Incerto il passo
nell'Alba ancora grigia
per nubi spesse
che gravano sui pini.
Come ovatta densa.
Impacciano le braccia
incollandole al corpo già dolente.
Non è la pena a sfinirmi.
È la coscienza dell'esistere
a darmi lacci come trappole.
Solo se l'Alba è d'oro e malva,
se s'apre da un angolo del cielo
come spiraglio tra battenti malserrati
e poi s'espande alle colline azzurre,
so aprirmi anch'io.
E sono allora croco fulgido
nel campo polveroso del mio cuore.
Petali che si sfilano dal nucleo, le mani.
Attingono nell'aria
in cui lasciarmi andare libera,
scomposta in particelle indipendenti
che puntano tutte verso il Sole
dove mi brucio in pura Luce
- Icaro persuaso -
per Essere ancora e ancora.
Nel giorno che si va facendo.
Kassandra Stratos, 29 Maggio 2024