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venerdì 31 marzo 2023

Poesia / Crepuscolo sul Carso: (da Omnia Carmina).


La lirica, nel suo nucleo principale, risale al 1987. Qualche aggiustamento di dovere è di ieri mattina. Poi, durante le prime ore dell'Alba, ho elaborato i Fiori di Pietra astratti dell'immagine. Fiori di pietra nati dagli anfratti impervi del nostro Carso. Che mi dà emozioni forti, in qualsiasi ora del giorno io lo contempli. Con uno stupore sempre estatico, pressoché indescrivibile.
Al Crepuscolo l'emozione si fa più forte. Per la magia dei contrasti cromatici e lo sfilacciarsi di forme in corsa sotto i colpi della Bora, quasi onnipresente, a donare salti percettivi unici. Mentre i sensi si inebriano dei sentori tannici tipici della nostra benedetta Terra. E la mente va a ritrovare, con sgomento, la Storia cruenta del '900.
Il senso del Sublime, quindi, a metà tra il Bello e il Terribile, scandisce il mio andare tra doline e forre.
Oh, impareggiabile mio Carso "duro e buono"! (v. cit. in calce.)

Irene Navarra, Fiori di Pietra, Disegno grafico, 31 Marzo 2023.

Albore sulla terra scura
Muschi sotto i passi - Erbe
filanti per refoli improvvisi.
Frusciare fragile di foglie
che intaccano le nubi
stracciate dalla Bora.
Brandelli
di Buio in dissolvenza.

In questa nascita potente
(raggio dopo raggio a conquistare
le geometrie ruvide del Carso)
sbocciano Fiori di Pietra.
E sono carezze per la mano.

Così cerchi di dire.
Ma la tua voce si fa fiato di statua
nella Luce che dilaga.

E per finire una citazione:

"Carso, che sei duro e buono! Non hai riposo, e stai nudo al ghiaccio e all'agosto, mio Carso, rotto e affannoso verso una linea di montagne per correre a una meta; ma le montagne si frantumano, la valle si rinchiude, il torrente sparisce nel suolo.
Tutta l'acqua si inabissa nelle tue spaccature; e il lichene secco ingrigia sulla roccia bianca, gli occhi vacillano nell'inferno d'agosto.
Non c'è tregua.
Il mio Carso è duro e buono. Ogni suo filo d'erba ha spaccato la roccia per spuntare, ogni suo fiore ha bevuto l'arsura per aprirsi.
Per questo il suo latte è sano e il suo miele odoroso."

Da: Scipio Slataper, Il mio Carso, 1912.

lunedì 27 marzo 2023

Poesia / La bellezza collaterale (da Minimondi: Radici).

Con Francesco Petrarca, Emily Dickinson e Lewis Carroll.

Come se fossi all’apice del verde
e tutto il verde, le radici. Dentro
il suo grembo generoso. Gene
maturo e sangue vegetale.
Sentirsi arco e freccia.
Favilla primordiale.

Dal mio Minimondi, pag. 85, Luglio Editore.
Illustrazioni di Silvia Valenti.

Irene Navarra, Verso la Tana del Bianconiglio, Fotografia.

Nella campagna, mia fin da prima della nascita, trovo sempre un cantuccio adatto a me. Può essere una zona d'ombra sotto un albero, un anfratto tra radici affioranti, una zolla rigogliosa... Insomma: la fantasmagorica gamma di eventi in cui la natura è specialista - elemento per elemento, nell'istante opportuno a suo giudizio - mi si fa congeniale.
Il miracolo è che io sia capace di coglierlo d'istinto, l'attimo prezioso. Che in baluginio improvviso si rivela al mio passaggio, aprendosi leggero come fosse una porta su tesori mai nemmeno immaginati.
E lo stupore diventa puro cristallo quando, nel varcare la soglia di quel mondo parallelo in creazione, inizio a sentire il Tutto come Unità profonda.
Quindi canto con i versi di Emily Dickinson. E intessiamo insieme dialoghi che non hanno bisogno di parole. Erbe e Asfodeli, aleggiano intorno in cieli blu profondo. Arrivano anche le Sirene e si materializza "una stilla di rugiada sull'orlo di un dente di leone", (Emily Dickinson, Poems - Poesie / I started Early - Mi avviai di buon'ora, pp. 54 -55, Newton 1992).
Sono Personaggi ineludibili nel mio immaginare involontario.
Abitatrice di una dimensione senza più limiti, vagabondo più lieve di Zephiro che è eterno ed eternamente porta al seguito "i fiori et l’erbe, sua dolce famiglia, / et garrir Progne et pianger Philomena, / et primavera candida et vermiglia." (Francesco Petrarca, Canzoniere - Zephiro torna, CCCX, vv. 2 - 4).
Mentre "Ridono i prati, e ’l ciel si rasserena; / Giove s’allegra di mirar sua figlia; / l’aria et l’acqua et la terra è d’amor piena; / ogni animal d’amar si riconsiglia." (ibidem, vv. 5 - 8).


Ecco. Io vivo così.
Come Alice nel Paese delle Meraviglie.
Un'Alice matura, comunque. Già.
Che non chiede più, perché sa le risposte.
Almeno alcune.
E fa di un secondo il sempre.

("Alice: «Per quanto tempo è per sempre?
Bianconiglio: «A volte, solo un secondo.")

Qui un altro richiamo a Minimondi.
E Qui un altro ancora.

venerdì 24 marzo 2023

Poesia / Derive: Rimedi (Autocontrollo - Sesta lezione: sul reale e il suo doppio).


Non si finisce mai di essere apprendisti.
Anche davanti a un albero si impara.
Gli occhi allargati nel folto della chioma,
ascolto ciò che l’albero mi dice
abbandonando un po’ di più le fronde al vento.
Oggi ho legato attorno al tronco del susino
un nastro variegato che porta primavera.
Credo che l’albero mi guardi.
Giro le spalle,
gli offro il mio commiato.
Le mani come tramatura fitta di una foglia.

Irene Navarra, Il Gigante (Nel Parco delle Orsoline in Gorizia),  FotoInstagram, 2015.


Dalla Prefazione a Derive di Silvia Valenti.

"E poi, in una sorta di incubo a occhi aperti, la realtà traspare netta. Col cadere di ogni maschera, il nemico alieno esibisce i suoi piani.
Ma lei, che ormai guarda da distanze-luce, sa capire la cancrena.
La lotta quindi a chi la vuole in un cantuccio con le labbra cucite, gli occhi trafitti, le mani legate, è ormai aperta. Una lotta fatta di parole, di graffi di artigli sulla carta, di “Controlli & Autocontrolli”. I controlli imposti dagli altri, come sottile e più moderna inquisizione, obbligano a un ulteriore ripiegamento. Sembra quasi che il corpo dell’autrice si scivoli dentro auscultandosi, per percepire il proprio, seppur lieve, palpito vitale. E su quel ritmo, conforme all'armonia dell’amato Hagakure, è in grado di autocontrollarsi, di inviare gli impulsi che preparano l’ultima trasfigurazione. Disposta tappa dopo tappa e percepita nella sua evidenza abbagliante quando le si annuncia il momento di richiamare a sé l’esercito di poeti, di letterati, di filosofi che le sono cari. Allora, sgomenta per la perdita ineluttabile, si aggrappa al proprio mondo perché non dilegui nell’oblio e prega di poter restare ancora un poco al Sole, nel nido dei suoi raggi come monoliti d’oro. Quelli da cui “impararono gli Achei: / solide architetture / astuzia / sicumera / e l’inflessibile costanza / di fingersi (coscienti) / provetti abitatori dell’Olimpo” [da “Autocontrollo (Seconda lezione: sul presente e sul passato)”].
La strategia vincente quindi non è l’attacco.
Non può esserlo.
Trionfa la dissimulazione. Perché “(La vita è come un Golem / dal sorriso di melassa)” [da “Rimedi”]. Il Golem vendicatore a sua volta si trasforma, si traveste, indossa un sorriso sempre uguale, per tutti.
L’acme dello smarrimento è incarnato. Così Irene Navarra accoglie “nella mente il Dopo. / Che sia quello che sia” [da “Il salto”] Greve sicuramente, ma meno di quanto lo sarebbe, se il suo corpo si cambiasse in scatola, recludendole l’anima. L’ossessione ormai è talmente radicata che l’unica soluzione appare quella di fermare il tempo, di gelarlo nell’immobilità."

mercoledì 22 marzo 2023

Poesia / Minimondi: Capriccio (Alba viola).

Avete mai aspettato l'Alba all'aperto? Io lo faccio spesso. Anche d'inverno. Mi siedo sotto il portico di casa mia nel buio più assoluto, e guardo attenta il giardino. Se poi mi trovo in campagna, l'orizzonte è il mio punto di riferimento. Là c'è qualche luce che ammicca dalla collina di San Floriano.
Gioielli notturni.
Perle preziose.
L'attesa è carica di fermenti.
Al primo chiarore cerco l'Est.
E quando il Sole, nascendo, inizia a suscitare i colori delle creature naturali, allora avviene il prodigio in un tripudio di fantasmagorie, mentre gli uccelli intonano la loro voce.
Ogni volta una sorpresa diversa.
Lo spettacolo è davvero stupefacente.
L'anima canta.

Irene Navarra, L'Alba viola, Fotografia e Grafica, 22 Marzo 2023.

Nelle movenze del chiarore suona
il tamburo basco l’Alba viola
che strina sopra il sole nubi.
Nasce da un calice di seta
e balla tra le dita l’accendersi
del verde naufragato in prugna
con giravolte truffaldine di calore.
Stagliata dentro il cielo un’allusione
espansa allo svariare in gioco.

Da Minimondi di Irene Navarra e Silvia Valenti, Luglio Editore. Prima versione.


Nelle movenze del chiarore suona
il tamburo basco l’alba zingara
che acconcia il regno al sole.
Nasce da un calice di ardesia
e balla tra le dita l’accendersi
del verde naufragato in prugna.
In lontananza uno svariare cromo
assorbe l’allusione espansa.
Segue solenne il suo cammino.

Versione definitiva, pag. 75.
Le variazioni furono dettate da ragioni intrinseche alla raccolta.
Preferisco, comunque, la prima stesura.


domenica 19 marzo 2023

Poesia / La bellezza collaterale: Diario e Tanka 31 (Lode al Carciofo).


Sin da piccola ho amato osservare alcune verdure. I Cavoli, i Broccoli, i Carciofi mi attraevano come calamite vegetali. Soprattutto i Carciofi. Ne seguivo con le dita la lorica sfumata di verde-viola, allargandola con delicatezza per cogliere il crema tenero delle parti non esposte, mentre sognavo viaggi avventurosi in boschi opulenti di Carciofi divenuti alberi.
Avevo già in me l'incanto delle architetture naturali sovrintese dalla sezione aurea.
Inconsciamente.
Negli anni, poi, ne ho scoperto ragioni scientifiche e regole. Ma la consapevolezza non mi ha tolto la gioia intatta dell'osservazione soffusa di stupore infantile.
L'arcano continua a ogni incontro.
Così ne scrivo.
E gli dico:

Tu, Carciofo, non sai di essere stupendo.
Svetti.
Ma con modestia.
Senza aspettarti complimenti.
Dentro il tuo corpo corazzato nascondi la camera segreta dove fiorisce il cuore.
In un giaciglio di fieno bianco-rosa - puntuto a volte e a volte molle come peluria di pulcini - aspetti la rivelazione.
Arrivo là lungo un sentiero impervio, di brattea in brattea.
Articolandomi a spirale fino a insinuarmi nell'aureo prodigio della tua sostanza, che si difende ma impotente.

Irene Navarra, La Bellezza del Carciofo, Fotografia, 19 Marzo 2023.


Pacatamente
s’offre proteggendosi
di foglia in foglia
finché nel cuore nudo
rivela il miele.
#Tanka 31

U-May

sabato 4 marzo 2023

Haiku / Spring is coming.


Distesa a terra
fisso gli occhi azzurri
della Primavera.

Alberi ancora spogli attorno. Ma l'aria vibra di promesse.

Silvia Valenti, Spring is coming 1, Fotografia, 2016.
Silvia Valenti, Spring is coming 2, Fotografia, 2016.

Visita il blog di Silvia Valenti.

mercoledì 4 gennaio 2023

Poesia / Cronaca: Riti minimali (Simbolicamente).

 

Irene Navarra, Alzo il bicchiere, Fotografia, 1 Gennaio 2023.

Davanti alla finestra sul giardino
che gronda umidità silente
alzo il bicchiere con il vino.
Voglio augurare al mio piccolo mondo
di continuare a essere così:
colmo di riti minimali
e di segnali.

Un po' di luce occhieggia all’improvviso.
Il vino splende.
Dentro ha un suo cuore fluido.
Di rubino.

1 Gennaio 2023

lunedì 12 dicembre 2022

Poesia / Tanka 26: Il senso del mio Natale.

 
Irene Navarra, Ninnolo infranto, Grafica 2022.
"È il mio cuore il paese più straziato", Giuseppe Ungaretti, San Martino del Carso


Questo non può essere il solito Natale.
Troppo strazio attorno a noi.
Vediamo, quindi, di riavvolgere il nastro del tempo e ritorniamo a quando tutto sembrava bello e buono - almeno nella nostra mente limitata, nel cuore che non era solo un muscolo pulsante.
Sì, ritorniamo agli anni trionfali in cui doni di arance e frutta secca, posati con cura sotto l'abero in una sciarpa fatta a mano, diventavano mondi profumati e caldi. Mentre ci si emozionava cantando "Tu scendi dalle stelle" e il Bambinello respirava davvero nella grotta di Betlemme che si faceva ancora centro della Terra.

Oh ritornare
ai voli dell'attesa
- nitidi nel pensiero -
nascendo e rinascendo
puro, povero Amore.
#tanka26

Allora: niente ninnoli, niente ori.
Non è il momento.
La sofferenza è tanta.
Voglio un Natale di raccoglimento senza religione bianca o nera.
Perché sia davvero universale.
Un filo che rattoppi, ricamando a punto croce le ferite.
Così sia.

domenica 17 aprile 2022

Poesia / Tanka: Teologica-Mente (Con Alessandro Manzoni).

 

Questa è una Pasqua molto strana.
Una Pasqua di Crocifissione più che di Resurrezione.
Molti innocenti sono stati inchiodati ad atroci strumenti di tortura.
Per un puro gioco di potere.

Irene Navarra, Crocifissione, Fotografia e Grafica, 2020 (Particolare del Gesù ligneo della Chiesa di San Marcello a Roma).

Su quella croce
il tuo divino corpo
Gesù d’Amore –
Là, prezzo del perdono,
t’immolasti per l’uomo.
#Tanka 21


Non vedo colpa
nei bimbi morti a Bucha
nei torturati
nelle donne stuprate –
Non vedo colpa.
#Tanka 22

Se seguiamo il narrato religioso, stanno pagando per altri questi Martiri ucraini.
Così come fece Cristo accettando la croce.
Sottomettendosi, quindi, a un destino terribile di sofferenza e morte.
Un destino tutto umano.
Ma, ora, le creature dell'Ucraina straziate con ferocia
per chi stanno portando nelle loro mani il prezzo del perdono?
Quel prezzo che Cristo, salendo sulla croce, offrì come riscatto al Padre.
Ripeto: questa è una Pasqua molto strana.
Di nuova Crocifissione, non di Resurrezione.
Perché non c'è Resurrezione che tenga in tanto orrore.

[...]
E allor che dalle tenebre
la diva spoglia uscita,
mise il potente anelito
della seconda vita;
e quando, in man recandosi
il prezzo del perdono,
da questa polve al trono
del Genitor salì;
[...]
Alessandro Manzoni, La Pentecoste, vv. 17 - 24.

sabato 19 febbraio 2022

Poesia / Percezioni (Laguna terra e mare).


Dietro le erbe giallo/rosa
il mare che non ha memoria
e scrolla brandelli di naufragi
lungo la linea del suo seme -

Farsi di vita fluida staccandosi
granelli dalla gola -
E respirare -

Respirare -

Da: Percezioni, Laguna terra e mare, 2012.

Irene Navarra, Grado v.a.7, Disegno grafico, 2012.

Per saperne di più, clicca Qui.
Vi troverai altre mie Percezioni.

venerdì 28 maggio 2021

Poesia / Frammento 32: Lungo i binari.

 Quando perdi una creatura molto amata, il dolore ti sommerge.
A tal punto che pensi di non poter più respirare.
Poi un segno.

TrenoLuce #compo1.

Cuore di ragnatela dentro il petto
trafitto dal Distacco acerbo.
Di vetro sì. Ma senza luce.

All'improvviso lo sfolgorio di un treno
il suo rapido argento
e il ritmo di metallo nel silenzio.

mercoledì 21 aprile 2021

Poesia / Margini: La rete (con Costantino Kavafis).


Impigliata nelle maglie
di una rete, annaspo tra
la luce e il buio del fondo.

Candele fioche segnano la strada.

Una falena galleggia
nella notte liquida,
bevendo le fiammelle.

Da Miraggi e Fiere in Margini, B&V Editori.

Irene Navarra, Infuturarsi, Fotografia e Grafica, 21 Aprile 2021.

Il mio contributo di oggi cita un grande maestro: Costantino Kavafis. La sua lirica "Candele", proposta in calce a questo post in Lingua Nostra e nella Lingua Madre dello scrittore, rappresenta per me un traguardo ineguagliabile di bellezza e profondità. Chi conosce il Neogreco potrà, quindi, leggere il testo in originale e apprezzarne le caratteristiche di sobria eleganza che sono tratto distintivo del magnifico poeta alessandrino.
 
Costantino Kavafis, Candele

Stanno i giorni futuri innanzi a noi
come una fila di candele accese
dorate, calde, e vivide.

Restano indietro i giorni del passato,
penosa riga di candele spente:
le più vicine dànno fumo ancora,
fredde, disfatte, e storte.

Non le voglio vedere: m'accora il loro aspetto,
la memoria m'accora del loro antico lume.
E guardo avanti le candele accese.

Non mi voglio voltare, ch'io non scorga, in un brivido,
come s'allunga presto la tenebrosa riga,
come crescono presto le mie candele spente.

Traduzione di Filippo Maria Pontani

Κωνσταντίνος Καβάφης, Κεριά

Του μέλλοντος η μέρες στέκοντ’ εμπροστά μας
σα μια σειρά κεράκια αναμένα —
χρυσά, ζεστά, και ζωηρά κεράκια.

Η περασμένες μέρες πίσω μένουν,
μια θλιβερή γραμμή κεριών σβυσμένων·
τα πιο κοντά βγάζουν καπνόν ακόμη,
κρύα κεριά, λυωμένα, και κυρτά.

Δεν θέλω να τα βλέπω· με λυπεί η μορφή των,
και με λυπεί το πρώτο φως των να θυμούμαι.
Εμπρός κυττάζω τ’ αναμένα μου κεριά.

Δεν θέλω να γυρίσω να μη διω και φρίξω
τι γρήγορα που η σκοτεινή γραμμή μακραίνει,
τι γρήγορα που τα σβυστά κεριά πληθαίνουν.

 


domenica 12 luglio 2020

Poesia / Margini, L'anima clandestina (Il Distacco: Primo e Secondo tempo).


Irene Navarra, L'anima clandestina / Il suo farsi nebbia, Disegno grafico, 2017.


A proposito del mare e della mia anima (clandestina per destino) che a lui ritorna sempre. In "Margini" (B&V Editori) ne racconto la storia vagabonda.

L'anima clandestina / Il Distacco (Primo tempo)

Spiaggia di Cherso detta
dei Ricci, giorno ventisette luglio,
anno duemila, tre del pomeriggio.

All'improvviso
ci fu il Distacco.

La vidi rannicchiata in una
pietra liscia che sembrava
il cavo di un'acquasantiera.
Nella sua nebbia di latte
affondò il muso Emma,
leccandone il sapore.
La riconobbe e si accucciò
serena a contemplare
guizzi di malva intensa
stemperata in oro.
Finché il sole tacque
tra i seni acerbi delle colline,
vinto dallo sciabordio del mare.
  
  
L'anima clandestina / Il Distacco (Secondo tempo)

Avida rapivo
la scintilla
del suo farsi nebbia.

giovedì 2 aprile 2020

Poesia / Frammento 18 (Dentro la Notte).


Dentro il cobalto della Notte
sprazzi appena meno cupi
mi dicono:
La Luna narra una sua storia.

Così mi lascio andare.
E volo verso l’alto.

Il corpo fatto etereo,
esulto.
Mentre allontano il qui
di questa Terra
che recide le radici.

Irene Navarra, Dentro la Notte, Disegno grafico, 2017.

lunedì 4 dicembre 2017

Critica sociale / Considerazioni di Pablo golden retriever sulla mala detenzione dei suoi simili.


Irene Navarra, Pablo severo critico, FotoInstagram, 2016.

Eccomi qua. Sono ancora Pablo, il golden di Irene, la fondatrice di questo blog. Mi preme di fare un annuncio a voi umani pseudo salvatori di cuccioli indifesi che non chiedono nulla tranne un po’ di rispetto (ve lo abbaio forte e chiaro): volete amarli o no questi i cani che adottate, magari facendoli arrivare dal Centro e dal Sud del nostro Paese, sicuri di render loro un favore? Malsani soggetti che non siete altro! Ma vi rendete conto che segregarli in un giardino considerandoli rifiuti degni solo di diventare concime per la terra non è propriamente ben detenerli? E che pensare, poi, di chi – volontario o meno – (e sui volontari avrei la mia da raccontare) ci consegna con poca accortezza, non indaga, non conosce le leggi giuste, non le applica, non intende ammettere che siamo esseri senzienti, crede che ci bastino un po’ d’acqua e ombra, fa finta di non capire gli errori commessi e, nel momento in cui realizza di averci affidati a dei disgraziati insensibili, si rifiuta di rimediare?
Io parlo a buon diritto.
Così infatti ero stato trattato dai precedenti miei tre padroni. Mi avevano dimenticato: chi in un cortile sporco, chi in un garage, chi in un buco di locale dove me ne stavo chiuso anche per sedici ore di fila e se mi scappava la pipì e la facevo contro una pianta o un angolino... Non oso ricordare quanto succedeva.
Mai una carezza.
Mai una passeggiata.
Solo clausura, clausura, clausura. E brutti modi a brutto muso. Concerti per voce urlata e swisc di cinghia.
Finché è arrivata Lei.
Ha teso la mano con le lacrime agli occhi, ha preso la misera corda che era il mio guinzaglio e mi ha portato via. Nella sua casa profumata di pappa buona e amore. Tanto amore.
Allora, degenere possessore di cani che non capisci niente della nostra natura socievole e gioiosa, del bisogno di compagnia, di quanto soffriamo il freddo intenso dell’inverno e il caldo torrido dell’estate nelle "comode cucce di plastica" comperate per accoglierci in crudele solitudine, ti venga pure "la pivida in tel cul e un paneriz per dedo che no te possi gratartela"! Scusate la volgarità del detto triestino imparato nei vagabondaggi di famiglia in famiglia prima dell'incontro con la mia Irene ma, quando penso alla bassezza di certe condotte contro di noi, creature a quattro zampe e coda allegra, è l'unica maledizione che mi venga in mente.
Neppure molto cattiva, mi pare.
Io avevo quattro anni e mezzo e nemmeno quindici chili quando Irene mi ha preso con sé.
Sembravo appena uscito da un lager nazista.
Mangiavo immondizie rovesciando il secchio dell'umido.
E non aggiungo particolari.
Non vorrei nausearvi.
Sono troppo buono.
Quindi: in bocca al lupo per essere divorati, ai cattivi. Per essere protetti, ai buoni.
E adesso leggetevi questo post con la meravigliosa Ode al cane del mio omonimo Pablo Neruda. Lui sarebbe felice delle mie parole. Lo so. Era un animalista vero.

Un'ultima, importante nota: esiste il Codice di diritto animale che può aiutare gli operatori del settore. Consultatelo, per favore. E riguardatevi anche Poesia / Le solitudini delle case 5 (Esistere malgrado), ovvero l'articolo della mia Irene che ne tratta.

domenica 3 dicembre 2017

Poesia / Pablo Neruda, Ode al cane - Oda al perro.


Ogni sacrosanto giorno della mia vita provo le intense emozioni espresse da Pablo Neruda nell'Ode al Cane. Chi ama gli animali, comprende. Chi ancora non capisce la gioia della condivisione tra esseri senzienti, legga questa magnifica poesia. E migliorerà, forse, avvicinandosi almeno di un passettino al mistero della creazione.

Silvia Valenti, Quattro piedi e otto zampe, Fotografia, Cherso 2008.

Ode al cane

Il cane mi domanda
e io non rispondo.
Salta, corre pei campi e mi domanda
senza parlare
e i suoi occhi
son due domande umide, due fiamme
liquide interroganti
e io non rispondo,
non rispondo perché
non so e nulla posso dire.

In mezzo ai campi andiamo
uomo e cane.

Luccicano le foglie come
se qualcuno
le avesse baciate
a una a una,
salgono dal suolo
tutte le arance
a collocare
piccoli planetari
in alberi rotondi
come la notte e verdi,
e uomo e cane andiamo
fiutando il mondo, scuotendo il trifoglio,
pei campi del Cile,
fra le limpide dita di settembre.
Il cane si arresta,
corre dietro api,
salta l’acqua inquieta,
ascolta lontanissimi
latrati,
orina su una pietra
e porta la punta del suo muso
a me, come un regalo.
Tenera impertinenza
per palesare affetto!
E fu a quel punto che mi chiese,
con gli occhi,
perché ora è giorno,
perché verrà la notte,
perché la primavera
non portò nel suo cesto
nulla
per cani vagabondi,
ma inutili fiori,
fiori e ancora fiori.
Questo mi chiede
il cane
e io non rispondo.

Andiamo avanti,
uomo e cane, appaiati
dal mattino verde,
dall’eccitante vuota solitudine
in cui solo noi
esistiamo,
questa coppia di un cane rugiadoso
e io poeta del bosco,
perché non esistono
uccelli o fiori nascosti,
ma profumi e gorgheggi
per due compagni,
per due cacciatori compagni:
un mondo inumidito
dalle distillazioni della notte,
un tunnel verde e poi
una prateria,
una raffica di vento aranciato,
il sussurro delle radici,
la vita che cammina,
respira, cresce,
e l’antica amicizia,
la gioia
d’esser cane e d’esser uomo
tramutata
in un solo animale
che cammina muovendo
sei zampe
e una coda
con rugiada.


Oda al perro

El perro me pregunta
y no respondo.
Salta, corre en el campo y me pregunta
sin hablar
y sus ojos
son dos preguntas húmedas, dos llamas
liquidas que interrogan
y no respondo,
no respondo porque,
no sé, no puedo nada.

A campo pleno vamos
hombre y perro

Brillan las hojas como
si alguien
las hubiera besado
una por una,
suben del suelo
todas las naranjas
a establecer
pequeños planetarios
en árboles redondos
como la noche y verdes,
y perro y hombre vamos
oliendo el mundo, sacudiendo el trébol,
por el campo del Chile,
entre los dedos claros de septiembre.
El perro se detiene,
persigue las abejas,
salta el agua intranquila,
escucha lejanísimos
ladridos,
orina en una piedra
y me trae la punta de su hocico,
a mí, como un regalo.
Es su frescura tierna,
la comunicación de su ternura,
y allí me preguntó
con sus dos ojos,
por qué es de día, por qué vendrá la noche,
por qué la primavera
no trajo en su canasta
nada
para perros errantes,
sino flores inútiles,
flores, flores y flores.
Y así pregunta
el perro
y no respondo

Vamos
hombre y perro reunidos
por la mañana verde,
por la incitante soledad vacía
en que sólo nosotros
existimos,
esta unidad de perro con rocí
y el poeta del bosque,
porque no existe el pájaro escondido,
ni la secreta flor,
sino trino y aroma
para dos compañeros,
para dos cazadores compañeros:
un mundo humedecido
por las destilaciones de la noche,
un túnel verde y luego
una pradera,
una ráfaga de aire arananjado,
el susurro de las raíces,
la vida caminando,
respirando, creciendo,
y la antigua amistad,
la dicha
de ser perro y ser hombre
convertida
en un solo animal
que camina moviendo
seis patas
y una cola
con rocío.

Ricardo Eliezer Neftalí Reyes Basoalto "Pablo Neruda", Ode al cane - Oda al perro, da Odas elementales in Obras Completas, Editorial Losada, Buenos Aires 1973. Traduzione di Roberto Paoli.

domenica 26 novembre 2017

Poesia / Le solitudini delle case 3 (Nel sogno e oltre - Con Graeme Sims).


Scrive Graeme Sims a pag. 254 del suo libro Una meravigliosa vita da cani (Sperling e Kupfer, 2011):
"Il legame con un cane può durare oltre dieci anni, e può essere meraviglioso se gestito nel modo giusto, ma anche più brutto di quanto avreste mai potuto immaginare se impostato nel modo sbagliato (e sarà il vostro cane quello che soffrirà di più).
Lo dovete a lui, a voi e a quelli intorno a voi. Siete voi che scegliete: fatelo bene, e assicuratevi di abbinare il vostro stile di vita e il vostro carattere al cane giusto. Una persona molto impegnata, con poco tempo libero a disposizione, deve valutare seriamente il desiderio di tenere un cane. Il dono più grande che potete fargli è dedicare del tempo al suo benessere. Se siete oberati da altri impegni, allora è meglio non prenderne."

Sono parole sacrosante. Tutti noi dovremmo meditare molto seriamente sul loro significato. Se lo si facesse, e si aprisse il nostro cuore alla comprensione del mondo animale, ci sarebbe più felicità condivisa. E un'energia positiva farebbe brillare i nostri brevi giorni su questa Terra, che spesso non ci meritiamo.

Immagine Pixabay (ractapopulos).

Nel sogno e oltre / Per un cane speciale che non conosce l'amore.

Cane dal manto bianco a macchie rame,
ho il tuo musetto da Snoopyno accanto
nel sogno azzurro che mi culla
mentre danza l’Alba.

Un fremito di ciglia e poi la luce
avanza da nemica satura di strazio.
Così la realtà si fa per me di lama viva

                          (Grondano le pareti del tuo pianto
                           di creatura orfana di storia.)

Da ricordare:

Nell’ ordinamento attuale il sentimento per gli animali trova tutela costituzionale e riconoscimento nel diritto comunitario, anche alla luce della Legge 4 novembre 2010, n. 201 ˗ ratificante la Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia, adottata a Strasburgo il 13 novembre 1987 ˗ secondo la quale “deve essere riconosciuto un vero e proprio diritto soggettivo all’animale da compagnia”.
Questo è stato stabilito anche dalla nona sezione civile del tribunale di Milano, con Decreto del 13 marzo 2013, quando ha affermato il principio per cui l’animale non può più essere collocato nell’area semantica concettuale delle “cose” ex articolo 923 del Codice Civile, dovendo essere riconosciuto come “essere senziente”, vale a dire come soggetto non umano capace di avere sensazioni ed esperienze. Gli animali infatti sono essere sensibili, provano la contentezza ed il dolore sia fisico che psichico, hanno una certa forma di intelligenza che permette loro di capire.

Qui se volete saperne di più sul Codice di diritto animale pubblicato nel luglio di quest'anno per cura di Raffaele Guariniello.