mercoledì 1 maggio 2024
Poesia / Cronaca: Nel tempo immobile della Bellezza.
sabato 12 agosto 2023
Prosa e Poesia / 145474: Vita della mia vita. Racconto di Irene Navarra.
Questo Racconto breve è nato da una suggestione musicale.
L'amica Michela Cuschie, pianista e interprete eccellente, mi ha fatto ascoltare "Sapere di esistere"
di Licio Venizio Bregant, un compositore locale di grande sensibilità.
L'emozione è stata travolgente.
La necessità di esprimerla in parole e immagini, immediata.
Irene Navarra, Le rose rosa, AI Olio su tela, 12 Agosto 2023. |
Vita mi viene incontro.
A passo di danza lenta.
Ha tra le braccia un fascio di rose rosa tenue.
Non me le porge.
Spero lo faccia, ma no.
Se le porta al seno, come per proteggerle, e si ferma, discosta alquanto, guardandomi indecisa.
Vita è indecisa su di me.
Deve capire.
Mi merito la luce delle rose?
E le coreografie perfette del suo venirmi incontro?
Non so se cedere all'impulso di correre a trattenerla, oppure ritirarmi come ho sempre fatto.
Là però ci sono le rose.
Di quel rosa cenere sfumato del mio rosaio antico nel giardino ormai quasi selvaggio.
Sul fusto c'è la V di Vida, mia madre, "accuditora" di piante ed esistenze.
La V di Vida.
Vita della mia vita.
Una stupenda V che aleggia tra i rami intricati, tocca le foglie, i fiori e poi dilegua in pulviscolo leggero.
Vita della mia vita.
Nel solco accanto al tuo sta la mia lettera iniziale in una crepa che non è più abisso da quando ho visto Vita danzarmi incontro.
Così mi volgo a Lei, accenno un movimento un po' sbilenco, poi spicco un salto astrale e sono a respirare tenui sentori di rose rosa cenere.
Le sfioro, le accarezzo, me le trovo in mano, le spine confitte nella carne, il sangue che scorre tumultuoso su di loro, in me.
Le rose strette al petto, guardo il cielo e dico piano:
"Sono qui".
martedì 27 giugno 2023
Prosa / 145474: Nubi e fiori di Magnolia. Racconto di Irene Navarra.
Irene Navarra, Matilda e Maya, AI e Grafica, 27 Giugno 2023. |
I genitori se ne accorsero verso l'ora di pranzo, quando alla chiamata usuale non rispose.
Andando dopo un po' a controllare, videro che non occupava la solita postazione sul ramo più basso dell'imponente Magnolia di nome Maya, dominatrice assoluta del loro giardino.
In genere se ne stava lì, seduta o sdraiata in una curva dolce dell'amico ramo, e meditava contemplando il cielo.
L'arte della meditazione, gliel'aveva insegnata una delle suore che erano state sue insegnanti: Nun Maria Pia. Nun perché insieme parlavano in inglese. Grazie a lei, sin da bimba aveva coltivato le due discipline con applicazione straordinaria.
Nei bianchi petali a formare corolle dal cuore appena crema-rosato, o sfumate di viola in alcuni giorni privi di Sole, ci si infilava, Matilda, con il suo pensiero sottile e partiva per magnifici viaggi di benessere spirituale.
Avventure, le sue, che le davano purezza e serenità.
Il giorno della scomparsa l'avevano vista in molti. Tutto sembrava normale. Della normalità di Matilda, naturalmente. Ma ci erano abituati. Guardavano e passavano oltre con un senso di incanto ineguagliabile. Nella posizione del loto, le mani abbandonate in grembo, ispirava tenerezza.
Ormai Matilda in meditazione era un elemento essenziale di quel mondo perfetto.
Non si preoccuparono di non vederla sul solito sedile arboreo.
Se non era sul suo ramo preferito, potevano trovarla nel fosso delle rane, o sotto gli ulivi a chiacchierare con le cicale.
Cose così. Cose da Matilda.
Quel giorno però, la ragazzina sembrava proprio sparita. Strano parve che i due Golden, Emma e Pablo, che lei adorava e la seguivano sempre, fossero tranquillamente accucciati all'ombra della Magnolia.
Incominciò a serpeggiare la preoccupazione.
La madre radunò i lavoranti della loro Azienda agricola e li organizzò in squadre di ricerca, il padre si mise a correre a cavallo le campagne seguendo eventuali tracce del suo passaggio.
Nulla.
Nulla.
Nulla.
Una patina opaca si diffuse sul paesaggio.
Pareva che il Sole se ne stesse andando, soffocato dall'ansia cupa che esalava dai cuori stretti in una morsa.
Quando Rosa, la sua tata, alzò gli occhi al cielo, la paura che l'attanagliava svanì.
Rosa aveva rivolto lo sguardo al cielo per implorare l'aiuto della Vergine.
Sorridente nel sonno.
E tutti loro anche.