venerdì 17 gennaio 2025

Prosa e Poesia: Haibun - Viaggio intimo - I Lari se ne vanno (Gorizia - Casa mia).


P_Irene Navarra, Gli alberi del giardino mi guardano, AIArt e GraphicArt, 17 Gennaio 2025.

   Mattino di sole pieno.
    Gli alberi del giardino mi guardano.
    Con cautela.
    Tra i tronchi appaiono e scompaiono esseri sgomenti.
    Così mi sembra.
    Saranno i Lari del mio focolare?
    I Lari in fuga.
    Hanno respirato tradimento nelle stanze.

    Farei chilometri strisciando sulle pietre, starei per giorni prostrata nella neve davanti alla porta della casa - cenere in testa, spine nel costato - a chiedere perdono, pur di sentirmi ancora in armonia.
    Loro, i miei Lari, tornano alla Luce da dove mi graziarono nei giorni della gioia, quando di risa e riti quotidiani riempivamo le giornate.
    E la fatica, allora, non pesava.
     
    Ora ho le spalle doloranti e il passo stanco, Nel muovermi barcollo. Non c'è più il braccio saldo a cui appoggiarmi per scendere le scale.

    Sono deserto solitario.
    Posso solo strusciare con la mano su pareti ormai di ghiaccio.
    Gli occhi che vedevano con me sono spenti da un pezzo.
    Devo imparare, allora, a usare le pupille per due.
     Ma attorno tutto è triste e loro, i Lari di benedizione, non ci sono più. 


Un merlo fende
l'aria del mattino -
Macula nera
nell'azzurra vastità -
Presentimento.
#Tanka 107


martedì 14 gennaio 2025

Prosa e Poesia / Haibun: Viaggio intimo - Con la Bora (Gorizia, da casa mia alla campagna sulle sponde dell'Isonzo).


Stamattina mi sono svegliata al tramestare duro della Bora contro le persiane.
Sono rimasta in attesa nel buio.
Entro breve, al nascere del giorno, l'avrebbe fatta da padrona anche con la Luce.


P_Irene Navarra, Bora e Luce, AIArt e GraphicArt, 14 Gennaio 2025.



    Bora e Luce.
    La loro danza oltre le persiane è pura frenesia.
    Spalanco i vetri offrendo il viso a raffiche impetuose.
    La Luce interrotta dalle foglie mi traveste amabilmente col suo solleticare etereo.
    Ascolto le palme che suonano strumenti a percussione strusciando sul muro della casa.
    Poi mi richiama un merlo che fa spettacolo: la sua filata rasente il suolo si perde in zirlo furibondo, lontanante suo malgrado.
    La Bora scombussola, frastorna, disancora.
    Fa rotolare le creature.

    Così, adesso, volo.
    A gambe all'aria.
    In carosello folle.
    Come una bambola di pezza un po'stranita.
    Carambolando.
    Volo finché m'incaglio in un ulivo centenario della mia campagna benedetta. Ne afferro saldamente un ramo, mi isso a sedere in una sua conca nodosa e volgo lo sguardo alla Terra che mi ha vista nascere.
    La contemplo con emozione e mi intenerisco.
    Planarvi sarà per me un trepido adagiarmi sacro nella culla delle origini.

    Ci sono.
    Posso riposare.
    Del muschio per coprirmi e il cielo di cristallo come specchio. L'Isonzo mi regala un canto in dedica che mi fruscia dentro l'anima.
    Qua ogni filo d'erba, ogni pietra e nuvola e goccia d'acqua e refolo di vento e fiore e frutto, proprio tutto è adatto a me.
    Mio natio, adorato nido ti porto nei pori della pelle, sotto le unghie ho il tuo sangue rigoglioso, negli occhi paesaggi incomparabili.
    Vado e non voglio.
    Solo nel sogno potrò ritornare.
    Lei, la mia Terra, sarà sempre fervida preghiera.


P_Irene Navarra, Nell'ulivo, AIArt e GraphicArt, 14 Gennaio 2025.


Con Lei il Padre, il Figlio
e lo Spirito Santo -
Il segno in croce
è rito di trapasso
dalla mia sacra Terra.
#Tanka 105


lunedì 13 gennaio 2025

Poesia / Ambigua-Mente-Lirica: Nené Bambina-Anima.

 
Mio padre mi chiamava Nené.
A me piaceva quel diminutivo affettuoso.
Al solo sentirlo mi si scioglieva un che di dolce dentro,
e stavo bene.
Allora brillavano i giorni del miele che Nené, Bambina-Anima limpida,
viveva inconsapevolmente
Sul viso una perenne espressione di sublime sprezzatura
per tutto ciò che non fosse naturale.

Ora Lei ritorna.
E si fa pressante il senso di un rinnovato ascolto.


P_Irene Navarra, Nené, AIArt e GraphicArt, 13 Gennaio 2025.



Piove solitudine sulla casa.
Vado in giardino.
Nel ruggine dei faggi l'Anima si bagna.
Davanti a me Nené sboccia dal fango
- come un estremo fiore dell'Inverno -
e appoggia il viso sulle mani
intinte nella terra fradicia.

(Così facevo da bambina.)

Il gelo sale mentre ascolto
il ciangottio dell’acqua e delle sue parole.
Sento un Distacco ch'è profonda pena.
Di passo in passo mi avvicino.
Di passo in passo si allontana.
Devo parlare.
Gettare ponti trasparenti e luminosi.
Prenderla nella rete della pioggia.
Amarla ancora.
Unire le nostre solitudini.
Per stare inginocchiate sulle foglie molli
giocando a pietre con incerte dita.
Lei che ora ride in me,
Io che rido in Lei.

venerdì 10 gennaio 2025

Poesia / Ambigua-Mente-Lirica: Ricusa alla Metamorfosi.


Mi sto trasformando.
Da pianta a essere umano.
Non so se sarò femmina o maschio, comunque muto.
Non senza tentennamenti.


P_Irene Navarra, Ricusa alla Metmorfosi, AIArt e GraPhicArt, 10 Gennaio 2025.


La pelle adesso è scorza morbida,
il viso agglomerato a nodi di artefatti chiari
tesi a sciogliersi,
le mani come foglie con vene tumultuose.
Di sangue vegetale.
Io sto mutando.
Ma gli occhi sono ancora bacche verdi.
"Sembrano giada liquida, incastonata
nella polpa fonda della tua sostanza",
dice la quercia
che mi vive accanto da tempo immemorabile.
“Gemme pulite salve da concrezioni”,
aggiunge nella sua saggezza di pianta centenaria
sapiente delle tracce atroci
che l'uomo ha sparso in semi grevi.

Sono pentita del passaggio.
La disforia di genere non urla in me.
Meglio tornare indietro.
Meglio annidarmi
negli anni a cerchi del mio tronco.
Stare in disparte.
Stormire un poco a chi mi abbraccia.
Frusciare anche senza vento.
Spirare suoni antichi.
Da orchestra universale.


giovedì 9 gennaio 2025

Poesia / Dettagli: Un modo per succhiare la Bellezza.

 
P_Irene Navarra, Alienando, AIArt, 9 Gennaio 2025.

 

Un modo per succhiare la Bellezza 
svettante verso l'alto
è crescere sul melo, sul pioppo,
sull'abete bianco, rosso
o sul pino silvestre.
Nascere da una fessura di corteccia
con foglie come carne verde
e bacche come gli occhi opalescenti della luna.
Essere monili globulari
di corpi già perfetti.
Celestiali.


mercoledì 8 gennaio 2025

Poesia / Dettagli: E dapperutto Mani come cera molle.

 
Il tema di questa lirica è
la pena del Distacco dalla mia casa.
Lei si fa sognare
e reagisce con l'impormi
la visione orribile della sua Morte.

Requiem.

P_Irene Navarra, La fine della casa di Irene, AIArt e GraphicArt, 8 Gennaio 2025.


E dappertutto Mani come cera molle
E sulla testa Mani appiccicate ai miei capelli.
Che tirano sollevano si allacciano
coi rami del ciliegio centenario
nel gioco dell'elastico.

A piedi nudi retrocedo lungo il viale 
lubricamente lucido per muco
scivoloso di limacce. Minuti balenii
m'insegnano un linguaggio.

(In apparenza nuovo.)

Di lettere che paiono colare
da una lavagna di cobalto
e liquefarsi imperturbabili 
attorno alle radici della casa.

La Grande Poesia / Eugenio Montale: Ho sceso, dandoti il braccio.


La trovo talmente intensa e semplice e profonda,
questa lirica di Eugenio Montale,
talmente vera e tenera,
che non posso fare a meno di condividerla.
Per leggerla e rileggerla e rileggerla
con una tristezza dolce-amara nel cuore.
Una melanconia sottile che ci unisce tutti.

La chiave sentimentale del contatto
è formula salvifica dalla solitudine esistenziale.


P_Irene Navarra, Sostegno; AIArt e GraPhicArt, 7 Gennaio 2025


Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni, le trappole,
gli scorni di chi crede che la realtà
sia quella che si vede.
 
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.


Eugenio Montale, Ho sceso, dandoti il braccio, Xenia (1967), Satura (1971).


Sopra il tuo braccio
come un tatuaggio impresso ~~
le dita mie.