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mercoledì 20 aprile 2022

Poesia / Diario: La bellezza collaterale (Un salvataggio epico).



Irene Navarra, Rinascita, Fotografia, 20 Aprile 2022.


(Piccoli poemi in prosa alla maniera di Charles Baudelaire)

Un salvataggio epico: storia di una creatura portata dalla morte alla vita.

Oggi mattina, in questa primavera strana che sa più d'ombra che di luce, ho toccato con mano un Miracolo.
I fatti:
Una lumaca nell'ugello del mio annaffiatoio blu. Forse ancora in letargo di salvezza.
Stecchino sottile delicatamente manovrato attorno alla sua casa incastrata mentre lei si svegliava e capiva e sporgeva con forza la testa cornuta dall'opercolo lacerato.
Si contorceva e spingeva.
Spingeva.
Finché
la Liberazione.
Oh, sì. La Liberazione.
E il ritorno al mondo che intonava come uno strofinare armonico di sfere mai udito da orecchio umano.
Trombe di Geova e rulli di tamburi angelici di sottofondo trionfale.
Per me, madre di un prodigio.
Per lei novella di rinascita casuale.
Il capo vibrante codici segreti, il corpo ancora intriso d'iride invernale, si è lasciata scivolare morbida sul mio dito e poi sulle crete muscose del giardino, danzando balda verso il verde sorridente.

Non sono mai stata tanto colma di gaiezza.

23 aprile 2020

lunedì 18 aprile 2022

Diario / La bellezza collaterale: (La vera essenza del creato - Con Dante Alighieri).



Ciò ch'io vedeva mi sembiava un riso
de l'universo; perché mia ebbrezza
intrava per l'udire e per lo viso.

Oh gioia! oh ineffabile allegrezza!
oh vita integra d'amore e di pace
oh sanza brama sicura ricchezza!


Dante Alighieri, La Divina Commedia, Paradiso, Canto XXVII, vv. 4 - 9.
 
Irene Navarra, La vera essenza del creato, Disegno grafico, 2022

(Piccoli poemi in prosa alla maniera di Charles Baudelaire)

In gloria mi desto tra le tue chiome, meraviglioso Ciliegio che stai fogliando e fruttificando dopo i fiori.
Mi desto, sì. Nel senso che mi scrollo di dosso scorie millenarie di convinzioni e apparenze per guardare, finalmente, con occhi puri.
La sensazione è prodigiosa.
Ti vedo circonfuso da cerchi colorati.
Sbatto le palpebre, mi sfrego convulsamente gli occhi, e capisco: sto cogliendo la tua vera essenza. Quella magnifica e rutilante immagine sottile che gratifica il creato e il suo artefice.
Da stamattina - da quando ti ho visto veramente per la prima volta in tutto il tuo splendore -, mi si fanno incontro segni speciali.
La natura sostanziale di tutti gli esseri – dagli alberi alle pietre; dagli animali all'uomo - mi racconta novelle mai udite prima, in visioni di luce che sono il "riso dell'universo", come dice l'Alighieri, maestro eccelso di poesia immaginifica.
E io ne godo.
Oh, se ne godo!
Il mio Setter Pippo, mi trotterella accanto soddisfatto.
Lui conosceva già questo segreto del bagliore occulto e dei giochi fantasmagorici di forme.
Me lo fa capire con lo sguardo più brillante del solito e il buffo sorriso a bocca larga mentre agita le orecchie così morbide e lunghe da sembrare vele al vento.
I cani sono molto saggi.


sabato 29 agosto 2020

Poesia / Diario: La bellezza collaterale (Ci sei. Ma non fai rumore).


Irene Navarra, La mia Camelot, FotoInstagram.
Gorizia, 19 aprile 2015.

(Piccoli poemi in prosa alla maniera di Charles Baudelaire)

Ci sei ma non fai rumore

Non ci sono parole adatte a descrivere la divina armonia dei momenti fissati nelle immagini a corredo del post. In quegli anni tutto era perfetto. I luoghi brillavano di storie positive. Erano incise nei sassolini dei sentieri, negli alberi centenari, nei fiori.
Allora vivevo in sintonia con l'universo e spesso, rapita da una letizia profonda, abbracciavo un tronco rugoso di quercia oppure passavo la mano aperta in carezze leggere tra le bordure colorate delle aiuole. Per il chiaro percepire di una dimensione altra, mi abbandonavo sensitivamente alla ricerca della felicità. Che mi si dischiudeva sempre. Pablo ne era umile e inconscio tramite. Trascinandomi infatti in avventure  minime e straordinarie, tutto eccitato di spontanea curiosità, favoriva il nascere di intuizioni prodigiose. Fino alla rivelazione del sacro aspetto intimo di ogni elemento naturale. La fantastica Camelot del Parco del Monastero delle Orsoline con la sua tavola rotonda e i suoi sedili di arenaria diventava così lo scenario magnifico di un'esplosione di gioia intensa che finiva in danza e corse al ritmo allegro di zampe e piedi battuti freneticamente sul terreno.

Quel tempo è stato inghiottito dal dolore del Distacco.
Tu, Pablo - compagno di molte avventure, mia amabile creatura - ci sei ancora. Ho nei palmi delle mani il tuo odore delicato, negli occhi l'eleganza dell'incedere. Sei radicato nei miei pensieri. Ogni lacrima è un riflesso dell'immenso splendore della nostra vita insieme.
Ci sei. Sereno e, finalmente, libero.
Ci sei. Ma non fai rumore.
Posso ricrearti in visioni precise. Vederti mentre rotoli da un pendio, insidi un gatto, fissi l'orizzonte e il cielo nell'attesa di un volo d'uccello. Posso rimodellarti, insomma, nella grazia del tuo essere con la forza dell'immaginazione. Mi riesce facilmente. 
Ma non posso modulare la tua voce, il fruscio dell'erba al tuo passaggio, il suono secco delle unghie sul pavimento di casa.
Ci sei. Ma non fai rumore.
E ciò mi strazia.
Così, per quanto io mi affanni a cercare il lato lucente della medaglia, non riesco proprio a trovare la bellezza collaterale dei miei giorni senza te.

Irene Navarra, Tutto il mio mondo, FotoInstagram,
Gorizia, 17 gennaio 2016.


lunedì 27 aprile 2020

Poesia / Diario: La bellezza collaterale (Destinazione Gioia).



Irene Navarra, Pablo↔Destinazione Gioia 2020, FotoInstagram 2018.


(Piccoli poemi in prosa alla maniera di Charles Baudelaire)

Destinazione Gioia

L’immagine lo racconta bene questo mio speciale senso di sintonia con il Creato. C’è Pablo golden retriever, il mio amatissimo spirito-guida strappato a una morte terribile per denutrizione quando aveva solo 4 anni e mezzo, c’è un sentiero sinuoso verso un punto lontano che poi è un cipresso solenne. Dietro naturalmente ci sono io che fisso il momento in uno scatto, conscia del sapore aoristico che l’avrebbe connotato.
La vita, la vivo come una scena piena di messaggi simbolici. 
Ora ho compreso appieno perché quell’istante bloccato per sempre ha rappresentato un punto di svolta del sentire. 
Da allora non ho pubblicato nulla sul mio profilo Instagram (me ne rendo conto adesso). Correva l’anno 2018. Si era in aprile. Il 17 per la precisione. 
Avevo Altro a cui pensare.
Parliamo quindi dell'Altro (in filosofia spicciola).
Conosco la parola yuj (योग). E’ un verbo sanscrito e significa unire, legare. Il fatto magnifico risulta però misteriosamente subliminale essendo anche la radice etimologica del termine gioia. La parola yuj con il suo concetto, la possiedo nell'intimo - ne sono certa -. Mi sale infatti spontanea alle labbra se entro in comunione con Lei, la Natura Grande Madre, che mi accoglie e innalza sino alle nubi e al cielo profondo, tingendomi i capelli d’azzurro mentre volo oltre le sfere in meditazione mistica. Mi capita talvolta nel mio paradiso destrutturato (qui il post) di provare questi intensi stati dell'essere. Negatori della materia perché originati in sostanze eteree di antica memoria.
Mi annichilisce quasi il pensiero che il mio più imperscrutabile residuo di coscienza assoluta, libero per genesi primigenia, lo pronunci spesso, in mantra sottile, il suono yuj. E lo dilati rendendolo come il vasto mare che accoglie tra le sue braccia liquide e culla chi vi si immerge.
Così mi abbandono fiduciosa e mi riconnetto e interconnetto finita / infinita, vitale pur senza sensazione fisica di me. 
Un itinerario già scritto, pertanto, questo indicato dal suono yui. Insito nella stessa energia che aleggia attorno a noi ed è nostra parte costitutiva.
E se questa inclinazione tatuata in me porta al cosmo tutto, consiste altresì nel cosmo tutto. Ogni minimo granello della mia essenza vibra all’unisono con le infinitesime particelle di quanto intensivamente ed estensivamente si fa nutrimento quotidiano. Lo so: vaporose masse di luce candida contengono noi creature contenenti.
Unione, dunque, come Gioia.
Ecco svelato l'arcano: Destinazione Gioia, l’esistenza.
Capirlo è intuire la nostra forma genuina e renderla esperienza di riconoscimento in una dimensione superiore. Sempre sacra. 

27 aprile 2020

sabato 25 aprile 2020

Poesia / Diario: La bellezza collaterale (Il paradiso destrutturato).




Irene Navarra, Resti / Il paradiso destrutturato. Fotografia, 2020.


(Piccoli poemi in prosa alla maniera di Charles Baudelaire)

Il paradiso destrutturato

Potrebbe sembrare una discarica di oggetti ormai defunti forse ancora servibili o forse no.
Potrebbe.
E invece è il nostro paradiso destrutturato. Nostro = mio e del mio cane.
Là stiamo bene. Pablo golden retriever - sciamanico spirito-guida d’elezione - sceglie ogni giorno di portarmi tra quelle reliquie di archeologia urbana, rese monumenti del vivere dall’abbandono intenzionale.
Non morte però.
Dimenticate all’aria (carezzevole a volte, a volte ingiuriosa), parlano un linguaggio in sordina commisto di ruggine e linfa. Molto espressivo.
Che rassicura.
Un po’ per i profumi ormai privi di riferimenti umani, un po’ per l’arte degli intrecci materiali tra rifiuti e natura selvaggia, a me e Pablo sembra di essere in paradiso.
Un paradiso destrutturato naturalmente.
Fuori da ogni ordine razionale e ligio a dettati superiori in cui il Caos primordiale ha la sua da dire. Nessun suono che non sia schiocchi di merli, frusci di serpi¹ intacca la nostra pace, dilagante a poco a poco fino al cielo.
Portentosamente non più muto.

24 aprile 2020

¹ Eugenio Montale, Ossi di seppia, Meriggiare pallido e assorto, v. 4, Gobetti Editore, Torino, 1925.

lunedì 20 aprile 2020

Poesia / Diario: La bellezza collaterale (Carezze).


Irene Navarra, Primavera ride lieta, Fotografia, 2020.


(Piccoli poemi in prosa alla maniera di Charles Baudelaire)

Carezze

Pioggia di petali su di me.
Il ciliegio di casa, i suoi tesori.
Il susino dispiega la sua organza.
Gli alberi accompagnano un andare dolce. Sulle spalle ho carezze arboree che lasciano un senso di fresco mai provato.
Ogni marzo preparo il mio girovagare allestendo una corte di Angeli. Pablo golden retriever fiuta tracce e profumi di presenze arcane. Emma golden retriever mi sfiora la gamba con il suo corpo immacolato.
Ho pareti di cristallo attorno.
Primavera ride lieta negli speziati fiori di sambuco ai bordi delle strade e nelle dense magnolie di Casa Bensa.

21 marzo 2014

domenica 19 aprile 2020

Poesia / Diario: La bellezza collaterale (Sguardo nell’oro del sole che tramonta).


Irene Navarra, Sguardo nell'oro, FotoInstagram, 2017.




(Piccoli poemi in prosa alla maniera di Charles Baudelaire)

Sguardo nell'oro del sole che tramonta

Una panchina di pietra bianca riverbera di luce pura.
Fisso lo sguardo nell’oro del sole che tramonta.
Stupore inenarrabile.
Calore dentro il petto che accoglie lo splendore effimero.
L’aria vibra e rifrange aliti di porporina fervida.
Mi siedo nella gloria del momento.
Pablo asseconda questa sospesa meraviglia.
Estatico si appoggia alla mia gamba.
Sento il canto potente dei raggi incandescenti dentro il cielo muto.

Così restiamo assorti senza contezza alcuna di quanto è vita e quanto no.

14 febbraio 2020

sabato 18 aprile 2020

Poesia / Diario: La bellezza collaterale (Come soffioni graziati dall’Inverno).



Irene Navarra, Soffione-Anima, FotoInstagram, 2016.


(Piccoli poemi in prosa alla maniera di Charles Baudelaire)

Come soffioni graziati dall’Inverno 

Tramonto grigio e ciclamino. Gelo che entra pungente nei polmoni. Rumore leggero delle unghie di Pablo sull’asfalto. Fretta sapiente di profumi freschi della neve che verrà. Erba del campo stropicciato dall’Inverno che non mostra passi. Eppure le mie orme e il tondo del tartufo del mio cane restano impressi nell’aria che ci accoglie. Scavi sottili. Eteree parvenze.

Siamo gli osservatori quantici del nostro punto zero.
Da lì iniziare.
E cancellare tutto quanto non è qui e ora protratto all’infinito.

Poi il ritorno a casa.

Come soffioni graziati dall’Inverno perché nascosti in un anfratto e snidati con foga dalla Bora.
Così fluttuiamo incolumi nelle folate pure.

22 gennaio 2020

lunedì 20 marzo 2017

Poesia / Stagioni - Primavera (A San Floriano del Collio lungo la Strada dei ciliegi).


Irene Navarra, Amata campagna / Bianco in fiore.
FotoInstagram, 2014.
Se cedo alla misura solitaria del meriggio
e vado e struscio il braccio su cortecce
come seta e sacco a trama grezza,
sento il bisbiglio dei ciliegi in fiore.
Un suono fresco di parole si stacca
infila e frulla nel mio cuore-gabbia.

(Ho imprigionato la bellezza.
E gli occhi lustri della Primavera.)

≈≈≈

Da tutti i germogli di ciliegio 
rubo l’anima vagabonda
del mio titano centenario
morto in giardino un anno fa. 

≈≈≈

In ogni pioggia di corolle
cerco l’intimità che mi donava
il mio ciliegio antico.
Non posso fare altro che indossarle
quando si mettono a danzare verso
il suolo spiegato a tanta gloria.

Irene Navarra, La terra, la visione, EdL 2009.


Irene Navarra, Frammenti di Primavera.
FotoInstagram, 2014.
Il rigenerarsi delle stagioni, ripetitivo eppure mai uguale, come le lacrime dei tralci di vite a primavera inoltrata, ci mostra un cammino che per la sua incredibile semplicità, stentiamo a compiere.
Ogni giorno un prodigio.
La compenetrazione tra l’uomo e la natura, narrata in quest’opera, si veste di misticismo. Ed è anche l’espressione dei pensieri più intimi. Quelli che ti salvano dal dolore quando i colpi della sorte si abbattono come scuri, quelli che ti portano tra i vasti filari della tua campagna, pronta a sorriderti con volteggi di gazze e ghiandaie, distese d’erbe selvatiche e giardini rigogliosi.
Un inno alla purezza nascosta dalla patina dell’abitudine.
Questa, in parte, la filosofia dei grandi maestri zen come Matsuo Bashō, padre della poesia haiku, che riesce a fondere il proprio limitato essere con l’infinito cosmico percependo la voce dell’acqua di uno stagno, il suo suono cupo nell’accogliere il salto di una rana: “Vecchio stagno / una rana salta / tonfo d’acqua”.

Silvia Valenti, La terra, la visione, Introduzione, EdL, 2009.

≈≈≈

Pioggia di petali su di me. Il ciliegio di casa, i suoi tesori. Gli alberi accompagnano un andare dolce. Sulle spalle ho carezze arboree che lasciano un senso di fresco mai provato. Ogni marzo preparo il mio girovagare allestendo una corte di Angeli. Pabo golden retriever fiuta tracce e profumi di presenze arcane. Emma golden retriever mi sfiora la gamba con il suo corpo immacolato. Ho pareti di cristallo attorno. Primavera ride lieta negli speziati fiori di sambuco ai bordi delle strade e nelle dense magnolie di Casa Bensa.

Irene Navarra, Piccoli Poemi in prosa alla maniera di Charles Baudelaire,
21 marzo 2014.