A Cork.
Vicino al Municipio.
Lei mi guardava con uno scintillio negli occhi.
Sembrava riconoscermi.
Guardava me e poi il fiume Lee che quel giorno scorreva impetuoso e grigio come le nubi in cielo.
Mentre volgeva gli occhi al fiume, nelle sue correnti si generavano sprazzi d’argento.
Ne fui abbagliata.
Portava un magnifico cappello bianco con un decoro di fili di lino sul colmo che sembravano capelli. Vestiva sobriamente di seta nera: un abito a vestaglia adatto al suo corpo morbido ma, nello stesso tempo, carico di un’energia singolare.
La trovai stupenda per i simboli che incarnava e io percepivo con forza.
Elle - così si chiamava e lo seppi mentre bevevamo un drink in un pub vicino che, credo, fosse l’Aye – aveva un suo modo di essere.
Travalicava colori, credenze, tradizioni.
Non mi servì parlare a lungo con lei. Ci capimmo al volo.
Amava la vita, adorava la natura.
Elle era perfettamente consapevole della pienezza del suo vivere.
Le cellule di Dio si moltiplicavano in lei, crescevano, ridevano, si espandevano anche al di là del corpo.
Sgorgavano dall’anima universale in sorgente continua.
Guarivano.
Elle era Amore.
Amava la vita, adorava la natura.
Elle era perfettamente consapevole della pienezza del suo vivere.
Le cellule di Dio si moltiplicavano in lei, crescevano, ridevano, si espandevano anche al di là del corpo.
Sgorgavano dall’anima universale in sorgente continua.
Guarivano.
Elle era Amore.
Di Luce pura
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