Proprio non so se ho fatto bene a rileggere quando andavo scrivendo nelli anni '90.
Anni davvero di piombo, quelli.
Così pesanti che ne porto ancora i segni sulle spalle.
Solchi profondi, tatuati da una sofferenza del tutto immotivata, inutile.
Mi piace quello che ho davanti agli occhi, impresso con la mia Olivetti Lettera 22 su carta senza pretese tanti anni fa.
Mi piace, ma mi fa male al cuore perché con le parole riaffiorano emozioni che sarebbe meglio dimenticare.
La vita va vissuta intensamente, soprattutto in quanto di buono ci dà.
Il resto buttiamolo pure alle ortiche e calpestiamolo, più e più volte, sotto le nostre scarpe che molta strada hanno percorso.
Calpestiamolo convulsamente per inibirne il ritorno.
Ché non turbi la serenità raggiunta con il perdono.
In questa lirica, però, devo salvare l'accenno all'odio come fonte di male per noi, umani così ottusamente immersi in una propensione solo personale.
E spesso troppo concreta.
"Con l’odio non si salda l’uomo alle stelle."
Niente odio nelle mie giornate. Mai.
Perché preclude la possibilità di cogliere l'Armonia dell'Universo.
|
(IQ48), Verso le stelle, IAG, 11 Maggio 2023. |
"Con l’odio non si salda l’uomo alle stelle"
mi ripetevo quando una ferita,
un altro graffio nella meraviglia
di credere la vita
bianca e calda,
assottigliava la fraterna consistenza.
In quei momenti l’unica ragione
era abbracciarsi dentro,
stringersi forte fino ad appiattirsi
in una nebbia priva di persone.
Mi rimaneva poi solo tristezza
a farmi grigia e sconsolata,
lontana ancora
dal cammino delle stelle.