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lunedì 5 aprile 2021

Poesia / Percezioni: Yin Yang (da "Minimondi").


L'inchiostro esplode dentro il bianco.
Il nulla e poi il tutto.
Notte versata dentro un’alba chiara,
occhi del giorno umidi di buio.

Da: Irene Navarra, Minimondi, Luglio Editore, 2017.

Irene Navarra, Camelie in Bianco-Nero, Fotografia, 2021..

Sogno talvolta una spirale
bianco puro e blu cobalto
che travolge
e cambia il mio colore.
Mi penetra di opposti.
Crea un genoma alieno
e mi rinnova.

Da: Irene Navarra, Minimondi, Luglio Editore, 2017.

venerdì 26 marzo 2021

lunedì 15 marzo 2021

Poesia / Frammento 30: Oslavia, i suoi occhi.

Meditazione cromatica (in Rosso e in Blu).
Ore 18.10 del giorno 15 marzo 2021.


Oslavia si accende.
Fiori di Luce a stella
adornano il Tramonto
che arrossa le colline.
Il cielo si prepara.
Indossa il suo mantello da mago
oscuro ridendo Blu cobalto.

Irene Navarra, Di Rosso e di Blu / Guardando la Collina di Oslavia, Fotografia e Grafica, 15 marzo 2021.


Gli occhi di Oslavia mi ammiccano.
Sanno che parlerò con loro.
A sbirciate repentine e assensi lunghi.
E sarò l'interprete esatta dei loro desideri.

Li sento nella pelle, nella mente, nel cuore.
Il sangue ora fluisce in sintonia con la linfa della mia Terra.
Godo dei suoi doni sublimi.

Alzo lo sguardo mentre attraverso il Campo Grande dietro la mia casa. In ascolto. Il Sole interagisce con le nostre storie. E ci racconta le sue. Tra poco scenderà dietro le creste sorelle che lo accolgono ogni Notte. Tra la Collina di Oslavia e il Monte Calvario c'è una profonda linea di seno, una culla naturale in cui Lui può ritirarsi ripiegando i suoi raggi, penso danzando lenta, in altalenare ritmico sulle punte e sui calcagni, le braccia come vele al vento. 
Arte mimetica serale per allentare i nodi e blandire energie troppo palesi.
C'è un fruscio nell'aria. Un trepido intonare note armoniche. Niente singulti, niente pena. Solo il distendersi di un Assolo un po' malinconico.
Forse l'annuncio dell'imminente sonno siderale.

Il Tramonto Rosso e Blu sembra ordinato su misura per me, che inalo quei colori fino al midollo. Oggi il bisogno estremo di respirare gamme contrastanti me lo porto dall'Alba.
Rosso e Blu, bisbiglio camminando sul tratturo inondato di calda Luce calante.

Inspiro Rosso.
Espiro fiati guasti e nerofumo.
Parole a uncino scolpite dentro il cielo.
Inspiro Rosso. Mi scoppia un incendio dentro il petto. Brucia la Furia del mio giorno.
Espiro grumi tossici. Grigiastri.
Avanza un Blu cobalto a stringere e sbiadire scintille incandescenti, annichilite in bianco. 
Inspiro Blu.
Espiro nastri di vapore argenteo.
E salgo oltre le nubi.
A incontrare gli Astri.

Le Stelle aspettano le ombre degli umani per dialoghi segreti.

giovedì 11 marzo 2021

Poesia / Percezioni: Ho camminato dentro il Sole (parabolando con Lui).



Irene Navarra, Tramonto verde, Fotografia, 10 marzo 2021.

Ho camminato dentro il Sole.
Assimilata al Sole.
Fino a sfinirmi.
Con occhi di topazio sopra gli alberi, nei fiumi.
I miei regali? Brandelli sfolgoranti attorno ai rami, faville ogni sospiro d’acqua.
Ho reso i tetti rame intenso e pallide le pietre di calura.
Adesso devo riposare.
Acciambellata come un cane stanco so trastullarmi ancora un poco con scie dorate di capelli astrali.
I miei stessi capelli che sfuggono alla cuffia della notte.
Ritornerò potente alla ribalta dell’Aurora.
Dipingerò di croco le sue vesti porporine.
E salirò la volta rassegnata
accarezzando piano le robinie giù nel canalone
dove io dormo tra le spine.
Una corona che mi adorna.
Solo la sera.
Soavemente accetto le ferite.
Da loro sortiranno i nuovi raggi.
Sarà di velo paglierino e malva l’inizio della Luce.
Poi sorgerà la rutilante Gorgone spietata
che ottunde i sensi per l’ardore
e fiacca ogni slancio genuino.

Ora l’indaco avanza.
Nella maledizione del meriggio,
nel suo protrarsi logorato
s'inerpica una bruma dal profumo d’erba.
Un fiato finalmente verde,
un desiderio di rugiada su grovigli e fiori.
Come una predizione di quiete ormai vicina.

 

Poesia / Percezioni: Mi si versava il Sole addosso.



Irene Navarra, In una giornata qualsiasi, Fotografia e Grafica, 5 marzo 2021.

Mi si versava il Sole addosso.
Le mani a coppa io lo raccoglievo
e ne bevevo il succo.
Senza bruciarmi.

Fatta di raggi ormai volavo in alto
librandomi con ali d’oro ardente.
Ero nel Sole.
Sua cellula infinita.
Sua memoria.
Nel cuore il magma dell’inizio.

Oltre le nebbie della Terra
vibravo di sorrisi a scrosci e cascatelle.
Fluido metallo fino.
Puro colore - mille occhi in me -
guardavo dentro il corpo della Stella
che mi aveva accolta nel suo seno.
Scintille e scoppi accesi il mio destino.

mercoledì 17 febbraio 2021

Poesia / Percezioni: E poi ci apparvero le colline viola.


Irene Navarra, Le colline viola, Fotografia e Grafica, 2021

E poi ci apparvero le colline viola
e furono risa e canti
e un nostro andare più veloce. Allegro.
Perché laggiù, dove svaniva il Sole
abbacinato della sua stessa luce,
avremmo riposato in campi di lavanda
e ascoltato Eartha Kitt
bevendo vino di Lillà.

Così bevemmo il vino del Lillà.
Mentre il cielo svariava nelle nubi 
- ombrose -
di quella sera strana,
in noi si aprirono
i suoi rari paradisi.

Adesso è il momento di ascoltare Lilac wine, una canzone  composta da James Shelton negli anni '50. Fu portata inizialmente al successo (1953) proprio da Eartha Kitt, attrice, cantante, ballerina e attivista politica statunitense vissuta tra il 1927 e il 2008. Il brano musicale trovò ampio successo nell'interpretazione di Jeff Buckley che la inserì nel suo album Grace del 1994 (qui).



giovedì 5 novembre 2020

Poesia / Vita da cani (pensatori) 3: I colori di Sissi.


La lirica è dedicata all'amica Franca che conosce la compassione e sa dialogare con gli animali. Vi si racconta la storia vera di una cucciola bianca come la neve che lei salvò e rese felice.

Irene Navarra, I colori dell'Amore, Fotografia, 4 novembre 2020.


I colori di Sissi
(Sissi un po’ maremmana un po’ samoiedo ha una visione del mondo molto colorata da quando la sua amica umana l’ha salvata da morte sicura.)

Le mani che mi tolsero le pulci
scavando senza ripugnanza
persino nella pelle,
erano azzurre.
Erano mani-cielo marzolino
profumato di mandorlo e di melo.

Frusciarono poi verdi sul mio pelo
mentre mi ripulivano sottili per farmi
nube soffice dipinta nel suo chiaro mondo.
Percorsero leggere il mio pancino,
la gola, il dorso, le zampette,
le orecchie dai bordi rosi a morsi,
tutto il mio corpo quasi divorato.
Simili a fili d’erba-carezza. Rugiadosa.
 
L’amore quindi non è rosso.
L’amore è azzurro e verde.

Così le mani fresche di una salvatrice.
Così le mani sue che risucchiarono
gentili da un pozzo senza fondo
la mia piccola vita
negata già in partenza.
 

sabato 24 ottobre 2020

Poesia / Diario: La bellezza collaterale (Astri).

Queste meraviglie sono i fiori che mi hanno accompagnata alla nascita. Con i loro colori, divenuti per destino i miei colori, parlano un linguaggio che capisco istintivamente. Adoro il magenta perché mi induce alla calma meditativa, amo il verde per la sua equilibrata freschezza. In unione complementare mi rendono migliore. Quasi serena.
Nel puro accordo naturale degli Astri mi ritrovo.

Oggi ho sentito l'esigenza di coglierne alcuni dalla rigogliosa bordura che orna il muro di cinta di casa. Volevo strapparli all'effimero del tempo autunnale e ritrovare frammenti di storie perdute.
Pablo ci giocava sempre. Vi si immergeva a cercare lucertole.
Io vi immergo le mani a cercare Lui.
La mia bellezza collaterale ora sta solo in questo.
Per il momento mi basta. 

Irene Navarra, Astri, Grafica, 24 ottobre 2020.

Astri splendenti
nel nido delle mani.
Così li penso, questi fiori
che mi hanno benedetta di colore
il giorno della nascita.
Li avevo a profusione nella culla.
Avrebbero stornato ogni malanno
e l'anatema più esecrabile:
non accostare mai le labbra
alla vena profonda dell’Amore.

venerdì 16 ottobre 2020

Poesia / L'opera incompiuta: Desiderio.

 
Nella Decima tappa del mio viaggio (L'opera incompiuta) sono riuscita a guardare di nuovo il cielo.
Volgo gli occhi verso l'alto e ritrovo il gioco di chiaro e scuro che mi sono negata per tanto tempo.
La tristezza si allenta a poco a poco.
Dietro le nubi c'è una vastità incommensurabile.
Mi ammanto di indaco.
Mi ammanto di indaco e mi preparo alla notte che verrà.
Torno così a ricercare stelle.
Lassù brilla la mia compiutezza.



Io
voglio
solo il cielo.
Adesso Ásgeir bisbiglia Going home.
Ho nelle orecchie la sua voce calma
che ripete il tema del ritorno.
Sopra di me aleggia piombo cupo.
Sprazzi respinti.
Occasionali interferenze.
Fra poco il Blu profondo della Notte.
Avanza dagli angoli degli occhi 
e invade ogni respiro.
Andare oltre, dunque.
A ricercare stelle.

 



giovedì 15 ottobre 2020

Poesia / L'opera incompiuta: Spontaneamente.


Irene Navarra, La bellezza delle margherite, Fotografia, 12 ottobre 2020.


Mi è successo dopo molto tempo: ho sentito il cuore palpitare mentre ammiravo delle semplici margherite vibranti al vento di ottobre. Così mi sono lasciata incantare dalla loro umile bellezza, dimenticando per un po' la sofferenza del distacco ultimo da chi ho amato più di me stessa. Se sono, dunque, capace di cogliere l'armonia di queste creature floreali, allora l'arrancare stancamente, invischiata in pensieri di estinzione rituale, non è più sostanza dei miei giorni.
Posso ri-sentirmi vivere.
E gioire per la pioggia che mi bagna il volto confusa alle lacrime, per le foglie carezzevoli del grande gelso che sembrano scostarsi quando mi ci rifugio dentro. Là dove ho sostato innumerevoli volte con Pablo Golden retriever che non c'è più (qui il post dedicato). 
Nel Nono tempo de l'Opera incompiuta racconto proprio questo.
Esploro un mio flebile ritorno.
Tra riso e pianto.




Poi, d’improvviso
ritorno a palpitare
per rispondere alla mente
menestrella di richiami minimi. 
Come un sussulto doloroso
il mio respiro. S’inarca
in uno scroscio di cascata. 
C’è di nuovo.

sabato 10 ottobre 2020

Poesia / L'opera incompiuta: Se la mente rifiuta di finire.


La mia Opera incompiuta continua ma, me ne accorgo ora alla rilettura di quanto ho scritto, sta prendendo vie impreviste. La natura, come al solito, mi soccorre ed entra in ogni pensiero accanto a ogni emozione o sentimento. L'Ottavo tempo di questo percorso ritorna a un luogo molto amato, il Parco del Monastero di Sant'Orsola in Gorizia, un Hortus conclusus ricco di evocazioni che mi è stato rivelato dall'amica e sorella d'anima, Suor Elena Arcese. Là recupero il passato con una sorta di calma rassegnazione che è, forse, l'inizio di un vivere meno doloroso.
 
1, Irene Navarra, Pablo e la Sughera, FotoInstagram, 2016.
Parco del Monastero di Sant'Orsola in Gorizia.


La mente menestrella di sussurri minimi
non è rimasta nella bara con la croce 
in cui mi chiusero i custodi della notte
senza clemenza e remissione. 
Lei va alitando sui faggi e sopra i tigli, 
scivola lungo il tronco di un Tasso sacerdote, 
aspira il suo profumo inconfondibile, 
ne beve l’anima che narra sacrifici,
rimbalza sulla Sughera imponente
che si abbandona complice,
per poi fermarsi tra le crepe 
di una Tavola rotonda d’arenaria 
e riposare 
fusa all’ogiva rossa delle palpebre 
che vibrano ribelli sfidando 
anche la morte.

Oh, limitarsi a quel mondo circoscritto
segnato appena da venuzze azzurre.
Un universo tiepido di linfa -
il mio risveglio quieto.


Nell'immagine di apertura appare la Tavola rotonda della poesia (v. 12). Essa è nucleo pulsante di una dimensione fiabesca legata al Parco del Monastero di Sant'Orsola in Gorizia. In primo piano la mia Guida Pablo golden retriever ormai nella Luce, sullo sfondo il tronco della Sughera centenaria che lo ombreggiava con i suoi immensi rami.

2 e 3, Irene Navarra, La mia tana / Pablo e il Tasso, 2016. FotoInstagram.
Parco del Monastero di Sant'Orsola in Gorizia.

Nella successiva immagine (2) è rappresentato il cuore della stessa Sughera. Sotto la sua protezione ho passato ore bellissime. Lei ha favorito una mia prodigiosa connessione con il Tutto, incentivata anche da un'altra particolarità ambientale: aveva, infatti, come compagno il vecchissimo "tasso sacerdote" ricordato nella lirica (v. 6) e il cui tronco maestoso si vede nell'ultima foto (3). Sento ancora sotto le dita la sensazione delle sue fibre ricche di essenza, e il velluto del muschio che ricopriva l'antica quercia. La sostanza delle due creature arboree era sacra. Quando poi le loro energie si armonizzavano, riuscivano a diffondere flussi salutari di Bene spirituale e fisico.

Il Tasso e la Sughera vivono ancora. In un'agra solitudine imposta. L'edificio è, infatti, stato chiuso e, in parte, venduto dopo il trasferimento delle suore che lo abitavano, rendendolo vivo con un impegno competente nella formazione educativa scolastica.
Il Parco, quindi, è diventato irraggiungibile.
Così, questi due secolari, saggi giganti mi sono preclusi alla vista. Continuo, tuttavia, a intessere con loro tenui discorsi subliminali, tenendomi per costrizione al di qua del muro di cinta.
Mi mancano molto.
P.S.: Non sapevo di possedere delle foto del Tasso. Non ho mai pensato di bloccarne l'anima in uno scatto. Lo vedevo come un Dio severo e primordiale perciò non osavo accostarmi senza il dovuto rispetto. Sono felice di averlo immortalato per caso e rintracciato mentre rovistavo tra le mie istantanee Instagram alla ricerca del tempo perduto e di Pablo che non c'è più.

mercoledì 7 ottobre 2020

Poesia / L'opera incompiuta: Confessione.


Siamo al Settimo Tempo della silloge L'opera incompiuta. Quello del pianto. Nel silenzio. E di nascosto. Con Ásgeir Trausti e la sua Andann dregur che mi risuona discreta nella mente. Ma non mi consola. Anche il sogno non serve. Non c'è luce o Visitazione che possa alleggerire il senso di Vuoto e di Assenza che provo. Così, di me resta un involucro. / Il cuore batte fuori.

 
Irene Navarra, La notte dentro, Fotografia e Grafica, 7 ottobre 2020.

 

Io
piango
in silenzio.
Di nascosto.
Nessuno può vedere le mie lacrime.
Quelle che contano davvero
che fanno solchi fondi sulle guance
e non danno requie.

Sono volata qui
in questa chiesa disadorna
di una landa astrusa
senza sapere come.
Tetto di travi nere
una sedia sbilenca
un altare di legno come sfondo
gelo azzurrino alle finestre.
Ásgeir mi canta Andann dregur
negli angoli riposti della mente.
Con il respiro lascio cerchi
foschi sopra i vetri.
Nella cornice delle labbra
avanza un sogno
ritmato da una pulsazione
che si gonfia e mi travolge.
Mentre si schiantano pareti
e implodono gli arredi
in turbinio selvaggio
di me resta un involucro.
Il cuore batte fuori.

Anche questa volta Ásgeir Trausti mi aiuta con un'altra magnifica ballata: Andann dregur- Il respiro si ferma. Myndir mi aveva invece accompagnata mentre scrivevo C'è una cerniera che si chiude (Qui il post e il video). La sua musica è magico motivo conduttore di molte mie emozioni.


lunedì 5 ottobre 2020

Poesia / Frammento 21 (Piovono gemme?).


Haiku? Non-haiku? Haiku occidentale con variazioni e interferenze?
Desiderio di identificazione e libertà.
Questo sì.
Penso che sia proprio questo il mio intento.
Le regole mi stanno strette.
Niente imposizioni di una dimensione bella ma lontana, quindi.
E via libera alle metafore, alle analogie, ai punti, alle virgole. Alla nostra tradizione linguistica e poetica, insomma. Così unicamente straordinaria.

Vetro stillante
la pioggia del mio ottobre.
Filtra nel cuore.

E poi:

sale la Bora
scrollando chiome
a cedri giovinetti.

Piovono gemme?

Irene Navarra, Stille, Fotografia.
Capriva del Friuli, 5 ottobre 2020.

Se vuoi saperne di più sulla mia Poetica del Frammento (Non-Haiku) clicca Qui, e Qui, e ancora Qui.
L'inizio del percorso lo trovi Qui.

domenica 4 ottobre 2020

Poesia / L'opera incompiuta: C'è una cerniera che si chiude.


Siamo al SestoTempo de L'opera incompiuta (qui il Quinto). L'immagine è relativa a una lirica del mio Dentro dal titolo Di notte si vive (qui il link del post dedicato) in cui ripercorro "le mie notti nella mia campagna. Là dove tutto è cominciato in un sobbalzo di percezione. Là dove tutto si crea e annulla mentre i fantasmi della mente sfumano amalgamandosi al blu del cielo e al nero della terra sprofondata in abissi imperscrutabili". Anche adesso la notte mi soccorre, in una dimensione però da favola nordica. Devo evocare, quindi, le prodigiose stelle di cui parla il cantante islandese Ásgeir Trausti nella sua Myndir.

Irene Navarra, Nuovi Indizi / D notte si vive, Disegno grafico, 2014.


C’è una cerniera che si chiude
lenta
sulla mia storia.
E già boccheggio
al tocco immaginario di quei denti
pronti a mordere.

In sottofondo canta Ásgeir
i suoi ricordi buoni dell’infanzia
dentro una chiesa buon rifugio
dove l’isolamento incide
sulla pelle il suo cartiglio
schiudendoci alla notte
che dilaga fuori
con lucciole
e su, più in alto,
con le stelle.

Di favole islandesi
si nutre allora il mio respiro
che si fa dolce nella gola
e poi si effonde
come un volo d'anima.
Cantando quasi
la sua liberazione.


Di seguito la magnifica musica di Ásgeir Trausti Myndir / Immagini (Vikurkirkja). MI ha ispirata nella scrittura di questa lirica. E confortata nella mia ricerca. Adoro la sua voce, i suoi testi, la sua lingua armoniosa. Lui mi stupisce e affascina sempre.




venerdì 2 ottobre 2020

Poesia / L'opera incompiuta: Un gusto strano nella bocca.


Eccoci al Quinto Tempo de L'opera incompiuta (qui il quarto). Attraverso la memoria, il valore del corpo tutto, sorprendentemente, ritorna. Rifiuti quindi quanto volevi essere. Non più linfa vegetale, smania di mutazione pur di non provare ancora quella pena che ti squarta come un affilatissimo coltello. Lo stupore invece di ogni più infinitesima percezione sensibile. Riscoprire il sangue. Qualcosa in te richiede attenzione, richiama odori sapori colori. Il cuore è chiuso alle emozioni ma i sensi sono in allerta. La pioggia sferza.
Le ferite inferte tingono d'orrore forse necessario la tua sostanza.
Cerchi il cielo.
Eppure la terra ti trattiene.
Sembra un inizio.
È il Ritorno.
Questo chiede chi non c'è più.
Ma dilaga ancora il nulla al di qua dal corpo, che esige la sua parte e ti spinge a tentare di esistere senza.

Irene Navarra, La sostanza del sangue, Fotografia, 2 ottobre 2020.


Un gusto strano nella bocca.
Sale. Zucchero. Ferro.
Una strisciata di saliva tinta
sul dorso della mano.
Sangue.

Un modo per sentirmi viva
mordermi la guancia
assaporare il mio sapore
vedere il mio colore?

Come accadeva allora. Quando
succhiavo con cautela incerta
il ginocchio sbucciato sull’asfalto
cadendo dalla bicicletta rossa.

L’infanzia che ritorna.
Memoria dentro il corpo.
E il nulla di qua da
segnato da una pioggia
indifferente. 
 

mercoledì 30 settembre 2020

Poesia / L'opera incompiuta: Un'ubriacatura folle (Mentre mi adeguo al cambiamento).


Eccoci alla quarta lirica della mia raccolta L'opera incompiuta (qui la prima, qui la seconda, qui la terza).
Nell'immagine uno scorcio dell'amata campagna in cui ho passato giorni indimenticabili con Pablo golden retriever. Anche Lui adorava quest'angolo di Paradiso che è la benedetta Terra assegnataci per destino.
L'abbiamo percorsa  senza stancarci, appagati dalla sua bellezza frugale. Festanti di gioia pura per tanta grazia raffinata e semplice. Un dono del cielo.
L'abbiamo percorsa uniti dallo stesso desiderio. Spesso scivolando sui suoi pendii e rotolando tra infinite sfumature di verde e umili fiori di radicchi selvatici. Il riposo poi, protetti dai rami di qualche albero florido, era quanto di più esaltante si potesse provare. Ricordo un giorno di pioggia a scroscio, il rifugiarci di corsa sotto le impenetrabili foglie di un gelso secolare, il mio scrivere frettoloso un frammento di pochi versi sul quadernino che mi fa sempre da viatico (un inno al Signore nell'intenzione), lo sguardo estasiato di Pablo accucciato accanto a me.
Momenti straordinari, quelli (qui l'haiku e la foto di riferimento), recuperabili solo frugando nella mente graffiata dalla sua assenza. Momenti che chiudo in una  teca di nuvola dove solo io posso penetrare per incontrarmi con Lui. In un Tempo che sia compiuto e uguale a se stesso.

Irene Navarra, Il grappolo dimenticato, Fotografia e Grafica, 30 settembre 2020.

Un’ubriacatura folle
questo trasmutarmi quasi fisico
in foglia, ramo e umido terriccio
denso di sentori.

Non so davvero quale sia la differenza
tra la mia carne, il sangue che zampilla dallo squarcio
appena inciso nell’incavo del braccio e l’erba,
il fiore della malva ancora viola,
l’uva lasciata tra racemi secchi
in negligenza compiacente.

 

Vedere tutto questo
dietro lo schermo delle palpebre,
sentire sulla pelle che non è più pelle
brividi caldi di presagi come doni.
Niente figure di parole.
La Vera Essenza mi si mostra nel Silenzio.
Togliendo scorza a scorza
sedimenti antichi.
E dolori nuovi
da distacchi inevitabili.
Strazianti.
 

domenica 27 settembre 2020

Poesia / Diario: La bellezza collaterale (Anima-Specchio).


Ecco. Sono bastati un temporale, un cipresso californiano e un piccolo lago formato dalla pioggia riversatasi abbondante da un cielo arrabbiato, per riportarmi alle radici del Vuoto che mi annichilisce. 
L'albero e il suo riflesso.
Irene e la sua anima.
Pablo golden retriever mi ha lasciata un mese fa. La mia anima l'ha seguito. Di me è rimasto un involucro. Una sorta di pupazzo meccanico che si muove e fa tutto ma non partecipa a nulla.
Devo reagire.
La Natura mi può aiutare.

Irene Navarra, Anima-Specchio, Fotografia e Grafica, 25 settembre 2020.


L'anima mia non ha il suo doppio adesso.
Hanno reciso il cordone ombelicale
che la legava a me.

Un tempo la vedevo fluttuare tra le foglie.
Lei mi chiamava,
Io volavo.
Nel luminoso prisma solo nostro
capriolavo colma di letizia.
Non c'era nube che non ci conoscesse
o tana di coniglio che non ci accogliesse.
Ora, perdute le sue ali d'angelo,
è imprigionata in una grotta
e guarda simulacri sfilare sullo sfondo.
Io con Lei.
Mentre la vita vera scorre fuori.
E le mie labbra sono ferme e mute.
Bruciata dal sale dei ricordi buoni
vivo l'arsura del commiato
scorgendola svanire lentamente.
Qualche potente dio crudele
ha cancellato il nostro stare insieme.

Così, per ritrovarla intatta,
come se fosse ancora in me,
mi illudo albero che specchia le sue chiome
dentro una pozza dopo il temporale.
Siamo di nuovo unite per un filo.
La mia sostanza nell'Anima-
Sorella risanata.
La mia leggera Anima Duale.

mercoledì 23 settembre 2020

Haiku / Gatto, Cat.


Il gatto e l'ombra.  
Materia e forma pura.
Tracce silenti.

The cat, his shadow.
Substance and dreamy structure.
Gently bright traces.
 

martedì 22 settembre 2020

Haiku / Fiori di rapa.


S’aprono accesi
lampi di solarità
da vili bulbi.

Irene Navarra, La mia campagna, Fotografia, 2016.

Fini stupori
dona la Terra al Cielo.
Fiori di rapa.


Irene Navarra, Fiori di rapa, Fotografia, 2016.



lunedì 21 settembre 2020

Haiku / Anima Blu.


Per ritrovarmi
nel fiato della sera
basta un momento.


Irene Navarra, La mia sera, Fotografia e grafica, 2015.

Poi filtro nel Blu.
Mi cambio in ombra. Astratta
da ogni storia.

Irene Navarra, BluAstrazione, Fotografia e grafica, 2015.