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lunedì 1 aprile 2024

Poesia / Cronaca: La ribellione.

 

Il diritto all'autodeterminazione è un valore fondante della persona.


P_Irene Navarra, Io sono così, AIArt e GraphicArt, 1 Aprile 2024.



Chi crede di suonarmi come un flauto,
dalla nota più alta alla più bassa,
non mi avrà mai.
Chi zittisce la mia voce,
imponendomi il dolore del sorriso,
non mi avrà mai.
Chi vuole cogliermi,
strappandomi anche le radici,
non mi avrà mai.

Gli impedirò
di scendermi
nel cuore.

lunedì 18 settembre 2023

Poesia / Ritratti in ChiaroScuro: Maryam #3.



I miei Ritratti in ChiaroScuro parlano di Bellezza.
Quella assoluta che scaturisce da uno sguardo.
O da un gesto.
Oppure da un ornamento portato con naturale grazia.
Io canto la Bellezza perché amo la vita in tutte le sue sfumature.


P_Irene Navarra, Maryam, AIArt e GraphicArt, 18 Settembre 2023.


Hanno tagliato i miei capelli
rossi di tinta hennè.
Hanno rubato il nastro viola
che li tratteneva.
Ridevano sguaiati del mio aspetto,
schernivano il biancore della pelle
che mi deriva dall'Irlanda di mia madre.
Li guardo e dico
Rifiuto di tornare al mondo
che mi lega tra quattro muri
con il velo in testa a farmi eguale.
Mi hanno strappato anche i vestiti
e cancellato il carminio dalle labbra.
Ma io le faccio rosse con il sangue,
mordendo e rimordendomi la carne.
Provo dolore che è musica per me.
Mi fa sentire viva.
E allora canto,
intingo il dito dentro il sangue
e scrivo sul mio seno
Io sono Maryam
mentre il canto si fa volo
forte di piume e raggi d'oro.

Adesso ho gli occhi chiusi perché sogno.
Di essere qui, ma libera di andare.


domenica 16 luglio 2023

Prosa / Racconto breve: Di verde mi in-vesto.

 
Vi accompagno nel mio mondo di trasformazioni.
Buon viaggio.

Irene Navarra, Di verde mi in-vesto, AI e Grafica, 15  Luglio 2023.
    


    Mi guardo le mani.
    Sono strane.
    Sembrano sfarinarsi in polverina luminosa
    Ne ho minimamente paura.
    Cerco di nasconderle, mettendole conserte.
    Mi sta succedendo qualcosa.
    Qualcosa di bello.
    Sento un fluido potente che mi scorre nelle vene.
    E mi amplifica i sensi.
    Sorprendo suoni mai sentiti: fruscii come sospiri di velluto, schiocchi come frustate, vibrazioni che iniziano lontano in boschi vergini, e diventano parole, e vengono sin qui, in questo luogo sacro dove varcherò ogni soglia umana per farmi sostanza sinuosa.
    Ogni forma in me cambia a poco a poco.
    La pelle, adesso, si copre di un pigmento argenteo.
    Salvia selvatica e menta piperita assieme.
    Foglia di vite e fiore di sambuco legati in simbiosi unica.
    Interazioni straordinarie creano creature singolari, rimescolandole in modelli di nuova generazione.
    Così i miei contorni mutano tra chiaroscuri di sottobosco boreale.

    Non so se sono quercia o muschio o felce.
    Non so se sarò spora che naviga nell'aria e poi si quieta nella culla della terra.
    Oppure seme che precipita dal frutto o dal baccello secco, e si propaga.
    Comprendo piano piano una natura in dialogo attraverso correnti sotterranee consolidate in reti di gamme verdi e perlacee consistenze.
    Le vene vegetali proteggono.
    E se le lasci fare, trasmigrano in noi, aprendoci la mente.
    La metamorfosi induce adattamento emozionale.
    Allora il me di recente acquisizione riscopre i ritmi universali.
    Mentre il presente si fa di "sovrumani silenzi e profondissima quiete", mentre il vento mi stormisce in carezze mute.
    Sono libera.
    Immensamente libera.
    E danzo.
    Al suono di una musica sottile che non è mia. 
    È del Tutto. 

Nel giorno della Metamorfosi, addì 16 Luglio 2023.
Irene Navarra


mercoledì 28 giugno 2023

Poesia / 145474: Il raccoglitore di nuvole. Lirica di Riccardo Bortolami.

 


Irene Navarra, Il raccoglitore di nuvole, AI e Grafica, 26 Giugno 2023.

 
Nel vasto cielo solcano il mio sguardo
le nuvole danzanti.
Come sogni impalpabili, volano lontane
e nel loro volo, incantano le pianure.
Ma io, umile custode di tanta bellezza,
mi ergo tra le montagne, con l'anima in preghiera.
Un raccoglitore di nuvole, il mio compito assegnato
ad ammirarle e proteggerle.
Le nuvole sorridono, mi sussurra il vento,
si affidano a me, nel loro cammino lento.
Con delicati gesti, le catturo tra le mani
e le custodisco, come tesori.
Le nuvole mi parlano, in segreti silenti.
Mi raccontano storie di terre senza confini,
di amori infiniti e di sogni mai espressi,
di tristezze nascoste e di giorni mai vissuti.
Raccolgo le nuvole, nella mia rete,
le stringo al petto, tra cuori e riflessi sottili.
Le porto con me, nel mio cammino incerto
tra monti e valli, sempre l'animo aperto.
E quando il sole sorge, le nuvole sciolgo,
le lascio libere, nel cielo che ne vuole
perché anche le nuvole, come noi, hanno un destino
di danzare e scomparire, in un'eterna mutazione.
Così, io, raccoglitore di nuvole senza fine,
continuo il mio viaggio, tra cieli e confini,
inseguendo la bellezza che sfugge al mio sguardo,
e custodendo nei cuori l'arte del raccoglitore di nuvole.

Per leggere altri scritti di Riccardo Bortolami, si seguano i seguenti link:

 

martedì 20 giugno 2023

Poesia / Pensieri parassiti 3: La Risalita (da "Omnia Carmina", 1998 - 2023).

 

Cassandra si è scrollata di dosso le catene che la imprigionavano.
Nel buio del carcere, imposto e accettato, ha compreso il potere della mente, il suo valore.
Così, finalmente libera, affronta
- consapevole di sé -
il cammino arduo del riscatto,
andando incontro al suo destino.
Ma i dubbi continuano a corroderla.

Irene Navarra, La Risalita di Cassandra, AI e Grafica, 20 Giugno 2023.

 
Iniziai perciò
la Risalita.
Dapprima lenta e titubante,
soccorsa dagli umori a gocce
che mi lesinavano.
Umori
pregati come manna
nel mio agro deserto.
Seppi però col crescere dell’erta
– mutante creatura ormai
saziata a prezzo dell’integrità –
conquistare balzi e forre.

Avevo compiuto
la Trasformazione.
Ma a me,
corrosa irrimediabilmente,
affranta bisbigliavo:
“Vincere ormai che vale,
se mi hanno tolto il punto di partenza”.


Per leggere la storia di Cassandra segui le indicazioni:
e
Grazie.


domenica 11 giugno 2023

Poesia / Haiku: Graffita al muro.

 
Siamo tutti graffiti al muro delle convenienze, delle opportunità, dei rapporti sociali.
Urge ribellarsi.
In nome della Libertà.

Irene Navarra, Cincia graffita, Disegno grafico, 11 Giugno 2023.


Vorrei volare
e non riesco - Sono
graffita al muro.

venerdì 2 giugno 2023

Prosa / Racconto breve: L'orto di Elena.


Per un'Amica che compie gli anni.
Lo spunto me l'ha dato lei con le sue passioni.
Alcune le ha trasmesse anche a me.
Tra queste: la meditazione.
E non finirò mai di ringraziarla per avermi indotto a impararne le tecniche di base.
Nel racconto troverete degli eventi, naturalmente.
Alcuni ci accompagnano lungo strade già battute dal personaggio di cui si fa la storia.
Altri sono di pura fantasia.
siate gentili e perdonate le intemperanze.
Ciò che conta, comunque, è sempre e solo la magia

A Elena Arcese, con affetto.
Nostalgicamente.


Irene Navarra, La Suora orticoltrice, AI e Grafica 2 Giugno 2023.

     Ha nelle mani a coppa una manciatina di semi di prezzemolo. Li guarda, Elena, con affetto. Sono della generazione dell'anno prima. Una buona generazione che aveva dato risultati eccellenti. Tenendoli con delicatezza osserva le zucchine che sprizzano bontà solo alla vista, vestite come sono di un verde chiaro con il cappellino dei fiori arancio. Le Pallide, le chiama Elena o Le mie Predilette per la generosa dolcezza e la morbida grana.
    Trasferisce i semi da una mano all'altra, stando attenta a non perderne nemmeno uno, e si volge ai pomodori già così turgidi da far presentire saporose insalate e salse e complementi ghiotti di melanzane e peperoni.
    Quando entra nell'orto, avverte un piacevole senso di vertigine e arrivano le voci. Gli ortaggi e i frutti le parlano in fruscii, schiocchi secchi, sospiri, gocce di miele lasciate cadere al suo indaffarato andirivieni. I fichi lo fanno. Le regalano la loro dolcezza appena lei è in giro.
    C'è dialogo tra di loro.
    Elena ne sa il motivo. Tutte le piante dell'orto le aveva portate lei in una sorta di dote al Convento in cui era entrata poco più che adolescente. Erano patrimonio atavico della sua famiglia di tradizioni contadine, e lei sin dall’infanzia le trattava da congiunte carissime. A cui confidava gioie e dolori, traendo conforto dal loro appesantire bacche quando facevano piegare i racemi in segno compiacente di ascolto, oppure annuivano con le chiome. In questo era specialista il basilico: dimenava le foglie per spargere nell'aria il suo odore speziato e consentire con l'interlocutore.
    Con lei, almeno.
    E questo allora, e ora che ha oramai un’età davvero adulta.
    Sospetta, però, che spesso non siano uniformi nel comportamento. Il basilico si mostra fiero del suo temperamento regale e, se qualcuno non gli va a genio, rende amare le foglie al momento della raccolta e rovina l'intingolo a cui viene aggiunto. Fatto risaputo, peraltro, dalle consorelle. Il pesto, in effetti, può comporlo solo lei, per ordine della Superiora, e risulta essere, a detta di tutti, un capolavoro di avvolgente, squisita, inebriante cremosità.
    Che le Suore invasano e vendono.
    I semi ancora nel tiepido calore dei suoi palmi irruviditi dalla terra, Elena si accinge a preparare il suolo per porli a dimora. Li depone in un cartoccio di carta da zucchero, appoggia con attenzione il cartoccio a terra e si mette a zappettare rapida, a scavare i rituali ricoveri in file ordinate e infine a sistemare i semi nelle loro stanzette di germinazione. Poi bagna la sezione d'orto appena lavorata, ammira le lattughe vicine dalle forme tanto prosperose da essere degne di un dipinto di Botero, i cetrioli che si arrampicano scomposti e belli da morire per i frutti pendenti e i fiori giallo sole.
    Con gli occhi pieni di bellezza Elena si siede sulla panca di legno che è il suo trono personale. Una volta accomodata, si toglie il velo, si ravvia i capelli con le dita e offre il volto al cielo. Da lassù, Maria la Semplice le sorride.
    Che meraviglia sentire il calore del Sole sulla pelle!
    Oh, mio infinito e buon Signore! esclama spontaneamente con le parole di Sant'Agostino. In un ringraziamento di umiltà profonda, di riconoscimento dell'incommensurabile potenza divina.
   Con la sacra formula, ripetuta in dolcissimo mormorio, comincia la parte spirituale del tempo dedicato all'orticoltura.
    È il momento della Meditazione cromatica. Ogni volta la tinta o la sfumatura prescelta risultano diverse. Oggi tocca al rosso-rosa dei pomodori Cuore di bue. Ne spicca uno dalla pianta, se lo porta al viso e ne inala l’essenza pungente. Adora il profumo di quelle creature paffute con l’ombelico in evidenza. Se ne sarebbe estratta la base per una colonia, stabilisce ridendo.
    E il buonumore le permette di rilassare il corpo, pulendo la mente. Appoggia, quindi, le mani l'una dentro l'altra e si fa scintilla nel vuoto, al seguito di una scia rosso-rosa e di una fragranza verde e matura assieme.
    Le piante in silenzio perfetto, armonizzano accordi con Elena che sta veleggiando in una dimensione dischiusa solo alla natura incontaminata.
    Lei è ormai un palloncino cui hanno tagliato il filo di ancoraggio. Si libra lieve tra fave novelle e piante aromatiche in fertili, pastosi cespugli che espandono effluvi stordenti.
    Vola, vola Elena, finché la scuote brutalmente una sgradevole voce in richiamo dalle cucine della Comunità: Elena ma che cavolo fai? Ti sei persa, anima sciocca che non sei altro? Porta la verdura. È quasi ora di pranzo.
    I toni sguaiati della cuoca! bisbiglia Elena, tra sé e sé mentre, faticosamente, si alza, raccoglie il cesto ricolmo di ogni ben di Dio e si affretta verso le cucine imboccando la porticina che dall'orto conduce alla zona dei servizi, e immettendosi nel passaggio cieco che è itinerario obbligato per le cucine.
    Si orienta a stento nel corridoio senza luce alcuna. Con un senso d'oppressione.

    In quella specie di cunicolo mal areato le succede qualcosa. Questa volta una mano invisibile le si poggia sulla gola e stringe fino a farle male.
    Ali ai piedi come rimedio, è una formula magica che può andare bene.
    Ma non sempre.
    Oggi no.
    Le cose stanno diversamente, oggi.
    Il respiro viene meno.
    Tanto da perdere quasi i sensi.
    Si appoggia al muro e scivola a terra mentre dal cesto cadono fave e piselli, zucchine, pomodori e lattughe. Un manipolo vegetale che sembra schierarsi in formazione di difesa attorno al suo corpo. Così lei crede in un barlume di semilucidità.
    Poi si lascia andare.
    Con i sovrasensi, rafforzati dalla meditazione, trova una dimensione chiara che le ridona l’aria.
    E ricorda l'infanzia.
    Vede la casa di nascita immersa nel verde rigoglioso della campagna laziale, gli spazi immensi in cui scorazza libera, cavalcando a pelo il suo amato baio di nome Barone. Riprova l’ebbrezza delle esplorazioni scandite dagli zoccoli dell’amico lungo le sponde selvagge del fiume Liri, dove nuotare, tuffarsi e giocare con fratelli e amici era una splendida routine, fragrante come il pane appena sfornato.
    Nelle narici il sentore fresco dell’acqua corrente, nei polpastrelli il contatto vitale con il suo cavallo, ricomincia adagio a respirare. Piena di quel senso sconfinato di devozione che l'aveva unita alla natura sin dalla nascita. Tutti l'avevano notato: in giardino sorrideva,  al chiuso piangeva. Cani, gatti, creature alate erano compagni abituali e s'intendevano a vicenda. Il piacere dello stare insieme brillava. Lei sapeva amare con trasporto il mondo circostante; cose, animali, uomini le entravano nel cuore e vi si insediavano gioiosi.
    Ricambiandola.
    Anche il Signore, lo amava allo stesso modo.
    Infinito. Totalizzante.
    Lui era il Creatore dell'Universo intero.
    Con Lui sarebbe stata felice.

    Elena si riprende a poco a poco. Si trova a terra, capisce che le è successo di nuovo. Il salto temporale la sfinisce fisicamente ogni volta, ma ora sa. Ricompatta i ranghi delle verdure, le ricolloca nel cesto con cura e le porta in cucina affidandole, a malincuore, alla cuoca, torna sui suoi passi e nell'orto, dove accarezza le piante, sussurrando parole dolci.
    Non ne dimentica una, delle sue protette.
    Si dirige, poi, verso il muro di cinta in cui c'è un cancelletto di ferro affacciato su una stradina rustica che volge al mare.
    Non lontano c'è il mare, si ripete mentre il cuore accelera i battiti e i piedi vanno veloci. Il luccicare delle onde all'orizzonte la chiama.
    Risponde correndo.
    E arriva.
    Si toglie i sandali, si siede sulla sabbia e inizia a decidere della sua vita.
    Dei semi non si fa problemi.
    La seguiranno sulle ali del vento dovunque voglia andare.
    Liberamente.
    Il buon sangue vegetale non mente.
    Questo ha ricordato alle piante in un saluto soffocato, allontanandosi dal Monastero.

    1 - 2 Giugno 2023

Irene Navarra