Avevo mani come foglie di sambuco
lieviondeggianti sui pendii,
ai piedi calzari d'edera tenace
allacciati alle caviglie
per ancorarmi alle salite verso il cielo
superando le colline azzurre
che paiono conteste di materia astrale.
Edera anche lungo tutto il corpo
come se fosse una seconda pelle.
In questo giorno di respiro corto
ho gli occhi volti a terra
e non mi accorgo
del fulgido splendore delle rose
lungo il muro di cinta della casa
da cui inizia il viaggio.
Mattoni antichi e piante coltivate
da mani amabilmente ruvide.
Le mani di mia madre.
So far fiorire la Bellezza
e farla profumare
dell'aroma sincrono del tempo,
so danzare con lei fino a sfinirmi.
Accolta nel riflesso di cannella e oro
degli occhi del mio cane
o di una stilla di rugiada limpida
sui ginepri del pietroso Carso,
riesco a rendermi invisibile
girando la mia pagina
sulla carta di novelle trame
ancora da inventare.
Immacolata.
Senza segno alcuno.
Sì.
Ma non ora.