giovedì 6 febbraio 2025

Poesia / Obscura: Talvolta Ofelia (con William Shakespeare).



P_Irene Navarra, Talvolta Ofelia, AIArt e GraphicArt, 6 Febbraio 2025



Novella Ofelia di umili natali
mi sono stesa tra le erbe
e i fiori selvaggi della mia campagna
serrando gli occhi sulla vita.
Immersa dentro un rito astratto
- di purificazione -
attendo il dipanarsi della storia.
Letto di foglie e placide corolle
accolgono il corpo dolorante.
Che si allenta.
Le rose ritraggono le spine
per non ferire il mio riposo.
Una pioggia di petali volteggia
attorno al corpo e lo protegge
dagli insulti del ricordo.
Così Morte Apparente rende quiete
ai giorni trascorsi nell'Alterazione.
Non so più mordere la gioia
per farla mia di carne e anima.
In me germogliano opulente solo scorie
che stritolano il Bene.
Non so più ridere davvero.

È questo il tempo del tacere
sigillando labbra e cuore.
È questo il tempo della Sospensione
che toglie colpe e inganni.
E poi dormire.
Dissimulata tra gli arbusti.
Il morbido tappeto della terra,
la mia impronta.
Come se fossi un essere dei boschi.

L'Ofelia che mi ha ispirata è il magnifico personaggio de l'Amleto di William Shakespeare, nella cui Scena VII dell'Atto IV si narra la sua morte (Traduzione di Alessandro Serpieri).

          C’è un salice che cresce storto sul ruscello
e specchia le sue foglie canute nella corrente di vetro;
Lì ella fece fantastiche ghirlande, di ranuncoli,
ortiche , margherite, e di quei lunghi fiori purpurei
a cui gli osceni pastori danno un nome più volgare,
ma le nostre caste fanciulle chiamano dita di morto.
Lì, sui rami spioventi arrampicandosi ad appendere
le sue coroncine, un maligno ramoscello si spezzò,
e giù caddero i suoi fioriti trofei e lei stessa
nel piangente ruscello. Le sue vesti si allargarono
e come una sirena per un poco la tennero su,
e in quel mentre cantava passi di vecchie canzoni
come una inconsapevole della sua ora disperata,
o come una creatura nata e cresciuta
in quell’elemento. Ma non poteva durare a lungo,
e infine i suoi vestiti, pesanti di quanto avevano bevuto
trassero la povera infelice dal suo melodioso canto
alla fangosa morte. 

Morte che il dipinto di John Everett Millais dal titolo Ophelia (circa 1851; Collezione: Tate Britain; Photo: Tate London 2011) rappresenta in modo davvero suggestivo.

John Everett Millais - Ophelia - Google Art Project
John Everett Millais, Ophelia, Public domain, via Wikimedia Commons.
 

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