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venerdì 27 settembre 2024

Poesia / Ambigua-Mente-Lirica: Con il sorgere del Sole.


Dai frammenti di me alla rinascita,
emergendo nella linfa vivida di un mare amniotico rigenerante.
Così si è compiuto un cammino che qualche mese fa non immaginavo nemmeno.
L'adattamento porta sollievo e pace.
Chi mi conosce sa.


Irene Navarra, Emersione, AIArt e GraphicArt, 27 Settembre 2024.


E poi rinascerò
dal grembo del mio mare amniotico
e sarò fulgida di corpo, pura di cuore,
ricca dei colori dell'Universo intero.
Questo nell'ora che accompagna il Sole
lungo l'Alba fino al giorno di topazio 
Mentre tutto acquista consistenza
e canta con i toni sublimi delle sfere:
Habitat nos Deus.


Irene Navarra, Rinascita, AIArt e GraphicArt, 27 Settembre 2024.


giovedì 30 maggio 2024

Poesia / Cronaca: Luna mi chiama.

 
Irene Navarra, La voce di Luna, AIArt, 30 Maggio 2024.



Luna mi chiama.
Sopra il fiume, le colline, le città
dagli occhi accesi nella sera,
Lei mi chiama.
Un flauto, la sua voce
che ha note inusitate
tra pause di fondissimi silenzi.
Mi percorre in riverbero sottile.
Lungo raggi segnati a spatolate dense
salgo come se fossi un geco astrale
che sa solcare spazio e tempo
nel gioco quotidiano del distacco.

Stanotte dormirò protetta tra le anse
della sua pelle antica.
Diafana anch'io. 


venerdì 17 maggio 2024

Poesia / Eteronimo KS - Follia.

 
Kassandra scopre la Luna.

P_Irene Navarra, Utero lunare, AIArt e GraphicArt, 17 Maggio 2024.

Se scruto il volto della Luna
impazzirò.
 
Impazzirò per Lei.
Sono convinta. 
 
(Allora mi aprirà il suo ventre di bambagia
scuotendo i fianchi glabri
e il resto della storia non sarà più storia.
Un tuffo nell'utero lunare,
un taglio secco sul cordone ombelicale
inviluppato al cuore della Terra,
stesa sul fianco, le ginocchia al seno,
fluttuante in madreperla liquida
di gestazione-antigravitazione,
sempre più esanime, sempre più sparente,
ignara delle cabale, in barba agli artifizi,

riprenderò un ordine qualsiasi.

Così mi eclisserò.)

 


venerdì 29 marzo 2024

Poesia / Haiku: Una Colomba Bianca - A White Dove.



P_Irene Navarra, Colomba Bianca 1, AIArt ev GraphicArt, 28 Marzo 2024


Una Colomba
Bianca dentro l'ulivo.
Verde è il mio cuore.

A White Dove
dives into the olive tree.
My heart is Green.


P_Irene Navarra, Colomba Bianca 2, AIArt ev GraphicArt, 28 Marzo 2024


Risplende il giorno.
Così parla il Signore-
Luce divina.

The morning shines.
Thus speaks the Creator-
Divine Light.


martedì 13 febbraio 2024

Poesia / Haibun: Viaggio intimo (19 - Gorizia - La mia città di notte).

 

Irene Navarra, Gorizia di notte - Nel Ghetto, AIArt e GraphicArt, 13 Febbraio 2024.



    Io cammino di notte per le vie antiche della mia città.
    Quando anche gli occhi delle case sono spenti, quando c'è solo il rumore della stelle e le pietre parlano la loro lingua criptica di schiocchi, mi avventuro nella sua storia.
    E chiacchiero.
    Libera di andare alla luce dei fanali che irradiano architetture ladre di cielo.
    Nella'aria fresc'azzurra vado come se non avessi peso. Entro nelle strutture familiari, mi faccio di sostanza rara, ricca delle impronte di chi vi ha vissuto.
    E mi accompagna Carlo.
    Carlo Michelstaedter, intendo.
    L'amico dell'età più bella con cui parlare non era complicato.
    Lui mi è accanto in queste notti prive di persone e del loro insensato mordere la vita.
    Le "comunelle di malvagi" - pronte a farlo a pezzi per un tornaconto sciocco - dormono il sonno che le lega lontano da noi.
    Così andiamo.
    Verso la campagna ricca d'erbe, arricciolata di vigneti, lungo il tratturo che ci porta all'Isonzo.
    Là riposeremo protetti dall'Olimpo masso erratico a picco sulle sue acque.
    Domani l'acqua benedetta sarà battesimo del giorno che s'avvia.


Spalmando azzurro
su strade e architetture
Notte cammina con me.


mercoledì 31 gennaio 2024

Prosa / Racconto breve: Fratelli.


Riconoscersi.


P_Irene Navarra, Pippo e suo fratello Theo, AIArt e GraphicArt, 31 Gennaio 2024.



    La stessa espressione in Pippo e in Theo.
    Che somiglianza! Si nota al volo, considerò Isa che stava guardando dal portico l'andirivieni del suo Setter e aveva assistito al loro incontro casuale.
    Era stata avvertita che sarebbe avvenuto prima o dopo.
    Prima o poi Pippo sarebbe incappato in qualcuno della sua famiglia e l'avrebbe riconosciuto per l'intenso sentore di gelsomino che era loro dato genetico.

    Pippo, sin dal mattino presto, era indaffarato con certi suoi interessi di scavo programmati su quattro zampe e molto utili al paesaggio del giardino. Muso a terra, cercava tracce particolari e residui olfattivi che agli uomini non era dato avvertire.
    Theo, invece, era caduto da una nuvola, scivolando accidentalmente sul suo bordo cedevole mentre la compattava per farci una sorta di nido in cui sognare.
    Era un essere speciale della razza dei Divini. Da pronunciarsi all'inglese con un'intonazione blesa che doveva far pensare all'aristocratico distacco delle loro consuetudini.
    Theo cadde, dunque.
    Planava con eleganza e un evidente qual piacere sul giardino rigoglioso che era il regno di Pippo Magnifico Setter.
    Gli abiti bianchi veleggiavano nell'aria attorno al suo corpo snello: si gonfiavano nelle giravolte da acrobata e sgonfiavano nelle filate piatte che acceleravano l'attimo finale dell'impatto. Sul volto - affilato e bellissimo - aleggiava un sorriso compiaciuto.
    Solo all'ultimo dispiegò le candide ali  e atterrò su un cespuglio di peonie rosa pallido, felice per quell'incontro ravvicinato.
    Pippo sentì il plonf del suo arrivo e si sollevò dalla buca scavata ad arte per osservare.
    Tutto il corpo nello scavo sotterraneo e il muso bianco e nero emerso, le lunghe orecchie vibranti e spettinate, gli occhi d'ambra a rovistare la scena, il naso in allerta.
    Lo vide, infine, e una gioia immediata lo pervase.
    Era suo fratello.
    Lo capì al volo.
    I legami famigliari non si cancellano.
    Le affinità elettive ancora meno.
    L'aspetto fisico è una cosa, può ingannare, ma il cuore... Il cuore batte in ritmo sincrono con quello di chi ami.
    E lui, Pippo, aveva piena coscienza di chi era nel mondo degli umani e di chi sarebbe stato nel mondo altro.
    Nella vita ventura anche lui sarebbe diventato uno dei Divini. Gliel'aveva sussurrato il Creatore mentre lo deponeva tra le mani di Isa e Aron Altomonte il giorno della nascita.
    Cane fortunato, gli aveva detto, questa è l'ultima tappa prima del transito definitivo al cielo dove sarai un essere angelico. Sii buono e sarai premiato.
    Che soffiata! aveva pensato Pippo. Farò davvero il bravo. Lo prometto sul mio tartufo, che intuisco essere importantissimo, data la sinfonia di odori che sta fiutando, tra cui il profumo del latte di mamma.
    Questo nel primo giorno della sua esistenza, il resto è storia: Isa, Aron e Pippo formavano una famiglia molto unita. Si amavano profondamente. Un nastro rosso li teneva legati e loro stringevano i nodi perché non tolleravano il pensiero di perdersi.
    
    Pippo uscì d'un balzo dalla buca e si catapultò addosso a Theo. Immaginatevi fiumi di bava e salti e abbaiate. In stile Setter scatenato naturalmente.
    Pippo e Theo giocarono a lungo insieme mentre Isa dal portico li teneva d'occhio.   
    Conosceva Theo.
    L'aveva visto carambolare nel cielo sopra la sua casa e sapeva che un giorno o l'altro sarebbe accaduto qualcosa che l'avrebbe fatto incontrare con il suo Pippo.
    Così era successo, rifletté. Un po' intimorita perché temeva che Pippo li avrebbe lasciati per seguire Theo.
    Intanto angelo e cane si stavano allenando alla camminata più snob del secolo. Avanzavano per i vialetti sculettando (Theo), e sculettando e scodinzolando (Pippo). Sembravano due modelli leggermente alticci in passerella. Altri giochi come saltare a piè pari / zampe pari le aiole delle azalee o tuffarsi tra il muschio, gli ellebori e le felci sotto il muro di cinta, erano in continua creazione, a rischio e pericolo della salvezza globale del giardino. 
    Ma non importava, decise Isa.
    Pippo si stava divertendo e ciò le era sufficiente.
    D'improvviso Pippo la vide e volle coinvolgerla. Le corse incontro e la strattonò per la veste. Lei si mosse e si unì all'improbabile duo che allora diventò un trio davvero improbabile: un cane, un angelo e un'umana si misero a rincorrersi.
    Con gioia inenarrabile.
    In perfetta letizia.
    Il Creatore assisteva sorridendo. Quello era il futuro.
    
    Quando Theo sentì di dover ritornare alla sua dimensione azzurra sopra le nubi, ci fu un istante di incertezza. Theo accarezzò Pippo sulla testa, Pippo si rivolse a Isa, Isa pianse. Pippo la scrutò piegando un po' il muso a destra nel suo tipico vezzo interlocutorio, si girò verso Theo, abbaiò in sordina e si spostò al fianco di Isa.
    Aveva scelto.
    Il Sole espanse i raggi in segno di assenso e il Creatore si sedette soddisfatto sul suo trono di gemme a contemplare il piccolo angolo di Paradiso in terra che era il giardino di Isa.
   Si stava formando bene un altro angelo.
   Per il momento aveva la coda e lunghe orecchie nere. Poi si sarebbe divertito a renderlo il più luminoso possibile.
    E molto somigliante a Theo.
    Erano davvero fratelli.
    La discendenza era la stessa.
    Tutti bravi Setter destinati a un'evoluzione strabiliante e necessaria per l'equilibrio dell'Universo.
    I loro nobili cuori contenevano le doti di gentilezza adatte al ruolo.
    Sic fiat! sentenziò il Creatore, accingendosi a schiacciare un beato pisolino dopo la visione di tanta Armonia.


P_Irene Navarra, Fratelli, AIArt e GraphicArt, 31 Gennaio 2024.


domenica 28 gennaio 2024

Poesia / Haibun: Viaggio intimo (18 - Gorizia - Nella Luce della Luna).

 

Addormentarmi
protetta dalla Luna ~
In piena Grazia.

P_Irene Navarra, Tra le braccia della Luna, AIArt e GraphicArt, 28 Gennaio 2024.



    Mi sono addormentata nella Luce della Luna.
    Lei mi ha rimboccato le sue coperte di organza impalpabile e mi ha sfiorata sulla fronte con un raggio leggero.
    Attorno il blu cobalto della Notte.
    E qualche stella molto discreta.
    Niente dolori, niente pene.
    Solo uno stare sospesa.
    Morbidamente sospesa nello spazio infinito.
    Al risveglio, mentre aprivo gli occhi piano, residui della sua Luce scherzavano con Pippo che correva e saltava felice. In piena salute.
    E ho capito.
    Il Creatore mi aveva appena donato la sua Gioia.
    La porto in me come un sigillo prezioso.


Le mie coperte
sono organza lucida
che Luna tesse
ad arabeschi chiari
quando le chiedo Pace.
#Tanka 91


P_Irene Navarra, Nella Luna, AIArt e GraphicArt, 28 Gennaio 2024.



sabato 12 agosto 2023

Prosa e Poesia / 145474: Vita della mia vita. Racconto di Irene Navarra.

  

Questo Racconto breve è nato da una suggestione musicale.
L'amica Michela Cuschie, pianista e interprete eccellente, mi ha fatto ascoltare "Sapere di esistere"
di Licio Venizio Bregant, un compositore locale di grande sensibilità.
L'emozione è stata travolgente.
La necessità di esprimerla in parole e immagini, immediata.


Irene Navarra, Le rose rosa, AI Olio su tela, 12 Agosto 2023.


Piccolo Poema in prosa alla maniera di Charles Baudelaire.

    Vita mi viene incontro.
    A passo di danza lenta.
    Ha tra le braccia un fascio di rose rosa tenue.
    Non me le porge.

    Spero lo faccia, ma no.
    Se le porta al seno, come per proteggerle, e si ferma, discosta alquanto, guardandomi indecisa.
    Vita è indecisa su di me.
    Deve capire.
    Mi merito la luce delle rose?
    E le coreografie perfette del suo venirmi incontro?
    Non so se cedere all'impulso di correre a trattenerla, oppure ritirarmi come ho sempre fatto.
    Là però ci sono le rose.
    Di quel rosa cenere sfumato del mio rosaio antico nel giardino ormai quasi selvaggio.
    Sul fusto c'è la V di Vida, mia madre, "accuditora" di piante ed esistenze.
    La V di Vida.
    Vita della mia vita.
    Una stupenda V che aleggia tra i rami intricati, tocca le foglie, i fiori e poi dilegua in pulviscolo leggero.
    Vita della mia vita.
    Nel solco accanto al tuo sta la mia lettera iniziale in una crepa che non è più abisso da quando ho visto Vita danzarmi incontro.
    Così mi volgo a Lei, accenno un movimento un po' sbilenco, poi spicco un salto astrale e sono a respirare tenui sentori di rose rosa cenere.
    Le sfioro, le accarezzo, me le trovo in mano, le spine confitte nella carne, il sangue che scorre tumultuoso su di loro, in me.
    Le rose strette al petto, guardo il cielo e dico piano:
    "Sono qui".


lunedì 7 agosto 2023

Poesia / Tanka 77: La culla.



Irene Navarra, Le pietre del mio fiume, AI Olio su tela, 6 Agosto 2023.


Di pietra in pietra
fino all'ansa placida
dove immergermi
per riposare in pace.
〜 Il fiume è la mia culla 〜


Irene Navarra, L'ansa placida, AI Olio su tela, 6 Agosto 2023.




martedì 27 giugno 2023

Prosa / 145474: Nubi e fiori di Magnolia. Racconto di Irene Navarra.

 

Irene Navarra, Matilda e Maya, AI e Grafica, 27 Giugno 2023.


    Matilda era scomparsa.
    I genitori se ne accorsero verso l'ora di pranzo, quando alla chiamata usuale non rispose.
    Andando dopo un po' a controllare, videro che non occupava la solita postazione sul ramo più basso dell'imponente Magnolia di nome Maya, dominatrice assoluta del loro giardino.
    In genere se ne stava lì, seduta o sdraiata in una curva dolce dell'amico ramo, e meditava contemplando il cielo.
    E ciò, in particolare durante l'Estate, quando la pianta si copriva di infinite corolle, splendenti tra le foglie di un lucido verde da un lato e marrone velluto chiaro dall'altro.
    Le nubi erano i suoi soggetti preferiti di osservazione profonda. Le scrutava, attraverso il filtro degli enormi, profumatissimi fiori di Maya, e naufragava in uno stato di leggerezza ineguagliabile.
    L'arte della meditazione, gliel'aveva insegnata una delle suore che erano state sue insegnanti: Nun Maria Pia. Nun perché insieme parlavano in inglese. G
razie a lei, sin da  bimba aveva coltivato le due discipline con applicazione straordinaria.
    Meditare e Contemplare erano per Matilda fatti esistenziali.
    Da sola, poi, si era appassionata alla meditazione cromatica. Le riusciva bene. Le sedute avvenivano in modo spontaneo con una graduale immersione nel colore, e il bianco delle Magnolie stagliato contro l'azzurro del cielo e le tinte cangianti delle nuvole, le era davvero congeniale. Lei diceva che dipendeva dai cromosomi ereditati dalla nonna, che era una riconosciuta Sciamana, amata e venerata in paese come una Santa per la sua capacità di guaritrice.
    Genetica pertanto, la sua propensione. Una dote di famiglia.
    Nei bianchi petali a formare corolle dal cuore appena crema-rosato, o sfumate di viola in alcuni giorni privi di Sole, ci si infilava, Matilda, con il suo pensiero sottile e partiva per magnifici viaggi di benessere spirituale.
    Il sorriso di Nun Maria Pia la seguiva sempre, bonario e attento.
    Avventure, le sue, che le davano purezza e serenità.

    Il giorno della scomparsa l'avevano vista in molti. Tutto sembrava normale. Della normalità di Matilda, naturalmente. Ma ci erano abituati. Guardavano e passavano oltre con un senso di incanto ineguagliabile. Nella posizione del loto, le mani abbandonate in grembo, ispirava tenerezza.
    Ormai Matilda in meditazione era un elemento essenziale di quel mondo perfetto.
    Sapevano che aveva altri luoghi propizi in cui rifugiarsi.
    Non si preoccuparono di non vederla sul solito sedile arboreo.
    Se non era sul suo ramo preferito, potevano trovarla nel fosso delle rane, o sotto gli ulivi a chiacchierare con le cicale.
    Cose così. Cose da Matilda.
    Quel giorno però, la ragazzina sembrava proprio sparita. Strano parve che i due Golden, Emma e Pablo, che lei adorava e la seguivano sempre, fossero tranquillamente accucciati all'ombra della Magnolia.
    Nannavano sereni.

    Incominciò a serpeggiare la preoccupazione.
    La madre radunò i lavoranti della loro Azienda agricola e li organizzò in squadre di ricerca, il padre si mise a correre a cavallo le campagne seguendo eventuali tracce del suo passaggio.
    Nulla.
    Nulla.
    Nulla.
    Una patina opaca si diffuse sul paesaggio.
    Pareva che il Sole se ne stesse andando, soffocato dall'ansia cupa che esalava dai cuori stretti in una morsa.

    Quando Rosa, la sua tata, alzò gli occhi al cielo, la paura che l'attanagliava svanì.
    Rosa aveva rivolto lo sguardo al cielo per implorare l'aiuto della Vergine.
    Allora aveva visto uno spettacolo incredibile: le nubi si erano condensate in petali bianchi dalla sfumatura rosata e avevano formato una sorta di chioma d'albero in cielo.
    Là dormiva Matilda.
    Bellissima.
    Sorridente nel sonno.

    Decisero così di lasciarla riposare, senza disturbarla.
    In fondo era proprio grazie a lei che quel luogo continuava a essere benedetto da Dio e in pace.
    Le sussurrarono Sogni belli, Matilda, e si accinsero a ritornare felici alle quotidiane faccende.
    Erano sicuri che le nuvole avrebbero formato una scala per farla scendere.
    La Terra poteva aspettarla con pazienza.
    E tutti loro anche.
    I genitori strinsero mani, regalarono focacce dolci e bottiglie di vino rosato e, abbracciati, ritornarono a casa.
    I due golden rimasero quieti all'ombra di Maya.
    Sapevano che, proprio sotto il suo ramo più basso, Matilda avrebbe ritoccato il suolo.

Irene Navarra

 
Irene Navarra, Tra i fiori di Maya, AI e Grafica, 27 Giugno 2023.