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mercoledì 16 settembre 2020

Poesia / L'opera incompiuta: Nel verde.


Siamo al Terzo Tempo de L'opera incompiuta. Nel verde. Qui tento la trasformazione panica. Divento foglia. Ma non una foglia qualsiasi. Sono la foglia, ovvero un essere immaginario diverso dal me precedente. Mi faccio Altro. Tuttavia solo nella mente. La chiave del cambiamento è data da un assioma ora come ora inconfutabile:

IMMAGINO QUINDI SONO.

Così sia.

Irene Navarra, Metamorfizzando, Fotografia e Grafica, 2020.


Nel verde
(solo qualche inusitata volta)
riconosco l’assetto delle cose.

Anche di me
che sono un ibrido
di indipendenze brusche
dal conformismo unanime
e ammiccamenti occasionali.
Inconsapevoli dapprima.
Poi rei di adattamenti eccentrici.
Anomali in materia e forma. Impersonali.

(Ora m’inerpico sui bordi di una foglia. 
Con polpastrelli di smeraldo attingo
l’umore naturale come fosse vino.
Drenando sangue e linfa
so la bellezza duratura
delle vene della Terra.)

 

lunedì 14 settembre 2020

Poesia / L'opera incompiuta: E adesso che si forma/sforma.


Secondo Tempo.

E adesso che si forma/sforma
sopra il palmo una materia rara,
un fibrillante tossico d’arsenico,
come frenare la trasformazione
sapendo il mio destino da esiliata
senza riferimenti e tradizioni?

(Lasciarsi andare nel mutato aspetto.
Sperando un decantarsi favoloso
da miracolo immediato.)


Irene Navarra, Screenshot da Dentro / L'anima avvolta - video, 17 novembre 2016.


La lirica E adesso che si forma/sforma costituisce il secondo momento della raccolta L'opera incompiuta. Strettamente collegata a Il nocciolo della questione, ne è lo svolgimento naturale. E lo dichiaro, affermando decisa: Sono qui, non lo voglio ma sono qui, diversa perché privata di gran parte della mia energia vitale, sono qui orfana, ferita, sminuita. Sono qui in trasformazione da perdita. Sono qui perdio! E se anche tento di adeguarmi alla nuova condizione, se anche mi plasmo e riplasmo, rimango incompiuta per necessità ineluttabile. Quindi imperfetta.
La sostanza che si enuclea da questo sciupio di vigore è un fibrillante tossico d'arsenico.
Veleno puro che mi tiene con la sua minaccia al di qua di ogni salvezza?
Sì, forse. Ma non mi resta altro che nutrirmi di questo impensabile cibo mentre il presente va in scena con il suo estremo paradosso: gli esseri incompiuti hanno futuro, i compiuti, no.
Scelgo, dunque, la dimensione del sogno in cui tutto può avvenire ed essere limpidamente  come "infinita ombra del Vero" (cit. da Giovanni Pascoli, Poemi convivialiAlexandros, v. 20).
Seguendo la legge dei visionari, posso esistere.

sabato 12 settembre 2020

Haiku / "Ragnatela" e "Lungo i binari in un giorno di dolore".


Irene Navarra, Ragnatela, FotoInstagram, 5 febbraio 2016.

Ragnatela

Anima tersa
in corpo vegetale.
Di vetro e luce.

A proposito del mio modo di fare haiku: sono anche una poetessa gendai
(un po' alla maniera di Kerouac).
Riporto alcuni significativi concetti da un articolo di Luca Cenisi (da I gendai haiku: un primo approccio teorico, in CINQUESETTECINQUE - Blog italiano per lo studio della poesia giapponese).
.

«Prendendo in prestito le parole del poeta austriaco Dietmar Tauchner (Lo haikai vive di novità. Breve introduzione ai gendai haiku, 2015), possiamo dunque affermare che lo haiku moderno (gendai) “riguarda ogni aspetto della vita umana, incluse le esperienze della guerra, le conseguenze dei conflitti nucleari, e via dicendo”.
Da un punto di vista compositivo, il poeta gendai non segue regole prestabilite. Il modello 5-7-5 viene, infatti, spesso sostituito da uno schema più “aperto” (jiyuritsu 自由律 o “forma libera”), mentre lo stacco (kire 切れ), pur continuando a trovare largo impiego, può non di rado perdere la propria referenzialità nell’economia complessiva dello scritto.
Per contro, conquistano maggior spazio figure retoriche come la metafora e l’analogia, in grado di veicolare esperienze e significati al di là del puro dato letterale; il linguaggio si arricchisce del valore del simbolo, seguendo uno sviluppo meno diretto e immediato e maggiormente prospettico, esaltando la semantica delle parole mediante processi di associazione o contrasto più raramente riscontrabili negli haiku tradizionali.
A giocare un ruolo determinante, nella stesura di un buon gendai haiku, rimane la profonda consapevolezza del momento storico-sociale in cui vivono l’autore e il lettore, il desiderio di vivere pienamente il presente percependo quel soffio vitale che anima ogni cosa, anche quegli oggetti o avvenimenti che ne risultano apparentemente privi.»
Quindi:

Lungo i binari in un giorno di dolore (Identificazione).

Cuore di ragnatela dentro il petto
trafitto dal Distacco acerbo.
Di vetro sì. Ma senza luce.

All'improvviso lo sfolgorio di un treno.
Il suo rapido argento
e il ritmo di metallo nel silenzio.

martedì 8 settembre 2020

Poesia / L'opera incompiuta: Il nocciolo della questione (Con Paul Verlaine).


Riccardo Bortolami, Variazioni, Acquerello e Grafica, 2013.

Primo Tempo.

Che la Vita fosse anche Morte io lo sapevo. L'avevo già provato il sentimento del Distacco, della Perdita, dell'Assenza. Pensavo di essermi vaccinata contro le ferite provocate dalla sparizione di una creatura amata. In fondo le esperienze servono! mi dicevo. Ti abituano, mi ripetevo. Ti piegano sì, ma nel contempo ti rendono incredibilmente forte. Li hai sentiti sulla tua pelle quegli attimi tremendi che separano il tuo respiro dal respiro di chi si sta involando. Ricicli quell'angoscia troppo intensa della prima volta, la smorzi, sminuisci, sopporti quindi, crescendo in consapevolezza, chiarendo alla coscienza ciò che non siamo e non saremo e non vorremmo mai. Te lo  racconti, convinta di riuscirci.
E invece no, no, no.
Il dolore dilaga impetuoso, travolge, scardina cuore e mente. È ormai allenato a invaderti - ha il fiato lungo dei fondisti - e lo fa con scienza imbevendoti di certezza negativa, cellula dopo cellula. Tenti di urlarlo, il tuo dissenso. Poi lo sussurri, lo manipoli, ne fai storie di resilienza feroce e saggia.
Fai, fai, fai.
Ma non serve a nulla. Che cosa rimane, pertanto, di tutto il tuo nuovo soffrire? Rimane attorno a te il maledetto vivere senza. Un insulto, un'imperfezione, una frattura violenta tra l'Essere e il Non-Essere. Un'illusione. Alla fine un tedio sottile che ti logora l'anima.
E finalmente ci arrivi: l'esistere, per la sua stessa materialità in sgretolio continuo, è sempre un'opera incompiuta.
Per compierla te ne saresti dovuto andare anche tu.
Ma sei ancora al mondo a macerarti.

Ecco, ho capito. Sono tuttora qui. La mia opera è di fatto incompiuta. Patisco una pena da mancanza. Da dimezzamento. Chi mi completava ha esaurito il suo tempo.
Aspetterò che si compia il mio.
Stornando qualsiasi ricatto sul tema del dovere etico, della ripresa socialmente esemplare.
Voglio la solitudine. E il silenzio.
Non ho interesse per quanti non sanno del mio vino già bevuto e del mio pane già mangiato.

Questa sostanza da alterare 
io l’ho premuta,
ripremuta
anche spillata
quando scivolava
in subdolo fluire tra le dita.
Ne ho tratto un frutto minimo
che sa di decadenza.
Una molesta opera incompiuta.


Ah! Tutto è bevuto! Non ridi più, Batillo?
Tutto è bevuto, tutto è mangiato! Niente più da dire!
Solo, un poema un po’ fatuo che si getta alle fiamme,
solo, uno schiavo un po’ frivolo che vi dimentica,
solo, un tedio d’un non so che attaccato all'anima!

(Ah! tout est bu! Bathylle, as-tu fi ni de rire?
Ah! tout est bu, tout est mangé! Plus rien à dire!
Seul, un poème un peu niais qu’on jette au feu,
seul, un esclave un peu coureur qui vous néglige,
seul, un ennui d’on ne sait quoi qui vous afflige!)

Da: Paul Verlaine, Languore (Langueur), in Allora e Ora (Alors et maintenant), vv. 10 - 14.

sabato 5 settembre 2020

Poesia / Frammento 20 (Amore eterno. A Pablo golden retriever che non c'è più).


Irene Navarra, Pablo Amato Cane, Fotografia, 2015.


In questi tre Frammenti lirici ispirati agli Haiku tradizionali giapponesi è contenuta la storia di Pablo e mia. Lui mi è stato consegnato allungandomi una corda bianca e verde da barca.
Aveva una cima nautica legata attorno al collo.
Io ho teso d'istinto la mano e l'ho accolto come il bene più fragile e prezioso esistente al mondo. Per una settimana l'ho accarezzato solo sfiorandolo. Era terrorizzato e talmente magro che temevo di romperlo, se l'avessi toccato con meno dolcezza.
Poi, piano piano, il legame con il vissuto precedente ha incominciato ad allentarsi, disperdendosi in sfilacci logori. Finché non è rimasto nulla che lo riportasse all'angoscia con devastanti attacchi di panico. Finché si è accesa anche in Lui la luce brillante e calda che già splendeva in me.
Nove anni e mezzo è durata la nostra avventura fatta di giorni limpidi dal sapore di mare, vento, terra rigogliosa della nostra Regione benedetta, bosco, fiori, fichi raccolti dagli alberi. Immersi in serene meditazioni con gli occhi rivolti all'orizzonte e al cielo, non ci accorgevamo di nulla che non fosse Grazia pura, colmi com'eravamo di letizia.

Adesso il nostro tempo terreno è finito.
Si è interrotto alle ore sette e venti del venticinque agosto appena passato.
Pablo è entrato nel riposo vero, respirando lieve dopo molto dolore, mentre stringevo tra le dita il mio tempo spirituale inanellato al suo. Quello che non conosce né passato né futuro. Quello che stava lì, nel mio cuore mentre il suo cessava di battere. Quell'hic et nunc nutrito d'Assoluto in cui tutto si ferma e si fa presente etereo ma eterno.

Ecco, queste piccole liriche mi hanno raggiunta quasi per caso, in un momento del pomeriggio di ieri. Me ne stavo al sole con Lui che ritornava a me in corsa gioiosa. Così mi sono raccontata le tappe del meraviglioso viaggio intrapreso uniti. Dal principio. E sono stata meglio.

Tendo la mano:
un cane per destino
se ne fa culla.

E inizia il gioco
del naso contro naso
zampa sul cuore.

Andare insieme.
La vita è come seta
quando si ama. 

domenica 30 agosto 2020

Poesia e Musica / La guerra gentile - Onda 5: Rinascita (Ascoltando le "Leggende" di Antonín Leopold Dvořák).

 
Breve racconto lirico della lotta tra il Bene e il Male
come Nota a Margine delle Leggende op. 59 di Antonín Leopold Dvořák.

Siamo alla quinta tappa del percorso ispirato alle magnifiche musiche del compositore ceco.
Per le motivazioni di questa mia scelta poetica clicca qui e leggi.

Personaggi: Armonia, Mostro.


Irene Navarra, Rinascita, Disegno grafico, 2020.


Onda 5: Rinascita
(Da leggersi ascoltando il Decimo movimento - Andante - delle Leggende di Dvořák).

Uno rapido sussulto nella mente.
Bagliori in velature lievi.
Sento che Lui mi accetta
e si conforma.
Comunica visioni astrali.
Quelle d’Inizio.
Immagini si snodano:
la nascita in cristalli cosmici,
i voli iridescenti,
la caduta.
E poi
anelli che si legano
ad anelli sempre più radiosi.

Siamo due fiamme vive
in libero fluire.
Fremiti puri e consenzienti.
dello stesso cuore.

Qui di seguito il Decimo movimento delle Leggende del compositore ceco nell'esecuzione di Cristian Măcelaru (DR Sinfonieorchester). Ha ispirato la mia Onda 5 per il senso di pacatezza che infonde.




sabato 29 agosto 2020

Poesia / Diario: La bellezza collaterale (Ci sei. Ma non fai rumore).


Irene Navarra, La mia Camelot, FotoInstagram.
Gorizia, 19 aprile 2015.

(Piccoli poemi in prosa alla maniera di Charles Baudelaire)

Ci sei ma non fai rumore

Non ci sono parole adatte a descrivere la divina armonia dei momenti fissati nelle immagini a corredo del post. In quegli anni tutto era perfetto. I luoghi brillavano di storie positive. Erano incise nei sassolini dei sentieri, negli alberi centenari, nei fiori.
Allora vivevo in sintonia con l'universo e spesso, rapita da una letizia profonda, abbracciavo un tronco rugoso di quercia oppure passavo la mano aperta in carezze leggere tra le bordure colorate delle aiuole. Per il chiaro percepire di una dimensione altra, mi abbandonavo sensitivamente alla ricerca della felicità. Che mi si dischiudeva sempre. Pablo ne era umile e inconscio tramite. Trascinandomi infatti in avventure  minime e straordinarie, tutto eccitato di spontanea curiosità, favoriva il nascere di intuizioni prodigiose. Fino alla rivelazione del sacro aspetto intimo di ogni elemento naturale. La fantastica Camelot del Parco del Monastero delle Orsoline con la sua tavola rotonda e i suoi sedili di arenaria diventava così lo scenario magnifico di un'esplosione di gioia intensa che finiva in danza e corse al ritmo allegro di zampe e piedi battuti freneticamente sul terreno.

Quel tempo è stato inghiottito dal dolore del Distacco.
Tu, Pablo - compagno di molte avventure, mia amabile creatura - ci sei ancora. Ho nei palmi delle mani il tuo odore delicato, negli occhi l'eleganza dell'incedere. Sei radicato nei miei pensieri. Ogni lacrima è un riflesso dell'immenso splendore della nostra vita insieme.
Ci sei. Sereno e, finalmente, libero.
Ci sei. Ma non fai rumore.
Posso ricrearti in visioni precise. Vederti mentre rotoli da un pendio, insidi un gatto, fissi l'orizzonte e il cielo nell'attesa di un volo d'uccello. Posso rimodellarti, insomma, nella grazia del tuo essere con la forza dell'immaginazione. Mi riesce facilmente. 
Ma non posso modulare la tua voce, il fruscio dell'erba al tuo passaggio, il suono secco delle unghie sul pavimento di casa.
Ci sei. Ma non fai rumore.
E ciò mi strazia.
Così, per quanto io mi affanni a cercare il lato lucente della medaglia, non riesco proprio a trovare la bellezza collaterale dei miei giorni senza te.

Irene Navarra, Tutto il mio mondo, FotoInstagram,
Gorizia, 17 gennaio 2016.


lunedì 17 agosto 2020

Poesia e Musica / La guerra gentile - Onda 4: La vittoria (Ascoltando le "Leggende" di Antonín Leopold Dvořák).


Breve racconto lirico della lotta tra il Bene e il Male
come Nota a Margine delle Leggende op. 59 di Antonín Leopold Dvořák.

Siamo alla quarta tappa del percorso ispirato alle magnifiche musiche del compositore ceco.
Per le motivazioni di questa mia scelta poetica clicca qui e leggi.

Personaggi: Armonia, Mostro.


Irene Navarra, Apocalissi 4 / La vittoria, Disegno grafico, 17 agosto 2020.


Onda 4: La vittoria
(Da leggersi ascoltando il Settimo movimentoAllegretto grazioso - delle Leggende di Dvořák).

La tregua abnorme prima della fine
porta un pulsare eccentrico.

Follia di sensi inquieti.

Lo vedo chiaramente, ora.
Lui che si allenta a un dilagare
azzurro. Azzurra nube espansa 
nel mio sguardo.
Insisto dentro un ritornello
che si compone all’aria fervida.
E sta.
Bimbe di porcellana in vesti bianche,
il mio esercito gentile.
Armate ad arabeschi come i pizzi
rugiadosi delle ragne in caccia
tessono trame lusinghiere.

Ta da, Ta da, Ta da, Ta da, Ta daaaa.
Ta da, Ta da, Ta da, Ta da, Ta daaaa.

Io filo stami di una nuova essenza.
Lui si adagia.

Qui di seguito il Settimo movimento delle Leggende del compositore ceco (Budapest Festival Orchestra · Iván Fischer).  Ha ispirato la mia Onda 4 per l'intensa gioia che trasmette.




mercoledì 12 agosto 2020

Poesia e Musica / La guerra gentile - Onda 3: La battaglia (Ascoltando le "Leggende" di Antonín Leopold Dvořák).


Breve racconto lirico della lotta tra il Bene e il Male
come Nota a Margine delle Leggende op. 59, B. 117, di Antonín Leopold Dvořák.

Siamo alla terza tappa del percorso ispirato alle magnifiche musiche del compositore ceco.
Per le motivazioni di questa mia scelta poetica clicca qui e leggi.

Personaggi: Armonia, Mostro.


Irene Navarra, Apocalissi 4 / La battaglia, Disegno grafico, 12 agosto 2020.


Onda 3: La battaglia

Uno stillare tenue
coi fiori blandi dell’Aurora
attorno alla materia orribile
sorpresa della mia bellezza.
E il sole che trionfa sui pensieri
serrati in scatole di Tenebra.
E l’Armonia che si fa strada
e sale lungo i canaloni stretti
di una vita opaca.
Verso la cima.
E oltre.
Mirando al punto luminoso
dove la terra si fa cielo.


Ripropongo la versione integrale orchestrata delle Leggende citate. L'esecuzione è della Scottish Chamber Orchestra sotto la direzione di José Serebrier. Buon ascolto. Su You Tube potrete trovarne delle valide interpretazioni anche per pianoforte a quattro mani (Antonin Dvořák -Legends op.59 Ani & Nia Sulkhanishvili).




martedì 11 agosto 2020

Poesia e Musica / La guerra gentile - Onda 2: Strategie (Ascoltando le "Leggende" di Antonín Leopold Dvořák).


Breve racconto lirico della lotta tra il Bene e il Male
come Nota a Margine delle Leggende op. 59, B. 117, di Antonín Leopold Dvořák.

Siamo alla seconda tappa del percorso ispirato alle magnifiche musiche del compositore ceco.
Per le motivazioni di questa mia scelta poetica clicca qui e leggi. 

Personaggi: Armonia, Mostro.


Irene Navarra, Apocalissi 3 / Strategie, Disegno grafico, 10 agosto 2020.


Ripropongo la versione integrale orchestrata delle Leggende citate. L'esecuzione è della Scottish Chamber Orchestra sotto la direzione di José Serebrier. Buon ascolto. Su You Tube potrete trovarne delle valide interpretazioni anche per pianoforte a quattro mani (Antonin Dvořák -Legends op.59 Ani & Nia Sulkhanishvili).




Onda 2: Strategie

Intanto percepiamo i nostri umori.
Fangoso, il suo, sul mio corpo leggero.
Si muove in lente scie.
Vorrebbe possedermi
mentre mi avvolgo in spire
e filtro nel suo fiato
piegando la violenza bruta
al mio sgorgare sciolto.

lunedì 10 agosto 2020

Poesia e Musica / La guerra gentile - Onda 1: Assetto di guerra (Ascoltando le "Leggende" di Antonín Leopold Dvořák).


Breve racconto lirico della lotta tra il Bene e il Male
come Nota a Margine delle Leggende op. 59, B. 117, di Antonín Leopold Dvořák.


Personaggi: Armonia, Mostro.


Irene Navarra, Apocalissi 1, Disegno grafico, 8 agosto 2020.


La prima volta che, su suggerimento dell'amica pianista Michela Cuschie, ho ascoltato le Leggende di Dvořák, mi sono sentita invadere da uno sconfinato senso di gratitudine per il musicista e per chi mi aveva portata a conoscerle. Poi, mentre mi compiacevo con una sorta di sensualità innocente di quell'esperienza, mi si formavano nella mente strutture mutevoli conteste di chiarore e tenebra e risaltanti sul sfondi quasi apocalittici. Non erano personaggi veri e propri quelli che lottavano nel mio mondo temporaneo fatto di suoni, sfumature, bagliori accesi e subito spenti. Erano aspetti di quel vasto affresco primordiale che noi supponiamo alla base della civile consistenza. Era il mito d'origine. La lotta tra il Bene e il Male in cui il mio Bene aveva un fluire armonico, il Male invece si reggeva sull'orrido e sul deforme: caratteri, questi, che intuivo inevitabili per chi non aveva mai conosciuto una carezza. Il fulcro, quindi, delle mie fantasie era una guerra. Mi imperversava dentro in colori a contrasto e sembianze ora dense, ora tenui e - lo sentivo con chiarezza - doveva riuscire gentile. L'Armonia avrebbe vinto qualsiasi rabbia. Sbaragliando con cauta determinazione ogni spunto d’odio.
Iniziai quindi il mio personale percorso lirico con Assetto di guerra, la cui sostanza di canto si correlava alla Prima invenzione dell’opera. Ne seguirono altre quattro, cesellate attorno ai Movimenti che suscitavano in me un'eco vasta e duratura. Le chiamai Onde. Perché questa era la movenza di fondo dei vari testi. Sinusoidi spumose e trasparenti che si dilatavano, avanzando e ritirandosi in vortici di tempesta siderale, fino alla calma assoluta dell'universo finalmente rasserenato. Lo sconfinato Mare dell'Essere era, allora, la quinta scenica adatta e imprescindibile.
Se così doveva accadere, dunque, così sarebbe accaduto.
Con buona pace del mio pensiero razionale.
Amen.
N.B.: le Leggende op. 59, B. 117, originariamente scritte per duo di pianoforte e poi riviste per un'orchestra ridotta, sono dieci invenzioni poetiche in cui l'autore, ispirato dal fermento dello spirito nazionale boemo, esprime con fervida immaginazione la sua calda interiorità. La loro composizione risale all'inizio del 1881. Qui di seguito vi propongo la versione integrale orchestrata, per esecuzione della Scottish Chamber Orchestra e con la direzione di José Serebrier. Buon ascolto. Su You Tube potrete trovare anche delle valide interpretazioni per pianoforte a quattro mani (Antonin Dvořák -Legends op.59 Ani & Nia Sulkhanishvili).




Un rilievo iconico: le immagini che accompagnano i testi hanno necessariamente consistenza cosmica e sono mie pure creazioni dettate dalla musica.



Irene Navarra, Apocalissi 2 / Assetto di guerra, Disegno grafico, 8 agosto 2020.


Onda 1Assetto di guerra
 
Di spuma il corpo e il cuore 
affronto una battaglia strana.
Combatto un Essere deforme
ornata di un fervore etereo
che dona solo cenni di carezze.
Il vento mi darà una voce cristallina 
per penetrare in ogni poro
della sua sostanza.
Così l’annienterò.
Vibrando confidente.

E divenuta cerchio d’onda,
lo abbaglierò di pura leggiadria.

giovedì 6 agosto 2020

Poesia / Percezioni: La mia è una natura floreale. Persino arborea.

Sondare la tua essenza per capire chi sei, può diventare un dramma, se non rinunci a vederti nella nudità più disarmante e aliena. La meditazione in ciò aiuta, soprattutto quando sperimenti la tipologia regressiva in cui è maestro il grande psichiatra Brian Weiss. Riappropriarsi del vissuto inconscio per capire meglio il conscio, porta una letizia tale che ti senti in grado di far ballare un tango sfrenato alle tue gambe inadatte a qualsiasi esercizio fisico che non sia il puro passeggio lento. Provare per credere. Un suggerimento, questo, palesemente trito e ritrito. E anche di infecondo carattere esortativo. Banale in verità, ma necessario perché la ricerca sulle vite trascorse risulta troppo efficace come metodo di riconoscimento. Un tanto non per rivelare che ho scoperto di essere stata una macchia giallo-rosa spalmata tra l'erba a mo' di improbabile fiore, o un albero piuttosto scomposto, oppure un modesto rivo dalle acque malva-oro. Non ho questa presunzione. Tuttavia, dopo prove e controprove, mi sento di affermare che, forse, è proprio così. Sono stata un fiore, un albero, un rivo.

Irene Navarra, Idee native, Disegno grafico, 5 agosto 2020.

Mi muovo in una scena strana
formata da elementi vegetali non perfetti.
Solo abbozzati in geometrie puerili.
Schizzi essenziali, idee native
con dentro l’anima di alberi e di fiori.
Ho i loro semi radicati nelle mani.
Dai pori della pelle rampollano
pulsioni fresche. Aculei di sensazioni.
Pistilli intrisi di sentori intensi. Oscuri.
Mi dicono che sono floreale.
Persino arborea.
Credo di sì.
E mi confonde un po’
questa natura vaga in redenzione dal mio corpo,
intendere la resina di sangue e linfa verde
in turbinio perenne nelle vene.
Però mi alletta il primordiale gancio
che mi trascina indietro 
a riscoprire inizi senza uso di parola.

venerdì 31 luglio 2020

Poesia / La strada di malva: Tanti bagliori fulgidi (Una storia astrale).


Questa che sto vivendo è una realtà fatta della stessa sostanza dei sogni. Lungo la mia personale "strada di malva" ogni fantasia è lecita, ogni trasformazione benvenuta. Il cammino si compie dal buio alla luce e il transito può essere fulmineo. Un attimo prima sei di carne e sangue, un attimo dopo ti libri senza peso sopra le modeste fattezze del mondo. Quando ciò avviene - per una collusione cosmica unica o perché la tua anima preme per nutrirsi del suo cibo naturale - la gioia ti colma di levità. Così puoi avvitarti in giravolte epiche da granello stellare entrando in dimensioni parallele che altrimenti non ti sarebbe dato conoscere. Allora, mentre ti capita, sorridi, ringrazia e godi profondamente della pace ritrovata. Che, peraltro, non ha dominio duraturo tra le zolle della Terra, ma è tua. Per diritto di nascita. E di morte.

Irene Navarra, Piccola anima in volo, Disegno grafico, 29 luglio 2020.

Tanti bagliori fulgidi
attorno al cuore in pausa
sfibrato da un silenzio
privo di colori.
Forse fate minuscole.
Feci per coglierle - le mani
a coppa dentro la risata luminosa.
Burlandomi si svincolavano
con echi gorgoglianti di sorrisi.

Argento giovinetto che ti nasce accanto
e si sottrae
se cerchi di rubarlo.

Non era un sogno -
lo sapevo chiaramente.
Era una sospensione temporale
in uno spazio d’aria rarefatta
che svagava ogni pensiero.
Sentivo nodi, grumi, contratture,
parole di granito nero sfaldarsi in me
sgravata d’ogni affanno. 
Le vertebre schioccavano inarcandosi
mentre mi sollevavo oltre le nubi
e mi cullavo per un po'
come una foglia nel suo vento
prima di riapprodare lieve sulla Terra. 
Sfioravo i cedri e le magnolie
di un mondo finalmente ritemprato
lasciando fiocchi effimeri tra i rami.
Poi sulla pelle resa astrale da quel volo
un trepido vibrare fatuo
che s’innervava in ogni mio respiro
per trionfare vivido. Gaudente.

E l’anima estenuata si allietò
di tutto quel fiorire prodigioso
scoprendo bianco il seme della vita.
 

lunedì 6 aprile 2020

Haiku / Dharma Pops.


Vi presento questa mia raccolta lirica.
Vi troverete Illuminazioni e Pensieri di ispirazione zen.
Sono Dharma Pops alla maniera di Kerouac
Ogni frammento è accompagnato da Visioni di mia creazione.






Per scoprire il contenuto fate scorrere il libro nel suo box di incorporamento.



venerdì 26 luglio 2019

Poesia / Dettagli - Vetro (1).

Nel mio libro lirico Dettagli (Edizioni della Laguna) Vetro è una silloge della Seconda Parte. Vi racconto la maledizione del vedere tutto, sentire tutto, comprendere tutto.
Ambientata in un SottoMondo marino propone vie di salvezza al vivere feroce dei nostri tempi.
Rimedi. Ciclici come la risacca e la marea.
Creatura in metamorfosi, dunque, costretta a guardare attraverso palpebre cristalline, costruisco un universo parallelo in cui gli stati esistenziali diventano fluidi e si compenetrano in coerenza crescente. La Vita e la Morte si soffondono, così, di un Vaghissimo sentore della Luce che disarticola ogni senso comune favorendo percezioni profonde.

Irene Navarra, Vetro 1 / Liquidamente, Disegno grafico, 2017.

1

Determinata voglio non guardare.
Ma gli occhi hanno palpebre di vetro.
E sono tanti quanti i pori della pelle.

(Vedere sempre è una maledizione.)

giovedì 25 luglio 2019

Poesia / Dettagli - Vetro (2).


Nel mio libro lirico Dettagli (Edizioni della Laguna) Vetro è una silloge della Seconda Parte. Vi racconto la maledizione del vedere tutto, sentire tutto, comprendere tutto.
Ambientata in un SottoMondo marino propone vie di salvezza al vivere feroce dei nostri tempi.
Rimedi. Ciclici come la risacca e la marea.
Creatura in metamorfosi, dunque, costretta a guardare attraverso palpebre cristalline, costruisco un universo parallelo in cui gli stati esistenziali diventano fluidi e si compenetrano in coerenza crescente. La Vita e la Morte si soffondono, così, di un Vaghissimo sentore della Luce che disarticola ogni senso comune favorendo percezioni profonde.

Irene Navarra, Medusa, Disegno grafico, 2017.

2

Sui sassi bianchi di una spiaggia solitaria
sciogliersi come un corpo di medusa.
Unirsi pigra dondolante al mare
con l'alga che ti mangia il cuore.


(Se la marea montante
richiede il tuo colore.)

mercoledì 24 luglio 2019

Poesia / Dettagli - Vetro (3).


Nel mio libro lirico Dettagli (Edizioni della Laguna) Vetro è una silloge della Seconda Parte. Vi racconto la maledizione del vedere tutto, sentire tutto, comprendere tutto.
Ambientata in un SottoMondo marino propone vie di salvezza al vivere feroce dei nostri tempi.
Rimedi. Ciclici come la risacca e la marea.
Creatura in metamorfosi, dunque, costretta a guardare attraverso palpebre cristalline, costruisco un universo parallelo in cui gli stati esistenziali diventano fluidi e si compenetrano in coerenza crescente. La Vita e la Morte si soffondono, così, di un Vaghissimo sentore della Luce che disarticola ogni senso comune favorendo percezioni profonde.

Irene Navarra, Cimitero marino, Disegno grafico, 2017.

3

Addormentarsi lentamente
nel cimitero di creature
vive fino alla risacca.
Travolte poi come turaccioli.
Sommerse coi sonanti gusci
di conchiglie in cui c'è solo
sguardo d'acqua limpida. 

(Così confonderò fantasmi e onde.)

martedì 23 luglio 2019

Poesia / Dettagli - Vetro (4).


Nel mio libro lirico Dettagli (Edizioni della Laguna) Vetro è una silloge della Seconda Parte. Vi racconto la maledizione del vedere tutto, sentire tutto, comprendere tutto.
Ambientata in un SottoMondo marino propone vie di salvezza al vivere feroce dei nostri tempi.
Rimedi. Ciclici come la risacca e la marea.
Creatura in metamorfosi, dunque, costretta a guardare attraverso palpebre cristalline, costruisco un universo parallelo in cui gli stati esistenziali diventano fluidi e si compenetrano in coerenza crescente. La Vita e la Morte si soffondono, così, di un Vaghissimo sentore della Luce che disarticola ogni senso comune favorendo percezioni profonde.

Illusione.
Irene Navarra, Murena, Disegno grafico, 2017.

4

Languidamente abbandonata
tra tane di murene variegate
ho palpebre-bottiglia
su messaggi prigionieri.

(Il vetro suggerisce vasta libertà.)

giovedì 1 giugno 2017

Poesia / Vetro (11). Con Arthur Rimbaud.


Nel mio libro lirico Dettagli (Edizioni della Laguna) Vetro è una silloge della Seconda Parte. Vi racconto la maledizione del vedere tutto, sentire tutto, comprendere tutto.
Ambientata in un SottoMondo marino, propone vie di salvezza al vivere feroce dei nostri tempi. Rimedi. Ciclici come la risacca e la marea.
Creatura in metamorfosi, dunque, costretta a guardare attraverso palpebre cristalline, costruisco un universo parallelo in cui gli stati esistenziali diventano fluidi e si compenetrano in coerenza crescente. La Vita e la Morte si soffondono, così, di un Vaghissimo sentore della Luce (in Vetro 7) che disarticola ogni senso comune favorendo percezioni profonde.

11

La ciprea scagliata dai marosi
sulla spiaggia ciottolosa
rotola con rumore di ginepri
profanati e trascinati.
Lei scheggia le sue anse
dolci come segreti di bambina
ma dialoga imperterrita
parole proibite con il mare.

(Il patto l'ho giurato anch'io.
Negli occhi un guizzo di delfino.
L'ammirazione della bocca
intona canti irrefrenabili,
impetuosa corrente opale chiaro
la mano preme il letto del profondo.
Ho bisbigliato a lungo
la brama dell'incontro.)

Ho visto, quindi so?
Irene Navarra, L'ultima tappa, Disegno grafico, 2017.

Desiderare sempre è il mio destino.
Che io conflagri allora in schiumose particelle.
Perché: Di questo ricercare, / di tanto consenziente naufragare / resta solo un riflesso di lampione. / Di sera. Davanti alla mia casa. / Al fradicio bruire di un rovescio primaverile.

Nel viaggio straordinario fatto di abnorme realtà e totale stravolgimento dei sensi, ho avuto come maestro Arthur Rimbaud con il suo Bateau ivre. Ne rileggo i versi iniziali in rituale sacro. Sono il mantra che mi recito per travalicare i mediocri confini del vero. Sto ancora lottando contro ogni usuale nozione di tempo e di spazio. Per poco, lo so. Tra breve si compirà la retrotrasformazione ultima e io sarò di nuovo umana carne satura di rimpianto per l'infanzia primordiale e unica degli esseri di vetro.

Mentre discendevo lungo Fiumi impassibili,
Sentii di non essere più guidato dai bardotti;
Dei pellerossa urlanti li avevano presi a bersaglio,
Nudi li avevano inchiodati a pali variopinti.

Non mi curavo di avere un equipaggio
Pur carico di grano fiammingo, di cotone inglese.
Quando con i bardotti si spensero i clamori,
I Fiumi mi lasciarono andare a mio volere.

Dentro lo sciabordio furioso delle maree,
L'altro inverno, più sordo di una mente infante,
Io corsi! E le Penisole disincagliate
Mai subirono sconvolgimenti più superbi.

La tempesta ha benedetto i miei risvegli in mare.
Più leggero di un sughero ho danzato sui flutti
Che eternamente trascinano le vittime,
Dieci notti, senza rimpiangere l'occhio frivolo dei fari.

Più dolce che ai fanciulli la polpa d'aspri pomi,
L'acqua verde filtrò nel mio scafo di pino
E delle macchie bluastre di vino e di vomito
Mi lavò, disperdendo timone e ramponi.

Da allora, son immerso nel Poema
Del Mare, infuso d'astri, e lattescente,
Che divora verdi azzurrità, dove, relitto estasiato
E livido, a volte discende pensoso un annegato,

Dove tingendo all'improvviso l'azzurrità, deliri
E ritmi lenti sotto il giorno che s'accende,
Più inebriante dell'alcool, più vaste delle lire,
Fermentano i rossori amari dell'amore!


Libero adattamento dal francese di Irene Navarra.
Fonte per il testo originale: Wikisource (Poésies complètes, avec préface de Paul Verlaine et notes de l’éditeur, L. Vanier, 1895).

Poesia / Vetro (10). Storia di un non-ritorno.


Il mio itinerario di Essere di Vetro sta per concludersi.
Molteplici esperienze di illusioni/disillusioni mi hanno segnato l'anima fluida di graffi. Profondi ma destinati a guarire nello stesso momento in cui vengono inferti. Riemergerò, dunque, riconquistando la luce piena. Saprò, tuttavia, ancora respirare nell’aria salsa di superficie?
Temo che, di mutazione in mutazione, la mia forma primigenia sia andata perduta.

Limiti.
Irene Navarra, La Luna chiama, Disegno grafico, 2017.

10

Greve è la frenesia per gli esseri di vetro.
La Luna nuova chiama. Chiama la piena.

(E il seno i fianchi dilatano
la forma senza poter toccare
rene di madreperla o sponde frastagliate.
La smania allora si trasforma in pianto.
Così la Luna beve stille salse.)

Irene Navarra, Cielo rovesciato, Disegno grafico, 2017.