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giovedì 24 novembre 2016

Poesia / Percezioni (Joker stanco. Con Languore alla maniera di Paul Verlaine).


Languore..
Irene Navrra, Percezioni / Joker stanco, Disegno grafico su schizzo a matita, 2012.

Sono un nauseato Joker che ha deposto tutti i suoi campanelli.
Vivo il Languore di Paul Verlaine
e mi sento:

"l'Empire à la fin de la décadence,
qui regarde passer les grands Barbares blancs
en composant des acrostiches indolents
d'un style d'or où la langueur du soleil danse."

"l'Impero alla fine della decadenza,
che guarda passare i grandi Barbari bianchi
componendo acrostici indolenti
in uno stile d'oro dove danza il languore del sole."

(da Paul Verlaine, Jadis et naguére / Allora e ora, Languer / Languore, 1884.

Mi salverà la poesia?

Per leggere altre mie Percezioni, segui questo link.

mercoledì 23 novembre 2016

Poesia / Percezioni (Donna di sabbia siderale).


Donna di sabbia siderale
caduta per un caso
tra matasse
di pensieri azzurri.
Da quelle onde nacque il mare.
E la mia storia.

Da Percezioni, Definire per definirmi, 27 0ottobre 2011.

La mia storia.
Irene Navarra, Nascita, Disegno grafico, 2011.

martedì 22 novembre 2016

Poesia / Percezioni (Poi dal deserto).


Poi dal deserto nacquero le sfere
della luce che si affoltarono sul sole.
La sabbia rispondeva
agli occhi tinti di calore.
E l’ammiccare diventò
diamante sulle dune asciutte.

Da Percezioni Definire per definirmi, 31 Marzo 2011.

Stupore.
Irene Navarra, Percezioni / Sfere e diamanti, Disegno grafico, 2012.


Poesia / Percezioni (E le farfalle furono umane).



Altri mondi.
Irene Navarra, Percezioni / E le farfalle furono
umane
, Disegno grafico, 2012.












E le farfalle furono umane
creature dai pensieri freschi
come il tinnire di una foglia
per il gelo.
          Quassù! le richiamava
          un alito di bocca cristallina.

(Librarsi nel salto della corda e non
planare, il desiderio della mente pura.
Le mani dilatate in vele, le gambe fili lunghi
sempre più sottili, ma ancora attorcigliati 
tra le zolle che allignano furiose.)

Fino allo strappo d’aquilone e al volo.
Oh, se normale! Tanto lieve.
Niente pietrisco, inciampi, spine.
Solo il flottare trasparente
in crepe sciolte.


Da Percezioni, Definire per definirmi, 21 marzo 2012.


Due critiche che amo molto.

"Una bella cosa decisamente elegante e raffinata, mi fa venire in mente che l'esistenza è sempre un flusso, fenomeno in continua espansione,che provoca il senso dello stupore ed anche di un pochino di mistero...Assomiglia a dei dipinti sui temi delle forme primordiali del linguaggio creativo ...Nacquero in seno alle culture antiche e sono state poi parte integrante del loro processo evolutivo. La visione del mondo allora era ancestrale e profondamente connessa con le tante forze enigmatiche che agiscono nell'Esistenza. L’arte del dipingere - come la parola,ancora vergine, cioè inabusata - era sacra ed evocativa. In quel contesto non ancora mentale, la pittura come la scrittura, fu realtà dei Magi. In quanto sistema di tipo simbolico, capace di descrivere e di attivare le corrispondenze tra loro e il Microcosmo. Il patrimonio dei segni, infatti, esprimeva un preciso intendimento universale, e aveva anche una sicura valenza esoterica, compresa peraltro, e amministrata solo dalle caste primigenie, costituendo un vero tabù la cui violazione era severamente punita. Le più antiche pitture furono pertanto alfabeti iniziatici con i quali l'adepto poteva evocare le Potenze e ordinare il proprio mondo."

Erasmo Serretti

Vedo l'"iniziazione" nel quadro. E’ il "passaggio" della farfalla, l'essere metamorfico che sboccia e finalmente vola sotto lo sguardo degli Avi, degli Dei, degli Antichi disegnati in alto a sinistra: imprecise sagome aperte appena al nostro sguardo di comuni mortali.


Poesia / Frammento 5 (L'illusionista).


Farsi di pensiero.
Irene Navarra, CromoGraffiti, FotoInstagram e grafica, 2016.
                                         
                                                                                 Mi basta alzare gli occhi al cielo
                                                                                 per trasformare
                                                                                                                                      anche
                                                                                 una parete opaca.
                                                                                                                                      Vestirla di riflessi
                                                                                                                                      frutto di riflessioni.
                                                                                 Il mio pensiero è tinta pura
                                                                                 se di fango
                                                                                                                                      è il corpo.

venerdì 18 novembre 2016

Poesia / Irene Navarra - Dentro (L'anima avvolta).


Meditazione 1.
Irene Navarra, L'anima avvolta (Slide 1 per video), Disegno grafico, 2016.

Meditazione 2.
Irene Navarra, L'anima avvolta (Slide 2 per video), Disegno grafico, 2016.

 La lirica è tratta da "Dentro" (Luglio Editore), Premio Mesagne 2013.
Dopo le due piccole strofe che la compongono, una mia considerazione sul nostro vivere
avendo come compagna ineluttabile la morte.

Meditazione 3.
Irene Navarra, L'anima avvolta (Slide 3 per video), Disegno grafico, 2016.

E ora il video.


Visita i miei siti Qui.
Qui.

venerdì 11 novembre 2016

Poesia / Derive - Rimedi (Autocontrollo - Seconda lezione: sul presente e sul passato).



Irene Navarra, Sole (Bozzetto per video), Disegno grafico, 2015.








Fatemi stare al sole ancora un poco
prima che arrivi il freddo dell'Autunno.
Mi punge acuto il suo presagio
Irene Navarra, Le parole di Saffo 1 (Bozzetto per video), Disegno grafico, 2015.
per quanto la mia pelle sia rovente
nei raggi come monoliti d'oro.

Da lì impararono gli Achei:
solide architetture
astuzia
sicumera
e l'inflessibile costanza
di fingersi (coscienti)
provetti abitatori dell'Olimpo.

               Anch'io l'apprenderò
               quest'arte subdola che salva.
Irene Navarra, Le parole di Saffo 2 (Bozzetto per video), Disegno grafico, 2015.
               Sarò immodesta e luminosa.
               Tenendomi naturalmente
               a debita distanza.

Dal mio Derive, (GA 2009).

















E ora il video. Guardatelo.
Vi troverete una splendida lirica di Saffo recitata in greco antico e lingua nostra.



giovedì 10 novembre 2016

Poesia / Dentro (Cronaca di un'Assenza - Lascio vestiti e pelle).

Lascio vestiti e pelle
lungo le piste per l’Isonzo,
mi tuffo dall’Olimpo masso
erratico e punto all’altra riva.

(Nell’intervallo c’è la vita e la sua morte.)

Chissà se dentro la corrente
sarò sirena e sceglierò la foce
non la sponda. Con una mano
sopra il dorso del delfino
che mi attende l’anima
e guida la mia mente.

Dal mio Dentro, Luglio Editore, 2013 / Premio Città di Mesagne 2013.

La mia Anima-Delfino solca libera le corenti dell'Essere.
Irene Navarra, Anima-Delfino, Disegno grafico, 2014.

E mentre rileggo i miei versi penso  Idéal  di  Charles Baudelaire.
E credo di poter solcare anch'io le correnti dell'Essere come un buon nuotatore.

"Al di sopra degli stagni e delle valli,
dei monti e dei boschi, delle nuvole e dei mari,
oltre l'etere e il sole, oltre i confini
delle sfere stellate,
spirito mio, agilmente ti muovi
e come un nuotatore a suo agio tra le onde
solchi eccitato la fonda immensità,
con indicibile e maschio piacere."

Da Charles Baudelaire, I fiori del male - Idéal, vv. 1 - 8, 1857¹, 1868.
Traduzione di Irene Navarra.


mercoledì 9 novembre 2016

Poesia / Derive - Rimedi (Autocontrollo - Prima lezione: sul presente).



Irene Navarra, Serpente di pietra (Bozzetto per video), Disegno grafico, 2015.
















Respirazione lieve
polso lento
ginocchia che non cedono
niente noce pulsante nella gola
indifferente
algida
stessa pupilla gialla del serpente
appeso come un ornamento
sul ramo sopra la mia testa.

Sul ramo di quell'albero
cortese d'ombra e fresco
che rende mormorante
ogni giardino.

Dal mio Diario lirico Derive (GA 2009).



Non sempre un aspetto gentile porta buone cose.
Irene Navarra, L'albero del serpente (Bozzetto per video), Disegno grafico, 2015.
















 


E questo è il video dedicato.

mercoledì 2 novembre 2016

Poesia e Arte / Irene Navarra (Il Ramo d’oro).




Irene Navarra, Il Ramo d'oro, Disegno grafico, 2013.
Primo tempo



Sono questo, sono quello, sono là e là
e ancora là, nel centro, da ogni lato ben
visibile. Tribune attorno all’ancheggiare
disumano da sirena nell’acquario.

Flash di fotografi, fiori malvazzurri,
frutta perlacea sul corallo e un trono
di cristallo fluido che allenta la sua forma,
si amalgama con me, ricopia il mio sorriso.

     Il ramo d’oro della mente mi ha procurato
     solo cannocchiali rovesciati, Re Pescatori
     languidi e tramagli stesi su ricci
     austeri dagli aculei aguzzi.
    
Da: Irene Navarra, Dentro, Il ramo d’oro, Luglio Editore, 2013, pag. 67.




Secondo tempo

Al fondo della queste
la religione della morte.
Oh, se non avessi mai reciso il Ramo d'oro!

Da: Eteronimo IH48, Frammento 4 (Il ramo D’oro).


Il perché delle liriche sta nell'inizio di un libro che amo molto:

"Chi non conosce Il Ramo d'oro del Turner? La scena del quadro, tutta soffusa da quella aurea luminescenza d'immaginazione con cui la divina mente del Turner impregnava e trasfigurava i più begli aspetti della natura, è una visione di sogno di quel piccolo lago di Nemi, circondato dai boschi, che gli antichi chiamavano «lo specchio di Diana». Chi ha veduto quell'acqua raccolta nel verde seno dei colli Albani, non potrà dimenticarla mai più. I due caratteristici villaggi italiani che dormono sulle sue rive e il palazzo egualmente italiano i cui giardini a terrazzo digradano rapidamente giù verso il lago, rompono appena l'immobilità e la solitudine della scena. Diana stessa potrebbe ancora indugiarsi sulle deserte sponde o errare per quei boschi selvaggi.
Nei tempi antichi questo paesaggio silvano era la scena di una strana e ricorrente tragedia. Sulla sponda settentrionale del lago, proprio sotto gli scoscesi dirupi su cui si annida il moderno villaggio di Nemi, si ergeva il sacro bosco e il santuario di Diana Nemorensis, la Diana del bosco. Il lago e il bosco erano spesso conosciuti come il lago e il bosco di Aricia. Ma la città di Alicia (l'attuale Ariccia) era situata più di tre miglia lontano, ai piedi del monte Albano, separata per mezzo di un'aspra pendice dal lago che giace in un piccolo cratere sul costone della montagna. In questo bosco sacro cresceva un albero intorno a cui, in ogni momento del giorno, e Il re del bosco probabilmente anche a notte inoltrata, si poteva vedere aggirarsi una truce figura. Nella destra teneva una spada sguainata e si guardava continuamente d'attorno come se temesse a ogni istante di essere assalito da qualche nemico. Quest'uomo era un sacerdote e un omicida; e quegli da cui si guardava doveva prima o poi trucidarlo e ottenere il sacerdozio in sua vece. Era questa la regola del santuario. Un candidato al sacerdozio poteva prenderne l'ufficio uccidendo il sacerdote, e avendolo ucciso, restava in carica finché non fosse stato ucciso a sua volta da uno più forte o più astuto di lui."

Da: James G. Frazer, Il ramo d'oro, Studio sulla magia e la religione, Capitolo I: Il re del bosco.

E ora il video.


Il Riccio del Disegno grafico e del Video è opera dell'artista Silvia Valenti.

martedì 1 novembre 2016

Poesia / Frammento 4: (Non c'è rimedio).


Irene Navarra, Puntelli, Disegno grafico, 2011.










Puntelli vani
a braccia inaridite -
Susino muore.











Vuoi conoscere delle lezioni poetiche di Autocontrollo?


Autocontrollo / Addio
(Sesta lezione: sul reale e il suo doppio)


Non si finisce mai di essere apprendisti.
Anche davanti a un albero si impara.
Gli occhi allargati nel folto della chioma,
ascolto ciò che l'albero mi dice
abbandonando un po' di più le fronde al vento.

Oggi ho legato attorno al tronco del susino
un nastro variegato che porta primavera.
Credo che l'albero mi guardi.
Giro le spalle,
gli offro il mio commiato.
Le mani come tramatura fitta di una foglia.

(Da Derive, GA, 2009) 

lunedì 31 ottobre 2016

mercoledì 19 ottobre 2016

Poesia / La lezione di Galileo Galilei.


Irene Navarra, Cecità, Disegno grafico, 2012.

In un momento della mia esistenza, mi ritrovai a brancolare nel buio.
Ero cieca.
Cieca e sofferente.
Come se mi avessero cavato gli occhi con un uncino arroventato.
Mi salvarono la riflessione e Galileo Galilei.
Uno spirito-guida per me.
Sapiente pur senza la luce dello sguardo.
Così ripresi il viaggio.


Cecità e Controcecità

Un poco prima dell’impatto
gusti la sferza carneviva
del cadere libero.

Esaltazione empia nel tuo attimo risibile.

Potresti essere Dio?
Solo intensive.
Come dice il Galilei
dalla radice dei suoi occhi spenti
giustificato alfine da una fede indotta.

E questo invero
ironica /
approfondita /
mente.


20 dicembre 2007 (Sottraendomi all'Inquisizione.)
Da Irene Navarra, Derive / Il Mondo Fuori, GA, 2009.


La mente umana è opera di Dio. Perciò l’uomo può compiere cose stupefacenti nella conoscenza raggiungendo, settore per settore, una profondità sicura che “agguaglia quella divina nella certezza obiettiva”. La differenza tra l’uomo e Dio sta nel fatto che il primo ha capacità solo intensive, Dio invece le possiede sia intensive che estensive.

[…]
Salviati. Molto acutamente opponete; e per rispondere all’obbiezione, convien ricorrere a una distinzione filosofica, dicendo che l’intendere si può pigliare in due modi, cioè intensive o vero extensive: e che extensive, cioè quanto alla moltitudine degli intelligibili, che sono infiniti, l’intender umano è come nullo, quando bene egli intendesse mille proposizioni, perché mille rispetto all’infinità è come uno zero; ma pigliando l’intendere intensive, in quanto cotal termine importa intensivamente, cioè perfettamente, alcuna proposizione, dico che l’intelletto umano ne intende alcune cosí perfettamente, e ne ha cosí assoluta certezza, quanto se n’abbia l’istessa natura; e tali sono le scienze matematiche pure, cioè la geometria e l’aritmetica, delle quali l’intelletto divino ne sa bene infinite proposizioni di piú, perché le sa tutte, ma di quelle poche intese dall’intelletto umano credo che la cognizione agguagli la divina nella certezza obiettiva, poiché arriva a comprenderne la necessità, sopra la quale non par che possa esser sicurezza maggiore.
 […]
Concludo per tanto, l’intender nostro, e quanto al modo e quanto alla moltitudine delle cose intese, esser d’infinito intervallo superato dal divino; ma non però l’avvilisco tanto, ch’io lo reputi assolutamente nullo; anzi, quando io vo considerando quante e quanto maravigliose cose hanno intese investigate ed operate gli uomini, pur troppo chiaramente conosco io ed intendo, esser la mente umana opera di Dio, e delle piú eccellenti.

Da G. Galilei, I due massimi sistemi del mondo, in La prosa, Sansoni, Firenze, 1978, pagg. 361-362.

Cieca cadevo. Mi salvò Galileo.

Per saperne di più sulla mia poesia, Va' al mio sito..
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sabato 8 ottobre 2016

Poesia / Premio Campana - Aleramo.


Per ricordare.
Irene Navarra, Piccoli segni, Disegno grafico, 2016.



Premio di Prosa lirica promosso dal Centro Studi Campaniani di Marradi (Firenze) in occasione del Centenario dell’incontro di Dino Campana con Sibilla Aleramo (3 agosto 1916).
Il mio scritto si è qualificato nei primi dieci (su 138 partecipanti).
L’ho presentato con lo pseudonimo de L’Alchimista perché così amava definirsi Dino Campana.
Nel testo ci sono richiami al suo lessico ed evocazioni oniriche del luogo in cui avvenne l’incontro (il Barco, una località sui monti dell’Appennino toscano).




 Io ti veglio, tu mi culli nel cuore.

In questo meriggio d’Agosto la stanza è un nido d’ombra inciso d’oro bizantino. Da fuori mi arriva la cantilena azzurra di campane sopra lo scroscio del fiume tra le forre e un lamentarsi estatico di tortore. Il cedro bisbiglia alle persiane socchiuse in fruscianti carezze. Voci. Io le respingo come echi di un mondo ormai lontano.
Sto bene qui, assorto nel riverbero prezioso della luce sul tuo corpo nudo.
Tu dormi serena, io ti veglio.
Se stendessi la mano, ti potrei toccare.
Sì, ti potrei toccare.
Ma non oso.
Ammiro l’avorio delle braccia alzate a incorniciare il capo, le curve dolci delle ascelle, la grazia sciolta della chioma.
Ho il nostro amore tatuato addosso. La pelle è pesta per le strette, i graffi, i colpi furibondi. Quando ci possediamo, sei un’ardua, selvaggia creatura. Ora, nel sonno, sorridi intimamente per una tua vaga chimera. Ti esploro con occhi di gorgo vorace. Voglio morderti la bocca di prugna. Inondarti della passione che mi sfianca. E invece, inerte, ti contemplo. Avvinto all’ambra delle tue fattezze.
T’amo d’amore più abbagliato dopo ogni incontro.
Non ti svegliare. Io sono il tuo respiro. E ti respiro e percorro le tue rose: le guance, le labbra, il seno, il morbido del ventre, delle cosce, l’arcano in cui sublimo ogni orizzonte. Non ti svegliare.
Io vivo in te la mia compiuta forma vera.

Non mi svegliare, amore.
Lo so: mi sfiori con lo sguardo e ti fai mio respiro.
Poi mi scendi nel cuore e ti riposi.
Così ti cullo, divino amante.
Per te coltivo le mie rose. Ne spargo i petali sul nostro cammino.
Non mi svegliare, amore.
Lasciami nell’incanto.

sabato 23 luglio 2016

Haiku / Noterelle un po' critiche (1). Con determinazione.


L’haiku, per essere davvero tale, deve vibrare di un sentimento del tempo che doni a tutte le cose cantate il colore struggente della durata ineffabile.
Deve essere sabi.
E lo è soltanto quando cristallizza l’istante rappresentato, uniformandolo all’eterno. 

Scrive Kobayashi Issa (1763 – 1828):

Tada oreba
Oru tote yuki no
Furi ni keri

C’ero soltanto.
C’ero. Intorno
mi cadeva la neve.

Traduzione di Mario Riccò  (che usa la punteggiatura con il beneplacito di Paolo Lagazzi).

Irene Navarra, Solitudine e neve, Disegno grafico, 2016.


Nessuno dei grandi critici e traduttori contemporanei di haiku, nessuno dei grandi scrittori antichi e attuali di haiku ha mai teorizzato il divieto di usare la punteggiatura nella creazione o nella versione di un haiku in qualsiasi altro idioma. Chi lo suppone, inventa. Chi lo prescrive, inventa e appiattisce. Ciò vale ancora di più per l’Occidente. Ora come ora ci sono troppi “maestri” di scarsa apertura e massima presunzione. Ovvero: sapere che l’assenza dell’ego non è una caratteristica di questo genere poetico bensì della lingua giapponese stessa, potrebbe spalancare scenari inusitati ai falsi haijin che ritengono legge il contrario. 

venerdì 27 maggio 2016

Haiku / Meditazione 7 (Pagine bianche).


Per conoscere il sé profondo.
Irene Navarra, Pagine bianche, Disegno grafico, 2016.

Pagine bianche.
Scavalcandole piano
mi perdo l’ego.

White pages.
Bypassing them slowly
I lose my ego.

La I iniziale del mio nome - davvero smodata -
rappresenta il voluto controcanto del contesto.
Tutto passa.
Esorcizziamo quindi ogni tristezza di vita con consapevole ironia.

lunedì 11 aprile 2016