La memoria involontaria mi fa recuperare tappe della mia esistenza in ogni minimo segno attorno a me. Una giornata di Bora impetuosa e sono a Cherso, perduta nelle mie determinate, devastanti decisioni.
P_Irene Navarra, Miračine, AIArt e GraPhicArt, 16 Novembre 2023. |
All’alba del 7 luglio 1968, sulla spiaggetta spazzata dalla Bora e sotto un cielo più grigio che azzurro, ci fu una grande discussione tra me e Bruno per la partenza con la zattera che avevamo costruito. Coraggioso ma pacato, prudente di carattere, voleva un mattino limpido, le acque ferme e la bava dolce dei giorni migliori per consumare la traversata verso Miračine, il meraviglioso luogo ricco di pini, ulivi e melograni dove andavamo a fare il bagno con i nostri genitori. Come prima tappa pensavo io, come primo tentativo per ritornare subito al punto di partenza, pensava lui.
Io, ribelle, tremavo in ogni mia fibra.
E poi, perché avremmo dovuto aspettare? Quella, proprio quella, era la giornata giusta. Spirava il vento che avrebbe gonfiato la nostra vela. Il merlo aveva cantato tre volte con l’aurora: tre brevi schiocchi imperiosi. Allora? Non era il segno stabilito? Anche il nostro Maestro si faceva guidare dalla natura, dalle creature del cielo e della terra.
Non ci sarebbe successo niente.
Nessuno, né uomo né dio, poteva fermarci.
Il sogno era in noi. Abbagliante. E poi avevo visto il Grande Navigatore. Quando la notte stava impallidendo, nella rada sotto casa, mi era apparso sorridente.
Mi tendeva la mano vigorosa. Un balzo e mi ci ero adagiata, tutta raccolta nell’incavo del palmo, protetta dalle sue robuste dita.
Il Marinaio Perfetto ci indica la strada, urlavo esagitata.
Ma non lo capisci? È il segno! Bruno, guardami, guardami, ti prego.
Bruno mi guarda.
Affonda i suoi occhi nei miei come lui sa fare e mi guarda scendendo nei miei misteri di strega-bambina, capricciosa e ladra.
E mi crede perché mi ama.
Con tutta la forza dei suoi giovani anni intrepidi, innocenti e puri.
Così salpammo.
E d’improvviso la sua vita fu un sospiro in un giorno di tormenta.
E poi, perché avremmo dovuto aspettare? Quella, proprio quella, era la giornata giusta. Spirava il vento che avrebbe gonfiato la nostra vela. Il merlo aveva cantato tre volte con l’aurora: tre brevi schiocchi imperiosi. Allora? Non era il segno stabilito? Anche il nostro Maestro si faceva guidare dalla natura, dalle creature del cielo e della terra.
Non ci sarebbe successo niente.
Nessuno, né uomo né dio, poteva fermarci.
Il sogno era in noi. Abbagliante. E poi avevo visto il Grande Navigatore. Quando la notte stava impallidendo, nella rada sotto casa, mi era apparso sorridente.
Mi tendeva la mano vigorosa. Un balzo e mi ci ero adagiata, tutta raccolta nell’incavo del palmo, protetta dalle sue robuste dita.
Il Marinaio Perfetto ci indica la strada, urlavo esagitata.
Ma non lo capisci? È il segno! Bruno, guardami, guardami, ti prego.
Bruno mi guarda.
Affonda i suoi occhi nei miei come lui sa fare e mi guarda scendendo nei miei misteri di strega-bambina, capricciosa e ladra.
E mi crede perché mi ama.
Con tutta la forza dei suoi giovani anni intrepidi, innocenti e puri.
Così salpammo.
E d’improvviso la sua vita fu un sospiro in un giorno di tormenta.
Un gorgo nero
il mare – il cielo in foia
ulula cupo
Da Quasi la perfezione, Romanzo di Irene Navarra.
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