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giovedì 24 agosto 2023

Poesia / Frammento 70 : Oro.


Irene Navarra, Oro liquido, AI Olio su tela, 24 Agosto  2023.



Sole al tramonto.
Nuoto nel mare come
Oro liquido
inanellandomi le dita.


giovedì 17 agosto 2023

Prosa / Racconto breve: In Rose.

 


Appassionata di Metamorfosi,
avendo anche una particolare passione per le Rose Rosa, ne scrivo.
La formula narrativa è quella della Trasformazione, naturalmente.
Da esseri umani in piante.
Sullo sfondo, appena accennato dalla voce narrante, un Amore saffico.
Che è sentimento, in questo caso, oltre ogni confine immaginabile.


Irene Navarra, In Rose, AI Olio su tela,17 Agosto 2023.


    Anna portava un bouquet di Rose Rosa, tenendolo saldamente davanti a sé con due mani.
    Come uno scudo di petali fragranti.
    Gli occhi incollati alle corolle, completamente smarrita nella loro sostanza.
    Niente di che, mi dissi, ama i fiori.
    Poi la osservai meglio, e vidi racemi e foglie che crescevano sulla sua veste e si arrampicavano sul collo. A velocità incredibile.
    Lei era assorta in sogni lontani.
    Sembrava ignara della sua strana condizione.
    Mi spaventai e le suggerii attenzione, perché le succedeva qualcosa di terribile.
    Mi rispose, sorridendo enigmatica, che lo sapeva, e lo voleva quel convertirsi rapido.
    Lo voleva da tanto tempo perché aveva una natura diversa. Più vegetale che umana.
    Lei era una Rosa d'anima.
    In breve lo sarebbe diventata anche di corpo.
    Senza dolore.
    La trasformazione era iniziata.
    Dopo complicati innesti, radicava e gemmava, finalmente.
    In perfetta letizia, affermò con la voce svaporante in un fruscio tenue, e un sentore verde che iniziava a espandersi dalla sua pelle bruna. Misto anche al lieve profumo delle Rose Rosa.
    Ero turbata.
    Lei subiva quella Metamorfosi del tutto consenziente.
    E non me ne aveva fatto nemmeno un cenno.
    Con una punta acuta di risentimento considerai che l'avrei perduta per sempre.
    Lei, l'Amore della vita mia, l'avrei perduta per sempre.
    Così l'abbracciai, schiacciando le sue rose.
    Quasi per vendetta.
    E mi ferii con le spine.
    Sanguinai.
    Abbassai lo sguardo sul liquido fresco che sgorgava dal mio petto e lo notai traslucido di brillii preziosi.
    Stillava da me fluida giada verde.
    La comprensione si fece strada. Come una cuspide elettrica. E mi invase tutta.
    La strinsi di più.
    Con un senso di completo, felice abbandono mai provato prima mescolammo le nostre essenze, trasformandoci insieme.
    Mentre si intrecciavano le braccia e le bocche si sfioravano morbidamente duttili, fummo infine Rose.
    Un unico cespuglio in pieno splendore di incredibili Rose Rosa.

martedì 15 agosto 2023

Poesia e Prosa / 145474: Storia di Bacca. Lirica di Irene Navarra.


    Questa piccola storia lirica è nata per ispirazione.
    Emily Dickinson con la poesia "I had been hungry" [
F439 (1862) / J579 (1862)], 
e Angelo Branduardi con la ballata "Rosa di Galilea" mi hanno condotta per mano lungo sentieri inusitati, che mai avrei pensato di percorrere.
    Sacro e profano si sono intrecciati a creare un racconto metaforico sulla Gentilezza e l'Amore.
    Se così fosse veramente, il mondo sarebbe meno oscuro.


Irene Navarra, Bacca e il ciliegio, AI Pastelli, 15 Agosto 2023.



Ero
come una bacca selvatica
trapiantata sulla strada.

Non sentivo i profumi del vento dalle vette
e le lepri bianche non strofinavano più
il muso tra le mie foglie delicate.
Languivo su quel suolo grigio
che odorava di morte.

Poi mi raccolse un giovane gentile
che mi deterse dalla polvere, dal fango,
e mi depose su un letto di bambagia
dal vago sentore di vaniglia.
Là riposai
spruzzata ogni mattina di rugiada
raccolta nel cuore delle rose.
Così radicai di nuovo
ridiventando pianta generosa.

Lui mi cantava "Rosa di Galilea",
e la intonava con il suo violino angelico.
Fiorimmo insieme
mentre il cielo sorrideva
donandoci frutti
di ciliegio celestiale.
E io,
mai nominata nella mia esile esistenza,
fui finalmente Bacca:
la salvata per Amore.



Per leggere la Poesia di Emily Dickinson che ha ispirato i miei primi versi di "Storia di Bacca", segui questo link.
Se vuoi conoscere la leggenda alla base della ballata di Angelo Branduardi
"Rosa di Galilea", leggi qui.
Qui, inoltre, la recensione a cura di Mario Bonanno dell'Album "Il rovo e la rosa. Ballate d'amore e di morte", pubblicato nel 2013.

Tutto ci insegna che l'Amore è sempre la risposta.

Di seguito il testo (bellissimo) della Ballata "Rosa di Galilea" di Branduardi.

Già ero vecchio e stanco per prenderla con me,
ma il vecchio giardiniere rinunciare come può
all’ultimo suo fiore, se l’Inverno viene già.

Già ero vecchio e stanco, ma la volli per me
e il sorriso della gente di nascosto accompagnò
il mio andare verso casa e l’Inverno viene già.

Lei era la più bella che avessi visto mai,
sorrideva tra le ciglia e il mio cuore riscaldava,
era l’ultimo mio fiore e l’Inverno viene già.

Poi anche il mio ciliegio a suo tempo maturò,
lei venne un mattino a chiedermene i frutti:
“Devo avere quelle ciliegie, perché presto un figlio avrò.”

Io guardavo le sue guance, più bella era che mai,
e sentivo dentro me già crescere la rabbia:
“Chiedi al padre di tuo figlio di raccoglierle per te!”

Sorridendo come sempre, le spalle mi voltò
e la vidi in mezzo al prato verso l’albero guardare,
era l’ultimo mio fiore e l’Inverno viene già.

Fu il ramo suo più alto che il ciliegio chinò
ed il padre di suo figlio così l’accontentò…

Già ero vecchio stanco per prenderla con me,
ma lei era la più bella che avessi visto mai,
la sua pelle come rosa… Rosa di Galilea.

Fonte: LyricFind

martedì 8 agosto 2023

Poesia / Tanka 78: Verde ( Un Mito di trasformazione).

 

Irene Navarra, Verde, AI Pastelli su superficie ruvida, 8 Agosto 2023


E scaturivo
stillando linfa verde
dal bosco fitto -
Cosparsa chiome e pelle
di smeraldo limpido.

lunedì 7 agosto 2023

Poesia / Frammenti 68 e 69: Magie dell'acqua.



Irene Navarra, Magie dell'acqua 1, AI Olio grafico, 7 Agosto 2023.


Guardare il bosco
che traluce nel fiume
e va, uguale immobilmente.


Irene Navarra, Magie dell'acqua 2, AI Olio su tela, 7 Agosto 2023.


Poi, d'improvviso, un ramo
interseca il fluire quieto,
scompone immagini
in astrazione liquida
di cellule impazzite
pronte a rifarsi
sfidando la corrente.

sabato 5 agosto 2023

Poesia / Frammento 67: Un mondo che non ha l'eguale.


A poca distanza da casa mia resta, ancora parzialmente in piedi, un gruppuscolo di costruzioni con uno rimasuglio di muro di cinta in laterizio. Al luogo, immerso in una natura trascurata e selvaggia, è stato dato il nome di Le Casermette.
Là si andava a giocare.
Là si va ancora a camminare.
E quando mi ci ritrovo, i ricordi si fanno frenetici, mentre la nostalgia incalza.

Per saperne di più sulla storia del sito, segui questo link.


Irene Navarra, Un mondo che non ha l'eguale, AI Olio su tela e Grafica, 5 Agosto 2023.



Dietro le Casermette diroccate
un mondo che non ha l'eguale:
grassa erba feconda
spettinata dalla Bora
e fiordalisi-anima azzurra
sfilacciata dove indugia l'ombra
srotolando petali imperfetti.
Il rosso dei mattoni morti
assorbe i raggi del meriggio.
Nell'impassibile scorrere del Tempo
attendo una rinascita qualsiasi.
Per me e per il luogo cancellato
ma vitale nel ricordo buono.



giovedì 3 agosto 2023

Poesia / Frammento 66: Al di qua dei fiori.

 

Irene Navarra, Vigne a San Floriano del Collio, AI Olio su tela, 3 Agosto 2023.


Al di qua dei fiori
guardo.
Lo steccato un po' sbilenco,
la vigna che placida si appoggia 
e lo inghirlanda,
i fratelli cipressi,
i seni morbidi delle colline,
le montagne azzurre per la distanza.
Un sunto del Creato, qui,
sotto il cielo benedetto della mia terra.

Non sono mai stata tanto vicina a Dio.
Nella sua Gloria dilagante
di stelo in stelo,
foglia in foglia,
io sono fatta di corolle
sapide di Luce.

lunedì 31 luglio 2023

Poesia / Frammento 64: Il Pan degli Angeli.

 

Irene Navarra, Il Pan degli Angeli, AI, 31 Luglio 2023



Nella Natura più spontanea, la mia vita.
Scorrono immagini sullo schermo
delle palpebre socchiuse: minacce
mi si affoltano nel cuore
e chiudono la mente.

Non sono carne per i vostri denti aguzzi.
Io sono come il Pan degli Angeli
e gravito invisibile tra i rami
degli alberi più antichi.
Respiro piano, sempre più piano
finché il fiato si fa sospiro lento
e scopro la sostanza prima
sospesa in ogni cellula.

Adoro le tempeste che squassano le chiome
e il sole che acceca ogni orizzonte.
Poi nel Tramonto recupero la nicchia
adatta per dormire e risvegliarmi
satura di voci ~ Suadenti voci
che si fanno trepide carezze.
Fonde dentro l'Anima.

lunedì 24 luglio 2023

Prosa / Racconto breve: Urania, la ladra di cielo.

 


Irene Navarra, La ladra di cielo, AI matite colorate su carta ruvida, 24 Luglio 2023.


    Scherzi lungo la strada che da casa ti porta a San Mauro, e giù lungo l'impervia discesa fino all'Isonzo.
    Fingi di strappare con le dita un po' di cielo. 
E ti picchietti la faccia, avvertendo un immediato pizzicore. Poi ti pennelli con i polpastrelli come se ti truccassi, per fissare i colori attinti in alto. Incontaminati perché sopra il mondo.
    Questa la sensazione.
    Ora che ti sei toccata con dita di cielo, non sei più la stessa.
    Stai mutando.
    Di sicuro tu non sei più la tu di prima.
    Cammini senza poggiare i piedi a terra, ondivaga come una foglia portata dal vento. Voli danzando verso il fiume verde-turchese di linfa sulle cui rive sei cresciuta selvaggiamente unica.
    È lo specchio della tua anima.
    In lui ti ritrovi sempre.
    Arrivi al fiume, scivoli tra ciottoli tondi e muscosi, distendendoti poi sulla grossa ghiaia - quasi morbida, come dici sempre - che lo contiene, ti affacci dalla sponda e ti rifletti nella corrente limpida.
    Non serve che ti guardi.
    Se ti guardi, temi di perdere l'anima.
    Non vuoi che se ne vada, disciolta in rivoli e spume trasparenti.
    I tuoi contorni intimi li conosci bene.
    Così vedi l'immagine di te a occhi chiusi, in tremolio lieve di fluidi cangianti, mentre la natura attorno esulta, sfolgorando complice.
    Come a sorridere della tua purissima ingenuità.

    È l'acqua che ti viene incontro.
    Ti accarezza piano salendo dal suo letto.
    Tu la raccogli con le mani e la porti alle labbra.
    Le palpebre sono serrate, la bocca dischiusa.
    Il bacio è dolce.
    L'assapori con intenso piacere, poi la lasci filtrare tra le dita e, finalmente, guardi il cielo.
    Come in un rito sacro. 
    Lassù, negli angoli estremi della tua visione, ci sono segni.
    Cancellature.
    Graffi.
    Smagliature del tessuto astrale.
    Lo sai: sei stata tu.
    Ma dove sono andati a finire i pezzi di cielo mancanti?
    D'istinto porti le mani alle guance, al naso, esiti sospesa, scorri tutto il viso, e capisci.
    Là, dove ti sfiori, la pelle è fresca come se fosse azzurra dell'ora azzurra prima della notte.
    Sei riuscita a strappare con le dita un po' di volta celeste, dunque, mentre giocavi a grattarne la stupenda tinta con le unghie. Perle traslucide che raccolgono sfumature.
    Ecco. Ti sei fatta di cielo.
    Con il cuore reso nuvola leggera ti volgi alla strada del ritorno.
    Tu, ladra di cielo.


giovedì 20 luglio 2023

Poesia / Frammento 61: Nella nube dei capelli (Meditazione cromatica in Bianco, Giallo, Azzurro chiarissimo e Cenere di Rose).

 

Nel Bianco dei miei capelli ritrovo la via.
Le tenui sfumature che lo ingentiliscono inducono alla meditazione.
Così mi ridefinisco nei colori di adesso:
Bianco, Giallo, Azzurro chiarissimo e Cenere di Rose.


Irene Navarra, Nella nube dei capelli, AI e Grafica, 20 Luglio 2023.



Nella nube dei capelli
si disperdono i pensieri
e fanno nido le illusioni
dalle ali esili e nessun peso
che le tenga a terra.

Il Bianco avvolge la mia storia.
dipinge trame un po' intricate,
ma discrete perché senza foga.
La tenerezza ammorbidisce e sfuma.
Come una benedizione ti si posa addosso
donando i suoi colori tenui: il Giallo
per la nostalgia che torna,
l'Azzurro a blande pennellate
per la gioia di vedere il cielo,
il Cenere di Rose per l'amore
che mi invade quando chiudo gli occhi
sentendomi ancora nel centro della vita.

 

mercoledì 19 luglio 2023

Prosa / Tanka 72: Medusa (Ritratti).

 

Ne conosciamo di Meduse contemporanee?
Sì. Ce ne sono molte.
Peccato che non finiscano decapitate.
Ci sono pochi Perseo in giro.



Irene Navarra, Medusa, Fotografia AI e Grafica, 19 Luglio 2023.



Perfidi gli occhi,
bocca ambigua di fiele,
- Nume in agguato -
Nei ricci di metallo
fioriscono serpenti.
#Tanka 72

IQ48 

martedì 11 luglio 2023

Poesia / Frammento 58: Afrodite la bella, le sue parole (Ritratti).

 


Immagine generata con sollecitazioni precise su SD.
Irene Navarra, Afrodite, AI e Grafica, 11 Luglio 2023



Dice Afrodite:

"Il bacio più impudico
è quello che ti alletta
col marchio corrosivo
della Santità.
Il Desiderio spirituale
fa dell'anima
un'aquila accecata.

L'Amore è invece
il velo delle Grazie sulla pelle.
Il suo sorriso penetra gioioso
fin dentro la mente".


lunedì 10 luglio 2023

Poesia / Frammento 57: Sotto il velo dell'acqua, Glauco (Ritratti).


Sotto il velo dell'acqua
(che sia di mare, fiume o lago poco importa)
incontri imprevedibili talvolta.
Glauco giovinetto rivive.
E tu lo vedi,
se sai immaginarti dentro il crepuscolo
che si beve il sole e sfuma tutto
in un ritratto in bianco e nero
che ha sostanza prodigiosa.


Fotografia generata con AI (SD) secondo precise sollecitazioni, che mi hanno permesso di ottenere due aspetti dello stesso personaggio.
Irene Navarra, L'incontro, AI e Grafica, 10 Luglio 2023.


Poi Lui si gira
e tu rimani folgorato
dalla bellezza naturale dello sguardo
e dai capelli chiari che fluttuano leggeri
attorno al volto suo divino.
Ti manca il fiato
e pensi che la morte sia un regalo
se gli avviene accanto.


Fotografia generata con AI (SD) secondo precise sollecitazioni, che mi hanno permesso di ottenere due aspetti dello stesso personaggio.
Irene Navarra, Glauco giovinetto, AI e Grafica, 10 Luglio 2023.

Per conoscere la mia Cassandra segui questo link.



domenica 9 luglio 2023

Poesia / Tanka 70: Il potere dell'Ortica (Meditando in Verde e Vetro).

 
La protezione
dell'ortica è un fatto -
Quando la tieni in mano
senti lo scudo espandersi
e avvolgerti deciso.
#Tanka 70

IQ48


L'immagine è generata con l'AI - SD Immagine generata con sollecitazioni precise su SD. Licenza: CreativeML Open RAIL-M. Il prompt molto preciso e dettagliato mi ha gratificata con dei prodotti davvero interessanti che ho provveduto a migliorare, sfumare, illuminare (e altro) con la Grafica.
Irene Navarra, Il potere dell'Ortica, AI e Grafica, 8 Luglio 2023.


    

    Vestita di tunica d'Ortica e con in mano un ramo d'Ortica, a occhi chiusi nella morbida luce del mattino, medito.
    Il suo colore mi protegge.
    Le foglie stornano tocchi infidi.
    Tutto di lei mi ama.
    Sottometto l'arroganza, se supero il dolore sulle dita.
    Uccido l'invidia, se flagello l'idea maligna con i suoi fusti arditi.
    L'Ortica mi difende.
    Crea uno scudo inattaccabile attorno a me.
    A ogni sfioramento minimo pugnali vegetali uncinano chi mi vuole male.
    L'Ortica è compagna e amica.
    È una sciamana vegetale.
    Io mi assimilo a lei e assumo, a poco a poco, i suoi poteri arcani.

    Inspiro Verde pungente, lo sento bruciare nella gola e giù, fondo nel cuore.
    Come alessifarmaco mi assiste.
    Espiro grumi di diabolici anatemi.
    Inspiro il Vetro taumaturgico dei suoi villi. 
    Espiro spine velenose.
    L'autocoscienza si fa limpida.
    Dentro le palpebre scorrono vicende.
    Le purifico con l'Ortica passata a velo sulla storia.
    Le mie difese sono foglie e fiori.
    Sono nel mito che rinsalda le radici.
    Sono l'Ortica.



venerdì 7 luglio 2023

Poesia / Frammento 54: Cassandra (Ritratti).

 

Inizio la Serie Ritratti con il tratteggio lirico di un personaggio del mito che amo molto.
Parlo di Cassandra, figlia di Priamo ed Ecuba,
cui era stato dato sin da piccola il dono della profezia
ma condannata, poi, da Apollo
a non essere creduta, non avendo accettato il suo amore.
Profetessa sì, quindi, per tutta la vita,
tuttavia priva della capacità di persuadere.

L'immagine AI ricostruisce l'atrio del palazzo di Priamo in cui Cassandra profetizza la fine di Troia senza essere creduta. Per la sua elaborazione mi sono ispirata alle donne di Dante Gabriel Rossetti.
Irene Navarra, Cassandra inascoltata, AI e Grafica, 7 Luglio 2023.


Apollo ti donò e ti tolse,
Cassandra bella
che profetizzi in atri solitari.
Giocattolo erotico di un dio?
Meglio non essere creduta.
Meglio così andare schiava
e partorire figli al tuo nemico
Non di tua volontà, però.
Questo ti basta.

E, poi, morire
per mano di sua moglie
Clitemnestra la feroce
e del suo drudo Egisto.

7 Luglio 2023


giovedì 15 giugno 2023

Prosa / 145474: Lui venne dal mare. Racconto di Irene Navarra.


Irene Navarra, La vedetta, AI e Grafica, 14 Giugno 2023.

 

    Lo trovò abbarbicato come una patella sullo scoglio grande della spiaggia dove passeggiava ogni mattina. Era un bimbo che poteva avere cinque o sei anni a prima vista. Seduto, con le mani quasi incollate agli spuntoni rocciosi, guardava il mare. Quando Martha gli si avvicinò lui non le rivolse alcuna attenzione.
    Stava.
    Immobile.
    Come una statua.
    Gli occhi fusi all'orizzonte, portavano nubi e tempesta. Il corpo aveva un lieve sentore di alga e un colore appena azzurrino, di sicuro dovuto all'aria fredda di quell'Ottobre più simile all'inverno che all'autunno, si convinse Martha.
    Le vennero le lacrime agli occhi e agì: si tolse la mantella di lana infeltrita, la appoggiò sulle spalle del bimbo e gliela chiuse davanti agganciando due bottoni. E tutto questo senza che la creatura facesse un movimento.
    Così si sedette sullo scoglio accanto a lui e rimase per un bel po' in silenzio. Non era facile decidere il da farsi. Poi, d'impulso, accarezzandogli la mano spasmodicamente agganciata alla roccia, cantò.
    Sgorgavano i suoni in scale morbide simili al ritornello ritmico delle onde, in rari picchi di spruzzi vaporosi, in lenti sciabordii sereni che morivano in sussurri. E mentre cantava, poteva sentire lo sciogliersi di quella piccola mano nella sua, L'abbandonarsi. Con qualche ritegno dapprima, con delle reticenze, e infine confidente.
    A quel punto Martha lo abbracciò, gli staccò delicatamente i polpastrelli dalla scoglio, lo sollevò tra le braccia, avvolgendolo bene nella sua mantella e si avviò verso casa.

    La casa di Martha sorgeva sulla costa alta e impervia, a picco sulla battigia di ciottoli stondati dall'eterno rollio delle onde. Verde di salvia, punteggiata da rari sprazzi di terra rossa e sassi bianchi affioranti dal suolo, era uno spettacolo ammaliante. Entro breve sarebbero maturati i frutti dei corbezzoli e la mulattiera da percorrere per arrivare a destinazione si sarebbe vestita a festa con le bacche appese ai rami di quegli arbusti. Bacche come ninnoli dall'incredibile tinta inizialmente arancio pallido e, alla maturazione, rosso acceso. Assieme ai fiori rosa pallido costituivano un'attrazione fatale per chiunque vi si avventurasse. Per lei emblema prodigioso della vita con il ciclo di nascita e morte sui medesimi rampolli apicali.
    Procedeva veloce, Martha, pensando al latte  e miele che avrebbe preparato per il piccolo, alla zuppa di verdure della sera, all'uovo sbattuto con lo zucchero e la vaniglia, al letto candido di lini della stanzetta in cui l'avrebbe messo a riposare. Dopo un bagno caldo naturalmente.
    E tutto fu secondo l'intenzione di Martha che sbocciava in gioia se solo posava lo sguardo su quella meraviglia dagli occhi viola-azzurro, trovata per caso.
    Aveva detto ai vicini che era un parente orfano, aveva raccontato che nessuno poteva occuparsi di lui e che lei, dopo la morte in mare di suo marito per il naufragio del peschereccio su cui lavorava, dopo la solitudine degli anni a seguire, era ben felice di accudire chi ne aveva bisogno.
    La curiosità della gente si spense presto e Martha ne fu felice. La creatura era stata accettata come se fosse venuta alla luce e vissuta sempre lì, tra quella manciata di antiche abitazioni in pietra, sparse senza regola sulle falesie in affaccio sul mare.
    Al bimbo aveva dato il nome di Christós, perché era un povero Cristo infante approdato a quei dirupi attraverso esperienze di cui non sapeva nulla, ma poteva intuire come terribili. E nella speranza di una luce condivisa nella sua vita. In fondo si trattava di Resurrezione da un arrancare gramo. Per entrambi.
    Loro due amavano la nuova condizione.
    Lui, Christós, era sereno. Almeno all'apparenza. Non rammentava nulla del suo passato e sorrideva. Non sempre però. Talvolta gli occhi gli si riempivano di nubi e tempesta. Incupivano di colpo. Passava presto, tuttavia, il peso sottile di un lampo memoriale di cui, forse, lui stesso non aveva netta percezione.
    I giorni, quindi scorrevano piani.
    Martha e Christós, che parlava poco ma si esprimeva molto con le mani e con gli occhi, si andavano amalgamando.

    Christós adorava il mare.
    Vi si bagnava anche d'inverno, uggiolando come un cucciolo di cane dal piacere.
    Scendeva alla spiaggia con addosso indumenti spessi, si portava dietro uno zaino con dentro un grande asciugamano e una coperta morbida. Non gli servivano. Non aveva mai freddo. La punta azzurrino della sua carnagione era una sua peculiarità, e non indice di sofferenza da gelo. Martha non lo sapeva e Christos non riteneva importante farlo notare.
    Arrivando di corsa, si spogliava frettoloso e s'infilava tra le onde.
    Capriolando.
    Era un delfino abilmente giocoliere.
    Quando era stanco, usciva dal mare, si strofinava per bene, si avvolgeva nella coperta (per tenere tranquilla Martha che lo scrutava come un falco in caccia dal portico) e, seduto sui sassi, fissava il mare, scandagliandolo quasi, con un brillio strano negli occhi. Si riscuoteva al richiamo di Martha che, preoccupata per la sua salute, lo voleva subito a casa.
    E lui obbediva alla donna amorevole che l'aveva salvato.
    
    Si sgranava piacevole la loro vita. Senza intoppi.
    Senza intoppi finché 
Christós non iniziò a mostrare segni di un'ossessione incontenibile Non c'era momento in cui non volesse stare vicino al mare. Il Fratello mare, in verità, come lo nominava lui. Ci parlava. Più di quanto parlasse con gli umani. E diceva che trovava sempre risposte negli sgargianti riverberi mai uguali della sua superficie. Risposte rese ora in voci sussurrate, ora tonanti. e spesso in segni. Come la volta in cui portò a Martha la pipa di suo marito, riconoscibilissima per la rosa selvatica incisa sul fornello con due iniziali vicine: G. S: 
Giórgos Stratos. A Martha che, sgomenta, teneva tra i palmi delle mani l'oggetto quasi con sacra devozione, Christós disse che un'onda gliel'aveva depositato ai piedi mentre si stava chiedendo se suo marito se la passasse bene là dov'era.
    Il segno è positivo, aggiunse. Il regalo vuole rasserenarti.
    Allora Martha avvolse la reliquia in un fazzoletto ricamato e la depose tra i resti della sua vita matrimoniale. Grata in cuor suo per il dono, ma anche un po' turbata dai poteri che Christòs dimostrava.
    Poteri che di giorno in giorno si facevano più chiari.
    Christòs era un vero e proprio "animale" marino.
    Sapeva narrare storie di abissi, di città sommerse, di fiori giganteschi agitati da impetuose correnti, di pesci dotati di telepatia. Ecco, questi ultimi comunicavano in segreto con lui e lo attraevano parecchio. Le diede la notizia semplicemente, senza girarci intorno. E le fece capire che era un'esperienza da provare.
    Martha seppe così che desiderava liberare in mare la sua diversità.
    E iniziò a soffrire, soffocando però la pena. Per non addolorarlo.

    Intanto le nuotate giornaliere di Christòs si facevano sempre più lunghe. Spariva per delle ore. E ritornava allegro e premuroso, portandole delle offerte: conchiglie mai viste prima, denti di pescecane, anelli di vetro - ovvero colli di bottiglie levigati dall'erosione -, fiori di corallo. 
    Questo finché non sparì.
    Inghiottito dal mare.

    La disperazione di Martha non ebbe limiti.
    Deperiva, ingrigendo, avvizzendo come una pianta falciata.
    Pregava, Martha.
    Accoratamente.
    In ginocchio davanti all'immagine della Madonna delle Lacrime recitava le parole rituali per impetrarne l'aiuto.
    E mentre i giorni passavano impietosi, si spegneva a poco a poco.

    Una mattina di luglio inoltrato lei se ne stava seduta sullo scoglio dove aveva trovato Christòs. Ne sentiva l'impronta e percepiva il leggero odore d'alga di allora.
    Le braccia stringevano il vuoto dell'aria tersa. Il cuore batteva lento, i sensi desideravano la morbidezza del suo corpo di tenero fanciullo dall'incarnato assurdamente un po' azzurrino.
    Un po'azzurrino, si ripeté Martha a voce alta. Un po'azzurrino, gridò alle nubi, al vento, al mare.
    Al mare.
    La consapevolezza della scoperta le abbagliò la mente di un lampo come una ferita.
    Seppe che non poteva essere suo.
    Era del mare.
    E si acquietò.
    Non era possibile avere chi apparteneva alle radici primordiali del Creato.
    Doveva accettare.
    Dio le avrebbe mostrato la via.
    Il loro destino si sarebbe compiuto in termini imperscrutabili a tutti.

    Martha si rasserenò e decise che il tempo doveva scorrere comunque. Anche se Christòs non fosse ritornato.
    Andò avanti senza pretese e senza attese.
    Passarono i mesi.
    L'anno volse nuovamente al termine.
    Si avvicinava il quinto anniversario del ritrovamento.
    Martha, seguendo la solita liturgia di commemorazione, portò fiori di corbezzolo e latte allo scoglio.
    Versò il latte, sparse i fiori e pregò con un fervore tale che il cielo subì uno scossone.
    Pregò, chiedendo soltanto che Christòs non avesse rimpianti.
    Da tanto non arrivavano lassù tali emozioni.
    E poiché piacque quel suo adattarsi, i Sacri stabilirono di ascoltarla sommovendo i principi costitutivi del mondo subacqueo.
    Decretarono, pertanto, il ritorno del mutante - rifiutato dall'arcano Popolo del mare - a chi l'aveva amato.
    E applicarono il decreto, iniziando a insinuare falle nell'ordine della dimensione fluida particolarmente difficile da destabilizzare.
    Si allentarono i legami, si cancellarono norme genetiche, si aprirono passaggi mai dischiusi prima.
    Lo scardinamento di tradizioni consolidate non fu uno scherzo. Ci vollero numerose incursioni dall'etere. Tuttavia alla fine avvenne il miracolo.

    Martha si preparava a festeggiare l'Assunzione della Vergine Maria. Si era ad agosto, il 15 per la precisione. Con tutto il villaggio aveva allestito la Chiesetta rurale che sorgeva su un'altura nell'entroterra, difficile da raggiungere per le asperità del terreno roccioso. I compaesani si erano avviati di buon mattino con asini carichi di cibi per allestire il banchetto cultuale.
    Lei li avrebbe raggiunti, dopo la visita al luogo che per lei rappresentava più di un Santuario.
    Arrivò, quindi, allo scoglio venerato, versò il latte e sparse corolle di calendule, poi si sedette sui sassi roventi e ammirò la distesa marina. Perdendosi nello scenario radioso. Senza cognizione dei minuti che correvano, stava davvero bene. Per la prima volta dacché Christòs era sparito.
    Una sostenibilissima leggerezza dell'essere cristallizzava quell'attimo in storia da acquisire.
  Da acquisire nella quotidianità per renderla anch'essa sostenibile. 
  Sarebbe rimasta, Martha, nella bolla di profonda empatia con il Tutto se, all'improvviso, non avesse notato all'orizzonte uno spumare inconsueto. L’azzurra distesa vibrava, si gonfiava, si alzava in colonne e guglie che sembravano cattedrali liquide. Una fantasmagoria di trasformazioni in avvicinamento stravolgeva ogni senso comune.
    Martha era esterrefatta.
    Non aveva mai assistito a un fenomeno del genere.
    Fenomeno che finì così come era iniziato.
    Di colpo.

    Martha se ne stette sospesa a lungo, sperando di rivedere la scena straordinaria appena scomparsa.
    Nulla riavvenne.
    Sospirò delusa.
    Prese la strada della Chiesetta dove, probabilmente si stava già svolgendo la Messa di adorazione di Maria.

    Quella sera si coricò presto e si addormentò subito.
    A metà della notte sentì un rumore.
    Senza paura si liberò dalle lenzuola e si avviò verso la cucina.
    Il cuore le batteva con un ritmo di onde gentili.
    In piedi vicino alla tavola c'era Christòs. Illuminato dai raggi complici della Luna che entravano di sghembo dalla finestrella rivolta al mare.
    Gli occhi splendevano, 
    Sorrideva.
    Le tese qualcosa avvolto in alghe kelp.
    Martha prese il dono e lo svolse dall'involucro vegetale.
    Era formato da due pietre sottili chiuse a libro, tenute legate da cordini probabilmente alghe anche quelli.
    Lo aprì e ne lesse le lettere incise.
    Lui ora è Tuo, comunicavano in modo formale,
    Martha e Christòs si abbracciarono.

    La mattina, portandogli la colazione, ebbe modo di guardarlo a suo piacimento mentre ancora dormiva.
    Cresciuto, robusto, bellissimo, constatò tra sé e sé con un respiro fondo.
    E non più leggermente azzurrino di incarnato.
    Fratello Sole avrebbe impreziosito la sua pelle con sfumature d'oro bruno.
    La vita poteva riprendere a fluire.