguano
di pozza in pozza.
Sorrido anch’io:
a loro, ai ghiri sul ciliegio centenario,
al merlo fracassone che mi beve
nella ciotola, alla mia compagna
- quella umana intendo - che
rassetta serena la cucina.

Lei che mi fa dormire tra le braccia.
Lei che mi snoda i ricci delle orecchie
e mi massaggia lieve il sottogola.
Lei che mi bacia sul tartufo nero.
Lei che corre con me dietro alle lepri.
Lei che mi consola se sto male.
Lei che mi chiama Amore mio Petto-di-Luna.

Io qualche volta non mi accorgo
che il suo naso è chiaro,
il corpo senza vello,
che ha le mani e i piedi
e non le zampe.
La credo come me.

Per questo la ringrazio.
Ogni momento della mia giornata
ha un palpito di luce
regalato a lei.

E adesso l'ultima foto di Emma con Irene. Correva l'anno 2009. Si era in aprile. Il 4 per la precisione.

Valentina Brunello, Emma e Irene a San Mauro, Fotografia, 2009.