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martedì 15 febbraio 2022

Poesia / Tanka: Lungo il tratturo.


Estate 2015. Grado.
Nel guardare questa foto resto col fiato sospeso.
Ritrovo la luce splendente di quel giorno di gioia pura.
Ho accanto il mio Golden Retriever Pablo.
La meta, la immagino con trepidazione.
Mi pare di cogliere un luccichio di laguna
tra i cespugli all'orizzonte.
Tra poco mi riempirò gli occhi di acque verdi-rosa-azzurre,
di sabbie cangianti, legni levigati ed erbe aride.
Profumo di salso nell'aria.
Una nota più forte di granchi morti e alghe.
Si affoltano in me le sensazioni.
Sono di nuovo là.
Allora.

Irene Navarra, Lungo il tratturo / Grado, Fotografia Estate 2015, Grafica 15 Febbraio 2022 .

Lungo il tratturo
un passo dopo l’altro
afa pesante
nel sole che mi abbaglia.
Dopo i cespugli, il mare.

Grado, 2015

venerdì 28 maggio 2021

Poesia / Tanka: Ancora ieri.

Qui si parla di un momento ritrovato intatto in una fotografia.
Con me c'era Pablo Golden Retriever che ho amato con tutto il cuore e che mi manca insopportabilmente.
Sempre.
Respiro dopo respiro.
In due tanka spontanei lo celebro, quel tempo, irraggiungibile se non nel desiderio.

Si era d’inverno.
Il cielo casto e viola
su filari aspri,
il Sole già calato,
sorriso quieto intorno.

Io ti guardavo,
Stella mia cadente.
E lo sapevo
il tuo destino breve,
il Nulla oscuro poi.

Irene Navarra, Nella mia campagna / Ricordare, Fotografia 2020, Grafica 2021.


martedì 30 marzo 2021

Poesia / Un candeliere d'ombra (Meditazione cromatica in Verde e in Bianco).



Irene Navarra, Nel regno di Pablo, Fotografia, 29 Aprile 2020.


Nella frescura dell'ulivo attendi come di consueto l'aroma giusto per la cerca.
Io ti sorveglio da lontano.
Fra poco girerai la testa per guardarmi e poi, dimenticando le tue tracce, attraverserai di corsa lo spazio di margherite, erbe rigogliose, geometrie nette di disegni naturali stagliati nel sole e volerai verso me che ti accolgo stringendo tra le braccia il niente.

Resta solo la foto di un attimo speciale.
Uno dei tanti vissuti con te, mio amato Pablo.

29 marzo 2021, mattina inoltrata.

Adesso sono qui, nel luogo sacro del ricordo.
A occhi chiusi ancora.
Per ritrovarti.
Ricreo nel nido della mente la tua eleganza sbarazzina: falcate misurate, i ricci rasta delle orecchie, il ritmico ondeggiare del sontuoso manto, il sorriso. Quello tipicamente tuo con gli angoli della bocca all'insù e gli occhi allungati all'orientale.
Me ne sto un po' a godermi la tua Grazia.
Il sole mi solletica le palpebre, così le dischiudo appena su questa scena che si rivela intatta ogni primavera: margherite, erbe rigogliose, geometrie nette di disegni naturali stagliati nel sole. Accordi sovrumani di colori.
Verde.
Verde taumaturgico se mi riporta a te.
Sul prato smeraldino un candeliere di rami fatti d’ombra come segnale benedetto di un miracolo nel suo svelarsi.
Bianco.
Bianco di corolle delicate come il tuo tocco gentile. Un velo puro sulla sostanza resa lieve.

Inspiro Luce Bianca dal profilo Verde.
Serenamente piango.
Espiro ogni tristezza.
Inspiro Luce Bianca dal profilo Verde.
Rampolla in me la persuasione di un ciclico Ritorno.
Espiro il grigio fangoso dell'Assenza di chi amiamo.

Lo so.
Ci sei.
Nel vento.
Nel velluto di trifoglio e fiori
E nella nube che trascorre il cielo.
Quanto mi basta.
Ora.

sabato 19 settembre 2020

Poesia / Diario: La bellezza collaterale (Il primo regalo di Pablo).


Così, d'improvviso, recupero un momento meraviglioso del mio tempo con Pablo che non c'è più. Aprendo gli occhi stamattina vedo un oggetto che me lo riporta con un'evidenza perfetta. Lo tocco appena e tutto mi si sfalda attorno: niente più pareti ma sole, odore d'alghe, stridi d'uccelli, conchiglie sotto i piedi nudi, onde lucenti che ritmano il canto del creato.
 
Siamo sui banchi sabbiosi di Grado. Lui corre libero e felice alzando gabbiani in sarabanda gioiosa. Una freccia che va avanti e indietro. Io passeggio serena, felice della sua felicità. Adesso frena di colpo davanti a me. Quasi mi colpisce. Capisco subito il perché di tanta foga: ha in bocca la simpatica, piccola palla della foto. Me la depone ai piedi e mi si affianca orgoglioso del dono. Sorride come solo i golden sanno fare, strizzando gli occhi alla cinese e sollevando gli angoli della bocca.
Uno spettacolo raro.

Lo riscopro intatto, questo ricordo, mentre guardo la piccola palla colorata. La stringo a me nell'illusione che Lui ci sia ancora. Le pulsa dentro un cuore che non è di plastica, in un tempo che non è mutevole.
Siamo sospese noi due.
La piccola palla e io.
Siamo sospese in una dimensione in cui il passato e il presente coincidono e vanno alla deriva insieme. Fino a un luogo dove lo spirito diventa fluido mentre mi si rivela un'incrinatura tra realtà e sogno talmente minima che sembra non poter contenere nulla se non il desiderio di essere com'eravamo, congiungendo il visibile (la piccola palla, io) e l'invisibile (Pablo).
E proprio là, in quell'incrinatura infinitesima colma di nostalgia in cui penetro inconsapevolmente, accade il miracolo: il mio Pablo dall'andatura sciolta arriva, mi sfiora leggero, tuffa il muso nelle mie mani e se ne fa di nuovo culla.

Allora:

Nella memoria
sta il senso della vita-
oltre chi amiamo.


Irene Navarra, Il dono, Fotografia e Grafica, 18 settembre 2020.

Marcel Proust in una scena famosa del romanzo Du côté de chez SwannDalla parte di Swann (primo volume della sua opera À la recherche du temps perdu / Alla ricerca del tempo perduto, scritta tra il 1909 e il 1922, pubblicata tra il 1913 e il 1927) intingeva una madeleine nel tè di tiglio inebriandosi del suo sapore mentre la memoria involontaria restituiva appieno il già vissuto a livello di coscienza con il ri-creare attimi dimenticati solo all'apparenza; io accarezzo e annuso la piccola palla di Pablo e il tempo perduto ri-luce delizioso, disincagliato dal peso morto della perdita.
Pablo ritorna, quindi.
Più vero che mai.

sabato 5 settembre 2020

Poesia / Frammento 20 (Amore eterno. A Pablo golden retriever che non c'è più).


Irene Navarra, Pablo Amato Cane, Fotografia, 2015.


In questi tre Frammenti lirici ispirati agli Haiku tradizionali giapponesi è contenuta la storia di Pablo e mia. Lui mi è stato consegnato allungandomi una corda bianca e verde da barca.
Aveva una cima nautica legata attorno al collo.
Io ho teso d'istinto la mano e l'ho accolto come il bene più fragile e prezioso esistente al mondo. Per una settimana l'ho accarezzato solo sfiorandolo. Era terrorizzato e talmente magro che temevo di romperlo, se l'avessi toccato con meno dolcezza.
Poi, piano piano, il legame con il vissuto precedente ha incominciato ad allentarsi, disperdendosi in sfilacci logori. Finché non è rimasto nulla che lo riportasse all'angoscia con devastanti attacchi di panico. Finché si è accesa anche in Lui la luce brillante e calda che già splendeva in me.
Nove anni e mezzo è durata la nostra avventura fatta di giorni limpidi dal sapore di mare, vento, terra rigogliosa della nostra Regione benedetta, bosco, fiori, fichi raccolti dagli alberi. Immersi in serene meditazioni con gli occhi rivolti all'orizzonte e al cielo, non ci accorgevamo di nulla che non fosse Grazia pura, colmi com'eravamo di letizia.

Adesso il nostro tempo terreno è finito.
Si è interrotto alle ore sette e venti del venticinque agosto appena passato.
Pablo è entrato nel riposo vero, respirando lieve dopo molto dolore, mentre stringevo tra le dita il mio tempo spirituale inanellato al suo. Quello che non conosce né passato né futuro. Quello che stava lì, nel mio cuore mentre il suo cessava di battere. Quell'hic et nunc nutrito d'Assoluto in cui tutto si ferma e si fa presente etereo ma eterno.

Ecco, queste piccole liriche mi hanno raggiunta quasi per caso, in un momento del pomeriggio di ieri. Me ne stavo al sole con Lui che ritornava a me in corsa gioiosa. Così mi sono raccontata le tappe del meraviglioso viaggio intrapreso uniti. Dal principio. E sono stata meglio.

Tendo la mano:
un cane per destino
se ne fa culla.

E inizia il gioco
del naso contro naso
zampa sul cuore.

Andare insieme.
La vita è come seta
quando si ama. 

sabato 29 agosto 2020

Poesia / Diario: La bellezza collaterale (Ci sei. Ma non fai rumore).


Irene Navarra, La mia Camelot, FotoInstagram.
Gorizia, 19 aprile 2015.

(Piccoli poemi in prosa alla maniera di Charles Baudelaire)

Ci sei ma non fai rumore

Non ci sono parole adatte a descrivere la divina armonia dei momenti fissati nelle immagini a corredo del post. In quegli anni tutto era perfetto. I luoghi brillavano di storie positive. Erano incise nei sassolini dei sentieri, negli alberi centenari, nei fiori.
Allora vivevo in sintonia con l'universo e spesso, rapita da una letizia profonda, abbracciavo un tronco rugoso di quercia oppure passavo la mano aperta in carezze leggere tra le bordure colorate delle aiuole. Per il chiaro percepire di una dimensione altra, mi abbandonavo sensitivamente alla ricerca della felicità. Che mi si dischiudeva sempre. Pablo ne era umile e inconscio tramite. Trascinandomi infatti in avventure  minime e straordinarie, tutto eccitato di spontanea curiosità, favoriva il nascere di intuizioni prodigiose. Fino alla rivelazione del sacro aspetto intimo di ogni elemento naturale. La fantastica Camelot del Parco del Monastero delle Orsoline con la sua tavola rotonda e i suoi sedili di arenaria diventava così lo scenario magnifico di un'esplosione di gioia intensa che finiva in danza e corse al ritmo allegro di zampe e piedi battuti freneticamente sul terreno.

Quel tempo è stato inghiottito dal dolore del Distacco.
Tu, Pablo - compagno di molte avventure, mia amabile creatura - ci sei ancora. Ho nei palmi delle mani il tuo odore delicato, negli occhi l'eleganza dell'incedere. Sei radicato nei miei pensieri. Ogni lacrima è un riflesso dell'immenso splendore della nostra vita insieme.
Ci sei. Sereno e, finalmente, libero.
Ci sei. Ma non fai rumore.
Posso ricrearti in visioni precise. Vederti mentre rotoli da un pendio, insidi un gatto, fissi l'orizzonte e il cielo nell'attesa di un volo d'uccello. Posso rimodellarti, insomma, nella grazia del tuo essere con la forza dell'immaginazione. Mi riesce facilmente. 
Ma non posso modulare la tua voce, il fruscio dell'erba al tuo passaggio, il suono secco delle unghie sul pavimento di casa.
Ci sei. Ma non fai rumore.
E ciò mi strazia.
Così, per quanto io mi affanni a cercare il lato lucente della medaglia, non riesco proprio a trovare la bellezza collaterale dei miei giorni senza te.

Irene Navarra, Tutto il mio mondo, FotoInstagram,
Gorizia, 17 gennaio 2016.