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venerdì 28 maggio 2021

Poesia / Frammento 32: Lungo i binari.

 Quando perdi una creatura molto amata, il dolore ti sommerge.
A tal punto che pensi di non poter più respirare.
Poi un segno.

TrenoLuce #compo1.

Cuore di ragnatela dentro il petto
trafitto dal Distacco acerbo.
Di vetro sì. Ma senza luce.

All'improvviso lo sfolgorio di un treno
il suo rapido argento
e il ritmo di metallo nel silenzio.

domenica 27 settembre 2020

Poesia / Diario: La bellezza collaterale (Anima-Specchio).


Ecco. Sono bastati un temporale, un cipresso californiano e un piccolo lago formato dalla pioggia riversatasi abbondante da un cielo arrabbiato, per riportarmi alle radici del Vuoto che mi annichilisce. 
L'albero e il suo riflesso.
Irene e la sua anima.
Pablo golden retriever mi ha lasciata un mese fa. La mia anima l'ha seguito. Di me è rimasto un involucro. Una sorta di pupazzo meccanico che si muove e fa tutto ma non partecipa a nulla.
Devo reagire.
La Natura mi può aiutare.

Irene Navarra, Anima-Specchio, Fotografia e Grafica, 25 settembre 2020.


L'anima mia non ha il suo doppio adesso.
Hanno reciso il cordone ombelicale
che la legava a me.

Un tempo la vedevo fluttuare tra le foglie.
Lei mi chiamava,
Io volavo.
Nel luminoso prisma solo nostro
capriolavo colma di letizia.
Non c'era nube che non ci conoscesse
o tana di coniglio che non ci accogliesse.
Ora, perdute le sue ali d'angelo,
è imprigionata in una grotta
e guarda simulacri sfilare sullo sfondo.
Io con Lei.
Mentre la vita vera scorre fuori.
E le mie labbra sono ferme e mute.
Bruciata dal sale dei ricordi buoni
vivo l'arsura del commiato
scorgendola svanire lentamente.
Qualche potente dio crudele
ha cancellato il nostro stare insieme.

Così, per ritrovarla intatta,
come se fosse ancora in me,
mi illudo albero che specchia le sue chiome
dentro una pozza dopo il temporale.
Siamo di nuovo unite per un filo.
La mia sostanza nell'Anima-
Sorella risanata.
La mia leggera Anima Duale.

sabato 29 agosto 2020

Poesia / Diario: La bellezza collaterale (Ci sei. Ma non fai rumore).


Irene Navarra, La mia Camelot, FotoInstagram.
Gorizia, 19 aprile 2015.

(Piccoli poemi in prosa alla maniera di Charles Baudelaire)

Ci sei ma non fai rumore

Non ci sono parole adatte a descrivere la divina armonia dei momenti fissati nelle immagini a corredo del post. In quegli anni tutto era perfetto. I luoghi brillavano di storie positive. Erano incise nei sassolini dei sentieri, negli alberi centenari, nei fiori.
Allora vivevo in sintonia con l'universo e spesso, rapita da una letizia profonda, abbracciavo un tronco rugoso di quercia oppure passavo la mano aperta in carezze leggere tra le bordure colorate delle aiuole. Per il chiaro percepire di una dimensione altra, mi abbandonavo sensitivamente alla ricerca della felicità. Che mi si dischiudeva sempre. Pablo ne era umile e inconscio tramite. Trascinandomi infatti in avventure  minime e straordinarie, tutto eccitato di spontanea curiosità, favoriva il nascere di intuizioni prodigiose. Fino alla rivelazione del sacro aspetto intimo di ogni elemento naturale. La fantastica Camelot del Parco del Monastero delle Orsoline con la sua tavola rotonda e i suoi sedili di arenaria diventava così lo scenario magnifico di un'esplosione di gioia intensa che finiva in danza e corse al ritmo allegro di zampe e piedi battuti freneticamente sul terreno.

Quel tempo è stato inghiottito dal dolore del Distacco.
Tu, Pablo - compagno di molte avventure, mia amabile creatura - ci sei ancora. Ho nei palmi delle mani il tuo odore delicato, negli occhi l'eleganza dell'incedere. Sei radicato nei miei pensieri. Ogni lacrima è un riflesso dell'immenso splendore della nostra vita insieme.
Ci sei. Sereno e, finalmente, libero.
Ci sei. Ma non fai rumore.
Posso ricrearti in visioni precise. Vederti mentre rotoli da un pendio, insidi un gatto, fissi l'orizzonte e il cielo nell'attesa di un volo d'uccello. Posso rimodellarti, insomma, nella grazia del tuo essere con la forza dell'immaginazione. Mi riesce facilmente. 
Ma non posso modulare la tua voce, il fruscio dell'erba al tuo passaggio, il suono secco delle unghie sul pavimento di casa.
Ci sei. Ma non fai rumore.
E ciò mi strazia.
Così, per quanto io mi affanni a cercare il lato lucente della medaglia, non riesco proprio a trovare la bellezza collaterale dei miei giorni senza te.

Irene Navarra, Tutto il mio mondo, FotoInstagram,
Gorizia, 17 gennaio 2016.


domenica 12 luglio 2020

Poesia / Margini, L'anima clandestina (Il Distacco: Primo e Secondo tempo).


Irene Navarra, L'anima clandestina / Il suo farsi nebbia, Disegno grafico, 2017.


A proposito del mare e della mia anima (clandestina per destino) che a lui ritorna sempre. In "Margini" (B&V Editori) ne racconto la storia vagabonda.

L'anima clandestina / Il Distacco (Primo tempo)

Spiaggia di Cherso detta
dei Ricci, giorno ventisette luglio,
anno duemila, tre del pomeriggio.

All'improvviso
ci fu il Distacco.

La vidi rannicchiata in una
pietra liscia che sembrava
il cavo di un'acquasantiera.
Nella sua nebbia di latte
affondò il muso Emma,
leccandone il sapore.
La riconobbe e si accucciò
serena a contemplare
guizzi di malva intensa
stemperata in oro.
Finché il sole tacque
tra i seni acerbi delle colline,
vinto dallo sciabordio del mare.
  
  
L'anima clandestina / Il Distacco (Secondo tempo)

Avida rapivo
la scintilla
del suo farsi nebbia.

domenica 5 marzo 2017

Poesia / Margini - Esclusioni 3.


I versi fanno parte della silloge Esclusioni: la prima di Margini. Quella che mi meritò il Premio Cesare Pavese ritirato con grande emozione nella casa natale del poeta a Santo Stefano Belbo, paese delle Langhe cuneesi.
Rileggendo questi frammenti lirici a distanza di molti anni, non posso fare altro che riconfermare lo stesso senso di lucido distacco espresso allora.
Per leggere le poesie precedenti Qui.
E Qui.

La Scelta.
Irene Navarra, Il punto d'oltre ragione, Fotografia e Grafica, 2017.

VIII
In una zona d’ombra
soffice di muschio,
sorda alle vibrazioni
degli incontri voluti,
vivo da un po'.

Per il momento
priva di compagni,
posso nell’attesa
divorarmi.

IX
Lo troverò,
disperso nella memoria,
il mio punto
d’oltre ragione.

X
Solo nel centro
voglio naufragare.
Nel centro dell’origine
del cielo,
Del rutilante punto
della mente sola con sé.

mercoledì 1 marzo 2017

Poesia / Margini - Esclusioni 2.


I versi fanno parte della silloge Esclusioni: la prima di Margini. Quella che mi meritò il Premio Cesare Pavese ritirato con grande emozione nella casa natale del poeta a Santo Stefano Belbo, paese delle Langhe cuneesi.
Rileggendo questi frammenti lirici a distanza di molti anni, non posso fare altro che riconfermare lo stesso senso di lucido distacco espresso allora.
Per leggere le poesie precedenti Qui.

Fuori da ogni cerchia.
Irene Navarra, Il popolo dei Margini, Disegno grafico, 2017.

V
Per cieche gallerie
popolate da talpe
dalle palpebre attonite
procedo
col cuore che bisbiglia
dolci cantilene
di ricordi.

Temo di non volere
più la luce.
Nel buio oramai
so riscoprire
l’ostinata essenza
dell'esistere.

VI
Volevo strapparmi
le radici.
Sterpo senza linfa
sognavo il sole
dell’inconsistenza,
il tempo che mi avrebbe
cancellata.

Per lo sradicamento
mancava solo
una risposta.
Esiste senso
nella morte
se anche nella scarna
aridità c’è vita?

VII
Divenuta per necessità
scatola sigillata
ho messo un’etichetta esplicativa:

“RIFUSI, RIMASUGLI, NONCURANZE".

Sono oramai parte integrante
del popolo dei Margini.

giovedì 23 febbraio 2017

Poesia / Margini - Esclusioni 1.


I versi fanno parte della silloge Esclusioni: la prima di Margini. Quella che mi meritò il Premio Cesare Pavese ritirato con grande emozione nella casa natale del poeta a Santo Stefano Belbo, paese delle Langhe cuneesi.
Rileggendo questi frammenti lirici a distanza di molti anni, non posso fare altro che riconfermare lo stesso senso di lucido distacco espresso allora. 

I
In questa corsa
per guarire le ferite
precipitiamo
- non si sale mai -
in prove senza blocchi
di partenza.

II
E nel silenzio
che mi cresce intorno
poche parole entrano
e si fermano.

La mente - lavagna
cancellata - non conosce
i futili arabeschi
delle sonore e lunghe
onde di riflusso.

Senza alternative.
Suomi Vinzi, Esclusioni, Disegno a lapis, 2002.
- Illustrazione della prima silloge di Margini -

III
Continuo a chinarmi
a sparsi luccichii
di cacce al tesoro
già consunte.

Stanca raccolgo perle
di liquido metallo
che filtra tra le dita.

IV
Vivere? È come pattinare
sugli specchi.
Degli altri - anime chiare
scivolanti al dunque -
vedi il doppio.
Di te solo il riflesso.

E se ti cerchi,
ti ingarbugli
e cadi
tra schegge rovinose
nel retro dello specchio.