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giovedì 7 marzo 2024

Prosa e Poesia / Haibun: Viaggio intimo: La culla (20 - Ustrine, Cherso).

 
Quando la vita si fa avara, resta il sogno.

Mattina presto.
Appare finalmente
Ustrine bella.

Dopo il cammino
tra corbezzoli e mirto
del mare il vetro.


Irene Navarra, Ustrine 1, AIArt e GraphicArt, 7 Marzo 2024.


    In una culla di roccia a picco sul mare con menta e timo cresciuti da residui di conchiglie, riposo. Dominando la scena come una regina assisa in trono.
    Riverberi di azzurro e viola dipingono quella piccola stanza solitaria dal soffitto di cielo, piena di echi e musica sottile.
    Il mio sguardo scivola dal fondo profumato della culla - ricco di madreperla grigio-ambra - alla trasparenza del mare in cui nuota Emma, la mia meravigliosa Golden, più creatura marina che terrestre. Il pelo le ondeggia attorno al corpo e io mi compiaccio del suo colore biondo in armonia con il turchese dell'acqua.
    Sono estasiata.
    Lei mi chiama.
    Lascio la mia culla e m'immergo anch'io nella piccola insenatura sotto le rocce.
    Entro in acqua con cautela, attenta a non calpestare qualche riccio puntuto.
    Ci sono.
    Fresco in perle sulla pelle, salso frammisto al profumo del sangrego nelle narici.
    La sensazione è primordiale.
    Sto nuotando nel liquido amniotico dell'Universo.
    La gioia è quella che provò Dio al momento della creazione.
    Esulta in ogni cellula del mio corpo.
    Emma lo sa.
    Mi guarda e sorride come solo i cani sanno fare.
    Poi giochiamo.


Irene Navarra, Ustrine 2, AIArt e GraphicArt, 7 Marzo 2024.

E al tramonto nuotiamo verso il sole che si congiunge al mare.


venerdì 17 novembre 2023

Prosa e Poesia / Haibun: Viaggio intimo (11 - Nel Buc).

 

P_Irene Navarra, La spiaggia del Buc, AIArt e GraPhicArt, 17 Novembre 2023.



    Ci abitava l'amico Stipe nel Buc.
    In una casa da pescatore, rustica e strana per le decorazioni portate là da tutto il mondo. 
    Aveva navigato.
    Alla grande.
    Su cargo che percorrevano rotte importanti nel Sud del pianeta.
    Al ritorno nella sua Cherso si era restaurato il ricovero agricolo e per animali che era proprietà della famiglia da sempre. Nel Buc, appunto. Assemblando pietra su pietra a formare masiere, muri e muretti.
    Oh, quanto si viveva bene in quella costruzione assolutamente priva di comodità e proprio perciò magnifica.
    Non vale la pena raccontare che c'era e che non c'era.
    Conta un solo fatto: ci si arrivava unicamente in barca. E si portava da mangiare, le canne da pesca e i sacchi a pelo. Si pescava tutta la notte, dormendo molto poco sotto i pini che là toccano quasi l'acqua. Ci si appisolava a tratti, con un occhio solo e con tutte e due le orecchie allerta per ascoltare i suoni dei campanellini attaccati alle canne annuncianti la debbenaggine di un pesce abboccato.
    Io rovinavo la festa a tutti perché urlando Assassini! tentavo di liberarlo.
    Azione mai riuscita peraltro.
    Da vegetariana e animalista convinta sopportavo i ripetuti crimini contro la fauna ittica per la bellezza incontaminata del luogo.
    La mattina si faceva il bagno molto presto.
    Poi ci si rilssava sonnecchiando sulla spiaggia di sassolini rosa che assumevano la forma del corpo ed erano più morbidi di un materasso di piume.
    Anche le rocce erano rosa nel Buc. Lisce e rosa. Ma rosa rosa. Sporgevano sul mare rosa anch'esso perché il fondale aveva quel colore naturale. Rosa, e blu più in là dove le creste submarine crollavano negli abissi quarnerini.
    Quei due colori così ben definiti mi inducevano una tale senso di serenità meditativa che entravo spontaneamente nella sospensione tipica di chi allenta tutti gli agganci con la terra e si libra. Come un palloncino cui hanno tagliato il filo.
    Mi è capitato talvolta di vedere il Buc dall'alto. Già. Era facile levitare fuori dal corpo in quel trionfo di purezza. La visione in volo mi ritorna nitida: una manciata di rocce buttate con noncuranza a galleggiare nell'ametista liquida, ulivi, melograni, fichi, il camino della casa di Stipe seminascosto tra i rami del nespolo Damir che portava il nome del suo bisnonno in quanto da lui era stato piantato, l'orto di Stipe - disordinato e artistico per sagome di legno piantate nella terra e dipinte a colori accesi  - con pomodori che sembravano meloni, il motoscafo rosso di Stipe ormeggiato al molo e nient'altro.
    Nient'altro.

Odisseo sbarca
sulla spiaggia rosa
e bacia i sassi


giovedì 16 novembre 2023

Prosa e Poesia / Haibun: Viaggio intimo, Il naufragio (10 - Miračine).


La memoria involontaria mi fa recuperare tappe della mia esistenza in ogni minimo segno attorno a me. Una giornata di Bora impetuosa e sono a Cherso, perduta nelle mie determinate, devastanti decisioni.


P_Irene Navarra, Miračine, AIArt e GraPhicArt, 16 Novembre 2023.



    All’alba del 7 luglio 1968, sulla spiaggetta spazzata dalla Bora e sotto un cielo più grigio che azzurro, ci fu una grande discussione tra me e Bruno per la partenza con la zattera che avevamo costruito. Coraggioso ma pacato, prudente di carattere, voleva un mattino limpido, le acque ferme e la bava dolce dei giorni migliori per consumare la traversata verso Miračine, il meraviglioso luogo ricco di pini, ulivi e melograni dove andavamo a fare il bagno con i nostri genitori. Come prima tappa pensavo io, come primo tentativo per ritornare subito al punto di partenza, pensava lui.
    Io, ribelle, tremavo in ogni mia fibra.
    E poi, perché avremmo dovuto aspettare? Quella, proprio quella, era la giornata giusta. Spirava il vento che avrebbe gonfiato la nostra vela. Il merlo aveva cantato tre volte con l’aurora: tre brevi schiocchi imperiosi. Allora? Non era il segno stabilito? Anche il nostro Maestro si faceva guidare dalla natura, dalle creature del cielo e della terra.
    Non ci sarebbe successo niente.
    Nessuno, né uomo né dio, poteva fermarci.
    Il sogno era in noi. Abbagliante. E poi avevo visto il Grande Navigatore. Quando la notte stava impallidendo, nella rada sotto casa, mi era apparso sorridente.
    Mi tendeva la mano vigorosa. Un balzo e mi ci ero adagiata, tutta raccolta nell’incavo del palmo, protetta dalle sue robuste dita.
    Il Marinaio Perfetto ci indica la strada, urlavo esagitata.
    Ma non lo capisci? È il segno! Bruno, guardami, guardami, ti prego.

    Bruno mi guarda.
    Affonda i suoi occhi nei miei come lui sa fare e mi guarda scendendo nei miei misteri di strega-bambina, capricciosa e ladra.
    E mi crede perché mi ama.
    Con tutta la forza dei suoi giovani anni intrepidi, innocenti e puri.

    Così salpammo.
    E d’improvviso la sua vita fu un sospiro in un giorno di tormenta.


Un gorgo nero
il mare – il cielo in foia
ulula cupo

Da Quasi la perfezione, Romanzo di Irene Navarra.



mercoledì 15 novembre 2023

Prosa e Poesia / Haibun: Viaggio intimo, Scoglio (9 - Croazia).

 

    Ci arrivavi solo con la barca.
    Ed era uno scoglio.
    Un solitario, piccolo scoglio.
    Con due alberi, però.
    Rigogliosi che non ci potevi credere.
    Fonti d’acqua dolce sotterranee, dicevano. E null’altro, ovviamente.
    Da lontano sembrava una barca a vela verde in navigazione.
    Era uno scoglio senza nome, sperduto nel mare quarnerino.
    Un'isola felice abitata saltuariamente da chi l'amava.
    Là iniziava l’avventura dei naufraghi per scherzo.
    Risate, sole. Anche pioggia.
    Perché qualche volta ci andavamo quando dal cielo scendeva un pianto di perle traslucide. Un tanto per definire l’atmosfera magica della pioggia leggera e salutare che affrontavamo. In Aprile o in Maggio succedeva.
    Impermeabile giallo, cappello di cerata a larga tesa sempre giallo, pantaloni uguali infilati in stivali di gomma con lacci da stringere e un rinforzo a soffietto per non allagarsi i piedi.
    Robe alla Jack London. Sì.
    Respirare l’umidità gemmea di quei momenti era sentirsi nuovi e sereni a lungo.

    Non ho più la barca.
    Non vedo il mare da molto, ma lo sento cantare in me.
    Tuttavia, nelle giornate del pianto perlaceo del cielo esco sempre, ben protetta, a godermi la solitudine e il silenzio frusciante delle infinitesime gocce d’umidità.
    Sapendo che tali esperienza sono preghiere.

P_Irene Navarra, Scoglio nella pioggia, AIArt e GraphicArt, 15 Novembre 2023.
- Tecnologia: Stable Diffusion XL -


Nel cerchio argento
della pioggia rinasco.
Fiorendo in perle.


Prosa e Poesia / Haibun: Viaggio intimo (8 - Ustrine).

 

    Croazia, Isola di Cherso, Autunno.
    Ustrine solitaria accoglie il nostro silenzio con gli occhi chiusi delle case.
    In fila scendiamo verso il Sole che ammicca dietro le antiche tonnare.
    Ci riscalda con i suoi novelli raggi sganciatisi pigri dal nucleo.
    Fra poco ci toglierà gli strati di pile e i berretti di lana.

    Difficile la discesa fino al mare.
    Spine.
    La pioggia della notte lustra ancora il sentiero di rocce aguzze e terra ruggine. Grassa. Profumata. 
    Emma, la mia Golden Petto di Luna, aumenta la corsa. Il suo senso del mare è in allerta. Adesso lo sente vicino.
    Corre a perdifiato, caracollando per l'ultimo tratto impervio.
    Non la vedo ormai, ma dietro la curva scrocchiano le sue falcate.
    Ci lasciamo scivolare,  come slittando, fino alla spiaggia di piccoli sassi bianchi. Le prime buche di Emma rivelano le lacrime del temporale passato. Lei ha scavato e ora è in mare.
    Scherza con le onde, s'immerge e riaffiora con un sasso in bocca.
    Io mi spoglio.
    Emma sto arrivando.

    Gli anni più belli della mia vita sono in questa bolla preziosa che, forse, contiene il fiato di Dio.
    Chiudo gli occhi e lo ritrovo ancora.


P_Irene Navarra, Ustrine, AIArt e GraphicArt, 14 Novembre 2023.
- Tecnologia: Stable Diffusion XL -


Tra i corbezzoli
dai frutti fulvi e rosa
a scapicollo
in basso verso il mare ~
Bagni d'Autunno.
#Tanka 85

Roccioni bianchi,
ginestre, pini, salvia.
Un cielo puro
che trepido sorride
 a chi sa farsi azzurro.
#Tanka 86

Stavolta ho sovvertito lo schema dell'Haibun.
Niente Haiku.
Due Tanka si sono sviluppati spontaneamente e ne hanno usurpato il posto.
Che ci posso fare.
Sono fatta così.
Non riesco a stare alle regole.