Semplici accordi di flauto, il suono di campanelli d'argento e una dolce melodia di liuto accompagnano la lirica di Saffo “O mia Gongila” (fr. 22 Voigt) che ho reso in libero adattamento. L’interpretazione del testo segue l’accreditata traduzione di Gianfranco Nuzzo e l’apparato critico contenuto in “L’amore in Grecia” di Claude Calame (Laterza, edizione 2015). La strofa della canzone di Manos Hadjidakis cantata in apertura di video si conforma alla pronuncia del Greco moderno.
In copertina: Egisto Ferroni (1835 – 1912), Saffo, olio su tela, cm 24 x 20.
Irene Navarra, Nuovi Indizi / Il valore vastodevastante, Disegno grafico, 2014.
Negando Socrate
Nella gara per il sapere il dubbio non c’entra.
Socrate ha illuso interminabili categorie generazionali.
Se dubitiamo allora del valore del dubbio, riusciremo a capire
che la terra è un impasto putrido /
il cielo si tiene lontano /
dio anche di più /
gli occhi all'insù cercano solo la luna.
Inarrivabile però.
La luna…, diva arrogante vestita a perle.
Nella nuova Babele ricca di frastuono le lingue, ormai eunuche,
non possono raccontare nulla /
le preghiere sono riti senza senso /
la luna è sorda né purifica con i suoi raggi.
Là ci consumiamo in noi imbrattati di sangue e fango.
Estinti in tentativi millenari di catarsi.
Per convinzione di non sapere.
Amen.
Lei pende nella notte sui pomi del giardino delle Esperidi incoronata di brillanti cosmici. La diaccia di metà novembre le regala un manto. Lontanissima, innocente, chiara, luminescente.