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giovedì 14 dicembre 2023

Poesia / Haibun: Viaggio intimo (13 - Gorizia - Pippo tra i fiori).


    Eccolo, il mio Magnifico Setter Inglese Pippo.
    In un ricordo dell'estate.
    Pippo tra i fiori mi punta e mi si rovescia addosso.
    Con entusiasmo travolgente.
    È finalmente il cane gioioso che sarebbe stato sin da cucciolo, se non avesse vissuto in una gabbia da riproduzione per nove lunghi anni.
    Li brucerei tutti, i luoghi della tortura animale.
    Quando l'ho adottato aveva gli occhi fissi, rossi e allucinati. Da folle.
    Ora sono agate brillanti dalle mille sfumature.
    La coda ha il pelo lunghissimo.
    Le barbe del sottogola arrivano a terra,
    E le zampe sono fornite di babbucce di pelliccia incredibili.
    È una meraviglia.
    Ha problemi di salute derivati dal lungo stress patito.
    Qui però non voglio parlarne.
    Qui voglio parlare del nostro viaggio insieme. Perfetto viaggio fatto di piccole tappe: di fiducia in fiducia fino al traguardo degli occhi dentro gli occhi.
    Con la stessa espressione amorevole.
    Adesso Lui è sereno.
    Ha una casa comoda da cui non vuole uscire. Non gli interessa neppure il giardino. Che se ne fa di alberi e aiole quando ha divani e poltrone? Quando può trasferirsi da una stanza all'altra senza alcuna interferenza umana? Gli piace però anche passeggiare nella nostra campagna selvaggia, tra vigne e gelsi rigogliosi.
    Allora: il suo è stato un lungo itinerario costellato di sofferenze di ogni tipo ma ora è qui, tra queste pareti accoglienti e qui desidera stare.
    È arrivato a Itaca. La sua speciale Itaca di letti morbidi, lini freschi, copertine calde, erbe profumate, tratturi solitari. Il tutto sullo sfondo del mio cuore.


P_Irene Navarra, Pippo tra i fiori, AIArt, 13 Dicembre 2023



Se chiamo Amore!
viene correndo lesto.
E poi aspetta
il naso contro naso
e delle dita il tocco.
#Tanka 89

Poesia / Tracce: Frammento lirico di Guglielmo Jug.


    Con molto piacere condivido questo bellissimo e ardito Frammento poetico dell'amico Guglielmo Jug, in risposta al mio Tanka dal titolo Neve nel cuore.
    Bellissimo
perché dimostra un sentire capace di travalicare piani temporali ed esperienze di vita nella folgorazione improvvisa che tutto travolge.
    L'entusiasmo lirico è, infatti, scorrere impetuoso d'Acqua ribelle.
    Ardito perché dal punto di vista formale si connota di raffinata semplicità iconica e slancio temerario nell'uso delle parole. Esse, sapienti ma talvolta aspre, introducono alla sospensione esistenziale dell'autore, in malinconica solitudine davanti allo spettacolo naturale della neve fresca sui campi.
    Ritorna per un attimo fanciullo.
    Per un attimo lascia il presente e uniforma i suoi passi agli anni della gioia.


P_Irene Navarra, La prima neve, AIArt e GraPhicArt - Acquarello, 14 Dicembre 2023.


Impronte di passeri riemergono
sulla neve appena caduta.
Attraverso il vetro sottile
- crudele confine -
tra innocenti visioni
e contaminate realtà
sopravvivo.


    Il vetro sottile tra lui e il flash di memoria spontanea è, però, crudele confine che impedisce un integro recupero.
    Scenografia della mente, quindi. Pura solo nel ricordo.
    Il passato si fa Impronte di passeri, destinate a svanire in uno sbuffo di vento o ai timidi raggi del sole invernale.
    L'essere attuale dell'autore diventa di necessità un sopravvivere Attraverso, conscio della Vanità del Tutto.

    L'uomo ha distrutto la Bellezza di un tempo. A chi ha occhi per vedere e cuore per sentire non sfugge il tocco brutale della crescita pazza, positivo solo nel pensiero di quanti la fomentano, distruttivo invece nell'evidente concretezza.
    Che resta? L'adattamento, certo.
    Lo dice la scienza.
    Non si può altro.
    Ma triste.
    Oh, se triste!

Irene Navarra

Qui il link della poesia di Guglielmo Jug Presso il gorgo.



lunedì 20 novembre 2023

Prosa e Poesia / Haibun: Viaggio intimo (12 - Ischia).



Una tappa importante di questo mio Viaggio intimo è Ischia,
la bellissima isola dell'Arcipelago campano in cui ho trascorso anni felici.
Là era semplice e spontaneo entrare nel mito, perché là tutto era parte
di una scenografia spettacolare sul cui sfondo si rappresentavano favole belle.

P_Irene Navarra, Ischia 2, AIArt e GraphicArt, 20 Novembre 2023.

    Si facevano le vacanze a Ischia.
    Non saprei dire la località precisa.
    Rammento molto bene, però, il muro che si affacciava sul mare, il pozzo nel cortile, i fichi e la ricotta fresca che mangiavo seduta sul bordo del pozzo.
    Dietro la casa rustica e profumata di fieno, c'era la campagna aperta.
    Niente costruzioni l'una sull'altra, allora.
    Ricordo le fughe di soppiatto fuori dalla proprietà e i bagni solitari in quell'acqua di smeraldo.
    Mi sentivo una creatura marina e mi vedevo la pelle azzurra e un poco a squame. Poco poco. Ma ogni giorno di più.
    La notte sognavo di trasformarmi in Nereide.
    Teti, naturalmente. La madre di Achille. Sognavo in grande.
    Nuotavo e mi raccontavo storie di abissi, affrettandomi perché dovevo scortare Poseidone, da Ischia, appunto, dove era arrivato per le Nitrodi custodi della sorgente termale di Barano, al suo palazzo dalle pareti di turchesi e coralli. Che svettava tra limpide correnti al largo di Capri. Grandi squali filanti dentro e fuori la preziosa residenza, e meduse viola elettrico, enormi, abbarbicate come tende alle finestre, rendevano speciale il luogo. Ero già in ritardo sulla chiamata. Mi aspettavano le amate sorelle Anfitrite e Climene.
    I Tritoni sbuffavano nell'attesa. Lo immaginavo. Erano ragazzotti impazienti. Laggiù le onde ribollivano. Dovevano essere loro.
    Una bracciata dopo l'altra mi allontanavo finché il grido di mamma e nonna non mi riportavano indietro, alla mia vita di ragazzina normale. Molto triste, poi, per tutto il resto della giornata nei miei pantaloncini a quadretti blu e nella maglietta bianca con il disegno di una bimba mora dalla coda di sirena.


Specchiarsi in mare 
~
 Farsi Nereide azzurra ~
Vita nel mito ~



venerdì 17 novembre 2023

Prosa e Poesia / Haibun: Viaggio intimo (11 - Nel Buc).

 

P_Irene Navarra, La spiaggia del Buc, AIArt e GraPhicArt, 17 Novembre 2023.



    Ci abitava l'amico Stipe nel Buc.
    In una casa da pescatore, rustica e strana per le decorazioni portate là da tutto il mondo. 
    Aveva navigato.
    Alla grande.
    Su cargo che percorrevano rotte importanti nel Sud del pianeta.
    Al ritorno nella sua Cherso si era restaurato il ricovero agricolo e per animali che era proprietà della famiglia da sempre. Nel Buc, appunto. Assemblando pietra su pietra a formare masiere, muri e muretti.
    Oh, quanto si viveva bene in quella costruzione assolutamente priva di comodità e proprio perciò magnifica.
    Non vale la pena raccontare che c'era e che non c'era.
    Conta un solo fatto: ci si arrivava unicamente in barca. E si portava da mangiare, le canne da pesca e i sacchi a pelo. Si pescava tutta la notte, dormendo molto poco sotto i pini che là toccano quasi l'acqua. Ci si appisolava a tratti, con un occhio solo e con tutte e due le orecchie allerta per ascoltare i suoni dei campanellini attaccati alle canne annuncianti la debbenaggine di un pesce abboccato.
    Io rovinavo la festa a tutti perché urlando Assassini! tentavo di liberarlo.
    Azione mai riuscita peraltro.
    Da vegetariana e animalista convinta sopportavo i ripetuti crimini contro la fauna ittica per la bellezza incontaminata del luogo.
    La mattina si faceva il bagno molto presto.
    Poi ci si rilssava sonnecchiando sulla spiaggia di sassolini rosa che assumevano la forma del corpo ed erano più morbidi di un materasso di piume.
    Anche le rocce erano rosa nel Buc. Lisce e rosa. Ma rosa rosa. Sporgevano sul mare rosa anch'esso perché il fondale aveva quel colore naturale. Rosa, e blu più in là dove le creste submarine crollavano negli abissi quarnerini.
    Quei due colori così ben definiti mi inducevano una tale senso di serenità meditativa che entravo spontaneamente nella sospensione tipica di chi allenta tutti gli agganci con la terra e si libra. Come un palloncino cui hanno tagliato il filo.
    Mi è capitato talvolta di vedere il Buc dall'alto. Già. Era facile levitare fuori dal corpo in quel trionfo di purezza. La visione in volo mi ritorna nitida: una manciata di rocce buttate con noncuranza a galleggiare nell'ametista liquida, ulivi, melograni, fichi, il camino della casa di Stipe seminascosto tra i rami del nespolo Damir che portava il nome del suo bisnonno in quanto da lui era stato piantato, l'orto di Stipe - disordinato e artistico per sagome di legno piantate nella terra e dipinte a colori accesi  - con pomodori che sembravano meloni, il motoscafo rosso di Stipe ormeggiato al molo e nient'altro.
    Nient'altro.

Odisseo sbarca
sulla spiaggia rosa
e bacia i sassi


giovedì 16 novembre 2023

Prosa e Poesia / Haibun: Viaggio intimo, Il naufragio (10 - Miračine).


La memoria involontaria mi fa recuperare tappe della mia esistenza in ogni minimo segno attorno a me. Una giornata di Bora impetuosa e sono a Cherso, perduta nelle mie determinate, devastanti decisioni.


P_Irene Navarra, Miračine, AIArt e GraPhicArt, 16 Novembre 2023.



    All’alba del 7 luglio 1968, sulla spiaggetta spazzata dalla Bora e sotto un cielo più grigio che azzurro, ci fu una grande discussione tra me e Bruno per la partenza con la zattera che avevamo costruito. Coraggioso ma pacato, prudente di carattere, voleva un mattino limpido, le acque ferme e la bava dolce dei giorni migliori per consumare la traversata verso Miračine, il meraviglioso luogo ricco di pini, ulivi e melograni dove andavamo a fare il bagno con i nostri genitori. Come prima tappa pensavo io, come primo tentativo per ritornare subito al punto di partenza, pensava lui.
    Io, ribelle, tremavo in ogni mia fibra.
    E poi, perché avremmo dovuto aspettare? Quella, proprio quella, era la giornata giusta. Spirava il vento che avrebbe gonfiato la nostra vela. Il merlo aveva cantato tre volte con l’aurora: tre brevi schiocchi imperiosi. Allora? Non era il segno stabilito? Anche il nostro Maestro si faceva guidare dalla natura, dalle creature del cielo e della terra.
    Non ci sarebbe successo niente.
    Nessuno, né uomo né dio, poteva fermarci.
    Il sogno era in noi. Abbagliante. E poi avevo visto il Grande Navigatore. Quando la notte stava impallidendo, nella rada sotto casa, mi era apparso sorridente.
    Mi tendeva la mano vigorosa. Un balzo e mi ci ero adagiata, tutta raccolta nell’incavo del palmo, protetta dalle sue robuste dita.
    Il Marinaio Perfetto ci indica la strada, urlavo esagitata.
    Ma non lo capisci? È il segno! Bruno, guardami, guardami, ti prego.

    Bruno mi guarda.
    Affonda i suoi occhi nei miei come lui sa fare e mi guarda scendendo nei miei misteri di strega-bambina, capricciosa e ladra.
    E mi crede perché mi ama.
    Con tutta la forza dei suoi giovani anni intrepidi, innocenti e puri.

    Così salpammo.
    E d’improvviso la sua vita fu un sospiro in un giorno di tormenta.


Un gorgo nero
il mare – il cielo in foia
ulula cupo

Da Quasi la perfezione, Romanzo di Irene Navarra.



mercoledì 15 novembre 2023

Prosa e Poesia / Haibun: Viaggio intimo, Scoglio (9 - Croazia).

 

    Ci arrivavi solo con la barca.
    Ed era uno scoglio.
    Un solitario, piccolo scoglio.
    Con due alberi, però.
    Rigogliosi che non ci potevi credere.
    Fonti d’acqua dolce sotterranee, dicevano. E null’altro, ovviamente.
    Da lontano sembrava una barca a vela verde in navigazione.
    Era uno scoglio senza nome, sperduto nel mare quarnerino.
    Un'isola felice abitata saltuariamente da chi l'amava.
    Là iniziava l’avventura dei naufraghi per scherzo.
    Risate, sole. Anche pioggia.
    Perché qualche volta ci andavamo quando dal cielo scendeva un pianto di perle traslucide. Un tanto per definire l’atmosfera magica della pioggia leggera e salutare che affrontavamo. In Aprile o in Maggio succedeva.
    Impermeabile giallo, cappello di cerata a larga tesa sempre giallo, pantaloni uguali infilati in stivali di gomma con lacci da stringere e un rinforzo a soffietto per non allagarsi i piedi.
    Robe alla Jack London. Sì.
    Respirare l’umidità gemmea di quei momenti era sentirsi nuovi e sereni a lungo.

    Non ho più la barca.
    Non vedo il mare da molto, ma lo sento cantare in me.
    Tuttavia, nelle giornate del pianto perlaceo del cielo esco sempre, ben protetta, a godermi la solitudine e il silenzio frusciante delle infinitesime gocce d’umidità.
    Sapendo che tali esperienza sono preghiere.

P_Irene Navarra, Scoglio nella pioggia, AIArt e GraphicArt, 15 Novembre 2023.
- Tecnologia: Stable Diffusion XL -


Nel cerchio argento
della pioggia rinasco.
Fiorendo in perle.


Prosa e Poesia / Haibun: Viaggio intimo (8 - Ustrine).

 

    Croazia, Isola di Cherso, Autunno.
    Ustrine solitaria accoglie il nostro silenzio con gli occhi chiusi delle case.
    In fila scendiamo verso il Sole che ammicca dietro le antiche tonnare.
    Ci riscalda con i suoi novelli raggi sganciatisi pigri dal nucleo.
    Fra poco ci toglierà gli strati di pile e i berretti di lana.

    Difficile la discesa fino al mare.
    Spine.
    La pioggia della notte lustra ancora il sentiero di rocce aguzze e terra ruggine. Grassa. Profumata. 
    Emma, la mia Golden Petto di Luna, aumenta la corsa. Il suo senso del mare è in allerta. Adesso lo sente vicino.
    Corre a perdifiato, caracollando per l'ultimo tratto impervio.
    Non la vedo ormai, ma dietro la curva scrocchiano le sue falcate.
    Ci lasciamo scivolare,  come slittando, fino alla spiaggia di piccoli sassi bianchi. Le prime buche di Emma rivelano le lacrime del temporale passato. Lei ha scavato e ora è in mare.
    Scherza con le onde, s'immerge e riaffiora con un sasso in bocca.
    Io mi spoglio.
    Emma sto arrivando.

    Gli anni più belli della mia vita sono in questa bolla preziosa che, forse, contiene il fiato di Dio.
    Chiudo gli occhi e lo ritrovo ancora.


P_Irene Navarra, Ustrine, AIArt e GraphicArt, 14 Novembre 2023.
- Tecnologia: Stable Diffusion XL -


Tra i corbezzoli
dai frutti fulvi e rosa
a scapicollo
in basso verso il mare ~
Bagni d'Autunno.
#Tanka 85

Roccioni bianchi,
ginestre, pini, salvia.
Un cielo puro
che trepido sorride
 a chi sa farsi azzurro.
#Tanka 86

Stavolta ho sovvertito lo schema dell'Haibun.
Niente Haiku.
Due Tanka si sono sviluppati spontaneamente e ne hanno usurpato il posto.
Che ci posso fare.
Sono fatta così.
Non riesco a stare alle regole.

lunedì 13 novembre 2023

Prosa e Poesia / Haibun: Viaggio intimo, I miei Golden e le fragole (7 - Gorizia).



P_Irene Navarra, Emma e Pablo assaggiatori di fragole, AIArt e GraPhicArt, 13 Novembre 2023.
- Tecnologia: Stable Diffusion XL -



    I miei Golden, Emma e Pablo, amavano le fragole.
    Appena ne sentivano l'odore, impazzivano.
    Così, ricordando, l'itinerario intimo odierno mi riporta a loro, con una forza tale che non riesco a gestirla.
    Questo non è tempo di fragole, no.
    Io però ne ho il sentore da giorni.
    Un Autunno che si fa Primavera.
    Non è la prima volta che mi succede.
    Sovrappongo i piani temporali con conseguenze spesso devastanti.
    Ora ho le fragole in mente.
    Forse per creare un contrasto con il grigio costante del cielo.
    Il resto è venuto al suono di tonfi morbidi, cuscinetti di velluto battuti sull'erba e poi in casa.
    Fango artistico sul cotto.
    Una mostra underground in senso letterale. Per quanto attiene,  insomma, la tecnica di scavo e gli strumenti materici, il calco d'impronte, la raffigurazione espressiva.
    Nulla di meglio.
    Esposizione fotografata più e più volte.
    Mi immergo nei pensieri.
    E viaggio. 
    Volevo una blanda malinconia e invece ritrovo le tracce dei miei amati Golden come se fossero ancora con me, nella mente le loro espressioni, e nei sensi il profumo loro profondo miele e quello delle fragole rosso stordente.
    Le fragole.
    Le avevamo in un angolo del giardino, ben recintato perché non ci entrassero.
    Tutto inutile.
    Zampe marroni e nasi fruttati erano i risultati giornalieri.
    Penso che le fragole dessero loro alla testa.
    Dopo averne mangiate, saltavano, correvano e anche ridevano come solo i Golden sanno fare: occhi alla cinese e bocca all'insù, pelo e coda in fermento.
    Una meraviglia.

    Mi restano questi frammenti di memoria.
    E la certezza della loro presenza amorevole.
    So che non mi hanno mai lasciata.


Ricordo e piango ~
Il mio Setter Inglese
mi bacia gli occhi


P_Irene Navarra, Solitudine, AIArt e GraphicArt, 13 Novembre 2023.
- Tecnologia: Stable Diffusion XL -







 

lunedì 6 novembre 2023

Poesia / Frammento: Notizie.



Immagine generata con Stable Diffusion XL (https://stablediffusionweb.com).
P_Irene Navarra, Dalla mia isola, AIArt e GraphicArt, 6 Novembre 2023.
- Tecnologia: Stable Diffusion XL -


Nella mia isola
- ch'è vero Paradiso -
vivo guardando all'orizzonte.
Aspetto le rivelazioni
fresche di giornata.

Laggiù, oltre la linea del mare,
arde la terra.
E Morte esulta sulle carni giovani
di chi non sa la causa contingente
di tanto atroce strazio.


sabato 4 novembre 2023

Prosa / Racconto breve: Fiordalisi e farfalle.

 

Tecnologia: Stable Diffusion (https://stablediffusionweb.com).
P_Irene Navarra, Fiordalisi e farfalle, AIArt e GraPhicArt, 4 Novembre 2023.
- Tecnologia: Stable Diffusion -


    C'erano una volta i fiordalisi.
    Nel grano maturo il vento li muoveva come navicelle blu chiaro in un mare d'oro.
    Ghìsela conosceva il loro linguaggio sobrio.
    Sapeva che narravano di quando erano farfalle desiderose di provare l'ebbrezza della stabilità nell'illusione che, stando a dimora al suolo, potessero essere meno precarie.
    Avevano pregato il Re del Vento e la Regina della Terra di unirsi in nozze celestiali e farli diventare fiori.
    Vita da bulbo, sì.
    Radici fusto foglie petali, oh, sì.
    Non più larve, non più crisalidi e poi stupende ma effimere creature destinate a spegnersi nell'abbraccio solitario delle loro stesse ali.
    Vento gagliardo e Terra dolci curve si avvicinarono-discussero-decisero che si poteva fare, e si unirono.
    Nacque così il fiordaliso che sa di entrambi.
    Nella corolla un colore ineguagliabile per gamme azzurro cielo con tocchi viola. 
Quelle del vento che trascorre nubi, alberi, cespugli, fiumi e mari incanalandosi in gole profonde dove urla in modo terrificante, oppure blandendo erbe di campo, acini d'uva giallo ambra sugli scoscesi fianchi delle colline ocra.
    Nel gambo, che penetra le zolle e si armonizza di sostanza densa per farsi sonda duttile e tenace, il verde deciso della vita svettante alla luce.
    La sinfonia migliore del creato non renderebbe bene tanta leggiadria. Tanta commistione di leggerezza e forza.
    Così progredirono i fiordalisi, ondeggiando soavi con il grano, con i papaveri nel trionfo dell'estate.

    Ci fu in tempo in cui i campi blueggiavano in fitte macchie di fiordalisi mentre si spegneva l'oro del frumento. I fiordalisi avevano vita lunga e prosperosa a dispetto della lenta morte per essicazione del frumento attorno. 
    Fiorivano.
    Abbondantemente.
    Dalla stessa pianta nascevano più rampolli colorati dell'azzurro-violetto particolare, tipico della specie. Però anche loro erano destinati a restare delusi nella brama di sopravvivenza.
    I più longevi confabulavano spesso; si sfidavano a scoprire quali artifici mettere in atto per ottenere l'immortalità personalfloreale, come la definivano loro con un certo disprezzo sottile per i vicini di corolla, quelli che, certi dell'imminente morte per falce, si preparavano, nascondendo dei semi in più in qualche anfratto profondo del terreno.

    Nel campo di fine estate, con i fiordalisi ancora rigogliosi, in quel bellissimo campo, circondato da cespugli di ibisco rosa-arancio entrò Ghìsela. Scivolando lieve sulla seta dei suoi pensieri.
    Lei, in quel momento, si sentiva una farfalla.
    E non le interessava proprio di vivere la vita in attimi. Voleva provare la soavità di librarsi con ali di velo. Magari azzurre. Azzurro fiordaliso, in verità. e voleva al contempo anche vibrare al vento con petali leggeri del colore del cielo al crepuscolo.
    Ma c'è qualcosa in più a proposito di tali propensioni. C’è da dire, sissignori, che le farfalle le si posavano addosso. Le farfalle e Ghisela erano un'unica entità. Sembravano riconoscerla e capirla. Spesso, pertanto, lei passeggiava con un corteggio alato davvero delizioso.
    Strano! Pur tuttavia stupendo! commentavano i suoi famigliari e amici con un'aria incredula che era un programma esplicito delle constatazioni interne.

    Da un po' frequentava quell'isola rustica di serenità per lei. Stava sondando il linguaggio composito della natura. Ascoltava, imparava, non partecipava. La scelta sarebbe arrivata, una volta che avesse intuito e compreso le ragioni delle une, le farfalle, e degli altri, i fiordalisi. Il fatto che lei fosse umana era una quisquiliosa attitudine al giudizio di poca importanza. Ghisela erevoluta e aperta alle energie sottili. In lei aveva anche semi, crisalidi future, petali e ali. Sì. Era ibrida, pronta a diventare... che cosa? Beh, rispondeva. Ci penserà il Caso.

    E invece ci pensò il Padre Eterno.
    Percepito il flusso d'amore che da lei proveniva, decise di aiutarla perché esseri come Ghisela, così completi di tutto, erano una preziosa rarità.
    Perciò, mentre se ne stava beatamente seduta a guardare il cielo, le spighe rimaste ormai sbiadite, i pochi fiordalisi che resistevano alla calura e qualche farfallina che li suggeva, Dio le mise una mano in testa e sentenziò. 
    Lei sentiva la sua voce, forte e chiara.
    Senza meraviglia alcuna.
    Le risuonava nel cuore, e si amplificava nella mente.
    Sapeva, d'altronde, che tutto proviene dalla cellula divina che dà inizio all'Universo. Sapeva che bastava aprirsi all'ascolto per cogliere il miracolo di un'anima unita all'anima prima da cui proveniamo.
    La sua nuova vita procedeva già.
    Avrebbe potuto volare, fiorire, camminare in perfetta completezza.
    Grazie, Signore! sussurrò con le lacrime agli occhi.
    Poi agitò leggermente le sue recenti ali di velo dai colori arcobaleno e planò tra i pistilli di un grande fiordaliso che prese ad accarezzarla e a solleticarle il corpo flessuoso.
    La sensazione era inspiegabilmente profonda ed eccitante.
    Ghisela si immerse nel fiore e si lasciò amare. Amandone l'essenza nettarina.
    L'aspettava un'esistenza ricca di emozioni.
    Un'esistenza-preghiera di ringraziamento per la varietà generosamente concessa.
    Se fosse traslata in altre dimensioni durante uno dei suoi tre stati, avrebbe comunque ringraziato. Colma di gratitudine.
    Quella notte si sarebbe rifugiata in una piccola crepa del cipresso grande appena al di là del campo. Da umana l'aveva sempre sfiorata, con una sensazione, come dire..., una sensazione verde, di intelligenza totale. E là avrebbe lasciato un po' della polvere policroma delle sue ali.
    Il mondo aveva bisogno di magia.
    Da donna aveva sentito le connessioni che legavano indissolubilmente gli elementi tra di loro, da farfalla le vedeva come una rete di polline dorato.
    Chissà da fiordaliso quali prodigiosi percorsi sensoriali avrebbe captato, quanto ancora si sarebbe aperta alla conoscenza infinita dell'essere!
    Ben presto ne sarebbe stata consapevole.
    Abbandonandosi, naturalmente, a quei veri e propri Atti di Fede che avevano il potere di concretizzare i desideri.
    

venerdì 3 novembre 2023

Prosa e Poesia / Haibun: Viaggio intimo, Elle (6 - Cork).

 

    Incontrai una bella donna dalla pelle scura in un mattino d’estate.
    A Cork.
    Vicino al Municipio.
    Lei mi guardava con uno scintillio negli occhi.
    Sembrava riconoscermi.
    Guardava me e poi il fiume Lee che quel giorno scorreva impetuoso e grigio come le nubi in cielo.
    Mentre volgeva gli occhi al fiume, nelle sue correnti si generavano sprazzi d’argento.
    Ne fui abbagliata.

    Portava un magnifico cappello bianco con un decoro di fili di lino sul colmo che sembravano capelli. Vestiva sobriamente di seta nera: un abito a vestaglia adatto al suo corpo morbido ma, nello stesso tempo, carico di un’energia singolare.
    La trovai stupenda per i simboli che incarnava e io percepivo con forza.
    Elle - così si chiamava e lo seppi mentre bevevamo un drink in un pub vicino che, credo, fosse l’Aye – aveva un suo modo di essere.
    Travalicava colori, credenze, tradizioni.
    Non mi servì parlare a lungo con lei. Ci capimmo al volo.
    Amava la vita, adorava la natura.
    Elle era perfettamente consapevole della pienezza del suo vivere.
    Le cellule di Dio si moltiplicavano in lei, crescevano, ridevano, si espandevano anche al di là del corpo.
    Sgorgavano dall’anima universale in sorgente continua.
    Guarivano.
    Elle era Amore.


Tecnologia: Stable Diffusion.
P_Irene Navarra, Elle, AIArt e GraphicArt, 3 Novenbre 2023.


Sotto il cappello
la ridda dei pensieri -
Di Luce pura


Prosa e Poesia / Haibun: Viaggio intimo (5 - Napoli).


    Il passato ritorna
    Sono in una casa da cui si vede il mare.
    Sento le voci dei venditori ambulanti, le chiacchiere dei cugini. Ora mi arriva la chiamata di zia Elena per il pranzo. In frenesia approdiamo ai nostri posti a tavola da ogni angolo della grande casa.
    Profumo di peperoni arrostiti, d'impepata di cozze, di tortano appena sfornato.
    Fra poco mangeremo sulla terrazza che domina il porto della mia Napoli. C'è un'allegria incontenibile.
    L'estate dilaga.
    Noi naufraghiamo in lei.


Immagine generata con AI Stable Diffusion su Prompt molto dettagliato (https://stablediffusionweb.com).
P_Irene Navarra, Napoli mia, AIArt e GraphicArt, 2 Novembre 2023.
- Tecnologia: Stable Diffusion -


Napoli si veste
di colori pastello
nei miei ricordi.

E il mare canta
la libertà dei giorni
senza dolori.


mercoledì 1 novembre 2023

Prosa e Poesia / Haibun: Viaggio intimo, Le tracce di mio padre (4 - Napoli).

 

Immagine creata con AI su prompt dettagliato e preciso (https://stablediffusionweb.com).
P_Irene Navarra, Le tracce di mio padre, AIArt e GraPhicArt, 1 Novembre 2023.
- Tecnologia: Stable Diffusion -


    Sono a Napoli, nell'appartamento di nonna in via Chiaia.
    La pendola appesa alla parete dietro la scrivania, che era di nonno Luigi, rintocca le 11.00.
    L'amica per la pelle - e compagna di classe - Thea, riposa stesa a terra vicino a me.
    Abbiamo trascorso la notte sulle sudate carte di latino e greco che porteremo agli esami di Quinta Ginnasio. Siamo davvero stravolte.
    Papà viene a trovarci. Entrando getta uno sguardo alla parete di destra su cui campeggia il quadro a olio di suo padre, morto di febbre spagnola quando lui aveva appena pochi mesi.
    Lo fa sempre quando entra in questa stanza.
    Poi si gira verso di noi,
    La giacca in lino un poco spiegazzata, bianco grezzo, i pantaloni beige, sempre in lino, la camicia azzurra, il cache-col dai toni freddi, il Borsalino spinto sulla nuca, ride, papà, come un invasato ai nostri segni di stanchezza dopo ore e ore di applicazione ai sacri testi e un vaso di melanzane sott'olio casalinghe svuotato completamente. Vuole sollevarci il morale, come suo solito. Non abbiamo la forza di rispondergli con leggerezza.
    Allora sparisce in camera da letto, vi si ferma un paio di minuti, e ricompare.
    Pigiama blu, sulle spalle un asciugamano grande color arancio come mantello. La sciarpa di seta a disegni cachemire di nonna Maria a mo' di turbante in testa, vola nella stanza e lungo il corridoio, cantando il tema di Lawrence d'Arabia. Le sabbie del deserto si alzano in mulinelli attorno a lui.
    Tu sei Lawrence. Io lo so. Convinto di stare cavalcando un cammello in corsa.
    Thea e io, il pubblico di un film spettacolare.
    Così scoppiamo a ridere e lui, finalmente soddisfatto, torna al Borsalino, al suo cache-col e ai lini dell'abito da passeggio.
    Occhiali scuri e di buon passo nel sole fino alle rive di via Caracciolo, alla Villa, al mare.

    Un attimo da quei rituali di felicità, e ci fu Autunno, il cadere della foglie, l'assenza. 
    Resta l'eco della sua voce allegra che canta con ironia La pansé di Renato Carosone.


Pansé viola, 'a mij,
~ surriso - ammore - priezza ~
pansé gialla, 'a toia



martedì 31 ottobre 2023

Prosa e Poesia / Haibun: Viaggio intimo (3 - Gorizia).


Siamo a Gorizia.
Correva l'anno 2015.

L'immagine è stata generata Con Stable Diffusion XL (https://stablediffusionweb.com).)
P_Irene Navarra, Pablo tra i fiori, AIArt e GraphicArt, 31 Ottobre 2023.


    Ho per meta un luogo speciale.
    Mi precede il mio esploratore preferito: l'unico di cui mi fidi. È un cane. Un Golden    Retriever di nome Pablo. Il mio cane.
    Dalla nostra casa in Gorizia - nella parte alta della città delimitata da colline morbide e dalla cintura turchese dell'Isonzo -  punta dritto al Monastero delle Orsoline che sorge a poca distanza.
    Io gli corro dietro.
    Si gira a guardarmi davanti al portone d'accesso ed entra sicuro con il suo passo dinoccolato ed elegante. Da Lord inglese. Una gioia per gli occhi.
    Lo trovo nell'atrio che mi aspetta.
    Ci sono.
    Scampanello.
    Suor Elena, amica e compagna da sempre di avventure spirituali, mi apre.
    Siamo dentro. Nel cuore del Convento.
    Un minuto di attesa, ché sistemi il suo tombolo e affidi a una consorella la portineria, e ci infiliamo nel corridoio dal pavimento tirato a lucido che ci porta al Parco.
    Il Parco è un altro mondo.
    Una dimensione secolare fatta di alberi antichi, rigogliosi e non, con ferite di un vissuto importante nei tronchi. Pablo è felice. Corre libero saltando di aiola in aiola. Annusa i fiori, le erbe. Si tuffa nei cespugli. Rincorre scoiattoli che si beffano di lui dall'alto delle loro tane aeree. Poi si accuccia sereno davanti a un ricco ciuffo di margherite.
    Lui ama le margherite.
    Noi ci avviamo verso il tavolino di pietra tonda (la nostra Tavola Rotonda della nostra Camelot segreta) che pare attenderci all'ombra dell'immensa sughera, signora del luogo.
    Adesso il profumo della sua corteccia è intenso.
    Sparge sentori prodigiosi quando siamo sotto i suoi rami contorti. Abbiamo capito da un po' che è il suo modo di assentire - aromaticamente - al nostro presentarci al suo cospetto.
    Di fronte: due tassi ormai quasi decrepiti ci sorvegliano.
    Nascondono di sicuro i druidi che qui danzavano al chiaro di Luna.

    Mi tolgo lo zaino dalle spalle, lo appoggio su una panchetta sempre di pietra, lo apro con religione e ne estraggo: formaggio montasio, pane, mandorle, un bottiglietta di Pinot bianco fresco e due bicchieri. Sistemo il tutto sulla Tavola Rotonda.
    Verso il vino.
    Alziamo i bicchieri.
    Brindiamo.
    A noi e alla vita.
    Pablo, immobile davanti alla grotta della Madonnina di Lourdes qua ricreata, coglie il sacro del luogo e scodinzola.
    So che sorride.
    Lui vede cose che noi non vediamo.


E rientrando
l'ombrello di Elena
appeso al portone.


Irene Navarra, L'ombrello di Elena, FotoInstagram, 29 Giugno 2015
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domenica 29 ottobre 2023

Poesia / Ritratti in ChiaroScuro: Hadith #6.

 

P_Irene Navarra, Hadith #6, AIArt e GraphicArt, 29 Ottobre 2023


Il vento tra i capelli.
Polvere azzurra mulinella attorno.
Il cielo si è disciolto nel pigmento
adatto alla sua pelle d’oro.
Sogna Hadith
giardini immensi
con piante rigogliose
e donne dalle chiome senza veli.
Gemmare come un mandorlo
sarebbe succulento dono.
Mangiarne i frutti a volontà.
Cantando.
Dei gusci farne cavigliere,
sonanti nacchere proibite.

Oh, sì danzare e volteggiare 
battendo i piedi scalzi
sul suolo caldo del meriggio.
Topazio il corpo,
le labbra schiuse nel sorriso,
inizia l'avventura della vita
pur nell'abisso inenarrabile.