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lunedì 28 giugno 2021

Poesia / Frammento 34: L'anima clandestina (Seconda maschera).


Talvolta d'estate
mi nascondo nel rosso
dei gerani.

Travesto
la mia indifferenza.

Irene Navarra, Margini / L'anima clandestina / Seconda maschera, pag. 113, B&V Editori, 2002.

Irene Navarra, Innamorata della Luna, Screenshot dal mio Canale YT (https://www.youtube.com/watch?v=5DEIZiBLekw).

Travesto la mia indifferenza nel colore.
Sì.
E amo la Luna.
Soprattutto se la guardo dalla mia postazione privilegiata di geranio rosso.
Mentre storno i richiami della Terra, ormai tutt'uno con il cobalto della notte.

Ora il video.
Che è fonte della mia attuale ispirazione.



venerdì 30 aprile 2021

Poesia / Ricordando il Premio Cesare Pavese.


Correva l'anno 1998. Si era ad agosto. Il 26 di agosto. Celebravamo la morte di Pavese nella sua casa tra le colline delle Langhe.
Là, il giorno dopo, mi consegnarono il Premio per la mia silloge "Esclusioni", confluita poi in "Margini" (B&V Editori).
Antonio Catalfamo, Direttore dell'Osservatorio permanente di Studi Pavesiani nel mondo, ricorda così la mia lirica, definendomi una "leopardiana del '900".


Irene Navarra è nata e vive a Gorizia, dove insegna Letteratura italiana e latina al Liceo Classico. Nel 1998 ha ottenuto il Premio "Cesare Pavese", organizzato annualmente a Santo Stefano Belbo nella casa natale dello scrittore langarolo morto suicida nell' agosto del 1950.
Ora pubblica, per i tipi di B & V Editori di Gorizia, un corposo volume di versi, intitolato significativamente "Margini".
Dario Bellezza, prematuramente scomparso, soleva dire che il più grande poeta del Novecento è un poeta dell'Ottocento: Giacomo Leopardi.
E, infatti, dobbiamo al Recanatese il superamento delle barriere artificiali tra i generi letterari, che avevano caratterizzato a lungo la produzione poetica in Italia, in costante ritardo rispetto alle aree culturalmente più avanzate del continente europeo.
La poesia di Irene Navarra risente degli effetti benefici del "leopardismo" novecentesco, in quanto poesia nutrita di pensiero, di riflessione filosofica ed esistenziale, e ben lontana dall'aulicità petrarchesca, che, nella felice schematizzazione di Gianfranco Contini, ha rappresentato l'altro filone della letteratura italiana rispetto a quello dantesco, dominato dal "plurilinguismo", sfociante, appunto, in Leopardi. La semplicità dei versi sciolti è studiata, meditata, per nulla improvvisata, quasi a ripetere il miracolo a cui diede vita un conterraneo della poetessa, Umberto Saba, novello «re Mida», capace di trasformare in oro, con le sue "parole senza storia" - com' ebbe a definirle Giacomo Debenedetti -, tutto ciò che sfiorava. Il significato del titolo della raccolta si comprende leggendo alcuni versi - chiave: "Divenuta per necessità / scatola sigillata / ho messo un' etichetta esplicativa: / / "RIFUSI, RIMASUGLI, NONCURANZE". / / Sono ormai parte integrante / del popolo dei margini".
Il richiamo a Leopardi, al suo "pessimismo cosmico", è evidente. La poetessa si sente "anima clandestina” sulla Terra, spinta ai "margini"; dall'indifferenza dilagante, che ci rende monadi leibniziane ("Mi arruffo come gatto / caldo di sole, nello spazio / - infinitesimo - tutto mio").
Il mondo esterno è presente in via mediata, soprattutto attraverso i suoi odori, i suoi riverberi di luce filtrati da una bottiglia: "Di vetro verde e spesso, un poco / polverosa, sulla credenza, in alto, / forse dimenticata. / / Si accende di riflessi quando - d'inverno - / il sole entra a fatica dall' angolo della / finestra sul giardino. / / Allora il verde si dilata nel viola di Medea / assassina o nell' oro immobile di paste / per mosaici bizantini. / / Per un momento. / / C'è poi il naufragio della luce. / Fino a qualche altro tramonto / di giusta angolatura".
Ma la poesia di Irene Navarra non può essere inserita nell'ampio arco decadente descritto dalla letteratura italiana, nell' ambito dell'esistenzialismo dozzinale, che da troppo tempo la domina.
La denuncia del "male di vivere" non è egoistica autocommiserazione, è accompagnata dalla consapevolezza del suo essere "male comune", che affratella gli uomini e impone leopardianamente solidarietà. Anche se l' "anima clandestina” subisce la tentazione di volare "come un cormorano / al limite del mondo", estraniandosi dalla realtà, "con i suoi morti / impastati di fango", alla fine prevale l'amore per gli uomini, per i loro limiti terreni.
I versi sono dominati da una religiosità tutt' altro che gnostica, che rivaluta l'aspetto umano del Cristo, il suo farsi uomo per soffrire assieme agli altri, incurante del "volo degli Angeli".

Antonio Catalfamo, / America Oggi - New Jersey, 12 gennaio 2003 / Le colline di Pavese, 17 ottobre 2003.




Suomo Vinzi, Esclusioni in Margini, Illustrazione a lapis, 2002.


sabato 24 aprile 2021

Poesia / Margini: Le cose soffrono.



Irene Navarra, Le cose soffrono, FotoInstagram, 27 Marzo 2014.


Le cose soffrono
per assenza d’impronte.

                         - Credo -

Questa poltrona a fiori
intristirebbe senza di me?

Dalla silloge Ritorni nel mio Margini, B&V Editori. 

 

domenica 5 marzo 2017

Poesia / Margini - Esclusioni 3.


I versi fanno parte della silloge Esclusioni: la prima di Margini. Quella che mi meritò il Premio Cesare Pavese ritirato con grande emozione nella casa natale del poeta a Santo Stefano Belbo, paese delle Langhe cuneesi.
Rileggendo questi frammenti lirici a distanza di molti anni, non posso fare altro che riconfermare lo stesso senso di lucido distacco espresso allora.
Per leggere le poesie precedenti Qui.
E Qui.

La Scelta.
Irene Navarra, Il punto d'oltre ragione, Fotografia e Grafica, 2017.

VIII
In una zona d’ombra
soffice di muschio,
sorda alle vibrazioni
degli incontri voluti,
vivo da un po'.

Per il momento
priva di compagni,
posso nell’attesa
divorarmi.

IX
Lo troverò,
disperso nella memoria,
il mio punto
d’oltre ragione.

X
Solo nel centro
voglio naufragare.
Nel centro dell’origine
del cielo,
Del rutilante punto
della mente sola con sé.

mercoledì 1 marzo 2017

Poesia / Margini - Esclusioni 2.


I versi fanno parte della silloge Esclusioni: la prima di Margini. Quella che mi meritò il Premio Cesare Pavese ritirato con grande emozione nella casa natale del poeta a Santo Stefano Belbo, paese delle Langhe cuneesi.
Rileggendo questi frammenti lirici a distanza di molti anni, non posso fare altro che riconfermare lo stesso senso di lucido distacco espresso allora.
Per leggere le poesie precedenti Qui.

Fuori da ogni cerchia.
Irene Navarra, Il popolo dei Margini, Disegno grafico, 2017.

V
Per cieche gallerie
popolate da talpe
dalle palpebre attonite
procedo
col cuore che bisbiglia
dolci cantilene
di ricordi.

Temo di non volere
più la luce.
Nel buio oramai
so riscoprire
l’ostinata essenza
dell'esistere.

VI
Volevo strapparmi
le radici.
Sterpo senza linfa
sognavo il sole
dell’inconsistenza,
il tempo che mi avrebbe
cancellata.

Per lo sradicamento
mancava solo
una risposta.
Esiste senso
nella morte
se anche nella scarna
aridità c’è vita?

VII
Divenuta per necessità
scatola sigillata
ho messo un’etichetta esplicativa:

“RIFUSI, RIMASUGLI, NONCURANZE".

Sono oramai parte integrante
del popolo dei Margini.

giovedì 23 febbraio 2017

Poesia / Margini - Esclusioni 1.


I versi fanno parte della silloge Esclusioni: la prima di Margini. Quella che mi meritò il Premio Cesare Pavese ritirato con grande emozione nella casa natale del poeta a Santo Stefano Belbo, paese delle Langhe cuneesi.
Rileggendo questi frammenti lirici a distanza di molti anni, non posso fare altro che riconfermare lo stesso senso di lucido distacco espresso allora. 

I
In questa corsa
per guarire le ferite
precipitiamo
- non si sale mai -
in prove senza blocchi
di partenza.

II
E nel silenzio
che mi cresce intorno
poche parole entrano
e si fermano.

La mente - lavagna
cancellata - non conosce
i futili arabeschi
delle sonore e lunghe
onde di riflusso.

Senza alternative.
Suomi Vinzi, Esclusioni, Disegno a lapis, 2002.
- Illustrazione della prima silloge di Margini -

III
Continuo a chinarmi
a sparsi luccichii
di cacce al tesoro
già consunte.

Stanca raccolgo perle
di liquido metallo
che filtra tra le dita.

IV
Vivere? È come pattinare
sugli specchi.
Degli altri - anime chiare
scivolanti al dunque -
vedi il doppio.
Di te solo il riflesso.

E se ti cerchi,
ti ingarbugli
e cadi
tra schegge rovinose
nel retro dello specchio.

domenica 5 febbraio 2017

Poesia / Senza Parole - Miraggio (con Paul Verlaine / Punti di vista).


Elle voulut aller sur les flots de la mer,
Et comme un vent bénin soufflait une embellie,
Nous nous prêtâmes tous à sa belle folie,
Et nous voilà marchant par le chemin amer.

Ella volle andare sui flutti del mare,
e siccome un vento benigno portava una bonaccia,
noi ci prestammo tutti alla sua bella follia,
ed eccoci a marciare per il cammino amaro.

Paul Verlaine, Romances sans paroles, Aquerelles, Beams, vv- 1 – 4, Vanier, 1902,
Œuvres complètes, volume I, pp. 191 - 192.
Fonte: Wikisource.

Ricordo la voce del mare.
Irene Navarra, Miraggio / Lubenice - Cres, Acquerello grafico, 2017.

Miraggio

Deragliai tra pietre arsicce.
Così, all'improvviso. Mi volsi
a guardare le faglie d'ocra gialla,
cercando tracce e segni.
Dentro i ginepri spinosi della costa,
vidi la casa bianca sullo strapiombo
verde di mirti e salvia profumata.

Sotto il mare ruggiva
con una voce altalenante
e lenta. Era un mare di vetro
che impazziva tra l'urto della terra
e le ditate dense di nuvole del cielo.

                                  La casa dileguava intanto
                                  in zafferano ardente
                                  e spuma bianca.

Da: Irene Navarra, Margini / Miraggi e Fiere, B&V Editori in Gorizia, 2002.

Ricordando Lubenice in Croazia e la lirica di Margini che là scrissi proiettata in una surreale disposizione percettiva: ero al contempo sulla costa e in mare. Anche la visione mi sembrava doppia. Nel ricordo la materialità sfuma ancora di più. L'acquerello rappresenta quell'ambigua sensazione con i graffi postinflitti al colore.
Il punto di vista nella lirica di Verlaine è tutto nel desiderio della donna che vuole, proprio vuole, andare per mare.
Pathos legato alla prodigiosa natura del luogo, quindi, il mio. Sentimentale, invece, quello del grande poeta francese.
Perdonate il confronto. Le cose mi vengono così.


venerdì 3 febbraio 2017

Poesia / Senza Parole - Il mare sa.


Il mare come un miraggio, le sue scaglie luminose.
Laggiù al fondo del sentiero.
Sentirne la natura prodigiosa
e raccontarla.
Solo nel canto che ti inonda la mente.

Il mare è il gesto
dell'incantatore.

Stempera nei lustrini
la sostanza.

Da Il giardino di pietra in Margini, B&V Editori, 2002.

Coscienza.
Irene Navarra, Il mare sa, Acquerello grafico, 2017.

Le ciel était trop bleu, trop tendre,
La mer trop verte et l'air trop doux.

Il cielo era troppo azzurro, troppo tenero
il mare troppo verde e l'aria troppo dolce.

Paul Verlaine, Romances sans paroles / Aquarelles / Spleen,
vv. 5 - 6, Vanier, 1902 (Opere Complete, Volume I, p. 183. Fonte: Wikisource).

sabato 18 gennaio 2014

Poetica 1 / La preghiera


Autunno.
Irene Navarra, Stagioni, olio su tela, 2014.

“E nel tuo ventre primordiale
arriveremo”, 
mi dice il viaggiatore sgranando il suo rosario
di foglie, passi, intoppi,
slanci e frane.

“E col tuo alito
noi ci plasmeremo.
Perché sei Eva nostra
salva da peccato
e ci fai adagiare
sul tuo seno”,
ripete assorto,
salmodiando fioco.

E Io - la Madre Terra
Salutare - filo il mio
verde stame vegetale,
tesso la mia pietosa
ruggine leggera
per chi si asciuga
in quel fatale andare.
Privo del seme
della sosta in me.

Irene Navarra, La preghiera, da Quasi una biografia, in Margini, B&V Editori, 2002.