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sabato 27 aprile 2024

Poesia / Cronaca: Intuizioni (Della Speranza).


La vita è continua pena con rari momenti di distensione in cui pare possibile rifiatare.
Così ti apri alla Speranza che consola.


P_Irene Navarra, Croci e Libellule, AIArt e GraphicArt, 27 Aprile 2024.


Croci e libellule.
Le loro forme si assomigliano.
Le sovrappongo.
Allora vedo i bracci della croce come ali
che non ti tengono inchiodato
ma possono portarti sino al cielo.
Nel flusso trinitario dell'Amore.
A riposare dopo la vicenda umana.
Il Paradiso è tutto là.
In quel distendersi leggiadro
di voli calibrati,
in quel confondersi
di legno insanguinato e Luce
che sono metafore preziose
di quanto strappa via la terra
e il cielo rende.

martedì 5 marzo 2024

Poesia / Margini: Per Virginia, Sopra il lago.

 
Lei, Virginia, non c'è più.


P_Irene Navarra, Sopra il lago, AIArt e GraphicArt, 5 Marzo 2024.


Lacrime rocciose
inanellate
a chiome nere.
(L'unico ornamento
che ti rimane
ancora intatto.)
Le mani – tese - come
pali che svaniscono
nel lago senza fondo.
(In apparenza belli
nel loro ondoso
riflettersi discreto.)
Oppure pale
preparate per scavare
sotto il fango, pronte a
Dislimare
Dischiudere
Sperare.
Domani
Fuori dal Diluvio
Sopra il lago.


Virginia


Per leggere altre liriche di Margini (B & V Edizioni) segui i link:
QuiQui; e Qui.

martedì 27 febbraio 2024

Poesia / Cronaca: Nella Luce (Meditazione cromatica in Oro).

 
Volutamente nella Luce con la terapia cromatica.


P_Irene Navarra, Trasformazione - L'inizio, AIArt e GraphicArt, 27 Febbraio 2024


Sto dipingendo le pareti attorno a me.
L'Oro più chiaro e quello antico
spalmati sopra l'Ombra
che sparisce in Luce bizantina.
Anche le vesti hanno fili d'Oro.
Sono le tracce della gioia.
Resistono tenaci sul mio corpo stanco.
Forse così riprendo il volo
e immagino di essere la donna
che Klimt immortalò nei suoi drappi preziosi.
Coprire di una patina splendente
i graffi dell'intonaco
fa la differenza.
Un abile restauro sortirà lo stacco
dall’inganno della mente
che si nega la speranza.
Per il momento sopravvivo.
Nell’Oro sopra il Nero,
Poi si vedrà.


P_Irene Navarra, Oro, AIArt e GraphicArt, 27 Febbraio 2024.


mercoledì 6 dicembre 2023

Prosa / Il sogno del vecchio Susino.


Il Ciclo di Susino si conclude con questo racconto di quanto successe nel Novembre del 2009.


P_Irene Navarra, Nell'attesa, AIArt, 5 Dicembre 2023.


    Lui, Susino, frusciava i suoi racconti la mattina molto presto. Preferibilmente d'estate.
    I fiori, i frutti, le foglie, il tronco, i rami lisci, le radici nodose, affioranti dalla terra come nocche contorte di mani in emersione, tutto di quell'essere colmo d'anni narrava un'esistenza singolare.
    Pensai fosse un uomo trasformato in albero. Costretto a sentirsi la pelle di corteccia, ingabbiato in quel fusto nemmeno maestoso per qualche colpa innominabile.
    Se me ne stavo in giardino, intenta a una delle tante necessarie faccende quotidiane, sentivo i suoi occhi puntati addosso come le canne doppie di un fucile da caccia.
    Occhi che, naturalmente, intuivo solo io.
    Ero convinta che mi odiasse.
    E mi tenevo alla larga.
    Poi, però, qualcosa iniziò a cambiare.
    Impercettibilmente.
    Scivolavamo piano verso una comprensione sovrumana.
    Il primo passo lo feci io, quando gli lessi alcuni pensieri dedicati alla sua fragilità di vetusta pianta ancora tanto generosa di doni fragranti in Agosto.
    Doni che raccoglieva mia madre.
    Solo lei.
    Credo che si capissero profondamente.
    Slava lei, un po' sciamana; di origine serba lui -  mi avevano detto -, un po' stregone. Forse figlio del Kresnik.

    Gli lessi, dunque, qualche riga di quelle solite mie, nutrite di empatia naturale.
    Intendevo la sua solitudine, affermai. E lo adornai di un nastro rosso che faceva da contrasto ai suoi frutti viola scuro, sfarinati di bianco lucente e con una punta giallo sole all'attaccatura del picciolo.
    Mentre parlavo e agivo, lui scuoteva rami e foglie. In assoluta mancanza di vento.
    Colsi l'assenso.
    E continuai il rito.
    Impreziosendolo di nastri di vario colore.
    Susino abbassò le difese e mi accolse tra le sue braccia sottili.
    Mai avvenne tra due creature diverse
abbraccio più affettuoso e carezza più dolce.
    Fui l'amica intima di Susino per molto tempo, finché...
    
    Si era d'Autunno.
    Il 29 di Novembre.
    Correva l'anno 2009.
    Quella mattina, mentre lo rivestivo di veli color ambra, adatti all'ambiente pennellato di arancio e giallo, sentii che si stava compiendo il suo ciclo vitale. E il cuore mi si spaccò come una melagrana matura.
    Le guance si inondarono di lacrime brucianti.
    Mi volsi al cespuglio d'alloro, che gli era stato compagno, quasi a cercare aiuto.
    Immobilmente sgocciolava linfa limpida.
    Nel giardino ormai di cristallo: cince e merli muti; in cielo: nubi sbozzate dal marmo, una luce gelida sopra la casetta di legno dietro Susino.
    Allora posai le mani sul suo tronco per accompagnarlo nell'andare.
    E disperata lo guardai mentre gli si apriva il costato ormai scarno.
    Si apriva con uno scrosciare di noci spaccate.


    Mi appoggiai allo steccato e chiusi gli occhi.
    Il saluto si snodava e fluiva in correnti traslucide da me a Lui.
    Quando, finalmente, riaffiorai dal dolore e socchiusi le palpebre, assistetti a qualcosa di immenso: una figura di giovane donna interamente ricoperta di veli ambrati nasceva dai poveri resti di Susino.
    Lei splendeva di una bellezza purissima.
    Uscì con grazia dalle amabili spoglie, mi sorrise e s'involò verso la sua Vera Vita.

    La mattina dopo, svegliandomi da un sonno agro, trovai sul cuscino un piccolo ramo legato da un nastro rosso.
    Il primo che gli avevo regalato.


P_Irene Navarra, Il sogno del susino, AIArt, 5 Dicembre 2023.



martedì 5 dicembre 2023

Poesia / Percezioni: Il vecchio susino si adorna (da "Derive").

 


Non si finisce mai di essere apprendisti.
Anche davanti a un albero si impara.
Gli occhi allargati nel folto della chioma,
ascolto ciò che l’albero mi dice
abbandonando un po’ di più le fronde al vento.
Oggi ho legato attorno al tronco del susino
un nastro variegato che porta primavera.
Credo che l’albero mi guardi.
Giro le spalle,
gli offro il mio commiato.
Le mani come tramatura fitta di una foglia.

(da Controlli e Autocontrolli del mio Derive, 2009)

P_Irene Navarra, Veli, AIArt, 5 Dicembre 2023.


 Dalla Prefazione a Derive di Silvia Valenti.


"E poi, in una sorta di incubo a occhi aperti, la realtà traspare netta. Col cadere di ogni maschera, il nemico alieno esibisce i suoi piani.
Ma lei, che ormai guarda da distanze-luce, sa capire la cancrena.
La lotta quindi a chi la vuole in un cantuccio con le labbra cucite, gli occhi trafitti, le mani legate, è ormai aperta. Una lotta fatta di parole, di graffi di artigli sulla carta, di “Controlli & Autocontrolli”. I controlli imposti dagli altri, come sottile e più moderna inquisizione, obbligano a un ulteriore ripiegamento. Sembra quasi che il corpo dell’autrice si scivoli dentro auscultandosi, per percepire il proprio, seppur lieve, palpito vitale. E su quel ritmo, conforme all'armonia dell’amato Hagakure, è in grado di autocontrollarsi, di inviare gli impulsi che preparano l’ultima trasfigurazione. Disposta tappa dopo tappa e percepita nella sua evidenza abbagliante quando le si annuncia il momento di richiamare a sé l’esercito di poeti, di letterati, di filosofi che le sono cari. Allora, sgomenta per la perdita ineluttabile, si aggrappa al proprio mondo perché non dilegui nell’oblio e prega di poter restare ancora un poco al Sole, nel nido dei suoi raggi come monoliti d’oro. Quelli da cui “impararono gli Achei: / solide architetture / astuzia / sicumera / e l’inflessibile costanza / di fingersi (coscienti) / provetti abitatori dell’Olimpo” [da “Autocontrollo (Seconda lezione: sul presente e sul passato)”].
La strategia vincente quindi non è l’attacco.
Non può esserlo.
Trionfa la dissimulazione. Perché “(La vita è come un Golem / dal sorriso di melassa)” [da “Rimedi”]. Il Golem vendicatore a sua volta si trasforma, si traveste, indossa un sorriso sempre uguale, per tutti.
L’acme dello smarrimento è incarnato. Così Irene Navarra accoglie “nella mente il Dopo. / Che sia quello che sia” [da “Il salto”] Greve sicuramente, ma meno di quanto lo sarebbe, se il suo corpo si cambiasse in scatola, recludendole l’anima. L’ossessione ormai è talmente radicata che l’unica soluzione appare quella di fermare il tempo, di gelarlo nell’immobilità."


Immagine generata con Stable Diffusion.
P_Irene Navarra, Nodo esistenziale, AIArt, 5 Dicembre 2023.

Per saperne di più sulla storia del vecchio susino, segui il link.


Poesia / Percezioni: Il vecchio susino (da Ambigua-Mente Poesie).

 

Storia di un albero appartenuto alla mia famiglia.
Lo adoravamo, quel vecchio susino, al punto da intrecciare nastri tra i suoi rami.
Di colore diverso, a seconda della stagione.
L'ultimo era di velo, marrone chiaro. Ambrato.
Con l'Autunno che già invadeva il giardino,
se ne andò sognando linfe nuove e soliti amici.
Così spero.
Ora, nel Paradiso degli alberi, sta germogliando e fruttificando in flusso eterno.
Qualche goccia di resina brilla per noi.
E sono lacrime di topazio
incastonate in cieli di lapislazzulo.
Perenni.


P_Irene Navarra, Il vecchio susino, AIArt, 5 Dicembre 2023.



Dolente per lo scempio del suo tronco
martirizzato nella foga battagliera
dal picchio rosso scavatore,
me ne sto quieta
ad aspettare la sua morte
che è sempre là
da tempo immemorabile,
descritta nelle slabbrature
di anno in anno più profonde
eppure articolata ancora
in una vita infinitesima
con la corona dell'alloro
a renderla un avvenimento,
a darle gloria effimera
da giorno equinoziale,
illuminata anche di notte dal lampione
che ama quei contorni compiacenti
in cui può riposare
e fare finta di emulare il Sole
quando si tuffa in mare.

Così passo le dita sulle sue ferite
e come un elfo stanco
dal troppo arrampicarsi
lungo le margherite e i fili d'erba
(un po' sgualciti per le orme umane),
mi stendo a schiena in giù
sul letto del fungo parassita
cresciuto tra i vuoti di corteccia,
guardo la chioma avara d'ombra,
i frutti asciutti come il greto di un torrente,
le rade braccia verderame
e mi assopisco
sicura del risveglio.

Perché la Primavera diciottenne
appena uscita dalla festa
aveva fiori a profusione,
manciate di profumo puro
e i calabroni sui petali slacciati
ronzavano la corte stabilita
dal solito copione.

P_Irene Navarra, La casetta in fondo al giardino, AIArt, 5 Dicembre 2023.

La casetta in fondo al giardino è una realtà.
Sono i fiori
E sono i fiori che ingentilivano il prato attorno al susino, svettante per molti anni alla destra del cancello del recinto.

Nei due link i riferimenti relativi ai post dedicati.


venerdì 16 giugno 2023

Poesia / Tanka 57: Segui i segnali.

 

Irene Navarra, Lanterne nella notte, AI e Grafica, 16 Giugno 2023.



Segui i segnali
se la notte è oscura ∞
Credi al domani ∞
Vedrai chiara la via
alle luci del cuore.
#Tanka 57

U-May

lunedì 8 maggio 2023

Prosa / Pippo racconta il suo fantastico mondo.


    Eccomi qui.
    Non fisicamente perché al momento mi trovo in clinica. A Visco.
    Devo fare una TAC total body. Così mi hanno detto.
    C'è qualcosa che non va in me.
    La dott.ssa Gloria Gaspardis, che è mia amica e mi bacia sempre, mi ha preso in braccio e portato nel mondo dei sogni.
    Per questo mi trovo sul mio viale preferito al cui fondo ci sono le oche.
    Guardate l'immagine, per favore, e capirete.

    Ne sto puntando una che mi fa gli sberleffi.
    Sono furbe e hanno le ali.
    Sai che merito riuscire a sfuggirmi!
    Attente, ragazze, io salterò così in alto che diventerete mie.
    Minaccio molto ma le pupazzone pettorute non si spaventano proprio per niente.
    E io so che questi sono sogni, nient’altro che sogni.
    Sogni belli.
    Ora, però, oltre ai celestiali versi delle pennute, sento qualcosa di umano, parole smorzate e anche dolci. La mia veterinaria del cuore è sempre gentile.
    Forse, quindi, sto per svegliarmi e spero di farlo al suono della voce di Irene capelli d'argento che ha sollennemente promesso di esserci per portarmi a casa.
    La mia casa piena di poltrone, divani e letti morbidi.
    La mia Itaca, dove voglio sempre tornare.
    Adesso sto per cantare la canzone di Lucio Dalla che Lei tanto ama, Itaca appunto. Cambio solo la fine perché ho poco a che fare con il mare. Tanto con il male.
    Chissà se mi sentiranno in Ambulatorio.
    Spero di sì perché ho un un'ugola davvero d'oro.

Itaca, Itaca, Itaca
Itaca, Itaca, Itaca
la mia casa ce l'ho solo là
Itaca, Itaca, Itaca
ed a casa io voglio tornare
dal male, dal male, dal male

Irene Navarra, Pippo Magnifico Setter re del territorio, Fotografia.

Qualche mio consiglio:

Qui trovate il sito della Clinica Veterinaria Gaspardis.
È un'eccellenza del nostro amato Friuli Venezia Giulia.
E non solo.
La rivista Find the Frenchie, infatti, la pone tra le migliori in Italia.

Solo il meglio per me, dice la mia Irene capelli d'argento.