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sabato 30 settembre 2023

Poesia / Cronaca: I giorni blu.

 

P_Irene Navarra, I giorni blu, AIArt e GraphicArt, 30 Settembre 2023.


E poi ci sono i giorni blu.
Quelli che arrivano in sordina
e non ti lasciano l'amaro in bocca.
Anzi. Li vivi come se nuotassi
in un mare cristallino
a sfumature iridescenti.
Mentre i capelli ti si fanno blu
di alghe fiori gemme del profondo.
Mentre socchiudi le tue labbra,
- azzurre sulle perle di un sorriso -
in trepide parole a creature trasparenti
che ti solleticano la pelle
e regalano conchiglie
da appendere al tuo collo di sirena.

30 Settembre 2023

venerdì 29 settembre 2023

Poesia / Cronaca: Ritratto improbabile.




P_Irene Navarra, Ritratto improbabile, AIART e GraphicArt, 29 Settembre 2023.



Sono i miei occhi, 
i miei capelli ora improbabili,
e anche la bocca
in fiamme di tramonto estivo,
a farmi desiderio
di alternanza
che non conosca lacrime -
La vita toglie ciglio a ciglio
tutto ciò che ami.
E tu resti ferita
da strappi nella carne
che sono morsi di cannibali famelici
in cerca senza tregua.

Così voglio un letto di camelie bianche
tanto innocenti da rendermi innocente.
E riposare.
Avvolta nella nube dei capelli veri.
Bianchi.
Baciata dalle labbra prive di carminio
di chi mi sente senza giudicare.

IQ48

sabato 16 settembre 2023

Poesia / Margini: La muraglia (in Quasi una biografia - 9).

 

P_Irene Navarra, La muraglia, AIArt e GraphicArt, 16 Settembre 2023

C'è sempre una muraglia al limite del viaggio.
Dopo una svolta del sentiero la puoi
vedere: priva di porte, di un colore chiaro
e custodita da guerrieri come larve immobili.
Né la preghiera né la sofferenza
ti danno il permesso del passaggio.

Solo lo Scacco ti può far capire che
proprio le tue ossa, il sangue, la pelle,
i nervi il tuo pensiero sono muraglie.
Che quando pure tu
sarai varco dipinto e sentinella
allora avrai la tua
Trasformazione.

Varcarti e superarti
sta solo in te.
Ogni muraglia è un'illusione
cancellata,
il decisivo viatico
della Levità.
 

mercoledì 13 settembre 2023

Poesia / Margini: La spiaggia (in Quasi una biografia - 7).

 

Irene Navarra, La spiaggia, AIArt, 13 Settembre 2023.


La sua mutevolezza dona,
se vuoi, l’Alienazione.
Ai limiti del mare ti fa
coagulare in plancton
per adornarle la corona
puntinata d’oro.

La spiaggia è il divenire
che assorbe il movimento.
È il nastro che suggella
i passi delle Ninfe
trasformate in Donne.
Il Limen della Terra
da cui - timido sughero
impacciato - ti metti
in viaggio per ritrovarti
bottiglia trasparente.

Per essere, alla fine
della corsa, nudo zaffiro
strappato alla miniera.

 Qui altre notizie su Margini.

 

Poesia / Margini: Ex Penisola (in Quasi una biografia - 6).

 

Irene Navarra, Ex Penisola, AIArt, 13 Settembre 2023.


Mi feci isola
poiché ci fu violenza.

Pertanto ancora incredula
e frastornata viaggiai
con la frattura aperta
grondante di licheni
tesi alla terraferma.

Che fare per placare
le ferite?

Trasognata e stupita
decisi di neutralizzarmi
in specie senza sesso,
consistenza e senso.
Volli che le mie rocce
fossero vene disseccate.
Sentii che fiordi e spiagge
diventavano corpi di guerrieri
dopo la battaglia e seni
virginali su cui Angeli
insonni posarono le vesti.

A me, disincantata
Ex Penisola,
fu in fondo sufficiente
sapere di poter toccare
- priva di vibrazioni -
il punto di partenza.

Qui altre notizie su Margini.

 


giovedì 24 agosto 2023

Poesia / Frammento 70 : Oro.


Irene Navarra, Oro liquido, AI Olio su tela, 24 Agosto  2023.



Sole al tramonto.
Nuoto nel mare come
Oro liquido
inanellandomi le dita.


giovedì 17 agosto 2023

Prosa / Racconto breve: In Rose.

 


Appassionata di Metamorfosi,
avendo anche una particolare passione per le Rose Rosa, ne scrivo.
La formula narrativa è quella della Trasformazione, naturalmente.
Da esseri umani in piante.
Sullo sfondo, appena accennato dalla voce narrante, un Amore saffico.
Che è sentimento, in questo caso, oltre ogni confine immaginabile.


Irene Navarra, In Rose, AI Olio su tela,17 Agosto 2023.


    Anna portava un bouquet di Rose Rosa, tenendolo saldamente davanti a sé con due mani.
    Come uno scudo di petali fragranti.
    Gli occhi incollati alle corolle, completamente smarrita nella loro sostanza.
    Niente di che, mi dissi, ama i fiori.
    Poi la osservai meglio, e vidi racemi e foglie che crescevano sulla sua veste e si arrampicavano sul collo. A velocità incredibile.
    Lei era assorta in sogni lontani.
    Sembrava ignara della sua strana condizione.
    Mi spaventai e le suggerii attenzione, perché le succedeva qualcosa di terribile.
    Mi rispose, sorridendo enigmatica, che lo sapeva, e lo voleva quel convertirsi rapido.
    Lo voleva da tanto tempo perché aveva una natura diversa. Più vegetale che umana.
    Lei era una Rosa d'anima.
    In breve lo sarebbe diventata anche di corpo.
    Senza dolore.
    La trasformazione era iniziata.
    Dopo complicati innesti, radicava e gemmava, finalmente.
    In perfetta letizia, affermò con la voce svaporante in un fruscio tenue, e un sentore verde che iniziava a espandersi dalla sua pelle bruna. Misto anche al lieve profumo delle Rose Rosa.
    Ero turbata.
    Lei subiva quella Metamorfosi del tutto consenziente.
    E non me ne aveva fatto nemmeno un cenno.
    Con una punta acuta di risentimento considerai che l'avrei perduta per sempre.
    Lei, l'Amore della vita mia, l'avrei perduta per sempre.
    Così l'abbracciai, schiacciando le sue rose.
    Quasi per vendetta.
    E mi ferii con le spine.
    Sanguinai.
    Abbassai lo sguardo sul liquido fresco che sgorgava dal mio petto e lo notai traslucido di brillii preziosi.
    Stillava da me fluida giada verde.
    La comprensione si fece strada. Come una cuspide elettrica. E mi invase tutta.
    La strinsi di più.
    Con un senso di completo, felice abbandono mai provato prima mescolammo le nostre essenze, trasformandoci insieme.
    Mentre si intrecciavano le braccia e le bocche si sfioravano morbidamente duttili, fummo infine Rose.
    Un unico cespuglio in pieno splendore di incredibili Rose Rosa.

martedì 8 agosto 2023

Poesia / Tanka 78: Verde ( Un Mito di trasformazione).

 

Irene Navarra, Verde, AI Pastelli su superficie ruvida, 8 Agosto 2023


E scaturivo
stillando linfa verde
dal bosco fitto -
Cosparsa chiome e pelle
di smeraldo limpido.

martedì 4 luglio 2023

Poesia / Pensieri parassiti 15: Se meditando nel colore del mare (Fango).



Irene Navarra, Se meditando nel colore del mare, AI e Grafica, 4 Luglio 2023.


 

Mi viene addosso un senso fluido e fresco.
Come di mare.
Onde che vanno sul mio corpo
e lo detergono dal loto
dei dubbi parassiti.
Mi siedo sulla sponda astratta
di quel mare astratto.
Sabbia argentata rimodella i piedi
deformati dall’arrampicarsi,
incespicare, cadere rovinosamente
lungo la china di coltelli aguzzi.
Ho da smussare asperità indurite,
guarire ferite ancora aperte.
Così chiudo gli occhi
e penetro l’azzurro
e il verde
e il malva
dei ricordi buoni.
Rinasco in un sorriso.
Sono di spuma che s’innalza bianca
- oltre le nubi - a ogni flusso di marea.
Fiori leggeri e petali di blu
a contenere l’anima.
Serenamente rido e piango.

IQ48
4 Luglio 2023



lunedì 3 luglio 2023

Poesia / Pensieri parassiti 14: Ritorna l'oro (Fango).

 

Irene Navarra, Il fango se ne va. Ritorna l'oro, AI e Grafica, 3 Luglio 2023.



Radi richiami d'oro come lamine lucenti
arrivano a impennate
nella mia vita senza nostalgia.
Fango si stacca limaccioso
dal cromo opaco della veste.
E va.
I pugni chiusi, aspetto.
Quei segni di pregiato conio astrale
si fanno consistenti.
Me ne impossesserò
e li nasconderò nei ricci dei capelli
che splenderanno ancora di riverberi radiosi.
Saranno il mio tesoro. 
Un riso mi sale dalla gola.
Sto per riconquistare la mia storia.

IQ48
3 Luglio 2023, ore 14.30.

Poesia / Pensieri parassiti 13: Sostituzioni (Fango).



Irene Navarra, Il mio giallo cromo, AI e Grafica, 3 Luglio 2023.



Vedi il giallo cromo della nostalgia
che se ne va da me?
Come uno strappo
dai miei organi vitali
e dalle braccia-
nidi consenzienti.
Riprogrammare tutto
non è facile.
Ma io ci proverò
a rimpiazzare splendidi topazi
con pezzi di titanio inattaccabile.
Sì. Ci proverò.

IQ48
3 Luglio 2023 
 

domenica 2 luglio 2023

Poesia / Pensieri parassiti 12: Tocchi di rosso e giallo (Fango).


L'imperativo categorico è: Risorgere.
Per tentare con ogni mezzo di vivere.
Magari in sordina.
Di certo in solitudine.
Ma vivere.
Sì.
Malgrado tutto e tutti.
Confermando il potere di Rinascita che scorre in noi.


Irene Navarra, I miei colori, AI e Grafica, 2 Luglio 2023.


Tocchi di rosso e giallo
sulla mia maschera impassibile:
rosso per la passione
che cimenta ogni nuova meta,
giallo di nostalgia per quelle antiche.
Annego nel colore
mangiando il rosso
come van Gogh mangiava il giallo cromo.
Non so se il cuore batterà furioso
o entrerà con calma di marea
nella recente dimensione.

So questa lancia che mi fende.
So il mio costato aperto.

Mi spettina la Bora,

e ruvida mi stacca dai capelli
i granuli tetri del passato.
Sono puro dolore
in Trasformazione.


IQ48
2 Luglio 2023, ore 18.30

venerdì 23 giugno 2023

Poesia / Pensieri parassiti 6: Un tempo ero un leone (da "Omnia Carmina").


Irene Navarra, Un tempo ero un leone, AI e Grafica, 23 Giugno 2023.



Sì, un tempo ero un leone.
Statua dorata nel torrido tramonto,
guardavo l’orizzonte
tra i fragili fruscii dell’erba secca,
negli occhi imperturbabili
i marcescenti guizzi
di prede lacerate.
Sono sicura.
Un tempo ero un leone.
Perciò, a narici dilatate,
a fauci spalancate,
talvolta fremo
il sangue degli umani:
un mio fulvo lavacro
in riarse savane.
lotte
deliri
e logori abbandoni in caustici meriggi
sono l’arcaico mio contenitore
spruzzato di Salvezza.

La trappola è la vita.
Questa che vivo.

(Ammessa di per sé
dalla sopravvivenza marginale
che involve vanamente
rare utopie selvagge
pregne di odori arcani.)

giovedì 22 giugno 2023

Poesia / Pensieri parassiti 5: La gabbia e il pappagallo (da "Omnia Carmina", 1998 - 2023).

 
Ci sono molti modi per salvarsi.
L'importante è che lo spirito non ceda.
Ci si può trasformare.
Per rigenerarsi.
O, addirittura, per rinascere in un altro corpo.
Trasmigrare, dunque.


Irene Navarra, In attesa della Trasformazione, AI e Grafica, 22 Giugno 2023.


Non amo più
il mio ricurvo becco adamantino,
il corpo in iridi di piume,
la superba postura sul treppiede.
Amo d’amore intenso la mia gabbia.
Perché mi ha tolto il dono della voce.
E il mondo umano.
Non parlo più
da quando ho quelle sbarre
attorno al corpo di velluto.
Il lucido metallo
riflette i miei colori muti.
Posso però sognare il tuffo nella selva.
E mi preparo.
Sfrego la punta delle ali
sui pennuti fianchi aspettando
– vetusto Aladino illanguidito -
la Trasmigrazione.


martedì 20 giugno 2023

Poesia / Pensieri parassiti 3: La Risalita (da "Omnia Carmina", 1998 - 2023).

 

Cassandra si è scrollata di dosso le catene che la imprigionavano.
Nel buio del carcere, imposto e accettato, ha compreso il potere della mente, il suo valore.
Così, finalmente libera, affronta
- consapevole di sé -
il cammino arduo del riscatto,
andando incontro al suo destino.
Ma i dubbi continuano a corroderla.

Irene Navarra, La Risalita di Cassandra, AI e Grafica, 20 Giugno 2023.

 
Iniziai perciò
la Risalita.
Dapprima lenta e titubante,
soccorsa dagli umori a gocce
che mi lesinavano.
Umori
pregati come manna
nel mio agro deserto.
Seppi però col crescere dell’erta
– mutante creatura ormai
saziata a prezzo dell’integrità –
conquistare balzi e forre.

Avevo compiuto
la Trasformazione.
Ma a me,
corrosa irrimediabilmente,
affranta bisbigliavo:
“Vincere ormai che vale,
se mi hanno tolto il punto di partenza”.


Per leggere la storia di Cassandra segui le indicazioni:
e
Grazie.


lunedì 19 giugno 2023

Poesia / Pensieri parassiti 2: Metà della vita (da "Omnia Carmina", 1998 - 2023).


 Doloroso ma salutare il ricordo.
Dopo la liberazione cercata con tutti i mezzi,
mai più catene per Cassandra occhi di viola.
Nella mia mitopoiesi Lei non diventa schiava.

Irene Navarra, Cassandra in catene, AI e Grafica, 19 Giugno 2023.


In un momento
della mia esistenza
altri hanno deciso
ciò che ero.
Così mi hanno rubata,
legata, impacchettata
e relegata in un cassetto.
Per molto tempo ho misurato
incerta, trattenendo
i miei passi da gigante,
il buio della cella.

Finché ho capito.

Avevano paura
e mi dimenticavano
cercando di far dimenticare
me a me.

Il giorno dopo – smussata,
ridimensionata, compressa,
assottigliata e mascherata -
ero riemersa.
Ricominciava a scorrere
la vita.
La mia.
Senza che lo sapessero.
Scorreva la mia linfa
come larva incognita,
gonfia di Trasformazione,
nelle loro vene.

 


giovedì 15 giugno 2023

Prosa / 145474: Lui venne dal mare. Racconto di Irene Navarra.


Irene Navarra, La vedetta, AI e Grafica, 14 Giugno 2023.

 

    Lo trovò abbarbicato come una patella sullo scoglio grande della spiaggia dove passeggiava ogni mattina. Era un bimbo che poteva avere cinque o sei anni a prima vista. Seduto, con le mani quasi incollate agli spuntoni rocciosi, guardava il mare. Quando Martha gli si avvicinò lui non le rivolse alcuna attenzione.
    Stava.
    Immobile.
    Come una statua.
    Gli occhi fusi all'orizzonte, portavano nubi e tempesta. Il corpo aveva un lieve sentore di alga e un colore appena azzurrino, di sicuro dovuto all'aria fredda di quell'Ottobre più simile all'inverno che all'autunno, si convinse Martha.
    Le vennero le lacrime agli occhi e agì: si tolse la mantella di lana infeltrita, la appoggiò sulle spalle del bimbo e gliela chiuse davanti agganciando due bottoni. E tutto questo senza che la creatura facesse un movimento.
    Così si sedette sullo scoglio accanto a lui e rimase per un bel po' in silenzio. Non era facile decidere il da farsi. Poi, d'impulso, accarezzandogli la mano spasmodicamente agganciata alla roccia, cantò.
    Sgorgavano i suoni in scale morbide simili al ritornello ritmico delle onde, in rari picchi di spruzzi vaporosi, in lenti sciabordii sereni che morivano in sussurri. E mentre cantava, poteva sentire lo sciogliersi di quella piccola mano nella sua, L'abbandonarsi. Con qualche ritegno dapprima, con delle reticenze, e infine confidente.
    A quel punto Martha lo abbracciò, gli staccò delicatamente i polpastrelli dalla scoglio, lo sollevò tra le braccia, avvolgendolo bene nella sua mantella e si avviò verso casa.

    La casa di Martha sorgeva sulla costa alta e impervia, a picco sulla battigia di ciottoli stondati dall'eterno rollio delle onde. Verde di salvia, punteggiata da rari sprazzi di terra rossa e sassi bianchi affioranti dal suolo, era uno spettacolo ammaliante. Entro breve sarebbero maturati i frutti dei corbezzoli e la mulattiera da percorrere per arrivare a destinazione si sarebbe vestita a festa con le bacche appese ai rami di quegli arbusti. Bacche come ninnoli dall'incredibile tinta inizialmente arancio pallido e, alla maturazione, rosso acceso. Assieme ai fiori rosa pallido costituivano un'attrazione fatale per chiunque vi si avventurasse. Per lei emblema prodigioso della vita con il ciclo di nascita e morte sui medesimi rampolli apicali.
    Procedeva veloce, Martha, pensando al latte  e miele che avrebbe preparato per il piccolo, alla zuppa di verdure della sera, all'uovo sbattuto con lo zucchero e la vaniglia, al letto candido di lini della stanzetta in cui l'avrebbe messo a riposare. Dopo un bagno caldo naturalmente.
    E tutto fu secondo l'intenzione di Martha che sbocciava in gioia se solo posava lo sguardo su quella meraviglia dagli occhi viola-azzurro, trovata per caso.
    Aveva detto ai vicini che era un parente orfano, aveva raccontato che nessuno poteva occuparsi di lui e che lei, dopo la morte in mare di suo marito per il naufragio del peschereccio su cui lavorava, dopo la solitudine degli anni a seguire, era ben felice di accudire chi ne aveva bisogno.
    La curiosità della gente si spense presto e Martha ne fu felice. La creatura era stata accettata come se fosse venuta alla luce e vissuta sempre lì, tra quella manciata di antiche abitazioni in pietra, sparse senza regola sulle falesie in affaccio sul mare.
    Al bimbo aveva dato il nome di Christós, perché era un povero Cristo infante approdato a quei dirupi attraverso esperienze di cui non sapeva nulla, ma poteva intuire come terribili. E nella speranza di una luce condivisa nella sua vita. In fondo si trattava di Resurrezione da un arrancare gramo. Per entrambi.
    Loro due amavano la nuova condizione.
    Lui, Christós, era sereno. Almeno all'apparenza. Non rammentava nulla del suo passato e sorrideva. Non sempre però. Talvolta gli occhi gli si riempivano di nubi e tempesta. Incupivano di colpo. Passava presto, tuttavia, il peso sottile di un lampo memoriale di cui, forse, lui stesso non aveva netta percezione.
    I giorni, quindi scorrevano piani.
    Martha e Christós, che parlava poco ma si esprimeva molto con le mani e con gli occhi, si andavano amalgamando.

    Christós adorava il mare.
    Vi si bagnava anche d'inverno, uggiolando come un cucciolo di cane dal piacere.
    Scendeva alla spiaggia con addosso indumenti spessi, si portava dietro uno zaino con dentro un grande asciugamano e una coperta morbida. Non gli servivano. Non aveva mai freddo. La punta azzurrino della sua carnagione era una sua peculiarità, e non indice di sofferenza da gelo. Martha non lo sapeva e Christos non riteneva importante farlo notare.
    Arrivando di corsa, si spogliava frettoloso e s'infilava tra le onde.
    Capriolando.
    Era un delfino abilmente giocoliere.
    Quando era stanco, usciva dal mare, si strofinava per bene, si avvolgeva nella coperta (per tenere tranquilla Martha che lo scrutava come un falco in caccia dal portico) e, seduto sui sassi, fissava il mare, scandagliandolo quasi, con un brillio strano negli occhi. Si riscuoteva al richiamo di Martha che, preoccupata per la sua salute, lo voleva subito a casa.
    E lui obbediva alla donna amorevole che l'aveva salvato.
    
    Si sgranava piacevole la loro vita. Senza intoppi.
    Senza intoppi finché 
Christós non iniziò a mostrare segni di un'ossessione incontenibile Non c'era momento in cui non volesse stare vicino al mare. Il Fratello mare, in verità, come lo nominava lui. Ci parlava. Più di quanto parlasse con gli umani. E diceva che trovava sempre risposte negli sgargianti riverberi mai uguali della sua superficie. Risposte rese ora in voci sussurrate, ora tonanti. e spesso in segni. Come la volta in cui portò a Martha la pipa di suo marito, riconoscibilissima per la rosa selvatica incisa sul fornello con due iniziali vicine: G. S: 
Giórgos Stratos. A Martha che, sgomenta, teneva tra i palmi delle mani l'oggetto quasi con sacra devozione, Christós disse che un'onda gliel'aveva depositato ai piedi mentre si stava chiedendo se suo marito se la passasse bene là dov'era.
    Il segno è positivo, aggiunse. Il regalo vuole rasserenarti.
    Allora Martha avvolse la reliquia in un fazzoletto ricamato e la depose tra i resti della sua vita matrimoniale. Grata in cuor suo per il dono, ma anche un po' turbata dai poteri che Christòs dimostrava.
    Poteri che di giorno in giorno si facevano più chiari.
    Christòs era un vero e proprio "animale" marino.
    Sapeva narrare storie di abissi, di città sommerse, di fiori giganteschi agitati da impetuose correnti, di pesci dotati di telepatia. Ecco, questi ultimi comunicavano in segreto con lui e lo attraevano parecchio. Le diede la notizia semplicemente, senza girarci intorno. E le fece capire che era un'esperienza da provare.
    Martha seppe così che desiderava liberare in mare la sua diversità.
    E iniziò a soffrire, soffocando però la pena. Per non addolorarlo.

    Intanto le nuotate giornaliere di Christòs si facevano sempre più lunghe. Spariva per delle ore. E ritornava allegro e premuroso, portandole delle offerte: conchiglie mai viste prima, denti di pescecane, anelli di vetro - ovvero colli di bottiglie levigati dall'erosione -, fiori di corallo. 
    Questo finché non sparì.
    Inghiottito dal mare.

    La disperazione di Martha non ebbe limiti.
    Deperiva, ingrigendo, avvizzendo come una pianta falciata.
    Pregava, Martha.
    Accoratamente.
    In ginocchio davanti all'immagine della Madonna delle Lacrime recitava le parole rituali per impetrarne l'aiuto.
    E mentre i giorni passavano impietosi, si spegneva a poco a poco.

    Una mattina di luglio inoltrato lei se ne stava seduta sullo scoglio dove aveva trovato Christòs. Ne sentiva l'impronta e percepiva il leggero odore d'alga di allora.
    Le braccia stringevano il vuoto dell'aria tersa. Il cuore batteva lento, i sensi desideravano la morbidezza del suo corpo di tenero fanciullo dall'incarnato assurdamente un po' azzurrino.
    Un po'azzurrino, si ripeté Martha a voce alta. Un po'azzurrino, gridò alle nubi, al vento, al mare.
    Al mare.
    La consapevolezza della scoperta le abbagliò la mente di un lampo come una ferita.
    Seppe che non poteva essere suo.
    Era del mare.
    E si acquietò.
    Non era possibile avere chi apparteneva alle radici primordiali del Creato.
    Doveva accettare.
    Dio le avrebbe mostrato la via.
    Il loro destino si sarebbe compiuto in termini imperscrutabili a tutti.

    Martha si rasserenò e decise che il tempo doveva scorrere comunque. Anche se Christòs non fosse ritornato.
    Andò avanti senza pretese e senza attese.
    Passarono i mesi.
    L'anno volse nuovamente al termine.
    Si avvicinava il quinto anniversario del ritrovamento.
    Martha, seguendo la solita liturgia di commemorazione, portò fiori di corbezzolo e latte allo scoglio.
    Versò il latte, sparse i fiori e pregò con un fervore tale che il cielo subì uno scossone.
    Pregò, chiedendo soltanto che Christòs non avesse rimpianti.
    Da tanto non arrivavano lassù tali emozioni.
    E poiché piacque quel suo adattarsi, i Sacri stabilirono di ascoltarla sommovendo i principi costitutivi del mondo subacqueo.
    Decretarono, pertanto, il ritorno del mutante - rifiutato dall'arcano Popolo del mare - a chi l'aveva amato.
    E applicarono il decreto, iniziando a insinuare falle nell'ordine della dimensione fluida particolarmente difficile da destabilizzare.
    Si allentarono i legami, si cancellarono norme genetiche, si aprirono passaggi mai dischiusi prima.
    Lo scardinamento di tradizioni consolidate non fu uno scherzo. Ci vollero numerose incursioni dall'etere. Tuttavia alla fine avvenne il miracolo.

    Martha si preparava a festeggiare l'Assunzione della Vergine Maria. Si era ad agosto, il 15 per la precisione. Con tutto il villaggio aveva allestito la Chiesetta rurale che sorgeva su un'altura nell'entroterra, difficile da raggiungere per le asperità del terreno roccioso. I compaesani si erano avviati di buon mattino con asini carichi di cibi per allestire il banchetto cultuale.
    Lei li avrebbe raggiunti, dopo la visita al luogo che per lei rappresentava più di un Santuario.
    Arrivò, quindi, allo scoglio venerato, versò il latte e sparse corolle di calendule, poi si sedette sui sassi roventi e ammirò la distesa marina. Perdendosi nello scenario radioso. Senza cognizione dei minuti che correvano, stava davvero bene. Per la prima volta dacché Christòs era sparito.
    Una sostenibilissima leggerezza dell'essere cristallizzava quell'attimo in storia da acquisire.
  Da acquisire nella quotidianità per renderla anch'essa sostenibile. 
  Sarebbe rimasta, Martha, nella bolla di profonda empatia con il Tutto se, all'improvviso, non avesse notato all'orizzonte uno spumare inconsueto. L’azzurra distesa vibrava, si gonfiava, si alzava in colonne e guglie che sembravano cattedrali liquide. Una fantasmagoria di trasformazioni in avvicinamento stravolgeva ogni senso comune.
    Martha era esterrefatta.
    Non aveva mai assistito a un fenomeno del genere.
    Fenomeno che finì così come era iniziato.
    Di colpo.

    Martha se ne stette sospesa a lungo, sperando di rivedere la scena straordinaria appena scomparsa.
    Nulla riavvenne.
    Sospirò delusa.
    Prese la strada della Chiesetta dove, probabilmente si stava già svolgendo la Messa di adorazione di Maria.

    Quella sera si coricò presto e si addormentò subito.
    A metà della notte sentì un rumore.
    Senza paura si liberò dalle lenzuola e si avviò verso la cucina.
    Il cuore le batteva con un ritmo di onde gentili.
    In piedi vicino alla tavola c'era Christòs. Illuminato dai raggi complici della Luna che entravano di sghembo dalla finestrella rivolta al mare.
    Gli occhi splendevano, 
    Sorrideva.
    Le tese qualcosa avvolto in alghe kelp.
    Martha prese il dono e lo svolse dall'involucro vegetale.
    Era formato da due pietre sottili chiuse a libro, tenute legate da cordini probabilmente alghe anche quelli.
    Lo aprì e ne lesse le lettere incise.
    Lui ora è Tuo, comunicavano in modo formale,
    Martha e Christòs si abbracciarono.

    La mattina, portandogli la colazione, ebbe modo di guardarlo a suo piacimento mentre ancora dormiva.
    Cresciuto, robusto, bellissimo, constatò tra sé e sé con un respiro fondo.
    E non più leggermente azzurrino di incarnato.
    Fratello Sole avrebbe impreziosito la sua pelle con sfumature d'oro bruno.
    La vita poteva riprendere a fluire.