C'è un gancio di ricordo
che ci lega a circostanze arcane
mentre fissiamo una superstite formica
sul divano o se troviamo
un corpo isterilito di lucertola
imprigionato nella finestrella doppia
sigillata per l'inverno.
In quei momenti il grembo è l'ancora
sicura della stasi momentanea
candente come il lampo sul cipresso,
uguale al fluido primigenio
della vita-pioggia marzolina.
Là freme l'Inizio.
(Ci appoggi le tue mani e stai
con un sospiro sacro
quanto il pulsare delle vene.)
La spiegazione
Il "gancio di ricordo" suggerisce qualcosa di acuminato, che afferra e non lascia andare. La finestrella doppia sigillata rappresenta il confine tra l'interno con il suo calore e l'esterno invernale con i fenomeni naturali. La lucertola "isterilita" diventa un memento mori che, però, paradossalmente, innesca la riflessione sulla vita.
La "superstite formica" è fragile, la forza del "lampo sul cipresso": cosmica; il corpo della lucertola: isterilito (la morte è secca), la pioggia marzolina: fluida (la vita è umida).
Volutamente uso termini dal peso specifico alto.
L'obiettivo si manifesta quando riesco a descrivere il momento sospeso in cui il tempo sembra fermarsi attorno a me, ma dentro, nel "grembo", tutto vive di pulsioni che spostano l'attenzione sull'aspetto fisico e materno/generativo.
Il "grembo", quindi, non è solo un organo, ma un’ancora spirituale. Il "sospiro sacro" eleva l'atto dell'osservazione a una forma di preghiera laica.
Il paragone finale, poi, tra il "sospiro" e il "pulsare delle vene" chiude il cerchio: il mistero dell'universo non è fuori, ma scorre in noi.
