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mercoledì 1 maggio 2024

Poesia / Cronaca: Nel tempo immobile della Bellezza.


 Osservando questa nostra quotidiana Natura
che non è mai breve sogno.

P_Irene Navarra, Sublimitas sublimitatum, AIArt, 1 Maggio 2024


Crêpe de chine in pura seta
i petali dei viburni bianchi,
velluto le calendule discrete,
la porcellana di begonie rosse
parla al contatto della pelle
un codice di sangue luminoso,
sprazzi di cielo s'insinuano
in umili corolle di myosotis.
La mano ha seminato
attingendo agli scrigni del raccolto
senza discernimento.
Così, in armonia spontanea,
cresce la musica dei fiori
che fa un concerto semplice
di suoni articolati su strumenti eterei.
A intreccio stretto
 scie cromatiche e sottili profumi.
Davanti a me, che sono statua immobile
rorida di Bellezza.


P_Irene Navarra, Contemplazione estatica, AIArt, 1 Maggio 2024


sabato 17 febbraio 2024

Prosa / Racconto breve: Nyxa chioma stellante.



P_Irene Navarra, Nyxa chioma stellante, AIArt e GraphicArt, 17 Febbraio 2024.

 


    Ha i capelli che stellano.  
    Ovvero, come si muove, e specialmente di notte, i suoi capelli emanano brillanti che si disperdono nell'aria blu scurissimo e popolano l'immensa volta, fissandosi in nuovi aggregati astrali.
    Eccola, l'appena nata Circe. Lei balla dentro Il Grande carro, perché è proprio tra le sue strutture che si è insediata per opera della potente Nyxa.
    Come nascono queste meraviglie?
    Prima di rispondere, devo rivolgervi una preghiera: se non avete in dotazione innata calzari con le ali da indossare all'occorrenza fantastica, astenetevi dalla lettura. Potrebbe nuocere gravemente alla vostra salute mentale.
    Per capire Nyxa non serve nessuna, pur eccellente, facoltà razionale, niente 2 + 2 eguale a 4. Qua tutt'al più con la stessa regola matematica si ottiene 5. E qualche volta anche 7.
    Chiaro?
    Adesso posso entrare nel vivo della spiegazione.
    Immaginatevi, quindi, la scena: lei scuote la sua stupenda chioma bionda aureolata attorno al volto, e dai ricci si staccano lucciole. Centinaia di lucciole che si aggregano/disgregano sfaldandosi in altre lucciole sfavillanti per prendere poi le infinite vie del cielo e là, nel cantuccio individualmente più adatto, fissare la propria casa. Le forme sono sempre diverse. L'ultima ha impreziosito Il Grande carro di una figurina che volteggia tra veli di nane bianche. 
    Uno spettacolo.
    Uno spettacolo dal nome Il Grande carro con danzatrice.
    Sì. Gli scienziati se ne facciano una ragione. Guardino il cielo, tenendo il naso all'insù per un tempo congruo, e la vedranno.
    Nyxa ne sarà felice.
    Vi chiedo adesso: come la mettiamo con Orione e la sua Cintura?
    Non lascerete che vi propinino la solita storia della sua origine, vero? Non ascolterete le invenzioni sulle stelle variabili, pulsanti, cataclismiche, a eclisse con escursioni di luminosità.., giovani e meno giovani, accompagnate da nebulose o solitarie? Non date fede ai racconti su Mintaka, Alnilam e Alnitak le tre creature che compongono proprio la Cintura del mitico cacciatore gigante trasformato in complessa costellazione. Mintaka, Alnilam e Alnitak sono un asterismo creato da Nyxa che, molti millenni fa, scosse la chioma e lo plasmò della sua Luce.
    Da allora lo guarda con molto piacere.
    Come guarda Orione.
    Ancora con amore.
    E così è risolto il motivo della genesi della tre stelle.
    E in parte possiamo capire la natura di Nyxa che è umana e non, donna e non, dea e non.
    Lei conosce il suo potere, ma non ne abusa.
    Interviene quando nulla si può d'altro.
    Presente nell'universo prima ancora che si formasse, presiede a un equilibrio tra Cielo e Terra che non ci è dato cogliere fino in fondo.
    Da quello che ho capito, spesso favorisce lo sviluppo di straordinari corpi galattici quando sulla Terra si perde qualcosa, quando la stupidità incosciente cancella oppure deturpa la natura. Insomma ciò che l'uomo distrugge, lei riforgia scuotendo i capelli fulgenti.
    Io lo so bene.
    Con lei passeggio per la volta celeste a ogni calare del Sole. Ne saluto le creature siderali e controllo che Orione possa splendere indisturbato e non si dimentichi di noi. Di Nyxa che lo ha fatto assumere in cielo per amore immenso e pregando Zeus che la esaudisse; e di me che sono Sirius, il suo adorato cane.
    Ululai per giorni alla sua scomparsa.
    Poi, per intervento di Nyxa e volontà del Sommo Dio anch'io fui asterizzato, e mi mutai in stella sulla linea a sud-est della Cintura.
    Da allora lo proteggo e accompagno Nyxa che, nel momento in cui fu trasformato, gli regalò le tre luminosissime stelle della Cintura. Esse, attirando gli occhi degli esploratori spaziali, lo fanno vivere ancora.
    E con lui anch'io, eternamente al suo fianco, posso fendere le sideree lande a falcate grandi e impetuose.
    Perché mi agito parecchio, nonostante voi non ve ne accorgiate. I nostri moti sono inesorabili ma troppo lontani per essere percepiti completamente.
    Ora sono in attesa di una foresta di stelle.
    Nyxa me l'ha promessa visto che sul pianeta Terra stanno sparendo.
    Così mi aspetto da un momento all'altro uno scintillio di fusti, rami  foglie, fiori di materia fulgida.
    Non vedo l'ora.
    Non vedo l'ora di fare una pipì di diamanti cosmici su un tronco di diamanti cosmici.
    Cos'altro potrei desiderare?
    L'ho supplicata, però, di lasciare gli umani alle loro miserie cupe. Gli animali, invece, possono salire tutti lungo la scala chiara che li porterà quassù. Solo loro.
    Lei l'ha giurato toccandomi il naso con affetto, mentre uno sbrilluccichio si liberava intorno.
    Mi fido.
    Mai ha tradito un giuramento.
    E mai lo violerà.
    Ne sono certo.
23 Agosto 2023
Sirio



sabato 4 novembre 2023

Prosa / Racconto breve: Fiordalisi e farfalle.

 

Tecnologia: Stable Diffusion (https://stablediffusionweb.com).
P_Irene Navarra, Fiordalisi e farfalle, AIArt e GraPhicArt, 4 Novembre 2023.
- Tecnologia: Stable Diffusion -


    C'erano una volta i fiordalisi.
    Nel grano maturo il vento li muoveva come navicelle blu chiaro in un mare d'oro.
    Ghìsela conosceva il loro linguaggio sobrio.
    Sapeva che narravano di quando erano farfalle desiderose di provare l'ebbrezza della stabilità nell'illusione che, stando a dimora al suolo, potessero essere meno precarie.
    Avevano pregato il Re del Vento e la Regina della Terra di unirsi in nozze celestiali e farli diventare fiori.
    Vita da bulbo, sì.
    Radici fusto foglie petali, oh, sì.
    Non più larve, non più crisalidi e poi stupende ma effimere creature destinate a spegnersi nell'abbraccio solitario delle loro stesse ali.
    Vento gagliardo e Terra dolci curve si avvicinarono-discussero-decisero che si poteva fare, e si unirono.
    Nacque così il fiordaliso che sa di entrambi.
    Nella corolla un colore ineguagliabile per gamme azzurro cielo con tocchi viola. 
Quelle del vento che trascorre nubi, alberi, cespugli, fiumi e mari incanalandosi in gole profonde dove urla in modo terrificante, oppure blandendo erbe di campo, acini d'uva giallo ambra sugli scoscesi fianchi delle colline ocra.
    Nel gambo, che penetra le zolle e si armonizza di sostanza densa per farsi sonda duttile e tenace, il verde deciso della vita svettante alla luce.
    La sinfonia migliore del creato non renderebbe bene tanta leggiadria. Tanta commistione di leggerezza e forza.
    Così progredirono i fiordalisi, ondeggiando soavi con il grano, con i papaveri nel trionfo dell'estate.

    Ci fu in tempo in cui i campi blueggiavano in fitte macchie di fiordalisi mentre si spegneva l'oro del frumento. I fiordalisi avevano vita lunga e prosperosa a dispetto della lenta morte per essicazione del frumento attorno. 
    Fiorivano.
    Abbondantemente.
    Dalla stessa pianta nascevano più rampolli colorati dell'azzurro-violetto particolare, tipico della specie. Però anche loro erano destinati a restare delusi nella brama di sopravvivenza.
    I più longevi confabulavano spesso; si sfidavano a scoprire quali artifici mettere in atto per ottenere l'immortalità personalfloreale, come la definivano loro con un certo disprezzo sottile per i vicini di corolla, quelli che, certi dell'imminente morte per falce, si preparavano, nascondendo dei semi in più in qualche anfratto profondo del terreno.

    Nel campo di fine estate, con i fiordalisi ancora rigogliosi, in quel bellissimo campo, circondato da cespugli di ibisco rosa-arancio entrò Ghìsela. Scivolando lieve sulla seta dei suoi pensieri.
    Lei, in quel momento, si sentiva una farfalla.
    E non le interessava proprio di vivere la vita in attimi. Voleva provare la soavità di librarsi con ali di velo. Magari azzurre. Azzurro fiordaliso, in verità. e voleva al contempo anche vibrare al vento con petali leggeri del colore del cielo al crepuscolo.
    Ma c'è qualcosa in più a proposito di tali propensioni. C’è da dire, sissignori, che le farfalle le si posavano addosso. Le farfalle e Ghisela erano un'unica entità. Sembravano riconoscerla e capirla. Spesso, pertanto, lei passeggiava con un corteggio alato davvero delizioso.
    Strano! Pur tuttavia stupendo! commentavano i suoi famigliari e amici con un'aria incredula che era un programma esplicito delle constatazioni interne.

    Da un po' frequentava quell'isola rustica di serenità per lei. Stava sondando il linguaggio composito della natura. Ascoltava, imparava, non partecipava. La scelta sarebbe arrivata, una volta che avesse intuito e compreso le ragioni delle une, le farfalle, e degli altri, i fiordalisi. Il fatto che lei fosse umana era una quisquiliosa attitudine al giudizio di poca importanza. Ghisela erevoluta e aperta alle energie sottili. In lei aveva anche semi, crisalidi future, petali e ali. Sì. Era ibrida, pronta a diventare... che cosa? Beh, rispondeva. Ci penserà il Caso.

    E invece ci pensò il Padre Eterno.
    Percepito il flusso d'amore che da lei proveniva, decise di aiutarla perché esseri come Ghisela, così completi di tutto, erano una preziosa rarità.
    Perciò, mentre se ne stava beatamente seduta a guardare il cielo, le spighe rimaste ormai sbiadite, i pochi fiordalisi che resistevano alla calura e qualche farfallina che li suggeva, Dio le mise una mano in testa e sentenziò. 
    Lei sentiva la sua voce, forte e chiara.
    Senza meraviglia alcuna.
    Le risuonava nel cuore, e si amplificava nella mente.
    Sapeva, d'altronde, che tutto proviene dalla cellula divina che dà inizio all'Universo. Sapeva che bastava aprirsi all'ascolto per cogliere il miracolo di un'anima unita all'anima prima da cui proveniamo.
    La sua nuova vita procedeva già.
    Avrebbe potuto volare, fiorire, camminare in perfetta completezza.
    Grazie, Signore! sussurrò con le lacrime agli occhi.
    Poi agitò leggermente le sue recenti ali di velo dai colori arcobaleno e planò tra i pistilli di un grande fiordaliso che prese ad accarezzarla e a solleticarle il corpo flessuoso.
    La sensazione era inspiegabilmente profonda ed eccitante.
    Ghisela si immerse nel fiore e si lasciò amare. Amandone l'essenza nettarina.
    L'aspettava un'esistenza ricca di emozioni.
    Un'esistenza-preghiera di ringraziamento per la varietà generosamente concessa.
    Se fosse traslata in altre dimensioni durante uno dei suoi tre stati, avrebbe comunque ringraziato. Colma di gratitudine.
    Quella notte si sarebbe rifugiata in una piccola crepa del cipresso grande appena al di là del campo. Da umana l'aveva sempre sfiorata, con una sensazione, come dire..., una sensazione verde, di intelligenza totale. E là avrebbe lasciato un po' della polvere policroma delle sue ali.
    Il mondo aveva bisogno di magia.
    Da donna aveva sentito le connessioni che legavano indissolubilmente gli elementi tra di loro, da farfalla le vedeva come una rete di polline dorato.
    Chissà da fiordaliso quali prodigiosi percorsi sensoriali avrebbe captato, quanto ancora si sarebbe aperta alla conoscenza infinita dell'essere!
    Ben presto ne sarebbe stata consapevole.
    Abbandonandosi, naturalmente, a quei veri e propri Atti di Fede che avevano il potere di concretizzare i desideri.
    

domenica 24 settembre 2023

Poesia / Cronaca: Tra sogno e realtà.

 

Tra sogno e realtà.
Ovvero: la dimensione che mi porta a capire
e a decidere chi voglio essere e come voglio vivere.


Tecnologia: Stable Diffusion XL.
P_Irene Navarra, Paesaggio di sogno, AIArt e GraphicArt, 24 Settembre 2023.
- Tecnologia: Stable Diffusion XL -


Non è che si sta sempre bene
a spasso per nitidi vialetti
di un paese immaginario,
sognato, risognato
e chiuso al tuo risveglio
tra pastelli colorati
nello scrigno dei ricordi,
non è che la vita di ogni giorno
te la salvi con quel po' di fantasia
ingenua tanto da sorridere
come una madre fa
davanti al figlio che vaneggia.
Eh, sì. Perché lo stacco col reale
può solo addolorarti.
Non consola.

Le piante ben curate nascondono serpenti.
E quelle nuvole del cielo sono tosco denso.
Le pietre dei camminamenti riciclano gli scarti.
Come una droga, il sogno ti s'insinua dentro.
Genera un mostro che divora in un boccone,
mastica, estrae umori,
ti sputa infine
ridotto a una poltiglia disgustosa.
E per rigenerarti
ci vuole un'era di emozioni belle,
a occhi bene aperti.
Altro dai ghirigori della fantasia!

Resto dentro la polvere di strade campagnole
povere e arse, tra erbe imbastardite,
nell'urlo della bora che spettina anche il cuore.
Questa è un'isola felice,
ricca di spine conficcate nella pelle,
di paglie dure più dei sassi.
Qui bevo violaceo vino di sambuco
mangiando le radici amare della terra
che mi ha vista nascere.
Qui me ne sto pacificata
mentre chimeriche visioni si sciolgono
alle spalle e colano in gocce trasparenti
sopra i roveti, sulle zolle impervie:
manna preziosa per le creature
che mi interpellano al passaggio.




venerdì 8 settembre 2023

Poesia / Cronaca: I giorni senza verde.

 

Irene Navarra, Verde, AI Olio e Grafica, 8 Settembre 2023.



Ci sono giorni in cui la mia natura
- di per sé verde -
si spegne grigia insieme con il fiato.
Allora resta solo immaginare
di colorarmi come se giocassi,
recuperando il quando le foglie delle margherite
- strofinate tra le mani e un po' mangiate -
mi fossero gemelle cellulari di un genoma
fresco di clorofilla intatta.
Storie di ragazzina troppo fantasiosa
adesso ancora affascinanti
sedendo - gambe in croce - sul mio prato,
o nel rifugio compiacente della casa solitaria,
se chiudo gli occhi e conto lentamente
1, 2, 3,
fino al prodigio di sentirmi nuova.
Così seguo nei palmi come foglie
la mappa delle nervature, 
con le pupille smeraldine volte all'orizzonte
le ascese ripide delle colline
fruscianti una lingua universale,
i segni frastagliati delle nubi
che chiudono gli stami nella loro ovatta.
E mi coloro a poco a poco
di verde che tripudia
cambia la sostanza
mentre la vita va.
Solenne per il mito del ritorno
in cui mi faccio bella e pura e in pace.

giovedì 7 settembre 2023

Poesia / Frammento 72: Un copricapo di fiori.



Irene Navarra, Un copricapo di fiori, AI Olio, 7 Settembre, 2023.




Un fiore per ogni pensiero.
Me ne farei un copricapo da esibire.
Sempre diverso, è naturale.
Dipende dai pensieri.
Questo di oggi ha forme lievi.
Come di velo.


venerdì 1 settembre 2023

Poesia / Cronaca: Oltre la porta.

 
Addolorata per gli orribili fatti avvenuti a Palermo e a Caivano, rifletto:
la curiosità è la qualità innata che ci spinge alla conoscenza.
Ma...

Irene Navarra, Oltre la porta, AI Olio e Grafica, 1 Settembre 2023.



Ma la curiosità non è poi sempre così buona.
Spesso, al di là di quella porta
che tu, bambina un po' ribelle,
vorresti aprire
per sapere,
freme
un abisso di nefandi desideri,
ci sono itinerari bui
dove violenti colpi inferti all'innocenza
della tua sete immacolata
ti piegheranno come un filo d'erba.
I mostri stanno quatti ad aspettare
quel rapido momento in cui ti troverai tra loro
oltre la soglia appena superata.
E solo allora capirai:
che la curiosità dev'essere
guidata e calma e consenziente.
Come il chiarore con il Sole.
In lui la luce cresce e suscita i colori
e li vivifica e rigenera di nuove linfe iridescenti.
Li stempera alla fine della corsa,
chiudendoli nel manto della Notte
dentro il velluto blu pastoso
del suo profondo sonno.
Senza cancellarli.


Irene Navarra, Oltre la porta il Buio, AI Olio e Grafica, 1 Settembre 2023



Resta al di qua, piccola donna in transito fugace dalla tua età infantile.
Al di qua di quella soglia.



Poesia / Diario: Amiche (in "La bellezza collaterale").

 
Piccola storia di due piccole vite.
Nella bellezza dell'infanzia un'avventura
che non concede sconti.

Irene Navarra, Amiche, AI Olio, 1 Settembre 2023.


Insieme dalla nascita.
Piccola vita semplice la nostra.
Gran scorribande nel verde tumultuoso
delle campagne attorno a casa.
E gran risate.
Intrepide avventure sempre più in là,
nel verde dei roveti con le gemme zaffiro delle more. 
Sempre più in là. 
Fino alle sponde scivolose dell'Isonzo.
Dove ci fu l'incontro con la Madre vera.
Quella che ti sorride compiacente e ti porta via.

Da allora solo fiori nelle correnti canterine
E un cicaleccio giovane.
di amiche che si parlano e sorridono
con il sogno in cuore.

mercoledì 30 agosto 2023

Poesia / Percezioni: Sentire i fiori.



I mughetti e i lillà erano i fiori preferiti di mia madre. Dei primi ho scritto Qui, Qui e Qui, dei secondi parlo oggi per un particolare occorsomi durante la mattina.
Appena alzata ne ho percepito la fragranza e il colore, anche se – lo so bene – non è questa la loro stagione.
Così ho sussurrato Ciao mamma, e mi sono dedicata ai soliti rituali quotidiani.



Irene Navarra, Sentire i fiori, AI Olio su tela, 30 Agosto 2023.
 

A occhi chiusi
inalo il viola luce di corolle generose
e respiro.
Respiro a fondo.
Mi faccio fiore percorso dalla brezza.
Sono una creatura vegetale che chiude in sé
droghe sottili di profumi e nuance.

Altalenare lento, il mio,
nel polline fragrante del lillà
che da me stilla.



lunedì 28 agosto 2023

Poesia / Opinioni (da "Il tempo delle parole" - 1992).


Si vive in due: nel matrimonio, intendo.
Si divide tutto.
O quasi.
Ma i pensieri seguono percorsi molto personali.
E le impressioni spesso divergono, prendendo direzioni addirittura opposte.
Dipende dalle sensibilità individuali.

(Questa lirica risale più o meno agli inoltrati anni '90
e fa parte della sezione Il tempo delle parole in Omnia Carmina.)


Irene Navarra, Il sorriso inattendibile, AI Olio su tela, 28 Agosto 2023.



È vero, abbiamo costruito 
molto. 
Sì, stiamo bene insieme...”:
la tua immagine di noi
per chi ci guarda
un po’ invidioso
e chiede.

Ma io non parlo.
E nell’accenno staccato
di un sorriso c’è la memoria:
il mio cartoccio aguzzo
di frammenti di bottiglia.

 

Poesia / Percezioni: Cantava il mare.


Facendo di un ricordo ragione di vita,
sento il profumo dei pini,
il salso del mare
e, sotto le dita,  la corteccia resinosa dei pini.
La nostalgia di Cherso e delle sue acque limpide
si fa talvolta insostenibile.
Nelle immagini le spiagge della "Casa del Vescovo" appena fuori dal fiordo di Cherso.
Là ho passato il tempo meraviglioso della mia vita in barca con la Golden Retriever
"Emma, la Dorata / che riporta rami stecchiti / lavande profumate/ e sassi raccolti dal fondo marino" ( da "Omnia Carmina" - 2005).


Irene Navarra, Il mare dietro i pini, AI Olio, 28 Agosto 2023.


Cantava il mare dietro i pini
che lo chiudevano alla vista.
Un canto rigoglioso
con semi di tempesta.
Io mi fermai,
il corpo stretto a un tronco,
ruvido come me in quel momento
ma resinoso di cristalli ambrati
e fervido di aromi caldi
esalanti droga
dalla corteccia che era la mia pelle.
Io mi fermai per un istinto secco
e il cuore si fece rigoglioso
di semi di tempesta
e fu di mare azzurro mare altalenante
e bianco delle spume in transito perenne
tra stati di materia - nulla nel divenire eterno.
Finché su scogli scivolosi si disperse
in svaporare di folli iridescenze.


Irene Navarra, Iridescenze, AI Olio, 28 Agosto 2023.


venerdì 25 agosto 2023

Poesia / Haiku e Cronaca: Tra fiori bianchi (Meditazione cromatica).


Tra i fiori bianchi
ritrovo il mio destino -
Colore e vita.

Irene Navarra, Nel Bianco, AI e Grafica, 11 Lugluo 2023.


Sì, qui sto bene.
Tra fiori bianchi come i miei capelli
sento vibrare in me le note giuste.
Calmo suono di flauto
e un riso di foglie tintillanti
per il vento di cristallo che le scorre,
le spettina impudente, e poi le liscia.
Facendo frusciare seta vegetale.
Echi di un mondo parallelo
dove sbocciano storie immacolate.
Cammino sulla ghiaia del sentiero verso casa.
Scricchiolano i grani  - bianchi anch'essi -
sotto i miei passi.
Si complica il concerto.
Due cince fracassone sporgono i capini
dai bordi della casa di betulla appesa al faggio,
lanciando bucce di girasoli e arachidi.
Il suono è sordo, secco, ragtimante.
Anche le nubi si mettono a berciare
sbuffi di bianco per completare il ritmo
che m'invade come le bollicine
di una coppa  di champagne.
E quando il cuore è colmo
di frizzante naturale,
allora canto.
L'apoteosi della gioia, io canto.
Con la voce, con il corpo, con la mente.
Mi lascio andare in diaspora fruttuosa.
E sono seme di una nuova specie
ibridata a forza di ascoltare.


Poesia / Cronaca: Se le emozioni.

 

Irene Navarra, Le rose 〰 Io, AI Olio, 24 Agosto 2023.


Se le emozioni mi prendono la pelle, il cuore,
ogni pensiero, allora spargo petali di rose
raccolti nel giardino.
Ricopro le mie vie di morbidi tappeti
a tinte rosa-rosso di corolle con le storie
che mi hanno vista nascere
e porto in me come un sigillo.
In ogni fiore un personaggio
con cui parlare di vacanze, libri, poesia.
Le rose sono amiche dal profumo genuino.
Non c'è una loro spina che non ami.
E non c'è foglia come carta ruvida
che io non legga nell'andirivieni
degli anni passati a contemplarle.
Incisi dentro il derma vegetale
i tocchi di chi mi ha preceduta.
La quotidiana cronaca del dare.
Sulla mia spalla impronte.
Visioni nella mente
di Incantatrici affaccendate
con il grembiule colmo di strumenti
adatti a costruire i sensi di quel mondo
dove so e voglio stare.



giovedì 24 agosto 2023

Poesia / Frammento 70 : Oro.


Irene Navarra, Oro liquido, AI Olio su tela, 24 Agosto  2023.



Sole al tramonto.
Nuoto nel mare come
Oro liquido
inanellandomi le dita.


lunedì 21 agosto 2023

Prosa / Racconto breve: Henrietta e il drago,


Irene Navarra, Henrietta e il Drago, AI olio su tela, 18 Agosto 2023.


    Vestita di un abito color cannella che le lasciava scoperte le spalle, i lunghi capelli tanto biondi da sembrare bianchi raccolti in una crocchia scomposta sulla nuca, la giovane Henrietta camminava spedita. Il crepuscolo settembrino aveva rinfrescato l’aria e lei voleva arrivare a casa in fretta. Sulla via del ritorno, tuttavia, l’attendeva un imprevisto. Proprio in mezzo al tratturo che si snodava tra i campi e arrivava al cancello di servizio del suo giardino, al centro preciso di una modesta curva a gomito, c'era qualcosa di strano.
    Una forma quasi di piccolo dinosauro con una cresta sul dorso, due miniali aperte sui fianchi e una lunga coda, se ne stava in una fessura del sentiero.
    Henrietta si fermò un pochino interdetta, si stropicciò gli occhi e guardò cercando una messa a fuoco migliore.
    Forse era un'allucinazione. Guardò, quindi, aspettandosi il nulla di sempre.
    E tuttavia la forma era là.
    Sussultava a tratti. Come se respirasse a fatica.
    Che fare?
    Decise di avvicinarsi.
    Avanzò piano, fermandosi a circa mezzo metro da quello che ormai si poteva definire un animale.
    Immerso in una specie di catalessi, a tratti bubbolava. Ovvero buttava fuori l'aria dalle narici in scoppiettii ripetuti.
    Sembrava un incantevole, minuscolo drago bianco. Bianco tutto il corpo, la coda, le creste della testa e del dorso. Le ali e le zampe, invece, viravano in vaniglia caldo.
    Un drago. Uscito da un libro di favole. Divenuto realtà per qualche caso astruso.
    Uno spettacolo incredibile, però.
    Nessuna paura la agitò. Anzi un'intensa ridda di emozioni le si scatenò nell'intimo. Per qualche oscura ragione riusciva a cogliere la fragilità di quella creatura singolare.
    Si inginocchiò, pertanto, accanto alla buca, posò lo zainetto a terra togliendoselo dalle spalle, lo aprì con calma e ne estrasse una sciarpa azzurro cielo di morbidissimo chiffon.
    Sarebbe stata la culla di fortuna per depositarvi il piccolo drago.
    Lui si lasciò prendere senza reagire. Aprì gli occhi, scrutò per un attimo Henrietta con pupille verdissime - due perle smeraldine velate di tristezza - e si rincantucciò tra le sue mani amorevoli, accomodandosi nella sciarpa azzurro cielo che lei rimboccò attorno al buffo muso.
    Poi si addormentò. Profondamente al punto da sembrare esanime.
    Henrietta, però, sapeva con chiarezza che lui viveva, dato che il corpicino iniziava a scaldarsi e il petto andava su e giù, con ritmo regolare.
    Che incontro! realizzò allora Henrietta.
    E corse verso casa.

    Percy intanto sognava quanto gli stava accadendo. Come in un film. A un certo punto si accorse di trovarsi in una cuccia grande e confortevole, accanto a un letto dove riposava la sua salvatrice, emettendo ogni tanto dei lievi sospiri. Di soddisfazione, pensò. Per averlo trovato. Felice dell'ipotesi, si girò sull'altro fianco e continuò a nannare.
    Non stava così bene da molto.
    Aveva vagato e vagato. Una meta c'era, di sicuro. Ma non sapeva in quale luogo.
    Finché non era arrivato alla rustica stradina di terra rossa serpeggiante tra i campi. Là avrebbe avuto inizio la sua vera avventura. In qualche modo sarebbe successo. Lo aveva capito nel suo cuore di drago buono.
    E avveniva per davvero.
    Protetto dai teneri sentimenti di Henrietta, Percy si avviava al termine prefissato per ogni essere della stirpe dei draghi bianchi. Quelli cioè che avevano compiti segreti e delicati da svolgere, e non si trasformavano mai in sputafiamme, pur se impauriti o attaccati.

    Dopo un tempo che Percy non poteva valutare (ore, giorni?), Henrietta gli sussurrò qualcosa all'orecchio, mentre lui ancora planava tra nuvole e fiori, ornandosi le creste di gelsomini nel lungo dormiveglia ristoratore. Aguzzò i suoi ipersensi e udì che gli comunicava una notizia fantastica: Ti chiamerò Percy, bisbigliava accarezzandogli la punta del naso, il diminutivo di Percival. Come lui anche tu hai percorso strade infinite, lo sento. Qui c'è il tuo Graal. Quando ti sveglierai, brinderemo insieme, con latte e succo di lamponi.
    Percy sognò che lei lo battezzava solennemente con quello che era il suo nome sin dalla nascita. Gli faceva cadere alcune gocce di latte sulla testa, scandendo le parole: Tu sei Percy.
    Henrietta lo aveva intuito.
    E ciò significava una cosa sola: lei era la sua meta.
    Dopo questo pensiero, il sonno ritornò pesante e beato.
    E lui fu solo una minuscola anima fluttuante.

    Colma di gioia per l’incontro inaspettato Henrietta parlava di Percy a tutti, ma nessuno le dava credito perché nessuno lo percepiva o vedeva. Non si accorgevano della sua esistenza.
    Credevano che la ragazza fosse lievemente disturbata e non la contrastavano.
    Henrietta chiacchierava con Percy e gli raccontava il suo disagio. Lui ribatteva-spiegava-rintuzzava-assentiva-dissentiva, cercava di consolarla, rappresentandole la poca importanza del fatto che nessun famigliare o amico volesse darle fiducia e partecipare ai loro dialoghi. 
Lei se ne lamentava, mentre banchettavano a pane e miele e bevevano latte con succo di lamponi.
    Chiedeva che distorsione fosse quella.
    Percy viveva in una dimensione parallela visibile solo a lei?
    Lui rispondeva paziente e la invitava alla gentilezza e allo stare di animo sereno.
    Li aspettava un futuro ricco di vicende fascinose. Non doveva crucciarsi. Lei era Sole, Luna, Stelle. Brillava di una Luce abbagliante. Lui era nel suo destino. Questo bastava.

    Destino che, intanto si andava preparando, nonostante le saltuarie ubbie, comunque solo momentanee. Duravano i dieci secondi della preghiera recitata ritualmente in coro quando dovevano esorcizzare qualcosa di brutto, tipo ingiurie e atteggiamenti maligni.
    Per il resto Henrietta e Percy gravitavano in una dimensione perfetta.
    Lei imparava da lui il linguaggio dei draghi: una serie di gorgheggi modulati che erano la chiave per comunicare con i fiori.
    Lui acquisiva da lei le tecniche migliori per arrampicarsi sulle querce e da quelle postazioni privilegiate guardare l'orizzonte, immaginando di arrivarci in volo.
    Percy ascoltava con espressione compunta, nascondendo l'innata dote magica del teletrasporto per sé e per gli amici. Non ne abusava mai. La formazione severa, che gli era stata impartita, si basava sul principio della riservatezza. Che non aveva mai, proprio mai, travalicato.
    Ora era arrivato il momento.
    A voce ferma scandì a Henrietta l'ordine di chudere gli occhi e di contare per tre volte tre.
    Dopo avrebbe potuto riaprirli.
    Lei obbedì d'istinto e seguì le indicazioni.
    Dunque: nel preciso istante in cui le palpebre le si dischiusero, immediatamente comprese quanto era successo e atteggiò la bocca in un oh di stupore. Sedeva, con Percy allato, tra i rami del gigantesco cedro cresciuto sulla collina blu-viola che prima era stata il loro orizzonte.
    Il ritorno sulla quercia fu altrettanto veloce e prodigioso.
    Da quell'esperienza Henrietta non stressò più Percy con lagne inutili. Accettò il suo miracolo e si godette lo scorrere delle stagioni.
    L'Autunno, l'Inverno, La Primavera e l'Estate successivi al loro incontro divennero gli stupendi scenari in cui ambientare la quotidianità, balzando di esplorazione in esplorazione.

    Una notte, prima di addormentarsi nella sua cuccia (si era agli inizi di Settembre), Percy disse a Henrietta che la mattina, al risveglio, sarebbe iniziato quell'itinerario favoloso che il Tempo tesseva per loro.
    Henrietta non capì del tutto, ma si fidava.
    Biascicò e scivolò nelle visioni di ogni notte, con cani, gatti, merli... e Percy. Sapere di un domani con lui, il suo Percy bianco-vaniglia, era già un motivo valido per dormire saporitamente.

    Henrietta e Percy si alzarono all'unisono portati da uno stesso desiderio: uscire alla chetichella per scorrazzare nelle campagne selvagge attorno a casa, scendendo fino al fiume, magari. Fecero la solita colazione di pane con miele, latte con succo di lamponi e presero il viottolo che li avrebbe portati alla calma libertà di quei luoghi deliziosi, dove si erano imbattuti a vicenda.
    Saltellavano, si spingevano, cantavano motivetti d'invenzione. Percy aveva una voce da tenore bella e melodiosa. Chi mai l'avrebbe sospettato in un draghetto bianco e vaniglia! Henrietta intonava il tema di fondo e suonava un immaginario violino, la cui musica si generava magicamente.
    Ah, l'intelligenza dell'universo! Quanto era potente! Nessun software ultratecnologico sarebbe riuscito a eguagliarla. Neanche un briciolo di meraviglia in loro per la sinergia che sembrava scaturire dagli alberi, dal cielo, dal Creato tutto. Erano parte di un prodigio dalla consistenza talmente reale da non dubitarne.
    Scherzando e ridendo, quindi, arrivarono al fiume, alle sue acque turchesi, alle robinie, ai rovi, ai cespugli di vitalba e caprifoglio, ai pioppi e ai salici rigogliosi tra i cui fusti inscenarono lieti giochi innocenti.
    Armonie di una gita in piena letizia.
    Grazia pura.
    Finché non avvertirono un guaire flebile.
    Si precipitarono, Henrietta e Percy, verso il luogo da cui sembrava arrivare il richiamo e giunsero con il fiato corto a una piccola ansa riparata da degli imponenti massi disposti in semicerchio attorno all'acqua a formare un primitivo tempio naturale. E là, in un'erosione profonda della pietra di centro videro un cane riverso nel fango. Sembrava un Setter. Uno dei numerosi spesso abbandonati dai cacciatori. Lo raggiunsero e, mentre Henrietta lo esaminava per vedere se avesse qualche frattura, scoprendolo maschio, Percy le posò il muso sulla schiena e le disse: Te l'avevo preannunciato che questa sarebbe stata una giornata speciale. Ecco, lui sarà il tuo compagno per molti anni e io vi scorterò con il cuore. Ho svolto il mio compito. Entro breve non mi vedrai più. Ma non per questo non sarò accanto a voi. Sono un'infinitesima parte dell'anima che fa vivere l'universo. Io sono voi e voi siete me. Addio, amica cara. Adesso posso tornare in pace al mondo mio d'origine.
    E sparì.
    Con le guance inondate di lacrime e una sofferenza atroce che la lacerava, Henrietta raccolse l'infelice vittima della crudeltà umana e filò rapida verso casa. Percy era al suo fianco, lo sapeva, e la confortava la convinzione che non fosse scomparso completamente.
    La sua dolcezza restava e la aiutava a concentrarsi sul necessario da compiere.
    Quando arrivò nella cucina, rifocillò il cane con del latte e del pane spalmato di miele, poi lo ripulì alla bell'e meglio e lo depose nella cuccia che era stata di Percy. Solo allora lui, il suo strappato a una morte certa, le volse lo sguardo.
    Aveva occhi tondi e verdissimi.
    Due perle smeraldine velate di tristezza.
    Tondi e verdissimi.
    Henrietta gli appoggiò una mano sulla pancia e continuò a piangere.
    Ma non di dolore.
    Di gratitudine.

20 Agosto 2023
Irene Navarra