lunedì 29 aprile 2024
Prosa e Poesia / Haibun: Viaggio intimo (24 - Miren - Il giardino delle Device).
venerdì 2 febbraio 2024
Poesia / Tanka: Incanto di Luna.
venerdì 25 agosto 2023
Poesia / Cronaca: Se le emozioni.
Irene Navarra, Le rose 〰 Io, AI Olio, 24 Agosto 2023. |
La quotidiana cronaca del dare.
Sulla mia spalla impronte.
Visioni nella mente
di Incantatrici affaccendate
con il grembiule colmo di strumenti
lunedì 21 agosto 2023
Prosa / Racconto breve: Henrietta e il drago,
Irene Navarra, Henrietta e il Drago, AI olio su tela, 18 Agosto 2023. |
Una forma quasi di piccolo dinosauro con una cresta sul dorso, due miniali aperte sui fianchi e una lunga coda, se ne stava in una fessura del sentiero.
Henrietta si fermò un pochino interdetta, si stropicciò gli occhi e guardò cercando una messa a fuoco migliore.
Forse era un'allucinazione. Guardò, quindi, aspettandosi il nulla di sempre.
E tuttavia la forma era là.
Sussultava a tratti. Come se respirasse a fatica.
Che fare?
Decise di avvicinarsi.
Avanzò piano, fermandosi a circa mezzo metro da quello che ormai si poteva definire un animale.
Immerso in una specie di catalessi, a tratti bubbolava. Ovvero buttava fuori l'aria dalle narici in scoppiettii ripetuti.
Sembrava un incantevole, minuscolo drago bianco. Bianco tutto il corpo, la coda, le creste della testa e del dorso. Le ali e le zampe, invece, viravano in vaniglia caldo.
Un drago. Uscito da un libro di favole. Divenuto realtà per qualche caso astruso.
Uno spettacolo incredibile, però.
Nessuna paura la agitò. Anzi un'intensa ridda di emozioni le si scatenò nell'intimo. Per qualche oscura ragione riusciva a cogliere la fragilità di quella creatura singolare.
Si inginocchiò, pertanto, accanto alla buca, posò lo zainetto a terra togliendoselo dalle spalle, lo aprì con calma e ne estrasse una sciarpa azzurro cielo di morbidissimo chiffon.
Lui si lasciò prendere senza reagire. Aprì gli occhi, scrutò per un attimo Henrietta con pupille verdissime - due perle smeraldine velate di tristezza - e si rincantucciò tra le sue mani amorevoli, accomodandosi nella sciarpa azzurro cielo che lei rimboccò attorno al buffo muso.
Poi si addormentò. Profondamente al punto da sembrare esanime.
Henrietta, però, sapeva con chiarezza che lui viveva, dato che il corpicino iniziava a scaldarsi e il petto andava su e giù, con ritmo regolare.
Che incontro! realizzò allora Henrietta.
E corse verso casa.
Percy intanto sognava quanto gli stava accadendo. Come in un film. A un certo punto si accorse di trovarsi in una cuccia grande e confortevole, accanto a un letto dove riposava la sua salvatrice, emettendo ogni tanto dei lievi sospiri. Di soddisfazione, pensò. Per averlo trovato. Felice dell'ipotesi, si girò sull'altro fianco e continuò a nannare.
Non stava così bene da molto.
Aveva vagato e vagato. Una meta c'era, di sicuro. Ma non sapeva in quale luogo.
Finché non era arrivato alla rustica stradina di terra rossa serpeggiante tra i campi. Là avrebbe avuto inizio la sua vera avventura. In qualche modo sarebbe successo. Lo aveva capito nel suo cuore di drago buono.
E avveniva per davvero.
Protetto dai teneri sentimenti di Henrietta, Percy si avviava al termine prefissato per ogni essere della stirpe dei draghi bianchi. Quelli cioè che avevano compiti segreti e delicati da svolgere, e non si trasformavano mai in sputafiamme, pur se impauriti o attaccati.
Dopo un tempo che Percy non poteva valutare (ore, giorni?), Henrietta gli sussurrò qualcosa all'orecchio, mentre lui ancora planava tra nuvole e fiori, ornandosi le creste di gelsomini nel lungo dormiveglia ristoratore. Aguzzò i suoi ipersensi e udì che gli comunicava una notizia fantastica: Ti chiamerò Percy, bisbigliava accarezzandogli la punta del naso, il diminutivo di Percival. Come lui anche tu hai percorso strade infinite, lo sento. Qui c'è il tuo Graal. Quando ti sveglierai, brinderemo insieme, con latte e succo di lamponi.
Percy sognò che lei lo battezzava solennemente con quello che era il suo nome sin dalla nascita. Gli faceva cadere alcune gocce di latte sulla testa, scandendo le parole: Tu sei Percy.
Henrietta lo aveva intuito.
E ciò significava una cosa sola: lei era la sua meta.
Dopo questo pensiero, il sonno ritornò pesante e beato.
E lui fu solo una minuscola anima fluttuante.
Colma di gioia per l’incontro inaspettato Henrietta parlava di Percy a tutti, ma nessuno le dava credito perché nessuno lo percepiva o vedeva. Non si accorgevano della sua esistenza.
Credevano che la ragazza fosse lievemente disturbata e non la contrastavano.
Henrietta chiacchierava con Percy e gli raccontava il suo disagio. Lui ribatteva-spiegava-rintuzzava-assentiva-dissentiva, cercava di consolarla, rappresentandole la poca importanza del fatto che nessun famigliare o amico volesse darle fiducia e partecipare ai loro dialoghi. Lei se ne lamentava, mentre banchettavano a pane e miele e bevevano latte con succo di lamponi.
Percy viveva in una dimensione parallela visibile solo a lei?
Lui rispondeva paziente e la invitava alla gentilezza e allo stare di animo sereno.
Li aspettava un futuro ricco di vicende fascinose. Non doveva crucciarsi. Lei era Sole, Luna, Stelle. Brillava di una Luce abbagliante. Lui era nel suo destino. Questo bastava.
Destino che, intanto si andava preparando, nonostante le saltuarie ubbie, comunque solo momentanee. Duravano i dieci secondi della preghiera recitata ritualmente in coro quando dovevano esorcizzare qualcosa di brutto, tipo ingiurie e atteggiamenti maligni.
Per il resto Henrietta e Percy gravitavano in una dimensione perfetta.
Lei imparava da lui il linguaggio dei draghi: una serie di gorgheggi modulati che erano la chiave per comunicare con i fiori.
Lui acquisiva da lei le tecniche migliori per arrampicarsi sulle querce e da quelle postazioni privilegiate guardare l'orizzonte, immaginando di arrivarci in volo.
Percy ascoltava con espressione compunta, nascondendo l'innata dote magica del teletrasporto per sé e per gli amici. Non ne abusava mai. La formazione severa, che gli era stata impartita, si basava sul principio della riservatezza. Che non aveva mai, proprio mai, travalicato.
Ora era arrivato il momento.
A voce ferma scandì a Henrietta l'ordine di chudere gli occhi e di contare per tre volte tre.
Lei obbedì d'istinto e seguì le indicazioni.
Dunque: nel preciso istante in cui le palpebre le si dischiusero, immediatamente comprese quanto era successo e atteggiò la bocca in un oh di stupore. Sedeva, con Percy allato, tra i rami del gigantesco cedro cresciuto sulla collina blu-viola che prima era stata il loro orizzonte.
Il ritorno sulla quercia fu altrettanto veloce e prodigioso.
Da quell'esperienza Henrietta non stressò più Percy con lagne inutili. Accettò il suo miracolo e si godette lo scorrere delle stagioni.
L'Autunno, l'Inverno, La Primavera e l'Estate successivi al loro incontro divennero gli stupendi scenari in cui ambientare la quotidianità, balzando di esplorazione in esplorazione.
Una notte, prima di addormentarsi nella sua cuccia (si era agli inizi di Settembre), Percy disse a Henrietta che la mattina, al risveglio, sarebbe iniziato quell'itinerario favoloso che il Tempo tesseva per loro.
Henrietta non capì del tutto, ma si fidava.
Biascicò Sì e scivolò nelle visioni di ogni notte, con cani, gatti, merli... e Percy. Sapere di un domani con lui, il suo Percy bianco-vaniglia, era già un motivo valido per dormire saporitamente.
Henrietta e Percy si alzarono all'unisono portati da uno stesso desiderio: uscire alla chetichella per scorrazzare nelle campagne selvagge attorno a casa, scendendo fino al fiume, magari. Fecero la solita colazione di pane con miele, latte con succo di lamponi e presero il viottolo che li avrebbe portati alla calma libertà di quei luoghi deliziosi, dove si erano imbattuti a vicenda.
Saltellavano, si spingevano, cantavano motivetti d'invenzione. Percy aveva una voce da tenore bella e melodiosa. Chi mai l'avrebbe sospettato in un draghetto bianco e vaniglia! Henrietta intonava il tema di fondo e suonava un immaginario violino, la cui musica si generava magicamente.
Ah, l'intelligenza dell'universo! Quanto era potente! Nessun software ultratecnologico sarebbe riuscito a eguagliarla. Neanche un briciolo di meraviglia in loro per la sinergia che sembrava scaturire dagli alberi, dal cielo, dal Creato tutto. Erano parte di un prodigio dalla consistenza talmente reale da non dubitarne.
Scherzando e ridendo, quindi, arrivarono al fiume, alle sue acque turchesi, alle robinie, ai rovi, ai cespugli di vitalba e caprifoglio, ai pioppi e ai salici rigogliosi tra i cui fusti inscenarono lieti giochi innocenti.
Armonie di una gita in piena letizia.
Grazia pura.
Finché non avvertirono un guaire flebile.
Si precipitarono, Henrietta e Percy, verso il luogo da cui sembrava arrivare il richiamo e giunsero con il fiato corto a una piccola ansa riparata da degli imponenti massi disposti in semicerchio attorno all'acqua a formare un primitivo tempio naturale. E là, in un'erosione profonda della pietra di centro videro un cane riverso nel fango. Sembrava un Setter. Uno dei numerosi spesso abbandonati dai cacciatori. Lo raggiunsero e, mentre Henrietta lo esaminava per vedere se avesse qualche frattura, scoprendolo maschio, Percy le posò il muso sulla schiena e le disse: Te l'avevo preannunciato che questa sarebbe stata una giornata speciale. Ecco, lui sarà il tuo compagno per molti anni e io vi scorterò con il cuore. Ho svolto il mio compito. Entro breve non mi vedrai più. Ma non per questo non sarò accanto a voi. Sono un'infinitesima parte dell'anima che fa vivere l'universo. Io sono voi e voi siete me. Addio, amica cara. Adesso posso tornare in pace al mondo mio d'origine.
E sparì.
Con le guance inondate di lacrime e una sofferenza atroce che la lacerava, Henrietta raccolse l'infelice vittima della crudeltà umana e filò rapida verso casa. Percy era al suo fianco, lo sapeva, e la confortava la convinzione che non fosse scomparso completamente.
Ma non di dolore.
Di gratitudine.
martedì 8 agosto 2023
Poesia / Presso il gorgo (Piccola Ode all'Isonzo): Frammento lirico di Guglielmo Jug.
Irene Navarra, Il gorgo, AI Olio su tela, 8 Agosto 2023. |
Ai lati di un piccolo gorgo
sfida la vorace marmorata,
ultima testimone del fiume
che risale verde e trasparente
dai miei più reconditi ricordi.
martedì 18 luglio 2023
Prosa / 145474: Io ortica? Racconto breve di Silvia Valenti.
Irene Navarra, Io ortica, AI e Grafica, 3 Luglio 2023. |
L’ortica è dimessa.
L’ortica è oblio.
L’ortica è il pensiero che fluisce tra muri dimenticati.
La intuisci infida ma sai che le sue spine fastidiose stanno al suo verde meraviglia come il sole all’estate.
Nasce in famiglie più o meno numerose e si moltiplica conquistando l’ombra e rubando spazio vitale.
Si nasconde facendo capolino dal mio glicine. Lui dolce e tintinnante, lei dimessa ma infida. Infida e perfida come la peggiore delle donne. Si coalizza e infesta. Non bastano pani e risotti conditi con le sue foglie perfide per sterminarla. Ha messo radici anche nel mio cuore di bambina che leggeva I cigni selvatici di Hans Christian Andersen. Amavo la principessa che liberava i suoi fratelli tessendo per loro undici tuniche d’ortica.
Credevo che il dolore delle donne fosse muto.
La mia ortica svetta spavalda da sotto il mio glicine.
Non la colgo più.
Mi inquieta.
La preferisco quando occhieggia dietro l’angolo di un rudere, fa capolino dal fosso dove le anatre si rinfrescano, quando resiste alla calura estiva e PERDURA.
Beh, io non sono come l’ortica.
Peccato.
martedì 4 luglio 2023
Poesia / Tanka 69: Fata Ortica.
mercoledì 28 giugno 2023
Poesia / 145474: Il raccoglitore di nuvole. Lirica di Riccardo Bortolami.
Irene Navarra, Il raccoglitore di nuvole, AI e Grafica, 26 Giugno 2023. |
Per leggere altri scritti di Riccardo Bortolami, si seguano i seguenti link:
mercoledì 21 giugno 2023
Poesia / 145474: Per il Solstizio d'Estate - Il rito. Lirica di Riccardo Bortolami.
Irene Navarra, Rito, AI e Grafica, 21 Giugno 2023. |
Stamattina mi sono alzato,
ho osservato quei barattoli di vetro chiamarmi.
I barattoli degli oli essenziali.
Li ho presi tra le mani, ho acceso una candela,
e ho unito tutto con un gesto gentile.
Olio di arancia per la rinascita,
sale per protezione, fiori per la vita,
in un incantesimo di speranza, intrecciati,
una poesia di magia sussurrata.
Nel cuore della miscela risiede il potere,
un'essenza che nutre l'anima e concede
nuovi inizi, sicurezza e guarigione.
Così il mio rituale prende forma
e la poesia si tramuta in dolce prodigio,
mentre l'anima sorride nella sua armonia.
Irene Navarra, I Fiori dell'Estate, AI e Grafica, 21 Giugno 2023. |
Prosa / 145474: Per il Solstizio d'Estate - Litha. Racconto di Silvia Valenti.
Irene Navarra, Le Fate di Litha, AI e Grafica, 21 Giugno 2023. |
Mio figlio da piccino vedeva le Fate.
Seduto a gambe incrociate sulla grande catasta di legna, sembrava entrasse in uno stato di trance.
Ascoltava le voci tra i due mondi immerso in uno spiraglio di luce.
Io sento il fremito di vita nella corteccia degli alberi.
Parlano.
Intravedo sorrisi sornioni sotto le felci e l’acqua impetuosa dei torrenti mi svela immagini dimenticate.
Il corpo del mondo si rinnova.
Irene Navarra, La Fata di Ric, AI e Grafica, 21 Giugno 2023. |
lunedì 19 giugno 2023
Poesia / Tanka 58: La Violinista slava.
Irene Navarra, La Violinista, AI e Grafica, 17 Giugno 2023. |
#Tanka 58
venerdì 2 giugno 2023
Prosa / Racconto breve: L'orto di Elena.
Ricambiandola.